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SIAMO TUTTI DIPENDENTI DALLA RETE?

La decisione di trattare il tema della dipendenza da Internet e tecno- logie digitali è nata da una semplice domanda: siamo tutti dipendenti dalla rete e dai device digitali?

Nel corso dei miei studi, come i miei coetanei e le generazioni prece- denti la mia, ho potuto assistere alla nascita degli smartphone e tablet e all’espansione dell’utilizzo della rete. Questo è avvenuto sia in ambito professionale, che accademico, sia, naturalmente, quotidiano e personale. Ad oggi (Eurispes, Rapporto Italia 2016)1, lo smartphone si conferma lo strumento tecnologico più diffuso in Italia: ne ha uno il 75,7% degli abitanti (erano il 67% nel 2015).

Da un’analisi delle pratiche del quotidiano ho potuto notare come gli usi dei device digitali tendano ad essere i più svariati, ed ad avvenire praticamente in ogni luogo o momento: sui mezzi pubblici, per leggere, studiare, lavorare, guardare film o simili; o ancora, per giocare, telefo- nare o fotografare tutti gli istanti più significativi della propria vita, dal primo piatto al ristorante al tramonto in vacanza, dalla performance di un cantante in concerto al selfie scattato davanti ad un’attrazione turistica. Prestando attenzione ai comportamenti delle persone con cui condivido le mie giornate, ho notato che in ogni momento si può “trovare una scusa” per utilizzare lo smartphone: che sia per cercare qualche informazione interessante emersa discutendo a cena, o per giocare mentre ci si racconta la propria giornata seduti sul divano. Vi sono anche alcuni locali in cui il menù viene presentato in un tablet e non è più il cameriere a prendere l’ordine, ma quest’ultimo si effettua tramite l’apposita applicazione sul dispositivo [Figura 4.1].Trovo partico- larmente interessante citare di seguito la descrizione del menù di Holy Burger presente sulla pagina web www.hamholyburger.com:

Il nostro menù è su iPad, al tuo tavolo per tutto il tempo che vuoi, lo puoi usare per ordinare e chiedere il conto, ma anche per giocare, navigare, scrivere, fotografare con accesso illimitato al web. All’interno del menù trovi anche la speciale Free Zone con giochi, news e intratte- nimento per grandi e piccoli. Se usi l’iPad per il tuo lavoro puoi anche contare sulle nostre stampanti, gratis naturalmente. Ovviamente

1. Il Rapporto Italia 2016 è disponibile al seguente link [Accesso: Luglio 2016]:

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c’è anche un app ham holy burger per il tuo smartphone, con tante funzioni utili tra cui il pre-order che puoi usare per ordinare prima di arrivare, sia se mangi a tavola e sia se scegli di portare tutto a casa. Abbiamo scelto di dare valore alla tecnologia che usi ogni giorno – e per questo abbiamo vinto anche un prestigioso premio internazionale! – per renderti tutto più comodo e facile! Se poi, vuoi anche un sorriso, spegni tutto e conta sul nostro personale.

Leggendo il testo di Holy Burger è possibile notare quanto venga valorizzata la possibilità di accedere ad Internet durante il “soggiorno” nel locale, sottolineando come l’utilizzo dei device, par lavoro o svago, sia il benvenuto.

Ciò che ha stimolato il mio interesse verso la tematica della dipendenza dalla rete, suscitando la domanda posta all’inizio del paragrafo, è stata una ricerca svolta durante il corso di Sintesi Finale (A. A. 2014/15). Insieme ad altri quattro colleghi, ho indagato quali sono le caratteristiche dell’Internet addiction e quali le numerose opportunità tra cui è possibile scegliere per il proprio digital detox (v. nota 12, capitolo 1). Da un’analisi su diverse piattaforme online (tra cui Amazon. com, Google Play, Digital Detox Holidays), risulta che molti studiosi (come ad esempio Turkle, 2012 e Carr, 2011) mostrano avere un atteggiamento critico e a volte ostile nei confronti della rete e dei device, convinti della loro capacità di creare assuefazione tanto da doversene disintossicare.

Alla luce di quanto osservato nel quotidiano e indagato tramite una prima analisi della letteratura, ho ritenuto decisamente interessante approfondire la tematica e investigare ulteriormente il problema. La questione della dipendenza dalla rete e dalla tecnologia è un tema molto discusso e attuale, che ci coinvolge tutti, in misura maggiore o minore, come si è visto nel capitolo 1.

Con il mio progetto auspico di far riflettere il target individuato (la generazione Y) su come vive la presenza dei device durante le attività che si svolgono quotidianamente, prestando particolare attenzione a quanto l’uso dello smartphone possa essere fonte di distrazione con ripercussioni in termini di efficienza. Rifacendomi agli scritti di autori quali Bertolo e I. Mariani (2014) e McGonigal (2011), credo che il gioco, in Figura 4.1 Una schermata

dell’applicazione menù di Holy Burger (Luglio 2016).

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quanto artefatto portatore di significato, sia un buono strumento per comunicare in modo efficace i miei propositi, ed intendo sottolineare il suo non essere una soluzione al problema della dipendenza o un rimedio per il proprio personale digital detox.

Essendo io stata un’amante delle attività ludiche sin dall’infanzia, ritengo inoltre che esse abbiano avuto un ruolo fondamentale nella mia crescita, sia personale sia “sociale”. Concordo con Huizinga nel sostenere che il gioco è «indispensabile all’individuo, in quanto funzione biologica, e alla collettività per il senso che contiene, per il significato, per il valore espressivo, per i legami spirituali e sociali che crea, insomma in quanto funzione sociale» ([1938] 2002, pag. 12). Pertanto realizzare un artefatto ludico che miri a generare esperienze significative, invitando i giocatori a riflettere criticamente sulla tematica trattata, sarebbe non soltanto l’esito di un’approfondita ricerca, ma anche la concretizzazione di un “sogno nel cassetto”.

Nei prossimi paragrafi presento un’analisi dettagliata delle scelte progettuali, dai risultati preliminari ottenuti dai primi playtest e dalle prime sessioni di gioco con l’artefatto definitivo.

2 TARGET

LA GENERAZIONE Y

I destinatari del gioco sono gli individui della generazione Y, che at- tualmente hanno tra i 20 e i 29 anni; essi sono i nativi digitali (v. capitolo 1, paragrafo 3.4), di cui io stessa faccio parte, i quali hanno visto durante la propria crescita lo svilupparsi del Web e la nascita degli smart device.2 Ho selezionato questa fascia d’età poiché ritengo che si collochi esat- tamente al centro tra la generazione X, cresciuta prima dell’avvento di Internet e quella nata quando le tecnologie digitali si erano già diffuse largamente nella società (generazione Z). Della prima fanno parte i cosiddetti immigrati digitali (Proserpio, 2011), i quali hanno visto nascere la rete e i device in un’età già adulta e per questo spesso di trovano in difficoltà nell’utilizzarli. Al contrario la seconda comprende i giovani nati dopo il 1995 (Horovitz, 2012), nel pieno della rivoluzione tecnologi-

2. Con il termine smart-device voglio raggruppare tutti i dispositivi mobili “intelligenti”, i quali supportano l’utilizzo della rete Internet e di numerose applicazioni, nonché delle piattaforme di messaggistica e social network. Questi device mobili permettono inoltre l’installazione di videogiochi e dispongono di una fotocamera.

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ca, che ora sono adolescenti e completamente ignari di cosa significhi vivere senza Internet. Gli individui della generazione Y invece hanno vissuto in un contesto storico e sociale simile a quello in cui io stessa sono cresciuta, entrando in contatto con la realtà online secondo delle tempistiche probabilmente a me familiari più di quelle delle altre ge- nerazioni. Di conseguenza potrebbero essersi posti le stesse domande su cui intendo focalizzare la loro attenzione con il mio progetto; forse si sono già soffermati a riflettere sull’Internet dipendenza e/o sull’as- suefazione dai device digitali.

Sulla base di quanto appreso durante la ricerca (v. capitolo 1), per verificare che le mie ipotesi riguardanti il target non fossero infondate, ho realizzato un questionario ispirandomi allo IAT di Kimberly Young, già adattato in italiano da ESC Team.3 Il test originale viene utilizzato principalmente a scopo medico-scientifico, perciò nonostante le domande poste ai destinatari del mio progetto siano le stesse, le risposte sono state analizzate con lo sguardo del design della Comunicazione. Sono state aggiunte anche alcune domande iniziali significative per comprendere quali fossero le conoscenze del target in merito alla tematica trattata. Le domande – visibili nella Figura 4.2 – sono state proposte ad un cam- pione di circa 200 destinatari appartenenti alla fascia d’età individuata, raccogliendo i dati nel mese di Giugno 2016. Le risposte prese in esame dopo una scrematura sono state 168.

3. Il test originale di Kimberly Young è disponibile sul sito NET ADDICTION al link [Accesso: Maggio 2016]: http://netaddiction.com/self-tests/. Mentre l’adattamento in italiano è disponibile sul sito di ESC Team al seguente link [Accesso: Maggio 2016]: http://www.escteam.net/test/

Figura 4.2 (Pagina seguente) La tabella riporta le domande del questionario proposto ai destinatari.

– Internet Addiction Test–

Should I stay (online) or should I go (to detox)?

L’Internet Addiction Disorder Test (IAT), descritto nel manuale IAT e ideato dalla psicologa Kimberly Young, è il primo valido strumento psicometrico per calcolare se l’utilizzo di Internet da parte di una persona sia scarso, moderato o intensivo e individuare così l’eventuale l’Internet dipendenza. Esso fornisce dei dati per una valutazione clinica ed è stato citato in moltissime ricerche in tutto il mondo e tradotto in diverse lingue.

Standardizzazione: lo IAT si basa sui risultati di un campione di popolazione che è veramen-

te rappresentativo delle persone che faranno il test. Inoltre si tratta di un test standardizzato somministrato allo stesso modo ogni volta per contribuire a ridurre qualsiasi bias. Utilizzandolo quindi, si possono analizzare i risultati di qualunque individuo le cui caratteristiche siano simili a quelle del campione.

Affidabilità: lo IAT produce risultati coerenti e non viene significativamente influenzato da

fattori esterni. Per esempio, i risultati del test sono costanti nel tempo e indipendenti dell’umore. (Introduzione allo IAT, ESC Team, 2012)

Di seguito è riportato l’adattamento del test sulla base di quanto indagato nella mia ricerca e rivisto per il target identificato.

• Età • Genere • Dove vivi?

• Cosa fai nella vita?

• Usi lo smartphone per lavoro/studio? • Usi lo smartphone per motivi personali? • Le persone intorno a te fanno phubbing*?

*Phubbing: l’atto di snobbare qualcuno in un contesto sociale preferendo usare lo smartphone piuttosto che prestare attenzione.

Basandosi sui seguenti 6 livelli di frequenza, l’utente deve rispondere ad ogni domanda con quello che ritiene essere l’avverbio migliore per descrivere il proprio comportamento nei confronti della rete.

0 = Mai 1 = Raramente 2 = Qualche volta 3 = Frequentemente 4 = Molto spesso 5 = Sempre

1) Quante volte ti trovi a stare online più a lungo di quanto intendessi? 2) Quante volte trascuri le faccende di casa per passare del tempo online?

3) Quante volte preferisci l’eccitazione offerta da Internet rispetto all’intimità con il tuo partner? 4) Quante volte crei nuove relazioni con altri utenti online?

5) Quante volte le persone intorno a te si lamentano del tempo che passi online? 6) Quante volte i tuoi studi o il tuo lavoro soffrono a causa del tempo che passi in rete? 7) Quante volte controlli le notifiche prima di fare qualsiasi altra cosa?

8) Quante volte la tua produttività (in qualsiasi attività) soffre a causa di Internet?

9) Quante volte minimizzi o stai sulla difensiva quando qualcuno ti chiede cosa fai online? 10) Quante volte scacci le preoccupazioni della tua vita con pensieri rassicuranti trovati in rete? 11) Quante volte ti trovi a prevedere quando potrai tornare online di nuovo?

12) Quante volte pensi che la vita senza Internet sarebbe noiosa, vuota e senza gioie? 13) Quante volte alzi la voce o ti irriti se qualcuno ti disturba mentre sei online? 14) Quante volte perdi ore di sonno a causa dei tuoi log-in notturni?

15) Quante volte, mentre sei offline, ti concentri col pensiero sulle tue attività in rete o fantastichi sull’essere online?

16) Quante volte ti trovi a dire a te stesso “solo qualche minuto in più” mentre sei online? 17) Quante volte hai provato a diminuire il tempo che passi online senza riuscirci?

18) Quante volte hai provato a nascondere a qualcuno la quantità di tempo passata online? 19) Quante volte scegli di passare più tempo in rete invece di uscire con altre persone?

20) Quante volte ti senti depresso, irritabile o nervoso quando sei offline, mentre stai benissimo quando torni online?

Dopo aver risposto a tutte le domande, la somma dei numeri fornisce il punteggio finale. Un maggiore punteggio corrisponde ad un alto livello di dipendenza e alla possibile insorgenza di problemi legati all’utilizzo eccessivo di Internet:

• Nessun problema: entro 30 punti.

• Lieve IAD: 31-49 punti. Sei un utente medio di Internet. Talvolta navighi per un tempo legger-

mente troppo lungo, ma hai il controllo sull’uso che fai della rete.

• Moderato IAD: 50-79 punti. Sperimenti occasionali o frequenti problemi a causa dell’uso della

rete. Dovresti considerare e pesare con attenzione l’impatto che questi potrebbero avere sulla tua vita.

• Grave IAD: 80-100 punti. L’uso che fai di Internet causa seri problemi nella tua vita. Dovresti

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Analizzando le 168 risposte effettive (su 200) al questionario ho avuto modo di verificare che vi è un interesse da parte dei destinatari verso la tematica della dipendenza da Internet e smart device. Infatti, nonostante il tempo a disposizione per la raccolta dei dati fosse un mese, la maggior parte delle risposte (85%) è arrivata dopo i primi giorni. Probabilmente molti osservano i comportamenti dei propri coetanei, si pongono delle domande e si sentono partecipi della rivoluzione digitale.

Come si supponeva, nessuno presenta gravi problemi per quanto riguarda l’utilizzo eccessivo delle tecnologie digitali e della rete, ma vi sono delle buone basi per sottoporre loro il gioco da me sviluppato e descritto dettagliatamente al paragrafo 4. La maggior parte dei soggetti (53%) risulta completamente fuori pericolo, con un punteggio totale inferiore a 30. Il 41% sembra presentare una forma lieve di IAD, mentre solo il 6% potrebbe avere dei problemi causati dall’uso eccessivo di Internet [Figura 4.3]. Naturalmente queste conclusioni sono state tratte utilizzando la scala dei punteggi del test di Kimberly Young, ma non per questo possono essere ritenute attendibili quanto un risultato ottenuto in ambito medico-scientifico. Avendo adattato il questionario ai miei interessi di ricerca, ho analizzato i risultati con l’intento di indagare quali sono i comportamenti digitali del target precedentemente identificato.

Ad esempio, è interessante osservare la differente percezione dei sog- getti per quanto riguarda l’utilizzo dello smartphone in abito di lavoro/ studio oppure per motivi personali. Nel primo caso prevale la posizione intermedia; alla domanda Usi lo smartphone per lavoro/studio? il 42,3% ha risposto “il giusto”; invece nel secondo caso, alla domanda Usi lo smartphone per motivi personali? la maggioranza ha scelto le opzioni “molto” (38,1%) e “moltissimo” (37,5%) [Figura 4.4].

Figura 4.3 Percentuali dei soggetti che secondo il test IAT presentano un più o meno grave

Internet Addiction disorder.

Internet