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4.2. Analisi descrittiva della qualità di vita degli immigratiecuadoriani a Roma e a New York

4.2.8. Diritti civili ed altre libertà nel paese ospite

Come possiamo osservare dai grafici 4.84. e 4.85, oltre il 70% degli immigrati ecuadoriani è entrato in Italia con visto di turismo ed è rimasto a viverci, negli Stati Uniti invece il 58% è entrato senza alcun visto: questo significa aver passato la frontiera illegalmente attraversando il deserto messicano, transitando per vari paesi, alternando vari mezzi di trasporto, bus, automobile, a volte aereo, giorni di cammino a piedi19. Dopo una media di dieci anni di permanenza nei due paesi, come rappresentato nel Grafico 4. 86 e nel Grafico 4. 87, l’83% in Italia ha il permesso o la carta di soggiorno, ma solo il 25 è cittadino, mentre negli stati Uniti il 64% è “illegale” ed il 7% è cittadino.

A proposito dell’83% dei cittadini ecuadoriani intervistati a Roma è opportuno ricordare che la ragione per la quale gli immigrati ecuadoriani si trovano nella stragrande maggioranza in una posizione di regolarità, è da ritrovarsi in quella che l’ultimo Dossier Caritas (2010) chiama la “regolarizzazione selettiva” che si rivolge quasi esclusivamente agli impiegati nel settore domestico. A seguito della legge Bossi-Fini del 2002 la quale dichiara in posizione illegale e punibile con il carcere anche gli italiani che assumano migranti in posizione irregolare20, si è cercato di regolamentare una situazione di illegalità

      

19 In effetti i racconti degli intervistati parlano di debiti che vanno dai seimila ai quindicimila dollari, di giorni passati

rinchiusi, per sfuggire alle autorità migratorie dei paesi di transizione prima di arrivare alla frontiera, stivati con decine di altri latinoamericani, senza cibo, ed infine di giorni senza acqua e scarpe adeguate, camminando nel suddetto deserto per passare la frontiera, con il rischio di essere catturati dagli agenti della migrazione.

20 “Il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno previsto dal

presente articolo, ovvero il cui permesso sia scaduto e del quale non sia stato chiesto, nei termini di legge, il rinnovo, revocato o annullato, e' punito con l'arresto da tre mesi ad un anno e con l'ammenda di 5.000 euro per ogni lavoratore impiegato”. Legge Bossi-Fini 2002 consultabile sul sito del ministero degli interni.

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che di fatto colpiva non soltanto centinaia di migliaia di migranti, ma anche altrettante famiglie che li impiegavano. Così, con il Decreto Flussi del 2007 e quello del 2008, che ufficialmente avrebbero dovuto rivolgersi a lavoratori che dall’estero sarebbero giunti in Italia a seguito della chiamata, ma che in realtà erano persone già impiegate in Italia, sono stati regolarizzati 320.000 immigrati impiegati soprattutto nel settore domestico, della cura alla persona ed edile. Nonostante non apparissero mai tra le nazionalità menzionate nei due decreti i migranti ecuadoriani, che sono occupati proprio in questi tre settori, si sono beneficiati dei decreti, rientrando nella categoria “altri cittadini extracomunitari”. Dunque, il particolare tipo di impiego in cui sono occupati gli ecuadoriani a Roma è la ragione per la quale sono anche, per la maggior parte in posizione regolare. La necessità di questo tipo di lavoratori è inoltre una delle ragioni che spiegano una migliore condizione dei lavoratori immigrati in termini di tutele legali.

Grafico 4. 84. Posizione legale di entrata in Italia (%)

 

Grafico 4. 85. Posizione legale di entrata in USA (%)

Grafico 4. 86. Attuale posizione legale in Italia (al momento dell’intervista, %)

 

Grafico 4. 87. Attuale posizione legale in USA (al momento dell’intervista, %)

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Come abbiamo visto, gli ecuadoriani soffrono per essere trattati come immigrati e non come persone uguali agli altri, e negli Stati Uniti sentono oltremisura il peso di essere considerati illegali, però nonostante un generale trattamento di diffidenza verso l’immigrato, quando le persone hanno modo di conoscere il migrante ed hanno modo di apprezzare i servizi ed i lavori svolti da questi, nella maggior parte dei casi, i rapporti cambiano. I migranti, infatti, dichiarano di essere trattati con rispetto dai datori di lavoro, colleghi e professori (nel caso degli studenti): il 94% dei residenti a Roma e l’89% dei residenti a New York (si vedano Grafico 4. 88 Grafico 4. 89). Sussistono però le solite differenze di genere: le donne si sentono meno rispettate degli uomini sia a Roma (dieci punti percentuali in meno) che a New York (6% in meno).

 

Grafico 4. 88. Immigrati a Roma che si sentono trattati con rispetto da datori di lavoro, colleghi, professori (%)

 

Grafico 4. 89. Immigrati a New York che si sentono trattati con rispetto da datori di lavoro, colleghi, professori (%)

 

Grafico 4. 90. Immigrati a Roma che si sentono trattati con rispetto , secondo il genere (%)

 

Grafico 4. 91. Immigrati a New York che si sentono trattati con rispetto , secondo il genere (%)

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A parte il sentimento di rispetto, era importante domandare ai migranti, se si sentono in casa nel paese ospite: come visibile neiGrafico 4. 92

Grafico 4. 93, i migranti non si sentono in casa né a Roma ne a New York, ma si sentono a casa solo in Ecuador. A Roma si sente a casa il 27% degli intervistati ed in entrambi i paesi solo il 5%. A New York si sente come a casa il 19% degli intervistati e si sente in casa sia nel nordamerica che in Ecuador il 24%.

In ogni caso la grande maggioranza prevede prima o poi tornare a vivere in Ecuador: il 72% dei residenti a Roma ed il 77 dei residenti a New York (

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Grafico 4. 94 e

Grafico 4. 95). Nonostante desiderino tornare a casa, non sono però informati a proposito di un programma governativo ecuadoriano “Plan Bienvenid@s a casa” che prevede programmi di aiuto, agevolazione, fomento di impresa per i migranti che vogliano tornare a vivere definitivamente nel paese natale (

Grafico 4. 96).

Un’altra delle “libertà”che abbiamo preso in considerazione è l’apprezzamento che i migranti hanno dell’istituzione del loro paese d’origine nel paese ospite, l’istituzione che maggiormente dovrebbe aiutarli e agevolarli. In media il lavoro del consolato di Roma riceve una classificazione di 4,6 su dieci e quello di New York di 8,6 su dieci (Grafico 4. 97 e Grafico 4. 98).

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Grafico 4. 92. Paese in cui l’immigrato si sente casa (Roma, %)

 

Grafico 4. 93. Paese in cui l’immigrato si sente casa (Roma, %) 

 

Grafico 4. 94. Migrante a Roma che prevede di tornare in Ecuador

 

Grafico 4. 95. Migrante a New York che prevede di tornare in Ecuador

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Grafico 4. 96. Conoscenza del Plan “Bienvenid@s a casa”

 

Grafico 4. 97. Gradimento del consolato ecuadoriano a New York (consolato de Manhattan e agenzia consolare del Queens)

 

Grafico 4. 98. Gradimento del consolato ecuadoriano a Roma

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