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ecuadoriani (Acosta et al., 2004). In alcune dichiarazioni pubbliche delle autorità governative, incluso il Presidente della Repubblica, si è azzardata l’ipotesi che gli emigrati abbiano raggiunto i 3 milioni. L’Ecuador è un paese con 13.212.742 di individui ed una popolazione attiva urbana di 4.601.165 (INEC, 2010). Sebbene i dati precisi non possono essere confermati da un registro esatto delle entrate e delle uscite a causa, tra l’altro, di un altissimo numero di emigranti irregolari, che si dirigono in maggior misura verso gli Stati Uniti, molti elementiattribuiscono una certa attendibilitàal dato. In prima istanza, il crescente saldo migratorio riportato nel Grafico 4. 1, mostra come la migrazione è stata a partire dal 1997 un fenomeno fortemente in crescita. In secondo luogo la migrazione è entrata nel tessuto sociale delle famiglie, ogni individuo ha nella sua cerchia familiare uno o più familiari emigrati all’estero, che vivono o incrementano le proprie entrate, con le rimesse provenienti da Europa e Nord America. In molti luoghi del paese, inoltre, soprattutto al sud, nelle regioni Azuay y Cañar, dove la migrazione è più antica, la conformazione urbanistica delle città e dei paesi è segnata da nuove architetture urbane, finanziate con le rimesse: le case di “adobe” vengono costruite con grandi e lussuose case di cemento, i campi vengono abbandonati, e diventano improduttivi, vi era una femminilizzazione dei paesi, finquando non è arrivato il momento della riunificazione familiare, da un lato, o, della femminilizzazione della migrazione stessa dall’altro, (con rotta verso l’Europa, soprattutto Italia e Spagna). La presenza costante della migrazione è segnata nello stile di vita delle persone che ricevono le rimesse, figli, coniugi, genitori, fratelli, che hanno l’opzione migratoria costantemente inclusa nella ristretta gamma delle opzioni a loro disposizione.

Il forte impatto della migrazione si percepisce anche nella disgregazione familiare: i bambini e gli adolescenti vengono lasciati sotto la responsabilità di nonni o zii, che spesso non hanno l’autorità o la forza sufficiente per indirizzare correttamente i giovani nella crescita, i quali in molte zone del paese, si riuniscono in bande microcriminali, abusano di

alcol e stupefacenti, ricorrono a pratiche violente. Esiste anche una forte fenomenologia di ragazze che rimangono precocemente in stato interessante diventando madri adolescenti (nel caso in cui non ricorrano ad un pericoloso aborto illegale) e ragazze madri, con a carico tutta la responsabilità della crescita del bambino.

Gli Ecuadoriani si dirigono prevalentemente negli Stati Uniti, in Spagna ed in Italia. Secondo il Census Bureau’s American Community Survey, negli Stati Uniti, risiedono 591.000 ecuadoriani.Altre statistiche, autori, e organismi governativi, avanzano differenti ipotesi: tra queste si sostiene che negli USA, considerando le persone risiedenti irregolarmente, vi siano 1-1,5 milioni di ecuadoriani. In Spagna, nel 2008, erano 451.072 ecuadoriani censiti nei padrones municipali. Nel 2008, solo 5569 meno dell’anno anteriore (FLACSO, 2008). In Italia, secondo il censimento del 2007 erano registrati 68.880 ecuadoriani.

Sebbene il periodo compreso tra il 1999 ed il 2003 sia quello con maggiore emigrazione internazionale, il paese andino è stato caratterizzato dal fenomeno emigratorio a partire dalla seconda metà del secolo XX.Le serie storiche del censo negli Stati Uniti infatti registrano ecuadoriani residenti nel paese a partire dagli anni 30, ma tuttavia solo a partire dagli anni sessanta si iniziano a verificare flussi importanti con destinazione Venezuela, USA e Canada.

Attualmente l’ Ecuador è il paese della Regione Andina con il maggior numero di emigranti rispetto alla sua popolazione (FLACSO, 2008). La tendenza all’ incremento della emigrazione, come si può vedere dal Errore.  L'autoriferimento  non  è  valido  per  un  segnalibro.., inizia già dal 1998, e, coincide, in effetti, con il peggioramento delle

condizioni socioeconomiche del quinquennio compreso tra il 1995 e 1999, anni di radicalizzazione delle politiche neo-liberali di riduzione del ruolo dello Stato e di austerità sotto la supervisione degli organismi internazionali del Washington Consensus, che poi sfociano nell’esplosione della crisi economica del 1999.

In questi anni, possiamo vedere, per mezzo della misurazione della povertà di Katzman, come le condizioni di vita della popolazione erano peggiorate, peggiorando anche le prospettive future di coloro i quali avevano visto migliorate, nella prima metà della decade, le proprie condizioni di vita.

Grafico 4. 2, le persone non povere diminuiscono di quasi quattro punti percentuali, passando dal 38,20% del 1995 al 34,50% nel 1999; le persone di povertà recente (vale a dire quelleche sono non povere per necessità di base soddisfatte, ma povere per livello di reddito)si raddoppiano, mentre la povertà inerziale (cioè le persone che sono povere per necessità di base insoddisfatte, però non per reddito e che, dunque, potrebbero uscire dallo stato di povertà se continuasse la tendenza positiva) diminuiscono di 12,9 punti percentuali, mentre la povertà cronica (poveri tanto per reddito come per necessità di base insoddisfatte) aumenta di 10 punti percentuali in solo 5 anni.

L’incremento della povertà, nello stesso periodo, è accompagnato da un peggioramento della distribuzione della ricchezza, passando da un 4,13% di accesso alla ricchezza nazionale da parte del quintile più povero, ad un 2,1% nel 1999. La situazione è inversa per il quintile più ricco che passa da un accesso al 54,95% della ricchezza nazionale al 62,5%. Dal punto di vista strettamente economico il periodo fu caratterizzato da una disoccupazione sopra al 10% e una sottoccupazione che sta intorno al 50%; il tasso di crescita del PIL è in caduta libera fino alla recessione del 1999 e l’inflazione (considerata da alcuni osservatori miopi, l’unico problema del paese) raggiunge il 61%, nello stesso anno (Datos SIISE 2,5).

Con la crisi economica, nel paese già dollarizzato informalmente a causa dell’alta inflazione, il governo di Mahuad, con consulente Cavallo (l’ex ministro argentino) e attratto dall’ipotetico splendore di Panamá, decide dollarizzare formalmente l’ economia. Il

Sucre (la moneta nazionale) viene svalutata costantemente, passando da 6.595,9 sucre per

dollaro nel dicembre del 1998 a 25.000 del 2000. Nel marzo del 1999 il Presidente dichiara il “feriado bancario” e congela i depositi per un anno (tutti i conti correnti e di risparmio furono congelati per un anno, mentre i depositi a termine furono spostati di un anno a partire dalla scadenza naturale). In questo anno il cambio del sucre per dollaro passa da 10.754 a 25.000: i risparmi dei cittadini si convertono in pochi biglietti di dollari e non sempre vengono liquidati, a causa della crisi di liquidità che stava attraversando il paese e delle stesse banche che propongono a volte ai risparmiatori inique compensazioni sotto forma di beni, anche di consumo durevole. Dopo la dollarizzazione l’inflazione continua ad aumentare, sino a raggiungere il 91% nel 2000 per poi scendere l’anno successivo; il tasso di crescita del PIL pro capite è vicino allo zero, i tassi di disoccupazione e sottoccupazione si mantengono come nel periodo precedente alla crisi. Il saldo migratorio riflette tale instabilità del paese.

I primi segni di una recupero economico si vedono a partire dal 2002 e 2003, e proprio nel 2001-2003 abbiamo una consistente crescita degli investimenti diretti esteri, dovuta

agli investimenti del consorzio che costruirà l’oleodotto che trasporta il petrolio dall’amazzonia sino alla costa.Dal saldo migratorio, infatti, siintuisce una riduzione della emigrazione. Di fronte ad un miglioramento della situazione economica, però non esiste una più equa distribuzione della ricchezza: la ripartizione in quintili di acceso alla ricchezza continua a peggiorare, tanto che, nel 2004 il 20% più ricco della popolazione raggiunge il 64,08% della ricchezza nazionale ed il 20% più povero solo 1,99%. Le considerazioni concernenti la distribuzione divengono ancor più allarmanti se si considera che il 60% intermedio della popolazione, passa da un accesso al 49,9% del reddito nazionale nel1995 a un 33,9% del 2004 (Nostra elaborazione da SIISE). Nonostante si possa apprezzare un miglioramento del saldo migratorio a partire dal 2002, le persone continuano a migrare con costanza: potrebbero comunque non essere registrati i flussi migratori in uscita, in quanto le persone migrano illegalmente, affidandosi a coyocteros, per raggiungere gli Stati Uniti attraversando il deserto Messicano.

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Grafico 4. 2 Povertà di Katzman 1995 e 1999.

   

4.2. Analisi descrittiva della qualità di vita degli immigratiecuadoriani a