Dopo aver analizzato i cinque aspetti della vita dell’essere umano migrante, in relazione ad alcune determinanti, possiamo verificare la seconda delle nostre ipotesi:
“alcune determinanti specifiche infuiscono positivamente sul benessere del migrante
ecuatoriano residente a Roma e a New York ”.
Sintetizziamo in Tabella 5. 16, la relazione tra le variabili che maggiormente influiscono
sugli aspetti selezionati del benessere del migrante, e vediamo che le determinanti che maggiormente influiscono sul benessere del migrante ecuatoriano nelle due città sono: anni
di permanenza nel paese di destinazione, la posizione migratoria, anni di studio in Ecuador, anni di studio nel paese di destinazione.
Possiamo pertanto osservare che: 1. L’investimento in istruzione è sempre fruttifero in termini di qualità di vita; 2. La posizione migratoria (essere legale o illegale) fa la differenza in termini di qualità di vita; e 3. Con il passare del tempo il benessere del migrante migliora. 4. Sulla felicità influisce la nostalgia per la famiglia e la soddisfazione per il tipo di lavoro. Quest’ultma affermazione si completa con la facile intuizione che, sulla felicità del migrante, ancora una volta influisce, sebbene indirettamente, la posizione migratoria, perchè bisogna essere cittadini o per lo meno residenti per riunificare la famiglia, e per avere buone condizioni lavorative bisogna avere un contratto, dunque una condizione migratoria regolare.
Sulle presenti conclusioni relative alla seconda ipotesi, inoltre, dobbiamo aggiungere una considerazione. Abbiamo visto che molti immigrati negli USA, nonostante permanessero da più di dieci anni nel paese, non godono di molti diritti fondamentali o di un miglioramento della qualità di vita, vivono inoltre in una enclave di isolamento culturale, e, dai risultati delle regressioni, è evidente che la variabile temporale non è mai la sola che incide sulla qualità di vita, possiamo dedurre che la posizione migratoria e lo studio, abilitano il fattore tempo a commutarsi in qualità di vita.
Come verifica dell’ipotei dunque, si può affermare che: alcune determinanti specifiche
infuiscono positivamente sul benessere del migrante ecuatoriano residente a Roma e a New York, tali determinanti sono principalmente: l’istruzione,la posizione migratoria e il fattore tempo.
Tabella 5. 16. Tavola sintetica delle variabili maggiormente influenti sull’altto livello di benessere del migrante equadoriano
75 Aspetto del
benessere
Variabile di influenza Analisi aggregato:
intera comunità Comunità di New York Comunità di Roma Anni di permanenza nel Paese di destinazione • DIRITTI DEL LAVORATORE IMMIGRATO • INTEGRAZIONE • BUEN VIVIR X X X X X X X Posizione migratoria • DIRITTI DEL LAVORATORE • INTEGRAZIONE • BUEN VIVIR X X X X X X Anni di studio in Ecuador • DIRITTI DEL LAVORATORE IMMIGRATO • INTEGRAZIONE X X X Anni di studio nel paese di destinazione • BENESSERE NATURALE • INTEGRAZIONE X X X X
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CONCLUSIONI
Ci interessa la qualità di vita degli immigrati, perché in una società globalizzata e in paesi cosiddetti sviluppati, è difficilmente accettabile che grosse fette della popolazione vivano ai margini, prive di garanzie e tutele legali, sfruttate, violate nei loro diritti umani, e, spesso, anche criminalizzate. In una società moderna ed in economie nazionali con alto sviluppo umano, non è ammissibile tollerare sacche di povertà, o meglio di illibertà
sostanziali, come quelle che vanno a costituire, in molti paesi del mondo, una buona parte
della popolazione migrante.
Poiché crediamo che la migrazione sia un fenomeno importante e che possa portare benefici ai popoli, con questo lavoro auspichiamo aver contribuito alla ricerca in merito, fornendo un riferimento teorico al tema della migrazione nel capabilities approach di Sen e nello studio della qualità di vita dei migranti sotto un approccio multidimensionale in grado di percepirne i vari aspetti.
Nel presente lavoro si è data una certa importanza alla revisione della letteratura sui tre principali aspetti toccati: le teorie sulla migrazione, le teorie dello sviluppo, le teorie del
benessere. Era infatti necessario conoscere ed esporre le interpretazioni teoriche più
diffuse della migrazione, per poi inserire il tema nel contesto dello studio dello sviluppo, e focalizzarsi, infine su un aspetto dello studio della migrazione: la qualità di vita del
migrante. In questo percorso, l’approccio scelto, quello libertario, si è dimostrato
particolarmente malleabile e adatto a comprendere la migrazione in sé, cause e aspettative, e soprattutto adeguato allo studio empirico volto a determinare la qualità di vita del migrante.
Seguendo infatti il principio seniano per cui il “successo” di una società va giudicato sulla base delle libertà sostanziali di cui godono i suoi membri (quindi è anche importante essere liberi di fare cose alle quali si dà valore), si è proceduto misurando il benessere del migrante secondo i differenti funzionamenti raggiunti e le capabilities incrementate per mezzo dalla migrazione. Questa misurazione è stata predisposta partendo dalla somministrazione dei questionari strutturati a 450 immigrati ecuadoriani, 300 residenti a New York e 150 a Roma. Le ipotesi, specifiche, relative a queste due comunità, che si volevano testare erano due:
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a) gli immigrati ecuatoriani residenti a Roma ed a New York, hanno migliorato il loro accesso al reddito, ma non hanno migliorato la loro qualità di vita in molti dei suoi aspetti;
b) alcune determinanti specifiche (come per esempio istruzione o posizione migratoria) implicano che il migrante ecuatoriano possa raggiungere livelli di benessere più elevati.
Per quel che concerne la prima ipotesi, dopo aver sottoposto i questionari ad personam e rielaborato i dati siamo in grado di comparare la qualità di vita del migrante ecuadoriano, prima e dopo la migrazione nelle due città. L’ipotesi prospettata si è verificata: con la
migrazione, infatti, gli immigrati ecuadoriani aumentano il loro accesso al reddito, ma molti aspetti delle loro condizioni di vita peggiorano. Si tratta, inoltre di aspetti importanti come l’ accesso all’educazione, la situazione abitativa, i diritti del lavoratore (soprattutto a New York), la sicurezza culturale e della comunità. Si può notare, inoltre,
che anche la sicurezza alimentare non migliora, e, che l’accesso all’acqua potabile nel caso di New York, peggiora. La felicità stessa, nel suo complesso, peggiora in entrambe le città; inoltre gli immigrati ecuadoriani non sono integrati, e per di più, stanno perdendo il proprio retroterra di patrimonio culturale.
Per quel che concerne la seconda ipotesi, gli aspetti del benessere del migrante che si sono presi in considerazione sono: diritti del lavoratore immigrato, benessere materiale, felicità, integrazione e buen vivir. Ciascuno di questi aspetti, viene rappresentato da un indicatore che assume il ruolo di output, o variabile risposta nella regressione logit corrispondente, utilizzata per studiare quali determinanti avessero maggiormente influito su un più alto livello di questi, tanto a livello aggregato quanto, singolarmente a Roma o a New York. Tra le numerose determinanti prese in considerazione, sia di tipo economico che sociale, quelle che maggiormente influiscono sul benessere degli immigrati sono: anni di permanenza nel paese di destinazione, posizione migratoria, anni di studio in Ecuador, anni di studio nel paese di destinazione.
Possiamo pertanto concludere che: 1. L’investimento in istruzione è sempre fruttifero in termini di qualità di vita; 2. La posizione migratoria (essere legale o illegale) fa la differenza in termini di qualità di vita; e 3. Con il passare del tempo il benessere del migrante migliora. A proposito di quest’ultimo punto è però evidente che la variabile temporale non è mai la sola che incide sulla qualità di vita, possiamo dedurre che la
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posizione migratoria e l’istruzione, abilitano il fattore tempo a commutarsi in qualità di vita.
I suddetti risultati, nonostante lo sforzo per la costruzione di un campione il più possibile rappresentativo, non hanno l’ambizione di sintetizzare informazioni relative a tutti gli immigrati provenienti da qualsiasi parte del mondo e residenti in qualsiasi parte del mondo. Al contrario, l’essenza di questo lavoro, è proprio quella di manifestare l’importanza di riconoscere come la migrazione sia un fenomeno multidimensionale e dinamico, che merita uno sforzo di studio e di descrizione che va oltre i tradizionali approcci. Le informazioni raccolte e le conclusioni sono però estremamente utili ed interessanti, al fine di stimolare politiche pubbliche di integrazione del migrante, di formazione e regolarizzazione. Il dibattito e l’interesse, inoltre, si apre per altre ricerche, che potrebbero iniziare proprio dalle stesse comunità qui studiate.
Suggeriamo due tipi di ricerche ulteriori, il primo su chi sono i veri beneficiari della migrazione degli individui, il secondo sul meccanismo di selezione avversa che potrebbe crearsi nel caso di non riconoscimento dei permessi di soggiorno e della cittadinanza.
Nel primo caso, la ricerca dovrebbe seguire il seguente ragionamento: se gli immigrati ecuadoriani che vivono a Roma ed a New York hanno, in sostanza, peggiorato le loro condizioni di vita, perché emigrano? Sono altri che effettivamente beneficiano della migrazione degli individui? Sarebbero auspicabili due ricerche empiriche analoghe sotto il profilo della metodologia, cioè uno studio empirico basato sull’utilizzo di un questionario volto a misurare capabilities e funzionamenti, rivolto: 1) ai famigliari ed amici dei migranti, che in qualche modo beneficiano della migrazione e 2) ai residenti a Roma ed a New York che per questioni di lavoro o sociali (amicizia, parentela etc.) entrano in contatto con l’immigrato ecuadoriano e beneficiano della sua presenza. L’idea sarebbe misurare i benefici, non solo monetari, che queste due categorie di persone ricavano, rispettivamente, dall’emigrazione di familiari/amici e dalla presenza di immigrati. Il tentativo potrebbe così aiutare a comprendere chi sono i veri beneficiari della migrazione.
Il secondo suggerimento di ricerca, presupporrebbe invece lo studio specifico dei temi connessi alla cittadinanza universale, alla posizione migratoria e alla selezione avversa dei migranti permanenti. Come abbiamo verificato, la posizione migratoria è una di quelle variabili che incidono maggiormente su una migliore performance in termini di benessere del migrante. Se la posizione migratoria è quella di “illegale” il migrante residente nel paese ospite sarà condannato a svolgere lavori meno professionalizzanti che, anche se spesso ben remunerati, lo inducono ad essere infelice e dunque più propenso ad
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accumulare il denaro necessario per ritornare nel proprio paese. Chi, invece nel paese d’origine svolgeva mansioni e professioni simili alle attuali nel paese ospite, per un salario minore, tenderà a rimanere nel paese di immigrazione. In questo modo potrebbe verificarsi un fenomeno di selezione avversa, tale per cui, i migranti più professionali e preparati potrebbero rientrare in patria, lasciando solo i meno qualificati nel paese ospite.
Tale meccanismo potrebbe essere meritevole di approfondimento, proprio in relazione all’opportunità di considerare una governance globale della migrazione. Questa potrebbe esprimersi in una libera mobilità umana o cittadinanza universale, capace di indurre ad un’equa ripartizione dei benefici della migrazione su scala mondiale: una win-win
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ALLEGATI
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ALLEGATI AL CAPITOLO TERZO
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