CAPITOLO III LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÁ NELLE POLITICHE AMBIENTAL
Tebella 3.6 Distribuzione delle aree protette secondo le categorie di gestione IUCN nelle regioni WCPA
Fonte: Chape S. et al, 2005
È evidente come nell’arco di un range di tempo abbastanza ampio (figura 3.6) l’espansione delle
AAPP è andata sempre più aumentando passando da 3 milioni di km2 nel 1970 fino a giungere a più
di 20 milioni di km2 nel 2006 pari all’incirca a 104.791 di aree naturali protette.
Figura 3.6 – Crescita nel tempo delle AAPP a livello mondiale ( 1872-2006)
In tabella 3.7 e in tabella 3.8 sono evidenziati i risultati di analisi effettuati nell’ambito delle aree marine protette volti a stimare la percentuale/superficie di territori protetti a livello globale di alto valore naturalistico e di biodiversità.
In particolare la tabella 3.7 raccoglie un’analisi dei biomi di Udvardy (1975)15, integrati con dati
aggiuntivi dell’UNEP-WCMC per il Mar Caspio e gli oceani sull’estensione e la percentuale dei biomi protetti. I biomi individuati nell’analisi di Udvardy furono esaminati durante il IV Congresso Mondiale sulle AAPP del 1992 dove si stabilì che almeno il 10% dei 14 biomi selezionati doveva essere protetto.
Tabella 3.7 – Estensione maggiori biomi terrestri secondo Udvardy, estensione area protetta e percentuale di biomi protetti
Fonte: Chape S. et al, 2005
In tabella 3.8, invece, sono elencati gli habitat derivati dalla raccolta di dati GLC200016, dove si
riscontra che l’habitat più protetto in percentuale è la foresta tropicale umida (23%); seguita dalle barriere coralline (21%) e dalle aree arbustive sub-boreali (19%). Le meno protette, in percentuale, sono invece, oltre agli ambienti urbani e le aree coltivate (5%), i semideserti freddi (5%) le distese di neve e ghiaccio (7%), le aree arbustive sub tropicali (9%) e i semideserti caldi (9%).
15.E’ importante sottolineare che il lavoro di Udvardy è basato su un’analisi biogeografia: a causa delle dimensioni del cambiamento ambientale e della perdita di biodiversità, i confini della maggior parte dei biomi o regioni ecologiche attualmente delimitano zone ipotetiche di applicabilità, e la loro utilità come indicatori di biodiversità è limitata. Comunque, le analisi basate sui biomi e le ecoregioni forniscono una cornice teorica che può avere la funzione di linea base per determinare l’estensione del cambiamento globale.
16 La GLC2000 è una carta del territorio mondiale che offre una panoramica della vegetazione e della copertura del suolo del pianeta. Essa, portata a termine da una partnerschip internazionale di oltre 30 organizzazioni di ricerca coordinati dal CCR, costituisce una banca dati della copertura mondiale del suolo capace di migliorare la conoscenza sul cambiamento climatico e di consentire agli scienziati di fare previsioni più accurate sui
Tabella 3.8 – Maggiori tipi di habitat, copertura globale e area protetta
Fonte: Chape S. et al, 2005
Esiste, dunque, un’evidente variazione nel livello di protezione attribuito ai differenti habitat. L’approccio basato sul bioma teorico (Udvardy, 1975) e l’approccio basato sulla mappatura di habitat/copertura territoriale non sono direttamente comparabili per tutte le categorie a causa dei diversi criteri usati. Comunque, la differenza più evidente fra i due approcci è rappresentata dai valori discordanti nell’ambito delle praterie temperate in quanto, secondo l’approccio GLC200, solo il 16% di esse risulta essere protetto mentre per Udvardy il 5,96% . Una spiegazione di tale discordanza sta nel fatto che il dato di Udvardy si basa su un’area teorica totale disponibile del
bioma di poco più di 9 milioni di km2, in confronto a un’area reale di habitat stimata di 6,4 milioni
di km2. Va detto inoltre che le percentuali riguardano le AAPP istituite non tengono conto
dell’effettiva gestione. Lo stabilire di obiettivi minimi di percentuale per la conservazione di biomi
e regioni ecologiche (esempio anche il 10% concordato dalle Parti contraenti al CoP7)17 può
diventare una “consolazione” politica, ma non una base realistica.
In particolare l’Europa ha il più alto numero di AAPP al mondo. Sono più di 43.000 (43.018
secondo l’elenco ufficiale dell’IUCN) per una superficie protetta di 750.225 km2, pari al 14,63% di
quella complessiva. Nonostante l’Europa abbia anche il maggior numero di aree marine protette, più di 800, queste sono di piccola estensione e in molti casi hanno uno scarso livello di protezione.
La percentuale più alta del territorio protetto, 345.821 km2, pari al 46,1% del totale, è classificato
nella categoria V dell’IUCN, cioè in quella dei cosiddetti Paesaggi Terrestri e Marini, dove la
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gestione è principalmente dedicata alla conservazione e fruizione dei paesaggi protetti. Sono aree dove l’interazione tra uomo e natura si è sviluppata nel tempo, con particolari caratteristiche e valori ecologici, estetici e culturali oltre ad una elevata biodiversità.
I parchi europei hanno una superficie media inferiore a 40.000 ettari e si trovano spesso “assediati” in contesti urbanizzati o comunque degradati. In Europa, l’impatto dell’uomo sul territorio ha portato alla formazione di paesaggi non solo “naturali”, ma anche culturali. E’ quindi evidente che nel nostro continente l’elemento “culturale” assume una grande importanza. In tal senso è fondamentale il collegamento con la Convenzione Europea sul Paesaggio (CEP). La maggior parte dei terreni sono di proprietà privata e spesso ricadono in aree considerate di scarso valore economico. Esiste una evidente differenziazione tra le leggi nazionali e questo comporta una difficoltà nel pianificare azioni su larga scala. In un contesto così antropizzato, le reti di AAPP devono far parte di un sistema integrato del territorio. Solo così i grandi interventi (a scala paneuropea e internazionale) relativi a settori e problematiche di grande impatto (energia, acqua, infrastrutture, etc.) possono essere oggetto di corretta valutazione anteponendo logiche di tutela, di conservazione e di approcci sostenibili.
Tra i paesi europei, l’Italia risulta essere quello con la maggiore biodiversità, almeno per numero di specie e di sistemi ecologici. Un primato dovuto alla posizione geografica, in quanto l’Italia è tra i paesi più meridionali d’Europa e allo stesso tempo è il più settentrionale del Mediterraneo. Nel nostro paese assistiamo ad una sovrapposizione della natura boreale e subtropicale a cui si aggiungono altri processi, anche assai diversi, di natura ecologica, geografica, storica e culturale. La posizione centrale nel Mediterraneo, tra Europea continentale e Africa, la vicinanza con i Balcani e gli antichi collegamenti, la complessa storia delle isole maggiori, hanno fatto dell’Italia un punto d’incontro e di sovrapposizione tra popolamenti vegetali e animali di diversa provenienza. La grande variabilità altitudinale e latitudinale è all’origine di una grande diversità di climi e sistemi vegetazionale mentre le passate glaciazioni hanno contribuito a creare isole di biodiversità lungo tutta le penisola. Anche dal punto di vista idrologico, l’Italia presenta un’estrema variabilità di situazioni con estesi bacini ricchi d’acqua al nord e bacini più piccoli e a regimi più irregolari lungo l’arco appenninico fino al sud e alle isole.
L’ Italia, dopo l’attuazione della legge quadro sulle aree protette, la 394/91, ha visto un’evoluzione storica rappresentata da un punto di vista quantitativo (estensione, numero). In generale, la superficie terrestre protetta in Italia (comprendente parchi e riserve di varia tipologia e le aree
facenti parte della Rete Natura 2000) è più che raddoppiata dal 1991 e interessa oltre 59.000 km2,
pari a circa il 19% del territorio nazionale (tabella 9). Le aree protette riconosciute sono più di 1.000 e 772 sono incluse nell’Elenco Ufficiale Aree Protette (AA.VV., 2004).
Tabella 3.9 – Incidenza del territorio protette in Italia
Fonte: Gambino R., 2008
In tabella 3.10 si evince la percentuale di superficie di area protetta per categoria IUCN nel contesto nazionale:
• II cat. sono collocati tutti e solo i Parchi
• III categoria sono inseriti i Monumenti Naturali istituite da alcune regioni;
• IV sono collocati il 60% delle Riserve Regionali, 47% Riserve Statali, e 56% Parchi Regionali
(di questi il 30% hanno dimensioni notevoli rispetto ad alcuni PN,e più
sistema Appenninico o Alpino con buoni livelli di naturalità, superiori a quelli di alcuni Parco Nazionale);
• V sono collocate le Aree Protette, definite da categorie regionali, alcune Riserve Regionali e una
buona parte dei Parchi Regional 28% dominate dal bosco.
Tabella 3.10 - Percentuale superficie protetta per categorie IUCN in Italia
Fonte: Gambino R., 2008
A 15 anni di distanza dall’emanazione della Legge Quadro,
formalmente 23 Parchi Nazionali (tabella 3.11); questa tipologia di area protetta rappresenta ormai, per estensione e “peso specifico”, la parte prevalente nel sistema delle aree protette italiane. Secondo la definizione di legge i Parchi Nazionali “
o marine che contengono uno o più
Incidenza del territorio protette in Italia
In tabella 3.10 si evince la percentuale di superficie di area protetta per categoria IUCN nel contesto
II cat. sono collocati tutti e solo i Parchi Nazionali;
III categoria sono inseriti i Monumenti Naturali istituite da alcune regioni;
IV sono collocati il 60% delle Riserve Regionali, 47% Riserve Statali, e 56% Parchi Regionali (di questi il 30% hanno dimensioni notevoli rispetto ad alcuni PN,e più
sistema Appenninico o Alpino con buoni livelli di naturalità, superiori a quelli di alcuni Parco
V sono collocate le Aree Protette, definite da categorie regionali, alcune Riserve Regionali e una buona parte dei Parchi Regionali, con strutture meno naturali, salvo alcune eccezioni, e di cui il
Percentuale superficie protetta per categorie IUCN in Italia
A 15 anni di distanza dall’emanazione della Legge Quadro, nel nostro Paese esistono quindi formalmente 23 Parchi Nazionali (tabella 3.11); questa tipologia di area protetta rappresenta ormai, per estensione e “peso specifico”, la parte prevalente nel sistema delle aree protette italiane. legge i Parchi Nazionali “sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali
o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi
In tabella 3.10 si evince la percentuale di superficie di area protetta per categoria IUCN nel contesto
III categoria sono inseriti i Monumenti Naturali istituite da alcune regioni;
IV sono collocati il 60% delle Riserve Regionali, 47% Riserve Statali, e 56% Parchi Regionali (di questi il 30% hanno dimensioni notevoli rispetto ad alcuni PN,e più del 50% sono nel sistema Appenninico o Alpino con buoni livelli di naturalità, superiori a quelli di alcuni Parco
V sono collocate le Aree Protette, definite da categorie regionali, alcune Riserve Regionali e una i, con strutture meno naturali, salvo alcune eccezioni, e di cui il
nel nostro Paese esistono quindi formalmente 23 Parchi Nazionali (tabella 3.11); questa tipologia di area protetta rappresenta ormai, per estensione e “peso specifico”, la parte prevalente nel sistema delle aree protette italiane.
sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi
antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l’intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future”.
Tabella 3.11 – Classificazione dei parchi nazionali e relative leggi di istituzione