CAPITOLO VII PROPOSTA DI UN MODELLO CONTABILE AMBIENTALE PER LA VALUTAZIONE DI EFFICACIA E DI EFFICIENZA DEI PARCH
7.1 IL MODELLO DI VALUTAZIONE TEORICO: FRAMEWORK DI VALUTAZIONE DELLE FUNZIONI E DEI SERVIZI ECOSISTEMICI SECONDO UN MODELLO
ECONOMICO AMBIENTALE
L’urgenza di ricorrere a metodi di valutazione della gestione delle aree protette (cfr.§ 5) è stata evidenziata dalla Convenzione sulla Biodiversità (1992), dal Mandato di Jakarta (1995, 2004), e dal
World Park Conference di Durban (2003) e dall’Obiettivo 7 del Millennium Development Goals
(2005). Durante il World Park Conference di Durban è stata ribadita l’importanza per i soggetti gestori delle AAPP, e degli organismi che sono chiamati ad attuare programmi per la conservazione della biodiversità, di predisporre e al tempo stesso di dotarsi di strumenti essenziali per verificare la qualità della gestione in termini di conservazione delle risorse e di impatto socio-economico sul territorio nella sua articolazione di governo locale, nazionale e internazionale. Tali strumenti di misurazione di efficacia si basano sullo sviluppo di indicatori (cfr § 4) e in assenza di tali strumenti la missione delle AAPP non ha raffronti e può anche non essere adeguata.
Diverse sono le metodologie sperimentate a livello internazionale per la valutazione delle aree protette che si sviluppano tenendo presente il framerwork di valutazione (cfr § 5) dell’IUCN- WCPA (Hockings et al., 2006). In Italia le metodologie di valutazione delle AAPP sono pressoché assenti se si esclude il manuale denominato “Valutazione dell’efficacia di gestione delle aree marine protette italiane” realizzato dal WWF Italia in collaborazione con Federparchi e il Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e la metodologia MEVAP 73 (Monitoring and
Evaluation of Protected Areas) presentata al Seminario Internazionale su “Assessment of
Management Effectiveness in European Protected Areas. Sharing Experiences and Promoting Good Management”, organizzato da EUROPARC Federation nell’Isola di Vilm, in Germania, nell’Aprile del 2008 e inserita nella rassegna sugli studi per un “framework for evaluating management effectiveness of protected areas” organizzato dall’IUCN – WCPA ed inserito nel Protected Areas Management Effectiveness Tools.
In questo contesto spinti dalla necessità di approfondire e migliorare la conoscenza della gestione delle aree protette, si inserisce la seguente ricerca di dottorato con lo scopo di elaborare un
73Marino D., Soffietti E. (2008), Assessment of Italian Protected Areas management effectiveness, relazione presentata al Seminario Management Effectiveness and Quality Criteria in European Protected Areas, Sharing experiences and promoting good management, April 20th to 23rd, tenutosi a Berlino nel 2008. Marino D., Soffietti E. (2008), Valutare le esperienze: criteri e obiettivi nella valutazione delle relazione presentata al Convegno
framework di tipo contabile ambientale per valutare l’efficacia e l’efficienza delle politiche ambientali attuate dagli Enti Parco Nazionali (fig. 7.1).
Il framework è stato elaborato a partire dal bilancio dei materiali (Pearce e Turner, 1999) e dal quadro di riferimento per la valutazione integrata delle funzioni ecosistemiche, dei beni e servizi (de Groot et al., 2002) (cfr § 1).
Partendo dal presupposto che le risorse naturali assolvono a tre funzioni economiche fondamentali74
alla base del benessere della società (Dodds, 1997),il framework di valutazione vuole descrivere i
flussi di materia e di energia tra il sistema economico e l’ambiente attraverso un approccio di tipo contabile ambientale tenendo conto del contesto territoriale ed ambientale dei parchi nazionali che hanno l’obiettivo primario di tutela della biodiversità nonché delle funzioni ecosistemiche ad esse
associate (Nijkamp , Vindigni, Nunes, 2008). Per cui in questa disamina il parco sarà considerato
“ecosistema parco” in quanto in accordo con la definizione di ecosistema è un sistema costituito da comunità (biocenosi) ed ambiente fisico (geotopo) tra i quali intercorrono scambi di materia (flussi di componenti biotiche ed abiotiche) ed energia (derivante dalla radiazione solare).
Come mostra la fig. 7.1 il primo passo verso un approccio globale inerente la valutazione dei beni e servizi offerti dall’ecosistema Parco comporta la traduzione della complessità ecologica (intesa nella sua struttura e nei suoi processi) in un limitato numero di funzioni ecosistemiche. Queste funzioni forniscono a loro volta beni e servizi stimati degli uomini. Nella letteratura ecologica, il temine “funzioni ecosistemiche” è stato sottoposto a interpretazioni diverse e talvolta contraddittorie. Infatti alcune volte questo termine è utilizzato per descrivere le funzioni interne dell’ecosistema (come ad esempio il mantenimento dei flussi di energia, riciclo di nutrienti ecc.) mentre altre volte lo stesso termine è utilizzato in relazione ai benefici che gli uomini traggono dalle caratteristiche intrinseche dei processi ecosistemici (ad esempio produzione di cibo e assimilazione dei rifiuti). In questo contesto le funzioni derivanti dall’ecosistema Parco saranno considerate come “la capacità da parte delle stesse di fornire beni e servizi atti a soddisfare, in modo diretto o indiretto, i fabbisogni umani (de Groot., 1992).”
Usando questa definizione, le funzioni ecosistemiche intrinseche al capitale naturale sono considerate come un sottoinsieme dei processi ecologici e delle strutture ecosistemiche. Ogni funzione è il risultato della somma dei processi naturali dei diversi sottoinsiemi ecologici. I processi naturali a loro volta sono il risultato delle complesse interazioni tra componenti biotiche (organismi viventi) e componenti abiotiche (chimica e fisica) dell’ecosistema regolate attraverso le forze motrici universali di materia ed energia. Anche se la molteplicità dei beni e servizi associati alle
74 fornire risorse quali input per la produzione ed il consumo, assimilazione dei rifiuti immessi durante il processo produttivo ed infine la funzione di utilità diretta come quella derivante dal godimento estetico del paesaggio
funzioni ecosistemiche sono state ampiamente definite in letteratura, in questo contesto si riportano le definizioni attribuite in uno studio di de Groot et al nel 2002:
• Funzione di regolazione: questo gruppo di funzioni si riferisce alla capacità degli ecosistemi
naturali e semi-naturali di regolare i processi ecologici essenziali di supporto alla vita attraverso i cicli bio geochimici ed altri processi legati alla biosfera. Oltre a preservare la salute dell’ecosistema (e della biosfera) la funzione di regolazione provvede a diversi servizi che hanno dei benefici diretti o indiretti per l’uomo (come ad esempio, aria pulita, acqua e suolo, e servizi del controllo biologico);
• Funzione di habitat: gli ecosistemi naturali forniscono rifugi e habitat per la riproduzione di
specie animali e vegetali contribuendo alla conservazione (in situ) della diversità genetica e biologica e ai processi evolutivi;
• Funzione di produzione: la fotosintesi e l’assorbimento dei nutrienti da parte degli organismi
autotrofi, convertono l’energia, l’anidride carbonica, acqua e sostanze nutritive in una grande varietà di sostanza organica utilizzata dai produttori secondari per creare una gamma ancora più ampia di biomassa. Questa grande diversità sostanza organica può fornire dei beni funzionali al consumo dell’uomo quali prodotti alimentari, materie prime, risorse energetiche e materiale genetico;
• Funzione di informazione: poiché la maggior parte dell’evoluzione umana ha avuto luogo
nel contesto degli habitat selvaggi, gli ecosistemi naturali forniscono una “funzione essenziale di riferimento” e contribuiscono al mantenimento della salute umana offrendo occasioni di riflessione, arricchimento spirituale, sviluppo cognitivo, esperienze di ricreazione.
Sebbene l’ordine delle categorie di funzione è un po’ arbitrario esiste una logica nel loro ordinamento. I primi due gruppi di funzioni (regolamento e habitat) sono alla base dei processi e componenti naturali e pertanto indispensabili per il mantenimento delle funzioni degli altri due gruppi (produzione e informazione). Tuttavia la gerarchia proposta non deve essere restrittiva poiché la vita umana è impossibile in assenza di una delle funzioni ecosistemiche descritte. Nel momento in cui sono note le funzioni che l’ecosistema svolge, la natura e il grande valore ad essa associata per il benessere della società, può essere analizzata e valutata attraverso i beni e i servizi forniti da un corretto funzionamento dell’ecosistema.
È il capitale naturale quale fornitore dei principali servizi ecosistemici (MEA, 2005) assieme al capitale umano, ossia nel complesso la struttura socionaturale (tecno biologica) (Bagliani M., 2003), che costituisce l’input per la produzione di beni e servizi che permettono una crescita economica
delle collettività residenti all’interno dei territori a Parco mentre l’output è costituito dalle emissioni, rifiuti e scarti.
In una logica di sistema sostenibile (leggi della sostenibilità di Daly H., 1991) il sistema non accumula output nel tempo in quanto attraverso il meccanismo di retroazione, gli scarti, il carico ambientale divengono risorse e le emissioni vengono riassorbite dalla biocapacità del sistema. In particolare la fase di trasformazione del capitale naturale è scomponibile in diverse fasi distinguibili nella produzione e nel consumo.
La produzione oltre a trasformare il capitale naturale produce beni di consumo per la popolazione. Questi beni di consumo si suddividono in beni e investimenti durevoli e in capitale artificiale tecnico. È il capitale artificiale e tecnico (come l’urbanizzato e le infrastrutture), ad incrementare il capitale fisso di una determinata società che è strettamente legato ad un luogo ed a un territorio e costituisce la ricchezza di un determinato sistema locale.
Nel contesto dei Parchi nazionali le attività economiche (produzione, consumo), stabilite dal Piano
del Parco75 (legge 394/91), sono prevalentemente a vocazione tradizionale e possono essere regolate
secondo la riconversione e la diversificazione delle attività economiche e ricreative in funzione delle compatibilità con gli ecosistemi. Inoltre è prevista la promozione e qualificazione di attività agricole e zootecniche, di quelle artigianali e produttive, garantendo la qualità dei prodotti oltre ad un uso compatibile delle risorse forestali, idriche e florofaunistiche.
Alle attività antropiche sono connesse degli output come consumi di acqua, energia e produzione di rifiuti, utilizzo di trasporti, che immessi in quantità maggiore nell’ambiente rispetto alla sua capacità di assimilazione possono innescare esternalità negative provocando danni ambientali che incidono negativamente sulla capacità delle risorse naturali di fornire servizi ecosistemici e benessere sociale.
Gli output positivi invece, ossia le utilità generati dalla tutela delle risorse naturali e della
biodiversità, sono collegati in modo diretto ai benefici ambientali inerenti la fissazione di CO2 da
parte della vegetazione, la produzione di O2, il mantenimento della biodiversità, il mantenimento
della produttività del suolo, la regimazione delle acque che creano delle utilità o benessere sociale. Per questo è necessario attuare un governo del territorio dei Parchi nazionali sia attraverso l’attuazione adeguata della normativa prevista dalla Legge Quadro sulle Aree Protette sia attraverso strumenti finanziari mirati, per un uso delle risorse naturali che tenga conto per quelle rinnovabili (RN) della loro riproducibilità, e per quelle non rinnovabili (RNR), dei tempi di esaurimento e delle alternative possibili.
75 Le attività di sviluppo economico che si possono attuare nei territori del Parco, sono descritte all’interno del Piano del Parco che definisce i limiti
della compatibilità entro cui progettare le forme di sviluppo per i residenti, in modo da controllare gli effetti negativi delle attività antropiche sul capitale bio-ecologico.
La scelta di quali risorse ambientali utilizzare e con quali criteri, si basa sul riconoscimento del loro valore economico (VET) e della loro importanza sociale che può essere stimata attraverso l’ausilio di diverse tecniche stimative scelte a seconda delle risorse naturali aggetto di valutazione (Costanza et al 1997).
L’ambiente in generale appare oggi come una risorsa limitata e quindi da conservare e rinnovare nella consapevolezza delle alterazioni che possono essere indotte e della riproducibilità del capitale naturale. Nel complesso si può asserire che i parchi costituiscono ambiti possibili per sperimentare concretamente modelli di sostenibilità ambientale, sociale ed economica operando come laboratori in cui vengono affrontati e coniugati temi legati all’ecologia e all’economia, alla conservazione e allo sviluppo. In altre parole i parchi costituiscono dei laboratori in cui sperimentare modelli di crescita e sviluppo realizzabile attraverso la partecipazione delle popolazioni locali e degli enti pubblici, associazioni ed imprese.
Vista in questa ottica la politica delle aree protette non può assolutamente essere concepita come politica settoriale, al contrario essa deve essere vista come complemento e arricchimento di politiche che hanno legami con l’uso del territorio e delle sue risorse da quella delle risorse idriche a quella forestale, dalla politica agricola a quella della viabilità.
In sosta stanza il framework (fig 7.1) descritto ha l’obiettivo di analizzare e correlare tra loro attraverso l’individuazione dei flussi di materie prime, utilità diretta e decisionali le diverse componenti che vanno a costituire l’ecosistema Parco quali l’ambiente, la società, l’economia e la governance al fine di archiviare ed organizzare informazioni di tipo fisico (stato e qualità delle risorse ambientali, inquinamento proveniente dall’attività economica) e di tipo monetario (spese ed investimenti per la gestione dell’ambiente, effetti indotti dalla gestione dell’Ente sul territorio). In particolare tale bilancio dei materiali attraverso l’ausilio di indicatori opportunamente individuati, calcolati ed analizzati, per ciascuna componente, permette di conoscere in generale sia lo stato delle risorse ambientali sia il sistema socio economico che caratterizza ogni territorio di indagine, per avviare un processo di analisi che possa valutare l’efficacia e l’efficienza dell’operato degli enti e delle istituzione presenti in questi territori rispetto alla tutela delle risorse naturali e allo sviluppo sociale ed economico. Per rendere operativo il framerwork si è perciò costruita una banca dati chiamata Banca Dati API (Aree Protette Italiane) nella quale sono stati ricollocati gli indicatori descritta nel paragrafo successivo.
Figura 7.1 – Framework di valutazione per la gestione per i Parchi nazionali
7.2 IL MODELLO DI ANALISI: LA STRUTTURA DELLA BANCA DATI DEI PARCHI