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CAPITOLO III LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÁ NELLE POLITICHE AMBIENTAL

VALUES Direct Use

Value Indirect Use Value Option and

Quasi-Option Value Existence Value

• fish • agriculture • fuelwood • recreation • transport • wildlife harvesting • peat/energy • Nutrient retention • flood control • storm protection • groundwater recharge • external ecosystem • support • micro-climatic stabilisation

• shoreline stabilisation, etc.

• potential future uses (as per

• direct and indirect uses)

• future value of information

• biodiversity

• culture, heritage

• bequest values

Fonte: adattato da Barbier (1989, 1993, 1994) e Scodari (1990)

In tabella 3.3 si riporta un esempio tratto da Barbier (1998) inerente le principali componenti del valore economico (diretto, indiretto, di non uso) forniti dai beni e servizi offerti dalla zona umida di Petexbatum in Guatemala.

Tabella 3.3 - Use of wetland characteristics: Petexbatun, Peten State, Guatemala

Economic values direct indirect non-use

Components/assets 1. Forest resources 2. Wildlife resources 3. Fisheries 4. Forage resources 5. Agricultural resources 6. Water supply ♦♦♦ ♦ ♦♦ ♦♦ ♦♦ ♦♦♦ Functions/services 1. Groundwater recharge 2. Flood and flow control

♦ ♦♦♦

Economic values direct indirect non-use 3. Shoreline/bank stabilisation 4. Sediment retention 5. Nutrient retention 6. External support 7. Recreation/tourism 8. Water transport ♦♦♦ ♦♦♦ ♦♦♦ ♦♦♦ ♦ ♦♦♦ Diversity/attributes 1. Biological diversity

2. Uniqueness / cultural heritage

♦♦ ♦♦ ♦♦

KEY ♦ - low ♦♦ - medium ♦♦♦ - high

Fonte: Adattato da Barbier (1989a and 1989b)

L’istituzione di un’area protetta dunque, comporta sia benefici economici tradizionalmente misurabili in termini di variazione del reddito delle popolazioni locali e non, definiti come benefici materiali (turismo, ricreazione, aumento valori fondiari, ecc.) sia benefici non materiali (protezione ciclo dell’acqua, benefici derivanti dal mantenimento dei processi ecologici, ricerca ed educazione ambientale, ecc.), i quali pongono dei problemi di valutazione, poiché questi influiscono positivamente sul benessere sociale, ma non danno luogo a flussi monetari, in quanto non si tratta di beni oggetto di transazione sul mercato.

Tabella 3.4 - Potential Benefits and Costs of Marine Protected Areas

Categories Benefits Costs

Extractive Users (e.g., commercial and recreational fishermen)

• increase in catch

• reduced variation in catch

• improved catch mix (i.e., greater frequency of older/larger fish)

• decrease in catch

• congestion on the fishing grounds

• user conflicts

• higher costs associated with choice of fishing location

• increase in safety risks Non-extractive Users

(e.g., divers, eco-tourists, and existence value)

• maintain species diversity

• greater habitat complexity and diversity

• higher density levels

• damage to marine ecosystem

• loss of traditional fishing community Management • scientific knowledge

• hedge against uncertain stock assessments

• educational opportunities

• increase in monitoring and enforcement costs

• foregone economic opportunities (e.g., oil, gas, and mineral exploration and bio-prospecting)

Fonte: Sanchirico J. N., Cochran K. A., and Emerson P.M., 2002

A questo proposito, più esauriente è completo è stato uno studio condotto da Dixson e Sherman (Dixon, J., Sherman, A.,1991), che ha individuato tre principali classi di benefici, quelli che ricadono direttamente sui privati, come introiti derivanti da attività di tipo commerciale o da servizi, quelli di carattere sociale, rivolti più all’intera comunità locale e nazionale che non ai singoli individui, e quelli di cui pur intuendone l’esistenza, è problematico stimare i destinatari, come nel caso di aree di riserva integrale in zone remote (tabella 3.4). In tale classificazione sono descritti sia i benefici derivanti dall’uso diretto delle risorse, e quindi quantificabili in termini di valore di mercato, sia benefici che sebbene importanti, sono di difficile valutazione:

2. Protezione dei bacini ideologici (benefici sociali);

3. Mantenimento dei processi ecologici (benefici sociali);

4. Mantenimento della diversità biologica (benefici sociali);

5. Educazione e ricerca (benefici sociali);

6. Benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse (benefici privati);

7. Benefici non derivanti dall’utilizzo delle risorse (benefici sociali);

8. Valori futuri (benefici sociali).

L’istituzione di un’area protetta innesca oltre ai benefici sopra elencati, anche dei costi imputabili ai processi di attivazione e gestione oltre alla regolamentazione delle attività umane. Tali costi sono distinguibili in diretti, indiretti, e in costi-opportunità:

1. i costi diretti sono quelli necessari per l’istituzione e la gestione di un’area protetta (per esempio

gestione amministrativa, spese per sostenere la progettazione ecc.);

2. i costi indiretti sono quelli associabili alla regolamentazione degli usi dello spazio, anche

privato, conseguenti l’istituzione del parco (per esempio i danni provocati alla fauna, la possibile perdita di valore immobile, perdita di reddito derivante dall’uso non libero delle risorse);

3. i costi-opportunità derivano dal fatto di non poter compiere una scelta tra tutti gli usi potenziali

di una risorsa (esempio, divieto di cambiamento d’uso di un fondo rustico).

In definitiva i benefici indotti da un’area protetta possono distinguersi in base a diversi criteri in: funzione temporale (attuale/futuri), funzione dei riscontri monetari attivati (materiali/non materiali), funzione dei soggetti che godono degli stessi (privati/sociali), inoltre gli stessi benefici possono attuarsi nella stessa area protetta o al di fuori (in situ/ ex situ).

Tabella 3.5 – Benefici indotti dall’istituzione di un’area protetta

Fonte: D. Marino, 1994

Nella tabella 3.5 (Marino, D.,1994) viene riportata una suddivisione inerente i benefici indotti dall’istituzione di un’area protetta. Queste variano di area in area, ma in genere si può asserire che i benefici derivanti dal turismo e dagli usi ricreativi, e i benefici materiali (comprendenti In situ

Ex situ

Privati Sociali

Turismo e usi ricreativi Maggiore occupazione Maggiori redditi agricoli Indennizzi e sovvenzioni Aumento valori fondiari Aumento valori fondiari Turismo e usi ricreativi Maggiori redditi agricoli Maggiore occupazione

Protezione ciclo dell’acqua Minore erosione e dissesti Conservazione biodiversità Ricerca e formazione Paesaggio

Protezione ciclo dell’acqua Minore erosione e dissesti Conservazione biodiversità Optinon e bequest Value Valore di esistenza

principalmente le produzioni primarie), rimangono nell’aria ad appannaggio di soggetti privati. Tuttavia i primi se non c’è il costo del biglietto, sono anche sociali visto che ognuno può fruire dell’area in sé anche senza spendere. I benefici sociali come già descritto includono quei benefici riguardanti la tutela dell’ambiente (protezione ciclo dell’acqua, conservazione biodiversità, ecc), essi si ripercuotono anche al di fuori dell’area protetta e sono spesso sottostimati. Infine alcuni benefici di cui quelli non materiali e quelli derivanti dalla biodiversità, sono classificabili come sociali ed ex situ. Nella prima categoria rientrano i benefici estetici, culturali, e soprattutto quelli derivanti dal così detto valore di esistenza, nella seconda rientrano le risorse genetiche, la loro diversità, i loro processi evolutivi. Si tratta di benefici ai quali è associata grande importanza ma di difficile valutazione. Le aree protette possono rappresentare un laboratorio ideale per sperimentare nuove forme di compatibilità tra attività economiche ed ambiente, se il capitale naturale viene valorizzato da queste, i benefici economici in tali aree possono essere evidenti: maggiore valore dei fondi rustici, sviluppo dell’agriturismo, e in genere di tutti i servizi destinati alla fruizione, valorizzazione dei prodotti locali.

I metodi per stimare le componenti del valore economico totale sono differenti in quanto richiedono approcci diversi. In figura 3.4 sono riportate le diverse metodologie che saranno approfondite nel capitolo terzo.

Figura 3.4 – Tecniche di valutazione delle aree naturali protette

Fonte: adattato da Barbier (1989a)

Con l’istituzione dei parchi nazionali dunque si assiste all’integrazione delle “triple botton line” della sostenibilità ossia la dimensione ecologica, sociale ed economica che in modo diretto ed indiretto contribuiscono ad incrementare il benessere sociale e lo sviluppo umano rispecchiando pienamente quella che è l’interconnessione tra le tre dimensioni della sostenibilità proposte da Giaoutzi e Nijkamp (1993).

1) la dimensione economica;

2) la dimensione ecologico-ambientale; 3) la dimensione sociale.

L’idea di sviluppo sostenibile si sforza di trovare un punto di equilibrio dinamico, una situazione di compromesso soddisfacente le istanze promosse dalle tre dimensioni. In altre parole, prendendo spunto dalla rappresentazione grafica del concetto, la condizione di sostenibilità tende al raggiungimento del circocentro del triangolo equilatero (punto O). I vertici della figura rappresentano la massimizzazione di una singola dimensione, i lati costituiscono la combinazione di due obiettivi alla volta, mentre all’interno del perimetro le combinazioni risultanti riguardano tutte e tre le dimensioni, con il punto d’ottimo in O.

A ciascuna dimensione è assegnato lo stesso peso; si tratta di una situazione «ideale» che nella realtà può essere di difficile attuazione e allora le varie modalità di sviluppo sostenibile «second

best» sarebbero rappresentate graficamente con altre forme triangolari.

Nel contesto dei parchi nazionali gli obiettivi nell’ambito della dimensione economica sono costituiti dal raggiungimento dell’efficienza e crescita massime possibili.

La dimensione ecologico-ambientale, invece, mira alla stabilità ecosistemica, alla conservazione, e, se possibile, all’aumento dell’integrità delle funzioni di sostegno alla vita esistenti (biodiversità). La dimensione sociale, infine, tiene conto delle questioni d’equità intra/intergenerazionale attraverso il trasferimento di un capitale naturale il meno alterato possibile alle generazioni future, per garantire loro le stesse opportunità della generazione precedente. Connessa alla dimensione sociale dello sviluppo sostenibile è la dimensione culturale dello stesso [Fusco Girard e Nijkamp, 1997], che riconosce il ruolo della diversità culturale, la necessità della presenza simultanea di culture diverse, ognuna delle quali portatrice di un sistema di simboli, valori, principi organizzativi propri che influenzano.

Figura 3.5 –Rappresentazione grafica (triangolo equilatero) del concetto di sviluppo sostenibile

Fonte: adattata da Giaoutzi e Nijkamp [1993]

I parchi, in qualità di beni di pubblica utilità, hanno subito una profonda evoluzione nel corso del tempo: da elementi di conservazione del patrimonio naturale ad elementi funzionali all’assetto territoriale e dell’economia locale.

3.4LEAREEPROTETTE:STATUSETRENDS

La domanda di protezione dell’ambiente e di servizi ambientali volti al miglioramento della qualità della vita, sia da parte dei consumatori sia indirettamente tramite l’operatore pubblico è andata

sempre più aumentando nel tempo. In riferimento al WDPA (World Database on Protected Areas)14

del 2004, le AAPP risultano essere 104.791 – di cui 4.254 AMP – per una superficie totale di oltre

20 milioni di km2. La maggior parte è costituita da superficie terrestre e copre il 12,2% della

superficie terrestre mondiale. Di contro, circa 2 milioni di km2 di oceano sono protetti, un dato che

rappresenta appena lo 0,5% della superficie totale dei mari e l’1,45% delle aree della piattaforma costiera. Va anche detto che dal conteggio è escluso l’Antartide, in quanto l’intero continente usufruisce di protezione grazie al Trattato Antartico e al Protocollo sulla Tutela Ambientale: in caso contrario, sarebbe protetta il 13,5% della superficie terrestre complessiva. In percentuale l’area geografica più protetta è l’America Centrale (25,6%), seguita dal Sud America (22,1%), e Nord America (17,8%). Fanalini di coda il Nord Africa e Medio Oriente (9,5%), Nord Eurasia (8,1%) Asia Meridionale (7,6%).

Come mostra la tabella 3.6, estrapolata da uno studio effettuato da Chape S. nel 2005, esiste una considerevole variabilità sia nella percentuale che nel numero totale delle AAPP dichiarate in ogni categoria di gestione IUCN. I siti della categoria Ia e Ib sono generalmente pochi e di dimensioni

14 Il WDPA (Word Database on Protected Areas) è stato attivato nel 1981 e rappresenta una risorsa straordinaria di informazioni sulle AAPP. Dal 2002 ha fornito informazioni analitiche e statistiche agli Obiettivi del MIllenium Development, ai processi del Millenium Ecosystem Assessment e

medie; i siti della categoria III sono numerosi ma costituiscono solo l’1% della copertura totale delle AAPP, mentre le categorie II e VI ricoprono aree molto vaste ma costituiscono rispettivamente solo il 4% del numero totale dei siti.