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CAPITOLO IV LA CONTABILITÁ AMBIENTALE COME STRUMENTO DI VALUTAZIONE DELLE POLITICHE AMBIENTAL

4.1 LA CONTABILITÀ AMBIENTALE: DEFINIZIONE E SCOP

L’attenzione alla salvaguardia delle risorse naturali è ormai largamente condivisa e sta diventando negli ultimi decenni, oggetto di riflessione teorica e di analisi empirica da parte degli economisti. Sono stati messi in discussione i tradizionali principi contabili adottati per misurare la crescita del benessere economico di una nazione (Asheim G. B., 2000) poiché hanno mostrato numerosi limiti tra cui la mancata crescita occupazionale e l’attenzione marginale dedicata al ruolo del patrimonio naturale all’interno del processo economico .

Si deve a Keynes18 (1936) la nascita del primo sistema contabile nazionale il quale attribuisce un’importanza cruciale a variabili come il consumo, gli investimenti, il risparmio e la spesa pubblica elementi ritenuti indispensabili per la determinazione del livello di produzione di equilibrio contribuendo così all’introduzione della contabilità nazionale nei diversi paesi.

A partire dalle basi teoriche dell’analisi keynesiana nel 1993 le Nazioni Unite elaborarono lo schema più diffuso di contabilità nazionale conosciuto come SNA (Sistemo of National Accounts) che registra essenzialmente le transizione economiche che danno luogo a flussi di produzione e di reddito oltre a descrivere le variazioni nel livello di accumulazione di capitale in un dato periodo di tempo.

In questo sistema contabile l’aggregato di tipo macro economico più frequentemente utilizzato è il PIL (Prodotto Interno Lordo) che misura il valore ai prezzi di mercato dei beni e dei servizi finali prodotti all’interno di un paese in un dato anno.

18 John Maynard Keynes (1883-1946) pubblica “The general theory of employment, interest and money”, un’opera destinata a rivoluzionare la storia della teoria economica.

Appare chiaro, dunque, come il PIL non consideri tutti quei beni e servizi che non hanno un valore di mercato ma che comunque sono il substrato del sistema economico nonché della crescita del benessere di una nazione come, ad esempio, tutte le funzioni fornite dall’ambiente (Van Dierner W.,1995), il lavoro domestico, le attività di volontariato.

La connessione tra consumo delle risorse naturali e la stima del reddito nazionale rimane a tutt’oggi irrisolta in quanto secondo una definizione proposta da Hicks (1946)19 “il reddito nazionale corrisponde alla quantità massima che un paese è in grado di consumare in un dato periodo senza ridurre la ricchezza di cui inizialmente disponeva”. Perciò nell’ottica di uno sviluppo sostenibile l’ipotesi di un esaurimento delle risorse naturali può indubbiamente costituire una minaccia per la produttività del sistema economico compromettendo la capacità di generare reddito20.

Più in generale gli elementi costitutivi di un sistema di contabilità sono illustrati nella Figura 4.1. Per descrivere i legami tra l'economia e l'ambiente in un completo sistema economico ed ambientale, le statistiche devono essere elaborate per tutte le parti della catena di causa ed effetto:

risorse naturali attività economiche emissioni depositi carico sui diversi ecosistemi impatto (Statistics Sweden and National Istitute of Economics Research,1994).

Figura 4.1 – Modello di interazione tra sistema economico ed ambiente

Fonte: Hellsten E., Ribacke S., Wickbom, 1999

Tenendo conto di queste interazioni e dell’importanza fondamentale delle funzioni del capitale naturale a sostegno del sistema economico, due economisti di Yale, Arthur Tobin e William Nordhaus (Nordhaus e Tobin, 1972), costruirono il MEW (Measure of Economic Welfare) applicando delle correzioni al PIL21. Essi stimarono una crescita del MEW leggermente minore rispetto al PIL (1,1 % all’anno paragonato all’ 1,7 %) per il periodo compreso dal 1929 al 1965. Il risultato indicava che esiste una correlazione positiva tra il PIL e

19 “It would seen that we ought to define a man’s income as the maximum value which he can consume during a week, and still expect o be as well off at the end of the week as he was in the beginning” (Hicks, 1946, p. 172).

20 Una prima approssimazione del reddito di Hicks è il Net National Product (NNP) che consiste nella somma di consumo e valore netto degli investimenti negli stock produttivi. Weitzman (1976) ha dimostrato che il NNP è equivalente alla nozione di reddito secondo Hicks solo se la misurazione del capitale è intesa in senso ampio e comprende il capitale di conoscenza e gli stock di risorse naturali e ambientali. Una misura estesa che tiene conto di queste osservazioni è stata prodotta da Hartwick (1990), Maler (1991) e altri ricercatori e ci si riferisce ad essa con il nome di Green NNP ed equivale al NNP al quale sono sottratte le variazioni degli stock di risorse naturali.

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Il MEW è calcolato sottraendo al PIL tutto ciò che non poteva essere considerato consumo corrente: il deprezzamento dei beni capitali, gli investimenti e le cosiddette spese non discrezionali (il costo di spostamento verso il lavoro e i costi che si devono sostenere per vivere nelle grandi città). Le spese per la salute e per l’educazione furono contabilizzati come investimenti in capitale umano. Si aggiungevano poi i benefici che provengono dallo stock di capitale accumulato a livello nazionale, includendo l’istruzione e la spesa sanitaria.

il MEW dato che alla crescita del PIL si accompagna sempre e comunque un aumento sia pure di entità ridotta del benessere economico. Per di più, “la constatazione che per ottenere un piccolo miglioramento del benessere economico reale è necessario un incremento notevole del PIL potrebbe essere così usata a sostegno della tesi che è necessario uno sforzo sempre maggiore per aumentare il PIL” (Daly e Cobb, 1994, p.129).

Daly nel 1989 propose un altro correttore del PIL il Prodotto Nazionale Netto Sociale Sostenibile) in cui si considera il costo della diminuzione del capitale naturale e il danno ambientale provocato dall’inquinamento: PNNS = NNP – SD – DNC; NNP = Prodotto Nazionale NettO; SD = Spese difensive (prevenzione e riparazione dal danno ambientale); DNC = deprezzamento del capitale naturale sia nelle componenti rinnovabili che non rinnovabili

Il PNNS è stato il primo tentativo di costruire un indicatore di tipo contabile ambientale il cui scopo era quello di internalizzare le spese sostenute per la difesa dell’ambiente e il deprezzamento del capitale naturale, infatti Daly, nel 1994 affermava che «Il PNN sopravvaluta il prodotto netto disponibile per il consumo, dal momento che include molte spese difensive considerandole come prodotti finali anziché come costi intermedi di produzione» e assieme J.Cobb nei primi anni ’90 elaborò un altro tipo di indice ISEW (Index of Sustainable Economic Welfare) che teneva conto anche del livello di scolarizzazione, il grado di accesso e fruizione ai servizi, etc. da poter essere utilizzato, in luogo del PIL. Nell’ISEW la perdita delle risorse è calcolata come una stima dell’ammontare di risparmio necessario per compensare le generazioni future della perdita di servizi che provengono da risorse non rinnovabili; ci sono anche deduzioni per la perdita di risorse biologiche a causa di variazioni di uso della terra, erosione e deterioramento dovuto ad inquinamento.

La figura 4.2 illustra il confronto tra l’andamento temporale del PNL pro capite e quello dell’ISEW pro capite dal 1950 al 1986. Mentre il PNL mostra chiaramente un trend crescente lungo tutto il periodo esaminato, l’ISEW cresce solo fino alla fine degli anni ’60 e ad un tasso inferiore a quello del PNL; poi negli anni ’70 fa segnare una stagnazione, che si trasforma in declino a cavallo degli anni ’80. Da un successivo studio a cura di Cobb e Cobb (1994) che aggiorna il calcolo dell’ ISEW fino ai primi anni ’90 è risultato che tale indice ha proseguito nella fase di declino. Questo deterioramento del benessere economico messo in luce dall’ISEW è imputabile principalmente i) al depauperamento delle risorse naturali e ii) al mancato investimento necessario per sostenere l’economia nel futuro. Il grafico al centro rappresenta l’andamento dell’ISEW senza considerare la perdita di risorse non rinnovabili ed i danni ambientali di lungo termine dal quale emerge un profilo di sviluppo sostanzialmente simile al precedente: crescita accentuata negli anni ’60, rallentamento durante gli anni ’70 e declino negli anni ’80 (Cheli B., 2000). Pertanto, la pretesa che PNL e benessere economico siano sempre correlati positivamente appare smentita dall’evidenza empirica e si può anche dire che la forbice che si registra tra ISEW e PNL fornisce una misura della perdita di efficienza del sistema economico, dove l’efficienza è intesa nel senso di quantità di benessere per unità di prodotto.

Figura 4.2 - Confronto tra PNL p.c. e ISEW p.c.

Fonte: Cheli B., 2000 (riprodotta da: Daly e Cobb, 1994)

La Fondazione ENI Enrico Mattei e il WWF hanno elaborato un Indice di Benessere Sostenibile per l'Italia (RIBES)22, comparabile all'ISEW, riferito al periodo 1960-1990. Questa prima analisi dei risultati conferma, anche per l'Italia, l'esistenza di una soglia negli anni '80 oltre la quale la crescita del benessere non accompagna più quella del PIL (fig.4.3). In altre parole, il benessere degli italiani non è più aumentato dai primi anni Ottanta. Influisce meno sull'andamento dell'indice di benessere in Italia la distribuzione del reddito, meno concentrato che negli USA. Le componenti che pesano positivamente sull'indice di benessere - come il lavoro domestico - sono annullate dalle componenti negative, in particolare il danno ambientale e la perdita di sistemi ecologici come il terreno agricolo che a lungo termine tendono a prevalere, aumentando il divario tra PIL e RIBES.

Figura 4.3- Confronto tra Ribes e il PIL in Italia per il periodo 1960-1990

Fonte: wwf, 2009

L’ONU (1990) invece, ha definito l’“Indice di Sviluppo Umano” (Human Development Index - HDI), un indice che rappresenta il benessere di un Paese, alla cui composizione concorrono dati sull’alfabetizzazione, sull’aspettativa di durata della vita e sullo stato di nutrizione.

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Il RIBES è costituito da 21 variabili, 14 economiche (spesa per consumi delle famiglie, spesa delle famiglie in beni di consumo durevoli, spesa pubblica per sanità e educazione, indice di concentrazione del reddito, valore dei servizi del lavoro domestico, valore dei servizi dei beni durevoli delle famiglie, valore delle spese delle famiglie per la sanità, costo degli incidenti automobilistici, valore dei servizi di strade e autostrade, crescita del capitale netto, variazione della posizione netta internazionale, costo del pendolarismo, costo dell’urbanizzazione) e 7 ambientali (costo dell’inquinamento dell’acqua, costo dell’inquinamento atmosferico, costo dell’inquinamento acustico, valore della perdita di zone umide, valore della perdita di terreno coltivabile, consumo di risorse esauribili, danno ambientale di lungo termine).

È evidente come le critiche mosse alla contabilità nazionale sono state molteplici negli anni tra queste si ricordano Kenneth Boulding, che nel 1971 scriveva: «Il successo dell’economia è misurato dalla velocità con cui le materie vengono sottratte dalle riserve, vengono trasformate dai fattori di produzione e vanno a finire poi, in gran parte, allo stato di rifiuti, nei grandi serbatoi naturali. Il prodotto interno lordo misura approssimativamente questa velocità».

Il fine dei diversi corretivi del PIL elaborati è quello di giungere ad un indicatore di reddito che contenga delle valutazioni economiche relative sia al consumo e al degrado delle risorse naturali e alla capacità di un sistema economico di mantenere nel tempo il livello di crescita sia definire l’effettivo livello di benessere raggiunto dalla collettività (Ahmad et al., 1989; Turner e Tschirhart, 1999; United Nations, 1999; World Bank, 1997).

Da questi esempi di correttivi dei tradizionali indicatori macro economici proposti in ambito internazionale da ricercatori e istituzioni si evince come la contabilità ambientale rappresenta uno strumento finalizzato alla rilevazione e archiviazione di dati ed informazioni ambientali fisiche e monetarie (spese ed investimenti per la protezione dell’ambiente), che nasce sia da una manifesta inadeguatezza dei sistemi convenzionali nel considerare le variabili ambientali sia per rispondere sostanzialmente alle esigenze di conoscenza, controllo e comunicazione ambientale di cui la politica economica e sociale non può più fare a meno.

Tuttavia appare fondamentale chiarire che, come altri metodi di valutazione, anche la contabilità ambientale ha dei limiti come mostra la letteratura scientifica in ambito internazionale e nazionale (Horan R. D. Hrubovcak J., Shortle J.S, Bulte E.H.,2000). Uno di questi primi limiti (Hartwick, 1990; Dasgupta, 1993, 1997) è che i sistemi di contabilità ambientali possono essere efficienti laddove gli ambiti da valutare sia essi riferiti al consumo che agli investimenti seguono un percorso economicamente efficiente. La contabilità ambientale, quindi, è utile come misura delle performance ambientali di una nazione nella misura in cui riflette gli obiettivi e le scelte dei policy makers (Freeman, 1993; Clark, 1990; Conrad, 1995).

4.1.1L’INQUADRAMENTO NORMATIVO

I primi passi nell’ambito della legislazione internazionale (tab.4.1) verso l’adozione di sistemi di contabilità ambientale sono stati mossi in seguito all’approvazione dell’Agenda 21 (in particolare Capitolo VII) nella Conferenza ONU di Rio de Janeiro (1992).

Proprio nel corso dell’Earth Summit viene, infatti, varato il documento che prevede azioni prioritarie di livello sia globale che locale per affrontare il ventunesimo secolo nella prospettiva della sostenibilità. Nello stesso anno la Comunità europea vara il V Programma comunitario d’azione “Per uno sviluppo durevole e sostenibile”, in cui un intero capitolo è dedicato al problema dei costi ambientali dello sviluppo, esterni al mercato e quindi occulti, ritenuto una delle

fondamentali cause dello sfruttamento del pianeta e quindi uno dei principali ostacoli al perseguimento della sostenibilità. Tra le soluzioni la Comunità raccomanda l’adozione, da parte di chi elabora le politiche, di strumenti di supporto alle decisioni come: “informazioni sullo stato

dell’ambiente, e dati e indicatori sulle capacità di tolleranza, per poter meglio definire i criteri dello sviluppo durevole e sostenibile”. Nel V Programma, l’UE stabilisce inoltre “l’obbligo, a partire dal 1995, per gli Stati membri di presentare a titolo sperimentale dei bilanci nazionali elaborati secondo criteri ecologici (ad esempio tenendo conto del patrimonio naturale rappresentato dall’aria, dall’acqua, dal suolo, dal paesaggio, dal patrimonio culturale, ecc.).

In tal modo si delinea l’adozione di sistemi di contabilità ambientale sulla stregua dell’esperienza

del SEEA negli Stati Uniti d’America, a discapito della contabilità economica pubblica23.

Al V Programma d’Azione fanno seguito la Comunicazione della Commissione delle Comunità

Europee COM (94) 670 def. del 21 dicembre 199424 e la relativa Risoluzione del Parlamento

europeo del 30 ottobre 1995.

Il VI Programma di Azione dell’Unione Europea, approvato nel 2001, potenzia l’approccio trasversale dell’ottica ecologica, ponendo l’enfasi sull’integrazione dell’ambiente nelle politiche economiche e sociali e sulla maggiore responsabilizzazione di cittadini e parti interessate.

Sulla necessità di realizzare sistemi d’informazione ambientale davvero utili ai decision makers

insiste anche il Piano d’Implementazione25 approvato a Johannesburg a settembre 2002, nel corso

della Conferenza Onu organizzata per fare un bilancio sullo sviluppo sostenibile a 10 anni da Rio de Janeiro. Il documento rileva la necessità di raccogliere informazioni, redigere statistiche, realizzare conti ambientali, effettuare il monitoraggio del territorio e attuare strumenti per il supporto alle decisioni politiche di sviluppo sostenibile, tra cui Agenda 21.

In Italia il primo passo in avanti verso l’adozione di sistemi di contabilità ambientale è stato mosso dalla delibera CIPE 1993 “ Piano Nazionale per lo sviluppo sostenibile in attuazione dell’Agenda che costituisce il primo documento del Governo italiano dedicato all'obiettivo dello sviluppo

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Tra i provvedimenti necessari, il V Programma menziona l’”ampliamento e l’adeguamento degli strumenti tradizionali impiegati per l’elaborazione di statistiche economiche, sulla base delle ricerche condotte a livello nazionale ed europeo, nonché la revisione degli indicatori economici principali, quali il PNL, affinché rispettino il valore delle risorse naturali e ambientali impiegate per la produzione dei redditi attuali e futuri, affinché rilevino sulla base di valori monetari prestabiliti le perdite e i danni arrecati all’ambiente”.

24 Il Parlamento Europeo approva la Comunicazione definendola “un passo importante nella giusta direzione verso il modello di sviluppo sostenibile

auspicato dal trattato dell’Unione europea, dal V Programma d’azione e dal Libro bianco di Delors” e chiede un aumento della dotazione finanziaria che accompagna il piano per l’adozione di indicatori e di conti satellite.

25 Il Piano si pone le fondamentali questioni del cambiamento dei modelli di produzione e consumo dei paesi capitalistici e dell’intervento per migliorare le condizioni di vita dei Paesi in via di sviluppo. Gli strumenti individuati sono la partnership e il multilateralismo nella cooperazione allo sviluppo, basati soprattutto sulla responsabilità e sul coinvolgimento delle associazioni e delle imprese private nei progetti di sostenibilità. In questo contesto, in cui le soluzioni sono lasciate per lo più agli strumenti volontari, un ruolo di grande rilievo assume l’informazione ambientale, l’accesso ad essa e la sue fondamentali funzioni di supporto alle decisioni e di incremento della partecipazione e della responsabilità per orientare le politiche, i piani e i programmi allo sviluppo sostenibile, sia a livello nazionale e regionale, che – tanto più – a livello locale, nel mondo sviluppato e in quello in via di sviluppo. Molti paragrafi del capitolo “mezzi di attuazione” sono perciò dedicati alla necessità di produrre informazioni, dati e statistiche ambientali, e di creare metodologie e strumenti anche nuovi per monitorare l’impatto ambientale delle politiche. Si tratta del riconoscimento del valore e dell’utilità della contabilità ambientale, in tutte le sue forme.

sostenibile. In esso vengono definiti gli obiettivi e le azioni per avviare l'Italia sul cammino dello sviluppo sostenibile" tra i quali la messa a punto di indicatori ambientali e di sistemi di contabilità ambientale. Ad oggi è in fase di discussione al parlamento l’ultimo disegno di legge per l’approvazione di una legge quadro in materia di contabilità ambientale.

Tabella 4.1 – Riferimenti ed accordi internazionali e nazionali nell’ambito della contabilità ambientale