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Diversi comuni, in Canton Ticino, tra cui circa la metà di quelli facenti parte del circondario dell’ARP 6 di Agno, possiedono la figura dell’assistente sociale In

quali casi lei, come curatore privato, si trova ad interagire con l’assistente sociale comunale?

Allora, inizialmente, quando ricevo un mandato (si può dire così) mi metto in contatto con l’assistente sociale comunale per partire insieme, per vedere fino a dove è arrivata lei, perché comunque la richiesta penso che parta anche dal comune, non solo dall’ARP. Cioè, il comune fa la richiesta all’ARP, poi l’ARP cerca un curatore privato. Dunque io mi metto in contatto con l’assistente sociale e da lì parte una certa collaborazione. Poi a dipendenza della difficoltà e della problematica del curatelato, si hanno più o meno colloqui, dipende proprio dalla persona.

In quali attività pratiche si articola la collaborazione con l’assistente sociale?

Per esempio all’inizio, se una persona è in assistenza e deve fare richiesta di rinnovo ma fino a quel momento è sempre stato l’assistente sociale comunale a farlo, dopo passerebbe le cose a me come privato. Tutta la problematica che ha l’assistente comunale la passa a me, lasciando aperta la collaborazione, però praticamente tutto quello che è dossier parte poi da me. Io la interpello in caso di bisogno, in caso di domande che possono essere sui rinnovi, dei certificati, delle richieste di sussidio. Diciamo, tutto quello che è più burocratico e che magari io mi trovo in handicap loro mi aiutano.

Si, io ho molto più un riferimento diretto con un’assistente sociale comunale che non con l’ARP. Con lei ricevo una risposta sicura perché conosce già il mio assistito, almeno per i miei casi era così e dunque va molto più veloce. Ho molto più aiuto immediato.

Una domanda aggiuntiva: ha detto che lei interpella sempre l’assistente sociale comunale, quindi in tutti e quattro i casi che segue ha sempre avuto una collaborazione con l’assistente sociale o è successo che con dei casi non c’è stata proprio la necessità, o non era neanche presente?

La signora anziana che ho preso che era già sotto curatela amministrativa a Lugano, da anni e anni perché beneficia di un assegno Grande Invalido, ecco, lì no. Non c’è stato bisogno. Lì mi è stata passata da loro, e dunque io ho avuto solo una relazione con una persona, l’ex curatore cantonale, che ha passato tutto a me. Questa signora è domiciliata a Caslano. Dopo il passaggio del dossier, ho continuato il discorso, dunque non ho mai avuto necessità di chiamare l’assistente sociale di Caslano. Non ho mai avuto problemi. Invece le altre tre persone che seguo sono partita da zero, dopo un problema nato e conosciuto dal comune che ha poi informato l’ARP. Allora a quel momento io ho dovuto iniziare dall’assistente sociale comunale.

Quindi mi viene da dire che in quei casi c’era probabilmente la segnalazione dell’assistente sociale dietro e per quello c’è stato subito un aggancio.

Esatto. Normalmente sono con loro che faccio il primo colloquio anche con la persona. Loro me la presentano, me la fanno conoscere. Anche perché poi la persona deve accettarmi. Quindi prima ancora di essere convocati dall’ARP?

Si. Cioè, io sono stata presa dall’ARP e riconosciuta come curatrice privata. Poi quando un comune dice all’ARP “questa persona ha bisogno di un’assistente, di una curatrice privata”, l’ARP mi interpella e mi dice “c’è un problema a Ponte Tresa di questa persona, ti interessa?” e mi dà delle informazioni molto concise sul caso e mi dice “prendi contatto con l’assistente sociale che ti parla, se ti interessa, del problema vero e proprio”. Loro mi danno data di nascita, dov’è il problema, e tutto il resto. Io quindi valuto e se accetto, prendo contatto con l’assistente sociale, con cui mi incontro per essere presentata alla persona. Facciamo un colloquio e vediamo se funziona, perché magari io posso dire “no, non va bene”, o l’altra persona dice “no, non mi piace la curatrice”. Da lì si fa richiesta all’ARP, e se vediamo che siamo d’accordo, ci si trova all’ARP - la persona che chiede la curatela, l’assistente sociale e la curatrice privata (che in questo caso sono io) in più loro - e si discute di tutto e si redige un contratto vero e proprio in cui si dice le ore, i miei compiti, i miei doveri e i miei diritti nonché i doveri e diritti della persona che riceve la curatela.

È interessante questo aspetto perché spesso quindi lei ha visto il curatelato prima ancora che in un’udienza dell’ARP, giusto?

Assolutamente. In ARP è la seconda volta che lo vedo e anche in quel momento, se c’è qualcosa che non va, posso sempre rifiutare la curatela.

2) Prendendo il caso di un curatelato che è seguito anche dal servizio sociale comunale, nell’arco di un anno quanto spesso collabora con l’assistente sociale comunale?

Dipende dal caso. Ho avuto il caso dell’anno scorso per il quale ci siamo sentiti spessissimo perché il curatelato è una persona con veramente un sacco di problemi e io ho avuto e ho bisogno un supporto. Io sono una semplice impiegata d’ufficio, voglio dire, quindi tutto quello che è amministrativo, a livello cantonale, richieste di sussidi, tutte le fondazioni che aiutano dove ci sono problemi di soldi, io non sono pienamente a conoscenza. Non so come muovermi in certe cose. Devo dire che qui gli assistenti sociali mi hanno sempre supportato benissimo. Cioè, le tre persone con cui ho avuto a che fare sono sempre state eccellenti. Per esempio, ho dovuto disdire un appartamento perché una persona è stata ricoverata definitivamente alla casa anziani. Non posso farlo così, tac, vado, faccio. Ho chiesto prima un consiglio, perché sono comunque movimenti importanti considerando anche che queste persone hanno magari dei figli (in questo caso hanno dei figli), dunque io devo muovermi in maniera che non mi si punti poi il dito addosso a livello proprio pratico e a livello di legge. Io di queste cose non sono al corrente mentre un’assistente sociale è al corrente di come è giusto muoversi. Dunque nel caso dell’anno scorso ho collaborato tanto. Tanto, che può essere almeno dieci volte all’anno. Se no magari ci si sente, ci si vede ogni tanto. Più che altro ci si sente. Se ci sono problemi ho sempre chiesto appuntamento e l’ho sempre ricevuto, non ci sono mai stati problemi. Con gli assistenti sociali con i quali ho collaborato finora devo dire che ho sempre avuto veramente un grande aiuto.

3) Esistono delle linee guida o delle prassi collaborative tra curatore privato e assistente sociale stabilite a livello formale? E informale?

No, dipende come uno si approccia secondo me. Io chiedo sempre, se ho dei dubbi. E devo dire che in questi cinque anni ho imparato un sacco, chiedendo. Devo anche dire che a livello di assistente sociale, a livello di uffici amministrativi a Bellinzona, ecc. ho sempre trovato persone molto disponibili. Se si fa vedere che la persona è interessata a fare il meglio per il suo curatelato, ho sempre trovato persone disponibili. In maniera formale, non informale.

C’è stato un momento in cui ha detto “per la nostra collaborazione dovremmo procedere in questa maniera”? È stato scritto da qualche parte, o è rimasto più come un contratto verbale?

Tutto verbale. Poi se ho delle domande vengono risposte via e-mail, ma è tutto informale. È un supporto, proprio. Non è che c’è il rapporto datore di lavoro e dipendete. È più che altro un bisogno da parte mia di aiuto, perché a livello sociale ci sono tantissime cose che non so. Aspetti amministrativi, pratici, come ci si deve muovere “per”. Però tutto la collaborazione è tutta stabilita a livello verbale.

4) Quando ha deciso di fare il curatore privato ha frequentato i corsi di formazione offerti dal Istituto della formazione continua (DECS)? Se sì, in che modo li ha trovati utili?

Si, ne ho fatti quattro iniziali. Mi sono serviti specialmente per completare i moduli. Spiego, all’inizio di una curatela bisogna fare un inventario, fare il rendiconto, poi fare la chiusura del dossier di ogni curatelato ogni anno, e questo l’ho imparato con i moduli. Devo essere

sincera, in un caso difficile che ho avuto, ho chiesto al signor Lurati di aiutarmi. Il signor Lurati lavora presso l’ARP di Agno. Anche lui è stato molto gentile con me. Se una cosa è semplice magari fai il tuo corso, ti insegnano com’è, va tutto liscio ma quando la cosa inizia a diventare complessa è meglio farsi aiutare e consegnare le cose in ordine. Anche lui ha avuto i suoi problemi a spiegarmi come gestire il caso complesso che ho avuto.

E il signor Lurati nell’ARP ha il ruolo di…? Potrebbe essere uno dei contabili supervisori? È possibile. E spero sinceramente che rimanga ancora un po’, perché io se ho delle domande le faccio a lui.

Ha già spiegato che li ha trovati utili per una questione pratica, per capire come fare determinate cose…

Più che altro per delle cose proprio amministrative, proprio perché si deve consegnare la chiusura del dossier ogni anno entro febbraio. Entro quel mese bisogna consegnare il rendiconto annuale, praticamente la contabilità della persona, il rapporto morale, cosa penso di questa persona, e per fare queste cose qui non è sempre evidente. Un conto è se un curatelato non ha niente un conto è se uno ha un debito di qui, se l’altro ha carenze beni di là, un altro è stato pignorato di qua, ecc. Insomma bisogna mettere insieme tutto, l’assistenza sociale, oppure lavora, oppure percepisce l’AI. In questo ambito è stato utile, molto utile l’aiuto del sig. Lurati.

E i corsi li ha frequentati prima di iniziare a prendere delle curatele o nel mentre?

Prima. Perché come l’ARP mi ha detto “sì, per noi vai bene, ti faremo sapere” …bisogna sapere che dall’ARP “ti faremo sapere”, a quando fa sapere, saranno passati otto mesi, dunque…prima di aver ricevuto la prima curatela ho fatto i corsi.

Che le erano stati consigliati dall’ARP?

Si, mi sembra o l’ARP o una mia amica. Poi ho riferito all’ARP di averli fatti.

5) Dal momento che è stato nominato curatore, l’ARP le ha fornito aiuto (consulenza, ecc.) affinché espletasse le funzioni a lei assegnate?

Nei primi due casi ho preferito, su loro consiglio, prenderli all’ARP. Proprio in sede ad Agno. Prenderli nel senso conoscerli. La prima persona, è venuta proprio all’ARP con tutti i suoi documenti. Questo ragazzo aveva fatto un burn out e dunque erano più o meno due anni che aveva la posta non letta. Mi ha portato tutti questi scatoloni all’ARP.

Poi io ho ascoltato i consigli che mi davano, per esempio all’inizio, mai portarlo a casa tua, insomma questi piccoli dettagli: non prendere troppa confidenza, non prenderla a cuore come se fosse tuo figlio. Tutti questi discorsi che sembrano stupidi e banali ma che quando sei dentro in un certo giro te le ripeti. Poi ci sono certe situazioni che loro conoscono già da tempo, e ti dicono “ricordati che questa persona se è alcolizzata o tossico-dipendente, risulta spesso bugiarda”. Ecco, questi consigli me li hanno dati inizialmente all’ARP. Inoltre mi hanno dato la possibilità di fare l’appuntamento con il curatelato da loro. Mi hanno dato il salottino, una scrivania e tutto. Infatti all’inizio di una curatela io non so chi ho davanti. Questa persona aveva anche problemi psicologici, dunque non era bello, insomma non puoi

andare in un ristorante davanti a tutti, con tutti i pacchi e pacchettini, ecc. In questo caso l’ARP è stata molto collaborativa.

Quindi se capisco correttamente al di fuori del momento più ufficiale, che poteva essere un’udienza, le davano degli spazi per incontrarsi ed espletare le sue funzioni.

Sì, adesso non ne ho più bisogno perché non ne ho la necessità. Però dovessi ricevere un’altra curatela ed iniziare con un’altra persona che non conosco, sicuramente le darei il primo appuntamento all’ARP, con tutte le cose. Perché non so chi ho davanti.

Sente che l’aiuto che ha ricevuto è cambiato negli anni?

È cambiato perché io sono più sicura e non ho più così bisogno di loro. Però loro inizialmente mi hanno dato molte dritte, su come comportarmi e cosa non fare. Chiaramente in quello io posso dire che mi hanno supportato bene.

6) A livello di mandato dell’ARP ci sono indicazioni a favore di una collaborazione tra

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