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Già il fatto di fare una formazione potrebbe aiutare a dare una maggiore ufficialità al ruolo del curatore. Da una parte è volontariato ma comunque siamo vicino a delle persone con grandi difficoltà per cui andrebbe un po' più definito questo ruolo. Sarebbe quindi utile provvedere alla formazione, riconoscerla e darle valore. Questo potrebbe evitare che ci sia l’impressione che tutti possono fare il curatore, so che non è così, però a volte è difficile dire cosa fanno gli altri curatori e quali difficoltà hanno con i curatelati e come le affrontano. Non so come si comportano gli altri curatori però penso che, pur non dovendo diventare una professione, sicuramente ci dovrebbe essere maggiore riconoscimento. Da una parte bisognerebbe avere la possibilità di acquisire maggiori competenze, avere più strumenti per svolgere l’incarico ricevuto, e dall’altra riceve un po` più riconoscimento. A volte sento di mancare di competenze pur avendo tanto lato umano. La competenza su alcuni aspetti arriva solo strada facendo mentre la si potrebbe acquisire in altro modo. Alla fine, la figura del curatore è un po' ambigua. È già capitato che qualcuno mi chiedesse se fossi in grado di fare la curatrice sapendo di avere “solo” una formazione svolta alla CSIA. Il curatore non viene definito soltanto dalla sua formazione ma a volte ho l’impressione che ci si concentri tanto, da parte dell’ARP, su quello che è l’amministrazione pratica dei beni e poco sull’aspetto

umano. Infatti si lavora con persone con grosse difficoltà e questa è la parte più difficile. Fino a dove noi dobbiamo entrare lì? Fino a dove dobbiamo limitarci a pagare le fatture o entrare in contatto con l’altro?

19) Ci sono altre considerazioni o riflessioni rispetto ai temi affrontati nell’intervista?

Sono molto contenta di questa intervista perché sono cose che mi chiedevo anch’io. Soprattutto per quanto riguarda le difficoltà legate all'aspetto umano del mio ruolo di curatrice. Da una parte ritengo che sarebbe utile avere gli strumenti per svolgere bene la parte tecnica del mandato, che magari non è da tutti avere, per cui avere un po’ più di aiuto in questo ambito. Inoltre, sull’aspetto umano, delle persone che andiamo ad incontrare, avere qualche aiuto in più. Personalmente mi sembra che siano sempre di più le persone che hanno bisogno e quando ti capita di incontrare un ragazzo dell'età di tuo figlio che ha bisogno di un curatore fa scattare questo aspetto umano di empatia. Lì la domanda che sorge è come gestire quest'aspetto relazionale e umano. Cosa posso veramente fare? Quale è il mio compito? Dove mi pongo nei confronti di questa persona?

In ogni caso cerco di pormi in una maniera positiva, cerco di interagire in una maniera sana, ma non è mai scontato capire come farlo.

8.2.4 Intervista alla curatrice n°2

Scheda d’accompagnamento Data dell’intervista: 13.7.2018, 10.00 -11.30,

Luogo: sala comunale di Ponte Tresa Nome:*

Cognome:*

Data di nascita: 1963

Formazione: Ha fatto l’apprendistato di commercio, poi ha lavorato a Zurigo in Banca e in

seguito in Ticino, sempre in istituti Bancari svolgendo anche la funzione di capo ufficio e mandatario. Da 22 anni ha smesso il lavoro prevalentemente per ragioni famigliari. Quando le due figlie sono cresciute e sono uscite di casa ha maturato la volontà di entrare nuovamente nel mondo del lavoro ma solo al 50 %. Non trovando sbocchi di lavoro una sua amica, anche essa curatrice, le ha consigliato di offrirsi come curatrice. Non dovendo contare su questa entrata per sopravvivere ha deciso di intraprendere questa “avventura" come curatrice.

Lavoro attuale: curatrice al 20-25% anche se ci possono essere delle settimana dove lavora

al 100%.

Come ha iniziato a fare il curatore: Un’amica, anche essa curatrice, le ha detto di proporsi.

L’ARP 6 l’ha convocata per un colloquio nel quale lei ha potuto presentarsi ed esprimere le proprie preferenze per delle future curatele. Infatti ha specificato di non voler prendere misure di protezione di minorenni ma solo amministrative.

N° di curatele attuali: 4, limite personale che si è data per svolgere bene il ruolo di

curatrice.

Tipo di curatele: Tutte di rappresentanza con amministrazione dei beni. Aspetti interessanti emersi durante l’intervista:

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L’aiuto del sig. Lurati che lavora all’ARP come contabile è molto utile e fondamentale.

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Si auspica la presenza di una piattaforma di scambio e confronto tra curatori privati.

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È la curatrice che si è sempre rivolta agli assistenti sociali anche se non c’era

un’indicazione dell’ARP in questo senso.

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La collaborazione è ottima con gli assistenti sociali comunali. Si riscontrano una grande disponibilità e chiarezza nei ruoli e responsabilità.

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Un limite è rappresentato dal fatto che a volte gli assistenti sociali lavorano con una percentuale troppo bassa per avere una presenza maggiore anche nella relazione con il curatore.

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Diverse volte la curatrice ha espresso la necessita di lavorare con il cuore ma di saper mantenere una certa distanza dai curatelati mantenendo, per esempio, riserbo sulla propria vita privata.

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La collaborazione con l’ARP è sempre stata buona. All’inizio le hanno dato molti consigli su come impostare la relazioni con i curatelati e le hanno permesso di svolgere degli incontri nei locali dell’ARP. Ha sottolineato il fatto che a volte bisogna insistere per ricevere una risposta. Per delle domande precise si riceve risposta subito. Se deve essere presa una decisione i tempi sono lunghi e a volte bisogna arrangiarsi.

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L’ARP avrebbe bisogno di più personale per gestire l’enorme mole di lavoro.

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Si domanda come dei curatori che gestiscono una ventina di casi possano svolgere bene il loro ruolo di curatore. Infatti a volte bisogna andare oltre le mansioni precise stabilite dalla misura emanata dall’ARP (sentire dottori, svuotare case, fungere da punto di riferimento per i curatelato anche per questioni personali che esulano dal quelle puramente amministrative).

Commenti generali relativi al punto di vista dell’intervistato:

La curatrice ha parlato lungamente sia della collaborazione con le assistenti sociali comunali della regione sia con l’ARP. Ha precisato che a livello personale la collaborazione con entrambi gli attori è buona anche se è a conoscenza di altre esperienze più negative. Ha sottolineato diverse volte il fatto che è nella sua natura quello di chiedere quando non conosce bene una situazione e di essersi rivolta diverse volte sia alle assistenti sociali che

all’ARP per delle domande precise rispetto agli aspetti più amministrativi delle sue curatele. Sente che a volte deve svolgere mansioni al di fuori del mandato di rappresentanza ricevuto ma che generalmente non vuole prendersi carico delle dinamiche legate ai rapporti familiari dei curatelati, ai medici o psicologi. Cerca di fare tutto il possibile affinché la gestione amministrativa e finanziaria del curatelato non sia fonte di preoccupazione per quest’ultimo ma poi lascia gli altri aspetti della presa a carico del curatelato all’assistente sociale comunale o ai professionisti dell’UAP o di altri servizi già coinvolti.

Comunicazione non verbale:

La curatrice è stata molto collaborativa nell’accettare l’invito a fare l’intervista organizzando il luogo di incontro nel comune di Ponte Tresa. Ha risposto a tutte le domande in maniera completa portando degli esempi. Anche la comunicazione non verbale faceva trasparire un senso di controllo e sicurezza nella situazione. Alla fine dell’intervista ha commentato di non essersi accorta che il tempo fosse trascorso così velocemente.

Altre informazioni utili:

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Intervista

Prima parte – valutazione situazione attuale

1) Diversi comuni, in Canton Ticino, tra cui circa la metà di quelli facenti parte del

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