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5. Analisi delle interviste

8.2 Trascrizioni delle interviste

I questionari riportati nel capitolo 8.1 sono stati forniti agli intervistati precedentemente al nostro incontro. Come accompagnamento ai questionari ho anche fornito le seguenti informazioni affinché fungessero da contesto per le interviste.

Introduzione:

Il mio lavoro di tesi è finalizzato a comprendere come avviene e cosa facilita o limita la collaborazione tra tre diversi attori: l’assistente sociale comunale, il curatore privato e l’ARP. Questi interagiscono quando il servizio sociale comunale segue un utente al quale è stato assegnato d’autorità un curatore privato. Si prenderanno come riferimento per l’analisi alcuni assistenti sociali e curatori che lavorano all’interno dei Comuni del comprensorio dell’ARP 6 di Agno.

Utilizzando i concetti teorici legati al lavoro di rete, quindi al lavoro atto alla creazione di legami e alla coordinazione tra le diverse figure di aiuto che interagiscono nella presa a carico di un utente, l’intervista si divide in tre parti. La prima parte mira a comprendere in cosa consista la collaborazione tra questi tre diversi attori. La seconda parte propone domande per evidenziare gli aspetti che maggiormente influiscono sulla collaborazione e come essa venga valutata dai diversi attori. La terza parte dell’intervista permette di riflettere su quali aspetti potrebbero essere migliorati.

Domanda di tesi:

Quali sono i nodi cruciali nella collaborazione tra assistenti sociali comunali, curatori privati e ARP nel lavoro di rete a favore di un curatelato?

8.2.1 Intervista all’assistente sociale Sarah Lustenberger

Scheda d’accompagnamento Data dell’intervista: 19.07.2018, 10.30-11.30

Luogo: Ufficio sociale di Caslano Nome: Sarah

Cognome: Lustenberger Data di nascita: 1971

Formazione: Laureata in lavoro sociale, sociologia e psicologia presso l’Università di

Friburgo.

Anni di lavoro come assistente sociale: 9 anni

Come ha iniziato a fare il lavoro attuale: Il sig. Claudio Maina, capo del dicastero socialità,

ha lavorato sul progetto per l’assunzione di un assistente sociale comunale. Essendo conoscente della sig.ra Lustenberger le è stato chiesto se fosse interessata. Lei ha partecipato al concorso ed è stata assunta. Con la collaborazione del sig. Maina, Sarah ha poi impostato il servizio sociale che si è poi sviluppato fino a raggruppare 8 Comuni e ad aver assunto due altre assistenti sociali Comunali.

Aspetti interessanti emersi durante l’intervista:

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L’assistente sociale comunale collabora con i curatori prevalentemente in quei casi nei quali c’è bisogno di lavorare in rete per gestire le diverse problematiche del curatelato. In questi casi l’assistente sociale si occupa maggiormente degli aspetti socio-professionali e il curatore degli aspetti amministrativi.

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Generalmente l’assistente sociale ha contatti con i curatori settimanalmente. Nei casi dove segue maggiormente l’utente in ottica di lavoro di rete l’impegno è di circa 30-40 ore annue per i contatti telefonici, riunioni, mediazione tra curatelato e curatore.

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Il comune ha responsabilità nel trovare dei curatori privati da presentare all’ARP quindi il servizio sociale può dare una mano nel sostenere questi curatori nei loro compiti e relazioni, sia con i pupilli che con l’ARP. Non ci sono però delle prassi definite formalmente. Un limite è che ogni curatore è libero di collaborare con il servizio sociale comunale o no.

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Per legge l’ARP chiede informazioni ai servizi sociali comunali ma non ne può dare; è un istanza molto formale. Il membro permanente, con profilo di assistente sociale, dovrebbe mantenere maggiormente i contatti con il territorio ma al momento presente e questo aspetto è un po’ assente.

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Le segnalazioni all’ARP avvengono per due casi: obbligo di informare nei casi in cui la persona metta in pericolo se stessa o gli altri e quando si riesce ad accompagnare un utente a richiedere volontariamente una misura di protezione. Questo è lo scenario migliore per la collaborazione e la riuscita della curatela stessa.

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La collaborazione diretta con i curatori dipende molto da persona a persona. Ci sono casi nei quali si suggerisce all’ARP un determinato curatore e quindi il rapporto di collaborazione è già instaurato e rodato. Il passaggio di informazioni è trasparente, la definizione dei ruoli è chiara e ognuno sa quali interventi a favore del curatelato deve gestire. La rete riesce a riunirsi e stabilire un progetto condiviso dove ognuno fa una parte ma è più l’assistente sociale o gli altri servizi che il curatore a gestirli.

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La misura di protezione stabilita dall’ARP non influisce sulla qualità della collaborazione con il curatore quanto la volontà di quest’ultimo ad appoggiarsi sulla rete. Può succedere che il servizio sociale lasci nelle mani del curatore la gestione del curatelato oramai in una situazione stabile così da essere aperto a nuovi casi. Succede anche che i curatori vogliano fare tutto loro o permettono al curatelato di allontanarsi dalla rete. Quando succede spesso sopraggiungono problemi vari.

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Al momento attuale non esiste un protocollo che “obblighi” i curatori privati a collaborare con i servizi sociali comunali. Avere un contatto regolare con i curatori, per tutti i membri della rete, sarebbe molto importante. Gli aspetti come il carattere dei curatori, poco pazienti o inclini a collaborare o non sufficientemente preparati sotto l’aspetto amministrativo e relazionale, possono influire considerevolmente sulla qualità della collaborazione. Non dovrebbe succedere che dei curatori non paghino spese fondamentali come la cassa malattia o siano loro stessi pieni di debiti. L’ARP dovrebbe avere un maggiore controllo su questi aspetti e dovrebbe rendere obbligatori i corsi cantonali per i curatori sulle competenze relazionali.

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La collaborazione con l’ARP è limitata dal loro ruolo formale di istanza decisionale delle misure di protezione. La comunicazione a volte è troppo scarsa. Oltre a non fornire nessuna informazione prendono spesso decisioni senza consultare la rete e il servizio sociale comunale che magari conosce da anni la persona con la curatela. Non c’è praticamente dialogo su quanto riguarda la definizioni dei ruoli o la concertazioni degli interventi d’autorità. La legge stabilisce già tutto. Il potenziale ruolo del servizio sociale comunale, anche solo di informatore, è sottovalutato e spesso per niente preso in considerazione.

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In aggiunta la collaborazione con l’ARP è scarsa quando c’è necessità di intervenire tempestivamente per via di curatori inadempienti. In generale le tempistiche sono un aspetto passibile di miglioramenti sostanziali. Spesso le risposte sono fuori tempo e le emergenze non vengono prese in considerazione in tempi adeguati. L’enorme massa di lavoro sicuramente influisce ma anche quando un caso viene visionato spesso il rapporto conclusivo dell’ARP mostra delle carenze conoscitive del caso.

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Possibili miglioramenti: I comuni dovrebbero essere maggiormente impegnati nel reclutamento e nella selezione dei curatori sgravando l’ARP. Obbligare i curatori a formarsi maggiormente soprattutto sugli aspetti relazionali. Decretare l’obbligo di collaborare con la rete, quindi anche i servizi sociali comunali.

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Viste le difficoltà strutturali delle ARP un loro totale ripensamento e ristrutturazione a livello cantonale potrebbe essere di beneficio.

Commenti generali relativi al punto di vista dell’intervistato:

Dall’intervista è emerso come il ruolo dell’assistente sociale comunale possa essere di grande aiuto per il curatore privato che si assume una curatela di un pupillo già seguito dal comune. Attraverso un lavoro di rete condiviso l’assistente sociale si pone come aiuto al curatore nella gestione degli interventi per il curatelato sia negli aspetti relazionali che nei i rapporti con l’ARP. Non ci sono delle prassi definite che facilitino la collaborazione che è quindi spesso lasciata a discrezione del curatore di turno. La collaborazione può essere molto buona come inesistente. Il servizio sociale comunale è però sempre aperto alla collaborazione riconoscendo che le situazioni più stabili possono essere gestite in autonomia dai curatori. Con l’ARP la collaborazione risulta generalmente più difficoltosa perché molto influenzata dal ruolo decisionale formale nonché dai tempi burocratici molto lunghi. La comunicazione è solo in una direzione, dal servizio sociale all’ARP ed è affiorata un po’ la sensazione che le competenze e conoscenze del servizio sociale siano sottovalutate e poco sfruttate. Pur rispettando questo ruolo formale si possono immaginare dei miglioramenti nella collaborazione ma è apparso come la via più funzionale per un cambiamento positivo sia probabilmente una ristrutturazione di tutto il servizio.

Comunicazione non verbale:

L’assistente sociale mi ha accolto nel suo ufficio e mi ha permesso di porre tutte le domande dedicandomi la sua piena attenzione. Generalmente l’impressione avuta è stata quella di un persona attenta e disponibile a rispondere a tutte le domande e con delle idee ben precise. Visto la delicatezza di alcune domande in alcuni punti dell’intervista è emerso un po’ di timore sul come rispondere in maniera sincera ma anche diplomatica. Un po’ di frustrazione è emersa nel momento di dover affrontare il tema della qualità della collaborazione con

l’ARP. In definitiva ho avuto la percezione che a tutte le domande siano state date risposte franche ed esaurienti.

Intervista

Prima parte - valutazione situazione attuale

1) Nel Comune dove lavora diversi cittadini sono interessati da misure di protezione e

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