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5. Analisi delle interviste

5.4 Interviste ai membri dell’ARP

5.4.1 Collaborazione attuale con gli assistenti sociali

Per comprendere come si sviluppa e si mantiene la collaborazione tra l’ARP e gli assistenti sociali comunali si sono intervistati due persone chiave all’interno di questo organo. La scelta è caduta sul membro permanente considerato il suo ruolo attento alle ripercussioni sociali legate all’emanazione di misure di protezione, ed anche sulla segretaria amministrativa perché è la prima persona di contatto per gli assistenti sociali ed i curatori.

Dalle prime domande è emerso che la collaborazione avviene principalmente quando l’assistente sociale segnala all’organo degli utenti “che ha gestito per un certo periodo ma che necessitano di un aiuto in più.” Viene di fatto riconosciuto che grazie alla presenza dei 82

servizi sociali nel territorio la maggior parte delle persone in difficoltà vengano identificate dai Comuni e quindi solo per una parte di esse si arrivi a dover instaurare una misura di protezione. Nei Comuni dove è presente il servizio sociale circa l’80% delle segnalazioni in ARP arrivano da loro. Una parte minore invece arriva da privati cittadini, familiari, o dagli ospedali. In quei casi l’assistente sociale viene interpellato per capire se conosce la persona e può fornire informazioni ed essere coinvolto. Se la persona è sconosciuta viene chiesto al delegato comunale di raccogliere le informazioni reperibili.

La collaborazione risulta essere più intensa nei primi momenti dell’istituzione della misura quando l’assistente sociale è invitato alle udienze così da poter spiegare la situazione dell’utente e quale tipo di intervento è già stato fatto. Questo coinvolgimento permette all’assistente sociale di fungere da facilitatore nella relazione utente-ARP aspetto che ne semplifica il suo funzionamento e che viene molto apprezzato.

Oltre a questi contatti l’ARP si rivolge agli assistenti sociali per richiedere aggiornamenti saltuari ed informazioni sui curatelati con misure già in essere.

La collaborazione è per la maggior parte a livello informale, tramite telefonate e email, ma se si crea la necessità di ricevere un rapporto scritto ufficiale che deve rimanere agli atti spesso la richiesta viene fatta formalmente per lettera.

5.4.2 Aspetti problematici nella collaborazione con gli assistenti sociali

Come nelle interviste precedenti sono stati sondati quattro aspetti processuali della collaborazione utilizzando esempi pratici e la scala valutativa da 1 a 7 (1 = inesistente, 7 = eccellente).

Passaggio di informazioni

La comunicazione tra i due attori è valutata più che discreta pur considerando le differenze personali tra gli assistenti sociali e il vincolo di segretezza al quale devono sottostare i membri dell’ARP.

Definizione dei ruoli e responsabilità

Questo aspetto è considerato piuttosto buono in special modo nelle prime fasi della misura di protezione ma poi sono stati menzionati dei possibili problemi nella definizione dei ruoli e sulle rispettive aspettative. Il membro permanente ha infatti condiviso che può capitare che sia posta sull’ARP un’aspettativa di controllo eccessiva rispetto i curatelati poco collaborativi.

Allegato 8.2.7: Intervista alla segretaria dell’ARP 6 di Agno, sig.ra Bruna Narduzzi, pag. 119.

“Talvolta ho l'impressione che l'ARP sia vista come un gendarme, che potrebbe intervenire più di forza.[…] [Ci si aspetta che] convochi [l’utente] e gli dia una ramanzina, in realtà non è il nostro compito.” 83

La segretaria ha condiviso invece che una difficoltà deriva dalla constatazione che spesso “dopo che è stato fatto il passaggio di informazioni e documenti tra l’assistente sociale e il curatore, il primo continua a tenere tutto per sé, come se fosse ancora un suo incarto. […] Infatti, quando [il curatelato] non approva una decisione del curatore, va a piangere dall’assistente sociale.” L’assistente sociale che si attiva per chiedere delucidazioni sull’operato del curatore all’ARP rischia infatti di rovinare la relazione tra curatore e curatelato e richiede un lavoro di verifica importate da parte dell’ARP. In un secondo momento è stato specificato che alcune segnalazioni di curatori inadempienti, per esempio che non pagavano la cassa malati dei curatelati, sono risultate importanti e ben accette. Dall’altra parte il clima collaborativo ne risente quando vengono fatte segnalazioni per aspetti minori. Si è chiesto se siano stati fatti degli sforzi per concordare in quali casi sarebbe opportuno segnalare e in quali no. Al momento attuale non si è mai affrontata apertamente la questione in una discussione tra ARP e assistenti sociali comunali seppure la segretaria abbia già chiesto in passato al presidente e al vice presidente di convocare una riunione sul tema.

Concertazione degli interventi d’autorità per l’utente

Secondo la segretaria questo aspetto non è valutabile perché dopo il passaggio del caso al curatore l’assistente sociale non è più coinvolto. Si specifica che questo non è perché il parere dell’assistente sociale non sia valido ma perché non è proprio parte del protocollo dell’ARP. Quello che può succedere è che quando l’ARP decide di togliere una misura di protezione inviti il curatelato a fare capo nuovamente al servizio sociale. In questi casi l’ARP contatta l’assistente sociale chiedendo di accogliere la persona.

Infine si si è cercato di capire se siano presenti degli aspetti legati all’organizzazione dell’ARP che abbiano un’influenza sulla collaborazione con gli assistenti sociali. L’unico aspetto ravvisato come potenzialmente ostacolante risiede proprio nell’impossibilità di avere un flusso di comunicazioni uguale da entrambe le parti. Ciò a causa del vincolo stretto al segreto professionale a cui devono sottostare i membri dell’ARP.

5.4.3 Possibilità di miglioramento nella collaborazione con gli assistenti sociali

Ciò che viene ritenuto di maggiore utilità per un miglioramento della collaborazione sarebbe di stabilire un momento di confronto, una riunione vera e propria tra l’ARP e gli assistenti sociali del circondario, così che “ognuno [possa] portare le proprie informazioni e infine trovare una linea comune su come agire. […] Parlare tra assistenti sociali e ARP aiuterebbe a stabilire fino a dove arriva l’intervento dell’ARP e dove arriva quello degli assistenti sociali.” Ciò permetterebbe di fare dei passaggi di casi, ad inizio o fine curatela, da ambo le 84

parti in maniera più concordata ed efficace.

5.4.4 Interazioni con i curatori

Allegato 8.2.6: Intervista al membro permanente dell’ARP 6, sig. Paolo Gandola, pag. 111.

83

Allegato 8.2.7: Intervista alla segretaria dell’ARP 6 di Agno, sig.ra Bruna Narduzzi, pag. 128.

Nell’arco dell’intervista sono state poste delle domande per valutare alcuni aspetti della collaborazione tra ARP e curatori che possono influire in maniera indiretta sulla collaborazione con il servizio sociale comunale.

Per primo si è domandato se la frequenza ai corsi per i curatori offerti dall’Istituto della Formazione Continua venga presa in considerazione nella scelta dei curatori privati. Pur essendo consigliata la loro frequenza non è un aspetto determinante per la scelta. Vengono fornite tutte le informazioni sui corsi, e viene consigliato di partecipare in special modo ai moduli che curano gli aspetti relazionali. Ciò che viene invece valutato principalmente e richiesto è l’estratto del casellario giudiziale, l’estratto dell’ufficio esecuzioni ed il curriculum vitae. Inoltre viene sondato l’interesse a svolgere un ruolo a forte carattere sociale e relazionale.

Il ruolo dell’ARP nel sostenere i curatori privati è considerata una responsabilità molto importante perché “il curatore privato […] è da solo anche nel prendere le decisioni”. Nel 85

limite del possibile, quando un curatore chiama in ARP gli viene garantito un sostegno sia per gli aspetti relazionali che amministrativi. Il curatore può inoltre chiedere informazioni e consultare gli incarti delle sue curatele in ARP.

Si è anche richiesto se siano presenti indicazioni sui mandati a favore di una collaborazione tra curatori e assistenti sociali. È emerso che nei mandati, a seconda dei compiti stabiliti, possono essere presenti indicazioni generiche che individuano il curatore come responsabile dei contatti anche con altri servizi ed istituzioni sociali ma è raro che ci siano indicazioni precise. C’è però l’aspettativa, a volte dichiarata a voce, di mantenere la collaborazione con la rete attiva intorno ad un utente/curatelato nella quale è presente anche il servizio sociale comunale.

Infine tramite le domande per valutare gli aspetti processuali della collaborazione con l’ARP (passaggio informazioni, definizioni ruoli e responsabilità, concertazione degli interventi d’autorità per l’utente) sono emerse alcune considerazioni dai membri dell’ARP intervistati che sono ritenuti interessanti.

È infatti presente la consapevolezza che un limite alla collaborazione con l’ARP sia dovuta alla lentezza nell’evadere le richieste ufficiali di intervento che arrivano da parte dei curatori. Come spiegato dal membro permanente questo è dovuto al fatto che l’organo debba seguire una procedura di tipo giuridico ma anche perché i membri dell’ARP hanno tutti degli orari di lavoro diversi a tempo parziale e pure perché c'è una gran quantità di incarti e dati da gestire. Spesso viene chiesto al curatore di mediare con il curatelato delle soluzioni di “buon senso” perché la decisione dell’ARP arriverebbe tardi.

Viene anche riconosciuto che un ruolo importante dell’ARP sia quello di accogliere i malumori dei curatori che spesso scoprono che i loro mandati comprendono un ruolo di rappresentanza tale da richiedere sforzi al di fuori della semplice amministrazione finanziaria. L’aspetto che a volte sfugge ai curatori è che viene ripetuto loro è che “non devono fare per il curatelato ma collaborare con lui.” Per cercare di ovviare alla presenza di curatori inesperti, 86

confusionari o poco motivati, l’ARP si sta sforzando di fare una migliore scrematura dei potenziali curatori.

In aggiunta a questa loro maggiore attenzione, la segretaria amministrativa si è espressa a favore della creazione di momenti di condivisione e confronto tra curatori, ampliati anche agli

Allegato 8.2.7: Intervista alla segretaria dell’ARP 6 di Agno, sig.ra Bruna Narduzzi, pag. 121.

85

Ibid. pag. 125.

assistenti sociali e ai servizi del territorio, così da poter migliorare la collaborazione tra i diversi attori.

6. Conclusioni

Nel capitolo presente cercherò di mettere a confronto i dati tratti dalle interviste così da poter rispondere alla domanda di tesi che è: Quali sono i nodi cruciali nella collaborazione tra

assistenti sociali comunali, curatori privati e ARP nel lavoro di rete a favore di un curatelato?

Seguendo la divisione già impostata nel capitolo di teoria riguardante i possibili ambiti problematici della collaborazione tra professionisti, si andranno a evidenziare le visioni convergenti e divergenti dei diversi attori e le proposte di miglioramento, integrando delle riflessioni personali.

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