movimento di collettivizzazione e il Grande Balzo in Avant
2.3.2. le donne e il lavoro nelle aree urbane
settembre del 1958 nella regione dello Hunan più di un milione e cinquecento mila donne erano impegnate in attività di trasporto, fusione e altri tipi di lavori pesanti legati alla produzione dell’acciaio.106
2.3.2. le donne e il lavoro nelle aree urbane
Le comuni popolari rurali erano state, dunque, fondate con lo scopo di aumentare la produzione agricola e, per raggiungere questo obiettivo, era necessario che ogni individuo fosse coinvolto nell’opera. Le donne, inizialmente, erano rimaste ai margini di questo meccanismo, finché la loro partecipazione non si era rivelata fondamentale per la riuscita della campagna del Grande Balzo.
Nelle città, invece, la nascita e lo sviluppo delle comuni fu dovuto in gran parte all’iniziativa delle donne, in particolare delle casalinghe. Creare tuttavia delle comuni nelle aree urbane risultava molto più complesso rispetto alla situazione rurale, poiché le dimensioni erano differenti da città a città e il luogo di residenza era spesso lontano dal luogo di lavoro. Perciò le comuni in questi casi si sviluppavano attorno ai luoghi di produzione e impiego, come le fabbriche, le scuole, gli uffici governativi, ma anche le aree residenziali.107 In questo contesto, il primo coinvolgimento della forza lavoro femminile si ebbe nella produzione di acciaio nelle industrie in espansione e nelle “fornaci da cortile” in funzione anche nelle città. La necessità di aumentare la produzione richiese l’intervento delle donne nel settore industriale, ma nella maggior parte dei casi il ruolo da loro ricoperto era semplicemente quello di sostituire la manodopera maschile che doveva occuparsi di nuove attività. In questo modo era evidente come le donne entrassero a far parte della forza lavoro urbana in una posizione di subordinazione: gli uomini che in precedenza svolgevano i compiti assegnati
105 Ibid., p. 239.
106 LIU, “Zhongguo funü yundong…” cit., p. 104.
alle operaie, secondo questa nuova politica, si dedicavano ora a mestieri più remunerativi e più complessi.108 Per queste ragioni e per la difficoltà delle industrie più grandi di assorbire la massa di donne spesso analfabete e senza le competenze adatte, la maggior parte delle casalinghe residenti nelle aree urbane fu coinvolta nelle attività delle cosiddette “fabbriche di strada”. Il ruolo di casalinghe consentiva loro di poter lavorare in improvvisati laboratori artigianali dove venivano prodotti oggetti di uso quotidiano da destinare alle fabbriche più grandi.109 Queste piccole imprese collettive, basate su un investimento di capitali piuttosto esiguo e su un lavoro intensivo, impiegarono molte donne durante gli anni del Grande Balzo. Nella città di Pechino, ad esempio, tra il 1958 e il 1959 duecentomila donne, di cui centonovantamila casalinghe, furono coinvolte in questa nuova attività.110 Nelle “fabbriche di strada” i prodotti erano solitamente ottenuti dal riciclaggio di materiali di scarto di altre industrie o da vecchi oggetti. Pezzi di pelle ormai inutilizzati erano lavorati per produrre delle cinture, residui di vari materiali impiegati per ricavare chiodi, fibbie o chiavi. I laboratori erano spesso costruiti grazie all’iniziativa delle stesse casalinghe che, motivate dalla propaganda del Grande Balzo, erano ansiose di fornire il loro personale contributo alla costruzione di una nuova società. Tuttavia l’organizzazione delle imprese era difficoltosa per loro, che non avevano particolari conoscenze e abilità tecniche. Il modo per sopperire a queste carenze era senza dubbio quello di mandare alcune donne a seguire dei corsi pratici nelle fabbriche per acquisire una maggiore competenza, oppure invitare nelle piccole cooperative di strada degli esperti in grado di impartire i rudimenti dell’attività industriale.111 Le imprese operavano non solo nel settore tessile, in quello alimentare o dell’industria leggera, ma erano spesso anche implicate nella produzione destinata all’industria pesante. Il PCC, infatti, aveva fissato a 10,7 tonnellate, come già accennato, la quota di acciaio da produrre entro la fine del 1958. L’ACWF, seguendo ciecamente l’appello del partito, ricordava anche alla manodopera femminile l’importanza di un tale
108 Ibid., p. 62. 109 Ibid.
110 CROLL, Feminism…, cit., p. 264. 111 Ibid.
obiettivo. Secondo la rivista Donne Cinesi, nelle aree rurali molto era già stato fatto, ma le città avevano ancora parecchio potenziale lavorativo da esprimere. Secondo i dati riportati dalla rivista, nelle aree urbane vi erano circa dodici milioni di casalinghe che si erano impegnate in attività lavorative per la costruzione del socialismo, e che senza dubbio costituivano una “abbondante risorsa umana” in grado di contribuire alla produzione dell’acciaio richiesto dal movimento del Grande Balzo.112
Attorno a queste piccole imprese si estendevano le comuni che, dal 1958, avevano iniziato a formarsi anche nelle aree urbane. Esse incorporavano al proprio interno i comitati di strada organizzati in larga parte dalle casalinghe e impegnati nel gestire la partecipazione dei residenti di un determinato quartiere nell’educazione politica, nella creazione di servizi come mense, scuole, asili, etc. 113 Insieme alle piccole industrie di strada, i comitati costituivano la base delle neonate comuni urbane, esperimento peraltro di breve durata nella storia della RPC. Esse, infatti, cessarono di esistere con la fine del movimento del Grande Balzo, anche se parecchie strutture al loro interno sopravvissero ancora per anni.114 Sebbene le comuni urbane fossero già state organizzate nel 1958, l’enfasi data dal PCC alla produzione e alla necessità di raggiungere determinati obiettivi, fece sì che strutture come mense e asili comuni venissero utilizzate in maniera consistente solamente a partire dal 1960, nel periodo in cui la mobilitazione della forza lavoro femminile nell’industria raggiunse il suo apice. 115 Donne Cinesi, nello stesso anno, dedicava molto spazio alla storia e all’esperienza delle comuni sia rurali sia urbane. Le comuni della città di Harbin, nate nel 1958, ad esempio, due anni dopo avevano raggiunto il loro massimo sviluppo e coinvolgevano nella loro attività economica e sociale le molte casalinghe che “sotto la guida del PCC avevano seguito la rivoluzione e avevano
112 “Funü yao jiji canjia he zhiyuan gangtie shengchan” 妇女要积极参加和支援钢铁生产 (Le
donne devono partecipare attivamente e sostenere la produzione di acciaio), ZGFN, 1959 (13), p. 5.
113 ANDORS, The Unfinished Liberation…, cit., p. 65. 114 Ibid., pp. 66-‐67.
contribuito alla vittoriosa costruzione socialista”.116 Le comuni di Harbin, come le altre sparse sul territorio cinese, costituivano non solo un modo per organizzare al meglio il lavoro e la produzione, ma anche un modo per organizzare la vita dei lavoratori e andare incontro ai loro bisogni, in particolare a quelli delle donne. A tale scopo fu promosso l’utilizzo di mense, asili nido, scuole materne che potevano permettere alle casalinghe di “risolvere la contraddizione tra la partecipazione alla costruzione socialista e i lavori domestici”.117