costruzione socialista
2.2. La Federazione Nazionale delle Donne Cinesi: verso un coinvolgimento di massa delle
2.2.1 la nascita della Federazione nazionale democratica delle donne cines
Gli anni di attività a Yan’an furono senza dubbio per il PCC un importante periodo di sperimentazione di politiche e cambiamenti sociali che avrebbero segnato profondamente la storia della Cina dopo la vittoria comunista del 1949.42
Come già accennato, la guerra civile e il conflitto sino-‐giapponese impegnavano in prima linea il PCC e le donne, chiamate a collaborare nello sforzo bellico e nella produzione, dovevano affidarsi al Partito e contribuire alla rivoluzione. Nella primavera del 1942, la “Campagna di Rettifica”, mise in secondo piano
40 LIEBERTHAL, Governing China…, cit., p. 107. 41 Ibid., p. 110.
discorsi sul matrimonio, i diritti delle donne e l’amore, ponendo le basi per una visione del mondo e della società in cui il PCC e la costruzione socialista dovevano occupare il primo posto nella vita di ogni individuo. Mentre negli anni precedenti, durante la permanenza del PCC nel Jiangxi, i discorsi sull’amore erano più liberi e il Codice del 1934 prevedeva la possibilità di unioni de facto, nella società di Yan’an le relazioni tra i sessi erano condizionate da un punto di vista estremamente puritano.43 L’amore era un vero e proprio argomento tabù per i comunisti che vivevano a Yan’an e particolari attenzioni date a discorsi sentimentali o anche semplici dimostrazioni d’affetto pubbliche erano etichettate come “tendenze piccolo borghesi”.44 Il PCC doveva dunque tracciare una linea guida nelle relazioni tra i sessi e nel matrimonio. In questo contesto si può collocare l’articolo di Deng Yingchao (1904-‐1992), moglie di Zhou Enlai (1898-‐1976), pubblicato sul Xinhua Ribao (Quotidiano della Nuova Cina), il 2 marzo del 1942. Intitolato Nannü qingnian wenti (Problematiche sui giovani uomini e le giovani donne), aveva come obiettivo chiave quello di “far emergere alcune opinioni” riguardo l’amore e il matrimonio per “tutte le nostre giovani amiche e i nostri giovani amici”. 45 Secondo Deng, l’amore e il matrimonio sono innanzitutto un “problema sociale” e di “educazione”; nell’affrontare tali questioni, bisogna avere un “punto di vista corretto ed un atteggiamento adeguato”. Nell’amore e nelle relazioni interpersonali non bisogna guardare solo alla propria felicità o alla propria realizzazione, ma allo “sviluppo del lavoro rivoluzionario”. Proprio per questo l’autrice sosteneva che il partner andasse
43 Discorsi espliciti sulle relazioni tra i sessi e sulla libertà di scelta del proprio partner
apparivano nuovi e incomprensibili per gli abitanti delle aree rurali delle regioni settentrionali. Per tale motivo le idee sull’“amore libero” che giovani intellettuali provenienti dalle aree urbane portarono a Yan’an tra la fine degli anni Trenta e gli inizi degli anni Quaranta, furono molto contestate dai residenti che seguivano ancora nella maggior parte dei casi la pratica dei matrimoni combinati. Quando la “Campagna di Rettificazione” raggiunse il suo apice nella seco nda parte del 1942, discorsi sulle relazioni tra i sessi furono accantonati dal PCC. XU, From Marriage Revolution to Revolutionary Marriage…, cit., pp. 170-‐174.
44 Ibid., p. 171.
45 DENG Yingchao, “Nannü qingnian wenti” 男女青年问题 (La questione dei rapporti tra
giovani donne e giovani uomini) in Xinhua ribao, 2 marzo 1942, in Cai Chang, Deng Yingchao, Kang Keqing funü jiefang wenti wenxuan (1938-‐ 1987) 蔡畅, 邓颖超, 康克清 妇女解放问题文 选 (Scritti scelti sulla Liberazione delle donne di Cai Chang, Deng Yingchao e Kang Keqing), Zhonghua quanguo funü lianhehui (All-‐China Women’s Federation) ed. Beijing, Renmin chubanshe, 1988, p. 73.
scelto secondo criteri ben precisi: gli interessi dei due coniugi devono essere uguali, così come i principi morali. I giovani, continuava, non devono cadere in “deviazioni piccolo borghesi” che mettono i sentimenti e i bisogni personali al primo posto, ma, anche nel vivere il matrimonio e la propria vita, devono seguire “le richieste politiche e adeguarsi agli interessi della rivoluzione”. Citando le stesse parole di Deng:
Nel matrimonio ideale i due coniugi devono avere in comune credo e pensiero, in modo da poter lottare e sforzarsi nel raggiungimento di un obiettivo unitario. Naturalmente, in alcuni casi particolari, è difficile incontrare il partner perfetto. La soluzione dunque è quella di scegliere una persona dalla situazione politica pura e dalla voglia di progredire e migliorare, di modo che, dopo un lungo periodo trascorso insieme, si possa avere una prospettiva comune e il coniuge possa comprendere le nostre aspirazioni e le nostre cause.46
L’articolo mostra chiaramente come ogni tipo di sentimento personale dovesse essere, per il PCC, subordinato al bene comune e alla realizzazione politica. Ancor più incisivo, in questo senso, fu il celebre discorso che Mao Zedong tenne nel maggio del 1942 e che è conosciuto come “Discorsi alla Conferenza di Yan’an sulla letteratura e l'arte”. Egli sosteneva che “molti compagni mancassero dei concetti base del marxismo”, come il fatto che “le realtà oggettive della lotta di classe determinano i nostri pensieri e sentimenti”. I “compagni” in questione, invece, affermavano che “ogni cosa derivasse dall’amore”. In una società composta di diverse classi, però, l’unico amore ammesso doveva essere “l’amore di classe”. Coloro che cercavano un amore, la verità e il concetto di natura in senso astratto, erano stati influenzati profondamente dalla mentalità borghese e dovevano “con modestia studiare il pensiero Marxista-‐Leninista”.47 I discorsi
46 Ibid.
47 MAO Zedong, Talks at the Yan’an Forum on Literature and Art, in Selected Works of Mao Tse-‐
giovanili di molti attivisti comunisti, tra cui lo stesso Mao Zedong, sull’amore, sulla libertà di scelta del proprio partner, sulla necessità di salvare la donna dalla schiavitù che per secoli l’aveva oppressa sotto la tradizione feudale, erano ora completamente accantonati e sostituiti dalla fede cieca nell’ideologia marxista e nella rivoluzione. Il PCC aboliva la pratica dei matrimoni combinati etichettandola come “barbara” e “feudale”, ma poneva come criteri fondamentali per la scelta di un compagno i sentimenti politici e la fede nel Partito.48 Nella società tradizionale i genitori aspiravano a trovare per la figlia uno sposo proveniente da una famiglia ricca che potesse salvarla dalla povertà. Adesso una giovane donna poteva scegliere il proprio futuro marito, ma inevitabilmente i criteri posti dal PCC rendevano i giovani provenienti da un background politico “irreprensibile” una scelta ideale per sfuggire agli attacchi del nuovo regime. 49 La propaganda e la politica entravano perciò, a partire già dai primi anni Quaranta, nella vita delle donne. Le organizzazioni femminili legate al PCC si diffusero con sempre maggiore decisione nelle aree rurali nell’ambito del movimento rivoluzionario con l’obiettivo di servire sia la liberazione della donna sia il bisogno di unità nazionale.50 I meeting cui le donne partecipavano allargavano le loro conoscenze, permettevano loro di accedere agli spazi pubblici e prendere consapevolezza di quello che avrebbero potuto ottenere con l’emancipazione femminile.51 Era questo, ad esempio, il caso delle donne che accedevano alle “scuole” fondate per formare una leadership nella guida delle associazioni femminili. “Uguali diritti per le donne” era lo slogan principale di queste istituzioni che portavano avanti il discorso sulla questione femminile e l’emancipazione dalla tradizione feudale. 52 L’esperienza di questi gruppi durante gli anni della guerra contro il Giappone permise al PCC di considerare il
48 Xu, From Marriage Revolution …, cit., p. 176. 49 Ibid.
50 CROLL, Feminism…, cit., p. 218.
51 HERSHATTER, The Gender of Memory…, cit., p. 104.
52 Isabel e David Croock raccontano la storia di una donna del villaggio situato nello Hebei, che
fu scelta a capo della “Lega del Sacrificio”, impegnata nella promozione dei diritti delle donne. La cinquantacinquenne Wang Zhude si dimostrò particolarmente grata al PCC e al suo ruolo nell’emancipazione femminile attraverso il lavoro e la partecipazione alla produzione. Cfr. Isabel e David CROOCK, Revolution in a Chinese Village: Ten Mile Inn, London, Routlegde and Kegan Paul, 1979, pp. 42-‐43.
contributo delle donne come indispensabile per il successo della rivoluzione. Una risoluzione approvata dal Partito nel 1948, infatti, sosteneva che le donne si fossero dimostrate una “forza fondamentale per sconfiggere il nemico e costruire una nuova Cina”. Nelle aree liberate dall’oppressione nemica, le donne erano state organizzate in gruppi di lavoro e avevano contribuito allo sforzo bellico “con tutte le loro forze”. La riforma agraria, portata avanti negli ultimi anni della guerra civile, aveva dato un maggiore impulso all’attività delle organizzazioni e molte più donne erano state mobilitate per “dividere le terre ed eliminare il feudalesimo”. Secondo la suddetta Risoluzione le donne avevano “iniziato a percorrere la strada della completa liberazione” grazie soprattutto alla partecipazione nell’attività lavorativa che costituiva il presupposto principale della loro emancipazione: “il lavoro delle donne è indispensabile sia per lo sforzo bellico presente, sia per la futura vittoria del socialismo”. Il ruolo delle associazioni femminili in questi anni e i vari incontri di carattere politico organizzati dal PCC avevano reso i tempi maturi per la formazione di un’associazione nazionale femminile:
Per soddisfare i bisogni di uno sviluppo rivoluzionario nazionale e per concentrare la forza combattiva delle donne, le organizzazioni femminili delle aree liberate dovrebbero attivamente riunire insieme le donne di tutta la nazione […]per cacciare l’imperialismo degli Stati Uniti fuori dalla Cina, sconfiggere la cricca del Guomindang e costruire una Repubblica Popolare unita e democratica. A tale scopo è stato deciso che delegate delle società femminili delle aree liberate dovrebbero tenere una conferenza nazionale nella primavera del 1949 per fondare una Federazione Nazionale Democratica Femminile per diffondere il movimento in tutta il paese sotto un’unica direzione, in modo che in futuro possano svilupparsi in maniera più forte.53
53 “Decision of the Central Committee of the Chinese Communist Party on woman-‐work at
present in the countryside of the liberated areas (1948)”, tradotto in DAVIN, Women-‐work…, cit., pp. 200-‐209.
Documenti come questo mettono in luce la grande importanza data dal Partito all’organizzazione di massa, anche in anni travagliati dal punto di vista politico come quelli della guerra civile. Il PCC, infatti, era fermamente convinto che la vittoria dipendesse in larga parte dal coinvolgimento della popolazione e che la situazione di instabilità politica in cui la Cina si trovava si sarebbe risolta grazie a una rivoluzione in grado di cambiare radicalmente la società.54
I comunisti avevano compreso che gruppi e organizzazioni permettevano ai propri membri di sperimentare un senso di appartenenza e identità che consentivano ad ogni individuo di dare il massimo per la causa. Un’affermazione di questo tipo nella società cinese appariva particolarmente valida per le donne, che per la prima volta potevano partecipare alla vita della comunità in modo attivo.55Ogni differente organizzazione stabiliva delle riunioni e degli incontri che permettevano di trasmettere tra la popolazione le politiche del PCC. I meeting, che avrebbero acquisito importanza sempre maggiore durante gli anni Cinquanta, erano necessari anche per la sopravvivenza stessa del Partito. Non era sufficiente, infatti, che i membri delle organizzazioni ripetessero gli slogan propugnati dal PCC senza veramente comprenderli: era necessario che essi capissero le diverse direttive politiche e soprattutto concordassero con esse. Gli incontri, dando la possibilità agli individui di parlare, scrivere, comunicare con i propri pari e i superiori, permettevano il raggiungimento di tale obiettivo.56 Anche il movimento femminile che negli anni precedenti era cresciuto e prosperato, dunque, doveva contribuire alla causa comunista. Nella primavera del 1949 fu creata l’ACDWF, con lo scopo di coordinare a livello nazionale le diverse organizzazioni locali attive nelle zone controllate dal PCC. Nel marzo dello stesso anno, un mese prima della fondazione ufficiale del nuovo organismo, si era tenuto a Pechino il primo Congresso Nazionale della Federazione che apriva una nuova fase nel movimento femminile in Cina. In occasione del discorso di apertura furono elencati i successi fino a quel
54 DAVIN, Women-‐work…, cit., p. 52. 55 Ibid.
momento ottenuti grazie alla collaborazione tra le associazioni femminili e il PCC e si annunciò il supporto alle sue politiche perché si potesse arrivare alla sconfitta definitiva del GMD:
Donne di tutta la Cina unitevi, portate avanti la Rivoluzione!
Supportiamo le otto condizioni di pace proposte dal presidente Mao, lottiamo per realizzare la vera pace!
Lunga vita alla liberazione del popolo! Lunga vita alla liberazione delle donne!57
Fin dalla sua creazione la Federazione fu concepita come un organismo di massa con lo scopo di regolare la partecipazione femminile nelle riforme politiche ed economiche auspicate dal PCC. Parte integrante nel movimento sociale di cui il partito si faceva promotore, l’ACDWF, dunque, non sviluppò alla sua nascita un vero e proprio punto di vista indipendente sulla questione femminile.58 Partendo dall’idea sostenuta da diversi studiosi dell’esistenza nella RPC di una “patriarchia socialista”59, la federazione è stata più volte considerata come un semplice organismo dipendente dal sistema Partito-‐Stato. In quest’ottica, dunque, le conquiste ottenute dalle donne in epoca maoista non sarebbero state altro che il risultato delle diverse politiche e campagne lanciate dal PCC che si poneva come “protettore degli interessi e dei diritti delle donne”.60 Perché le comunicazioni da parte del PCC potessero raggiungere il maggior numero possibile di donne gli organi di stampa nazionale e soprattutto la rivista ufficiale
57 “Zai Zhongguo Funü di yi ci quanguo daibiao dahui shang de gongzuo baogao” 在中国妇女第
一次全国代表大会上的工作报告 (Resoconto di lavoro del primo Congresso Nazionale delle donne cinesi)26 marzo 1949, in Zhongghua quanguo funü lianhehui sishi nian
中国全国妇女联合会四十年,Beijing, Zhongguo Funü chubanshe, 1991 accessibile dal sito ufficiale della Federazione Nazionale delle Donne Cinesi:
http://www.women.org.cn/zhongyaowenxian/fudaihuiwenjian/di1jie/di1jiegongzuobaogao.ht m.
58 Phyllis ANDORS, The Unfinished Liberation of Chinese Women, 1949-‐1980, Indiana University
Press, 1983, p. 30.
59 Cfr. Judith STACEY, Patrarchy and Socialist Revolution in China, Berkeley, University of
Chigago Press, 1983; JOHNSON, Women, Family …, op. cit.
60 WANG Zheng, “State Feminism?” Gender and Socialist State Formation in Maoist China”,
della federazione, Xin Zhongguo Funü (Nuove Donne Cinesi), cominciarono a diffondere notizie e dettagli sui meeting ufficiali e sulla nascita di nuove organizzazioni ormai sparse capillarmente sul territorio cinese.
La nascita della RPC aveva portato in Cina profondi mutamenti di valori, istituzioni e tradizioni. Fu questo l’inizio di un periodo nuovo ed esaltante, in cui i diritti delle donne potevano essere davvero finalmente affermati.