Il disastro del grande balzo in avanti: illusioni e limiti di una
4.2 Essere donna e madre durante la grande carestia
Il sistema delle mense messo a punto alla fine del 1958 avrebbe dovuto costituire una grande innovazione per le donne cinesi, liberandole dal fardello delle faccende domestiche e permettendo la loro immissione nella produzione. La propaganda ufficiale del partito esaltava questa iniziativa, assicurando loro abbondanza di cibo e pietanze succulente.71 Presso Da Fo, nome fittizio dato dallo studioso Ralph Thaxton a un villaggio situato all’estremità settentrionale della provincia dello Henan, quando furono installate le mense comuni, la propaganda garantì ai contadini che, con il nuovo sistema, non avrebbero mai più patito la fame.72
L’obbligo di desinare nelle mense privava ogni individuo della possibilità di mangiare privatamente con la propria famiglia, rendendolo dipendente dallo Stato, che provvedeva alla distribuzione delle razioni di cibo e dei pasti. Come già approfondito in precedenza, nelle case non dovevano più essere presenti né
71 Per convincere i lavoratori a mangiare nelle mense comuni si sosteneva che, con la nuova
iniziativa, nessuno avrebbe dovuto più aspettare gli altri per consumare il pasto e il lavoro si sarebbe sincronizzato. Le donne avrebbero potuto partecipare attivamente al lavoro fuori casa senza dover preoccuparsi della cucina, suocere e nuore non avrebbero più litigato al momento del pasto per mancanza di cibo o per i turni nell’accendere il fuoco, cucinare, ecc. Ognuno,poi, avrebbe avuto la stessa quantità di cereali e non si sarebbero più verificate discussioni. Cfr. LI, Village China…, cit., p. 93.
72 Ralph A. THAXTON, Catastrophe and Contention in Rural China: Mao’s Great Leap Forward
Famine and the Origins of Righteous Resistance in Da Fo Village, Cambridge Studies in Contentious Politics, Cambridge, Cambridge University Press, 2008, p. 120. Gli studi fatti dall’autore si concentrano effettivamente in queste aree, sebbene il nome del villaggio sia fittizio.
pentole, né attrezzi da cucina, né personali scorte di cibo, poiché tutto doveva essere condiviso con la comunità.73 Come sostiene Yang Jisheng, questo si tradusse nel tentativo di distruggere l’istituzione della famiglia, privando i membri della comune dei mezzi per combattere la fame e far fronte, per quanto possibile, ad una imminente carestia.74
In un’intervista rilasciata a Becker, la signora Liu, residente in un villaggio dello Henan, ha definito le mense come la novità “più terribile” delle comuni popolari.75 Coloro i quali erano addetti alla gestione delle mense, infatti, detenevano il controllo sulla distribuzione del cibo. Le mense comuni divenivano perciò l’unico modo per gli abitanti dei villaggi di procurarsi riso, grano o altri generi di sostentamento.76 Stando al racconto della signora Liu, ogni giorno, alle undici del mattino e alle quattro del pomeriggio, ci si metteva in coda con la propria scodella per ricevere una razione di zuppa: si trattava di una brodaglia di cereali, in cui i cuochi solitamente mettevano a bollire foglie di patate dolci, rape, steli di mais, erbe selvatiche e qualunque cosa i contadini riuscissero a mettere insieme.77
Tuttavia, occorre rilevare che le mense delle comuni diventarono in breve tempo motivo di tensione per molti contadini. Secondo le testimonianze raccolte dalla studiosa Gail Hershatter nella provincia dello Shaanxi, le persone non amavano stare in fila per aspettare il proprio turno, che in alcuni casi
73 Alcuni documenti riportati da Xun Zhou mettono in evidenza che, sebbene i contadini fossero
chiamati a “contribuire” donando le proprietà alla comune, in moltissimi casi erano privati con la forza di attrezzi da cucina, scorte di cibo, abiti e qualunque oggetto che potesse essere riutilizzato. Cfr. XUN, The Great Famine…, cit., pp. 74-‐75-‐76.
74 YANG Jisheng 扬继绳, Mubei: Zhongguo liushi niandai dajihuang jishi 墓碑:中国六十年代大 饥荒纪实 (La pietra tombale: resoconto sulla grande carestia degli anni Sessanta in Cina), Hong Kong, Tiandi tushu, 2008, p. 341.
75 BECKER, Hungry Ghosts…, cit., p. 3.
76 Le mense conservavano tutto il grano che doveva poi essere diviso tra i lavoratori. Per questo
motivo i contadini e i lavoratori divennero a poco a poco completamente dipendenti dalle scorte immagazzinate dalle comuni. I contadini lavoravano senza sosta giorno e notte e i quadri di partito detenevano il controllo del cibo. Questo potere dava modo alla leadership locale di utilizzare il sistema delle scorte di grano accumulate dalle mense come strumento per punire e disciplinare: si potevano tagliare le razioni giornaliere o, addirittura, in periodo di acuta carenza di cibo, stabilire una “razione mortale”. Cfr. Felix WEMHEUER, “The Grain Problem is an Ideological Problem: Discourses of Hunger in the 1957 Socialist Education Campaign”, in MANNING, WEMHEUER (a cura di), Eating bitterness…, cit., p. 126.
poteva arrivare persino dopo ore. 78 Nate sull’onda dell’entusiasmo del Grande Balzo in Avanti, dunque, le mense si trasformarono ben presto nel simbolo stesso del suo fallimento. Nel 1959, quando la carestia cominciò a diffondersi in tutta la Cina, le cucine popolari delle comuni non erano più in grado di servire i pasti, e la promessa fatta alle donne cinesi di non dover più preoccuparsi delle faccende domestiche si trasformò in una grave carenza di cibo.79 Di conseguenza, nelle mense la diminuzione di grano e cereali causò un peggioramento della qualità delle pietanze servite. Nei villaggi dello Shaanxi visitati dalla Hershatter molte donne ricordano come il pane ben presto scomparve dai pasti quotidiani dei lavoratori, sostituito da zuppe liquide e poco sostanziose.80
In molte zone, poi, la situazione era aggravata da fenomeni di radicalismo politico e dalle continue perquisizioni da parte dei quadri di partito che accusavano i contadini di nascondere scorte di grano e di ostacolare le iniziative socialiste. Becker riporta la significativa testimonianza di una donna sopravvissuta alla carestia nella contea di Fengyang (Anhui):
Il primo anno [1958-‐1959] guadagnavamo punti lavoro e la comune distribuiva alle famiglie il grano, che poi conservavamo in casa. Ma il secondo anno [1959-‐1960] non c’era più nulla in casa, avevano portato via tutto. Ciononostante, i quadri del villaggio venivano a cercare il cibo in ogni casa. Cercavano in ogni strada, in ogni palazzo. Portavano via tutto quel che potevano trovare, compreso il cotone che usavamo per fare i vestiti.[…] Le mense comuni non servivano cibo adeguato, solo erbe selvatiche, bucce di arachidi, foglie di patate dolci. Per colpa della malnutrizione avevamo gravissimi problemi di salute. Alcuni non riuscivano più ad andare di corpo, altri invece soffrivano di forti dissenterie tanto da non poter arrivare alla porta di casa. I quadri poi controllavano regolarmente ogni casa per
78 HERSHATTER, Gender of Memory…, cit., p. 253. 79 Ibid., p. 254.
valutarne il grado di ordine e pulizia, e se vedevano che una zona era sporca, la segnavano con una bandiera di colore nero. Se era pulita, ne mettevano una bianca[…]. Le mie gambe e le mie mani erano gonfie, sentivo che potevo morire in ogni momento e tentavo di risparmiare le energie invece di andare nei campi a lavorare o cercare erbe selvatiche. Molte donne anziane cercavano di andare a raccogliere erbe sulla riva del fiume ma, poiché dovevano stare con le gambe immerse nell’acqua, i loro arti si infettavano[…]. In quel periodo sembravano tutti piuttosto in carne e persino in salute, ma solamente perché erano gonfi. Quando stavano in coda per ricevere il cibo, infatti, crollavano a terra improvvisamente e non potevano più alzarsi. Alcuni potevano camminare solo usando un bastone.81
Le parole della donna mettono in luce le disastrose conseguenze causate dalla diffusione di stime “gonfiate” sui raccolti e sulla produzione da parte di molti leader locali.
Zeng Xisheng, ad esempio, che ricopriva l’incarico di governatore dello Anhui e quello di segretario del comitato centrale del PCC, si dimostrò fedele sostenitore delle politiche di Mao Zedong e, dagli inizi del Grande Balzo in Avanti, cominciò a imporre target di produzione sempre più ambiziosi che non potevano essere contestati. Ad ogni livello amministrativo chi non si mostrava d’accordo con tali obiettivi veniva torturato, fino a che non accettava di poter soddisfare le richieste di Zeng.82 Nel 1953 il PCC aveva promosso un sistema di requisizione del grano (tonggou tongxiao) che si dimostrasse utile nel gestire le scorte di cereali nelle diverse province e riuscire a garantire un surplus in grado di nutrire la crescente popolazione urbana e mantenere un certo livello di esportazioni verso la Russia e i paesi dell’Est europeo.83 Il sistema prevedeva non solo che i contadini pagassero una tassa in grano allo Stato, ma anche che
81 BECKER, Hungry Ghosts…, cit., p. 135.
82 Ibid., pp. 132-‐ 133.
83 CHEN Yixin, “Under the Same Maoist Sky: Accounting for Date Rate Discrepancies in Anhui
essi potessero vendere il loro surplus di cereali solamente allo Stato e con prezzi decisi dal governo centrale. In questo modo ai contadini veniva garantita solamente una quantità annuale di grano pro capite, che andava a soddisfare a malapena le loro necessità alimentari.84 Il sistema, poi, prevedeva che la quantità di cereali da requisire fosse fissata prima del raccolto, sulla base delle stime fatte dai leader locali. Alla fine del 1958 la smania di competere con le altre province e di mostrare rendimenti sempre migliori, aveva portato i quadri di partito, nel caso dello Anhui Zeng Xisheng, a prevedere per il 1959 una ingente produzione di grano.85 In quell’anno, però, a causa soprattutto di un impiego massiccio della manodopera in lavori di irrigazione e numerose negligenze nell’attività agricola, i raccolti di grano crollarono precipitosamente. Le stime compilate dal governatore della provincia riportavano, per il 1959, una produzione di 27 milioni di tonnellate di grano, mentre, nella realtà, il raccolto fu di soli 7 milioni di tonnellate. Basata sulle altissime cifre fissate da Zeng Xisheng, dunque, la percentuale di grano requisito aumentò fino ad arrivare al 38.94 percento dell’intero raccolto dell’anno86. Per riuscire a soddisfare il pagamento previsto dal governo centrale, inoltre, la provincia dovette prosciugare ogni riserva di cereali accumulata negli anni e, soprattutto, ridurre drasticamente la quota di cibo per ogni contadino. L’impossibilità di possedere delle scorte di cibo personali rendeva i lavoratori, come già evidenziato in precedenza, completamente dipendenti dall’amministrazione delle comuni e, durante la carestia, contribuì alla morte di milioni di essi.
Le donne cinesi, con il coinvolgimento di massa nella produzione, entrarono a far parte, come ogni lavoratore, del sistema di distribuzione del cibo in base alle ore di lavoro,87 attraverso il quale i quadri locali potevano controllare l’attività dei contadini. Shi Ranwa ricorda come fossero forti le pressioni fatte alle donne
84 Ibid. 85 Ibid.
86 Ibid., cfr. tabella p. 207.
87 Il sistema doveva garantire una distribuzione del cibo in base alla quantità di lavoro svolto. In
molti casi, però, si trasformò, come già discusso in precedenza, in un modo per punire e controllare i contadini. Per un’analisi sul sistema di distribuzione del cibo nel sistema delle comuni popolari cfr. XIN, Yi, “On the Distribution System…”, in MANNING e WEMHEUER (a cura di), Eating bitterness…, cit., pp. 130-‐ 147.
sugli orari di lavoro e come la razione di cibo potesse essere negata anche per qualche ora di assenza dai campi.88
Come già analizzato, a partire dal 1959 la carestia portò a serie conseguenze demografiche e a forti oscillazioni nel tasso di natalità. Molti studi, infatti, hanno evidenziato come la malnutrizione possa causare carenza di libido nei rapporti sessuali, ritardi e interruzioni del ciclo mestruale, aumento nel numero degli aborti e di bambini nati morti.89
Alcuni dati riguardanti il numero delle nascite, mettono in luce una forte differenza tra il periodo precedente il 1959 e quello successivo. All’inizio di quell’anno, infatti, si registrò un calo significativo delle nascite mensili, che passarono da un milione e mezzo a un milione. Questa situazione rimase stabile fino all’agosto del 1960, quando si assistette a un ulteriore calo, con una natalità mensile inferiore al milione fino al settembre del 1961.90 Anche il numero di parti per donna subì una forte diminuzione, passando da una media annua di 6.41 nel 1957 a 3.29 nel 1961.91
Il cambiamento del quadro demografico fu il risultato di una combinazione di risposte passive e attive da parte della popolazione alla calamità che si abbatté sulla Cina in questi anni. In ambito riproduttivo, il primo adattamento attivo fu la posticipazione del matrimonio, mentre l’immediata risposta di tipo passivo fu l’abbassamento delle possibilità di concepimento, causato in larga parte
88 HERSHATTER, Gender of Memory…, cit., p. 252.
89 Per uno studio delle conseguenze demografiche dovute a una diffusa carenza di cibo cfr. John
BONGAARTS, Mead CAIN, “Demographic responses to famine” in Kevin M. CAHILL(a cura di), Famine, Maryknoll, Orbis Books, New York, 1982. L’aborto può essere causato anche, in molte circostanze, da un alto livello di stress e dalle circostanze di stress mentale che può derivare, come nel caso della carestia cinese della fine degli anni cinquanta, da estreme condizioni di povertà. Cfr. CAI, Yong, WANG, Feng, “Famine, social disruption, and involuntary fetal loss: evidence from Chinese survey data”, in Demography, vol.42, no. 2, maggio 2005, p. 7.
90 Le stime parlando di un tasso di mortalità che passò dal 10.8 percento nel 1957 al 25.3
percento nel 1960 e un tasso di natalità che dal 34 percento del periodo precedente la carestia calò fino ad arrivare al 18 percento nel 1961. Cfr. CAI Young, WANG Feng, “Reproductive consequences of China’s Great Leap Forward Famine” in KUROSU Satomi, Tommy BENGTSSON, Cameron CAMPBELL (a cura di), Demographic responses to Economic Enviromental Crises, Tokyo, Reitaku University, 2010, pp. 133; 137-‐138.
91 Ansley COALE, “Rapid Population Change in China, 1952-‐1982”, Committee on Population and
Demography, Commission on Behavioral and Social Sciences, National Academy Press, Washington DC, 1984, p. 2. Accessibile all’indirizzo http://www.usaid.gov/.
dall’interruzione per le donne del regolare ciclo mestruale.92 Come risultato della carenza di cibo e di sempre più diffuse difficoltà economiche e sociali, il tasso relativo al numero delle prime nozze passò dallo 0.9 del 1957 allo 0.7 del 1959. Nel 1960 il tasso riprese, ma si andò a ristabilizzare solo nel 1962, quando toccò l’1.2. Il rapido crollo del tasso relativo al numero delle prime nozze celebrate e la sua altrettanto rapida risalita, mostrano chiaramente l’immediata risposta dei cinesi alla diffusa carestia, in forma di posticipazione dei matrimoni.93
La situazione tragica che il paese stava affrontando andava a condizionare direttamente il comportamento dei coniugi e dei futuri sposi: nelle aree rurali, dove i matrimoni erano solitamente celebrati nel periodo del raccolto, si verificò un calo del numero di unioni, soprattutto in quel lasso di tempo, confermando chiaramente un forte crollo dei raccolti.94 La tendenza alla posticipazione dei matrimoni fu una delle cause del netto abbassamento del tasso di fertilità. A differenza dell’elevata mortalità e della diminuzione del numero delle unioni matrimoniali, l’impatto della grande carestia sulla riproduzione avvenne in maniera più graduale e seguendo degli intervalli.95 Il calo iniziò nel 1959, ma raggiunse il punto più basso solamente nel 1961: il tasso di fertilità passò da 3.99 (nel 1960) a 3.28 (nel 1961).96
Oltre a causare un effetto indiretto sul matrimonio, la carestia influì negativamente sulla riproduzione in altri modi. La scarsa disponibilità alimentare e il continuo aumento dello stress portarono ad un abbassamento delle possibilità di concepimento. La fame e la debolezza intaccavano direttamente il desiderio sessuale della coppia e la capacità riproduttive dell’uomo e della donna. Le possibilità di dare alla vita un figlio in condizioni di indigenza si abbassavano ulteriormente per l’interruzione del regolare ciclo
92 CAI, WANG “Reproductive consequences…”, cit., p. 139. 93 Ibid.
94 Ibid., p. 140. 95 Ibid.
96 Questi dati sono stati ottenuti utilizzando il sistema considerato il più efficiente nella
misurazione del livello di fertilità, il “tasso totale di fertilità”. Esso è ottenuto calcolando il numero approssimativo di figli nati nell’arco di una vita a donne divise in fasce d’età. Cfr. COALE, “Rapid Population Change…”, cit., p. 46.
mestruale, che a volte subiva netti ritardi a causa della pratica molto diffusa di prolungare l’allattamento al seno per permettere la sopravvivenza dei bambini.97 Secondo un’indagine compiuta dal team di ricerca della municipalità di Jinan e riportata da Zhou Xun, nel piccolo villaggio di Zhongmeng (Shandong) tra il mese di marzo e quello di settembre del 1958, 28 donne subirono un’interruzione del ciclo mestruale. Questo comportò un calo del tasso di natalità: nel villaggio il numero di nati passò dai novanta del 1957 ai diciassette del 1958.98
Nelle aree più colpite, inoltre, dalla grande carestia si registrò un forte aumento degli aborti. Una volta concepito, infatti, il feto poteva subire un aborto spontaneo o indotto, e moltissimi erano i bambini che nascevano morti. Per coloro che invece riuscivano a venire al mondo, le possibilità di sopravvivere erano, nella fase più acuta della crisi, molto scarse. Il tasso di mortalità infantile aumentò del 20 percento dal 1958 al 1959 che, insieme al 1960, fu l’anno in cui si registrò un maggior numero di decessi di bambini.99 Del resto, come è stato evidenziato da alcuni studi, anziani e bambini costituivano i soggetti più a rischio in quelle determinate condizioni.100
Per quanto all’interno delle comuni rurali vi fossero strutture dedicate all’infanzia, concepite per permettere alle madri di dedicare più tempo al lavoro, spesso gli asili erano in pessime condizioni e non garantivano alcuna misura minima di sicurezza. Inoltre, la mancanza di un’adeguata preparazione dello staff era all’ordine del giorno in quasi tutte le strutture. Sono stati riportati casi (persino nella periferia di Pechino) di asili in cui i bambini dormivano e mangiavano per terra a causa della carenza di risorse essenziali per la gestione
97La durata del periodo di allattamento aumentò, negli anni della carestia, del 10 percento circa.
La pratica costituiva una strategia per proteggere i propri bambini e garantire loro una maggiore chance di sopravvivenza. Cfr. CAI, WANG “Reproductive consequences…”, cit., p. 141-‐ 142.
98 XUN, The Great Famine…, cit., p. 6. Solitamente si sostiene che i catastrofici effetti del Grande
Balzo in Avanti siano cominciati nel 1959. Xun, nella sua raccolta, riporta documenti relativi al periodo 1958-‐1962, per dimostrare che la crisi iniziò già nella primavera del 1958. In effetti, come è stato messo in evidenza nel secondo capitolo, molte politiche del Grande Balzo erano già state messe in atto prima del suo inizio ufficiale nel 1958.
99 Secondo le stime riportate il numero di morti infantili coinvolgeva più le bambine (+ 24.9
percento di mortalità) che i bambini (+16.9percento). Ibid., p. 139.
di tali servizi.101 Le condizioni igieniche erano quindi molto precarie e potevano creare gravi problemi alla salute dei bambini. Per di più, la condivisione di utensili da cucina e stoviglie incrementava notevolmente il rischio di infezioni e contribuiva ad aumentare la diffusione di malattie. Questi fattori, insieme all’acuirsi della crisi alimentare, portarono ad un aumento preoccupante del tasso di mortalità nelle strutture per l’infanzia.102
La grave situazione causata dalla fame, non solo stava alla base della maggior parte delle malattie, ma creava altresì un clima di violenza e competizione molto aspra tra i membri delle famiglie. 103 Becker, ad esempio, riporta alcuni casi di violenza e tensione scoppiata tra genitori e figli, tra fratelli e tra coniugi, portati all’esasperazione dalla diffusa mancanza di cibo. Vi furono casi di figli che arrivarono a picchiare la propria madre o di bambini e ragazzi uccisi dai genitori perché avevano sottratto un pugno di grano o qualche coupon per ottenere delle razioni alimentari in più.104
Nella stragrande maggioranza dei casi le vittime di questi atti di disperazione erano i bambini. Nelle campagne, numerosi furono i casi di bambini venduti o uccisi per evitare di dover sfamare bocche in più. Nel 1959 più di duemila bambini furono abbandonati a Nanchino, una quantità che superò di quattro volte il numero totale dei bambini abbandonati nelle campagne cinesi dalla fondazione della RPC. Di questi, che erano in larga parte malati, handicappati o ciechi, sei su dieci erano bambine.105
La fame e la disperazione, poi, costringevano molte donne a vendere i propri corpi per qualsiasi tipo di aiuto, da un po’ di cibo a un lavoro migliore o a una relazione con chi potesse offrire un maggior senso di sicurezza. Ragazze di