la realtà
Il Grande Balzo in Avanti ha costituito indubbiamente una nuova fase nel processo di “liberazione” delle donne cinesi. Molte concezioni considerate arretrate e feudali riguardanti la figura femminile hanno cessato di esistere e la donna è entrata con sempre più decisione sulla scena pubblica e sociale. 111 Le donne cinesi, grazie soprattutto al supporto dell’ ACWF che operava a livello nazionale e locale, fecero grandi progressi in molti settori: nell’educazione, nell’industria, nell’agricoltura.112 Con il processo di mobilitazione di massa delle
110 LIN Chun, “Toward a Chinese Feminism: a personal story”, in WASSERSTROM (a cura
di),Twentieth-‐century China…, cit. , p. 76.
111 LIU Weifang “Zhongguo funü yundong…” cit., p. 108.
112 Andors fa notare come i maggiori passi in avanti durante il Grande Balzo in Avanti furono
fatti nelle aree urbane, dove le donne poterono prendere parte a un maggior numero di iniziative rispetto alle loro connazionali che risiedevano nelle campagne. Nel 1960, infatti, le donne costituivano il 25 percento dei ricercatori nell’Accademia cinese delle Scienze e il 50 percento dei ricercatori nell’Istituto di ricerca per l’industria chimica e nell’Istituto di Ricerca per l’industria leggera. A Pechino il 40 percento dei dottori era di sesso femminile, e le
donne nella produzione durante gli anni del Grande Balzo in Avanti, si venne a formare un contesto sociale in cui la partecipazione femminile diventava necessaria ai fini della costruzione socialista e, quindi, accettata dalla maggior parte della popolazione cinese in nome di un bene comune. Tuttavia, il movimento promosso da Mao nel 1958 mostrò chiaramente i suoi limiti nel rapporto tra lo sviluppo economico del paese e il mutamento del ruolo della donna cinese nella società.113 Durante il Grande Balzo in Avanti, infatti, emersero molte contraddizioni, riguardanti in particolare la tutela della salute della forza lavoro femminile, l’educazione, nonché il ruolo della donna nella sfera domestica.114
La propaganda sosteneva con convinzione che l’emancipazione della donna era stata raggiunta, sebbene molte contraddizioni fossero già emerse all’inizio della campagna, in particolare nelle aree rurali. L’otto marzo del 1960, in occasione della festa della donna, sulle pagine del Quotidiano del Popolo si poteva leggere:
In Cina il femminismo, sotto la guida luminosa della linea generale del partito nella costruzione socialista, e seguendo il Grande Balzo in Avanti e il movimento delle comuni popolari, si è diretto verso una nuova fase nel movimento di liberazione della donna. Le idee riguardanti l’emancipazione femminile sostenute da Marx, Engels, Lenin e dalla figura di spicco del movimento femminista internazionale Clara Zetkin,115 ispirano sempre più donne in tutto il
mondo ad aderire alla rivoluzione.
Il materialismo storico di Marx ci insegna: da quando nella società umana sono emerse classi contrapposte e in lotta fra loro, le donne
studentesse impegnate nelle principali università della capitale rappresentavano il 30 percento del numero totale degli studenti. Cfr. ANDORS, The Unfinished Liberation…, cit., p. 70.
113 Ibid. p. 74. 114 Ibid. p. 71.
115 Clara Eissner (il cognome Zetkin è quello del marito, Ossip Zetkin, rivoluzionario russo morto
nel 1889), nata in Germania nel 1857 e morta nel 1933 in Russia, dove si era trasferita dopo l’ascesa al potere di Hitler, dedicò la sua vita alla lotta per i diritti delle donne. Promosse la necessità per le donne di liberarsi dall’oppressione maschile come una parte fondamentale della emancipazione del proletariato dalla classe capitalista. Per un approfondimento sulla vita e sulle opere di Clara Zetkin: cfr. Gilbert BADIA, Clara Zetkin, féministe sans frontières, Paris, les Editions Ouvrières, 1993.
sono sempre state l’obiettivo dell’oppressione più dura e selvaggia da parte della classe sfruttatrice.
La forza lavoro femminile, unendo le donne di ogni classe sociale, sotto la guida del Partito Comunista e insieme all’intero popolo, ha sperimentato la grande lotta della rivoluzione socialista e democratica. [Con la vittoria del socialismo], per le donne cinesi sono aumentate le possibilità in ambito economico e politico, nella famiglia e nella società. […] Oggi, le donne cinesi costituiscono una forza importante nella costruzione socialista e, insieme al popolo intero, hanno completato in anticipo gli obiettivi principali del secondo piano quinquennale. Inoltre continuano a impegnarsi attivamente per portare avanti il “grande balzo” dell’economia nazionale nel 1960. […]
L’importanza storica del Grande Balzo in Avanti e del movimento delle comuni popolari, si è mostrata anche nella questione femminile. Le donne cinesi sono finalmente riuscite a liberarsi dall’obbligo delle faccende domestiche e intraprendere la strada concreta della liberazione nella partecipazione alla produzione.116
Nello stesso anno Donne Cinesi elencava gli importanti progressi raggiunti grazie alla fondazione delle comuni urbane e affermava che dopo il 1949 le donne erano riuscite a partecipare attivamente ad ogni tipo di produzione “ottenendo gli stessi diritti degli uomini”.117
La realtà, però, era diversa per molti aspetti. Come già discusso nei capitoli precedenti, il Grande Balzo in Avanti vide un coinvolgimento su larga scala della forza-‐lavoro femminile. Tuttavia, sia nelle città che nelle campagne, le nuove politiche non garantivano loro una reale parità di genere. Sebbene fossero stati
116 “Wo guo funü jiefang yundong de xin jieduan” 我国妇⼥女解放运动的新阶段 (Una nuova fase
per il movimento di liberazione della donna cinese), in RMRB, 8 marzo 1960, p. 1.
117 ZHANG Shude, “Chengshi renmin gongshe da da zujin le funü chedi jiefang shiye” 城市人民公
社大大促进了妇女彻底解放事业 (Le comuni urbane hanno accelerato in modo grandioso il processo di liberazione delle donne), in ZGFN, 1960 (8), p. 5.
diffusi, nelle aree rurali, nuovi programmi educativi e, in quelle urbane, molte donne svolgessero un ruolo importante nella ricerca universitaria, questi privilegi interessavano solo una minima parte della popolazione femminile.118 Di fatto, la stragrande maggioranza delle donne che aderirono alla campagna del Grande Balzo in Avanti si ritrovò impegnata in lavori estenuanti che non permettevano di poter partecipare con costanza ai gruppi di studio promossi dalle autorità locali.119
Nelle campagne, infatti, le speranze di una vera liberazione andarono svanendo con la costruzione delle grandi comuni e con l’imposizione di obiettivi di produzione troppo ambiziosi. Le pressioni in ambito lavorativo erano enormi, tanto che, in alcuni luoghi, molti contadini arrivavano a passare fino a sedici ore al giorno nei campi.120 La situazione appariva particolarmente difficile per milioni di donne che, impegnate nel lavoro di “costruzione socialista”, continuavano a vivere il conflitto tra ruoli tradizionali ed emancipazione. Dopo appena alcuni mesi dall’inizio del Grande Balzo in Avanti uomini e donne si ritrovarono esausti sia mentalmente che fisicamente per l’eccessivo carico di lavoro. 121Il peso maggiore gravava sulle donne, in particolare sulle madri. La protezione e la cura che dovevano essere garantite loro, nelle aree rurali, raggiungevano livelli molto bassi. Le questioni sulla tutela della salute erano strettamente legate a problematiche riguardanti le cure precedenti e conseguenti il parto, il controllo delle nascite e i rapporti sessuali tra i coniugi. In quasi tutte le aree rurali cinesi, la mancanza di personale qualificato e di strumenti adatti non permetteva alle donne di lavorare e vivere in condizioni di
118 ANDORS, The Unfinished Liberation…, cit., p. 72.
119 Kimberley Ens MANNING, “Embodied Activism: The Case of Mu Guiying Brigade”, in
HARRIET EVANS e Julia C. STRAUSS, Gender in Flux: Agency and Its Limits in Contemporary China, Cambridge, Cambridge University Press, 2011, p. 51.
120 Nella comune di Qixian, nella contea di Jintan (Sichuan), nel 1960 un solo ospedale ospitava
circa 80-‐90 persone provenienti da due distretti e affette da edema causato dalla malnutrizione. Le stanze riservate ai pazienti erano semplici capanne costruite con canne di mais, in cui pagliericci di foglie di riso fungevano da letti. Uomini e donne erano ricoverati indistintamente nelle stesse camere e il personale della struttura scarseggiava: vi era, infatti, un solo medico e due addetti alla cura dei bambini. Cfr. YANG Jisheng, Mubei: Zhongguo liushi…, cit., p.101.
vita accettabili.122 Secondo una ricerca intrapresa alla metà del mese di giugno del 1960 dall’“Ufficio per il debellamento delle malattie” (chuhaimiebing
bangongshi) della contea di Wenjian (Sichuan) su cinquantamila donne di età
compresa tra i 18 e i 45 anni, ventimila circa avevano subito un’interruzione del regolare ciclo mestruale e più di duemila soffrivano di prolasso uterino.123 L’anno successivo, nel 1961, circa il 4 percento delle donne residenti nella contea di Huoyue (Henan meridionale) era affetta dallo stesso disturbo.124 A causa di sforzi dovuti al sollevamento di pesi eccessivi, molte donne subirono l’abbassamento degli organi riproduttivi che, fuoriuscendo dalla loro cavità naturale, causavano infezioni sempre più acute e un intenso dolore.125 Le malattie ginecologiche richiedevano ovviamente delle risposte immediate ed efficaci che, tuttavia, non potevano arrivare da strutture non adeguate in cui era impossibile nutrire i malati a causa della diffusa mancanza di risorse alimentari. I pochi medici che operavano nelle strutture fatiscenti delle aree rurali senza mezzi e spesso senza una vera preparazione, somministravano medicine improvvisate, intrugli che nella maggior parte dei casi aggravavano la già difficile situazione.126
Le malattie e i disagi, acuiti dalle precarie condizioni igieniche, furono in larga parte causati da forme di radicalismo politico e da una diffusa negligenza nei confronti della tutela della salute delle lavoratrici.
L’ACWF era composta di comitati operanti ad ogni livello amministrativo, dalla provincia fino al più piccolo villaggio. Il PCC necessitava, infatti, nelle diverse comuni, della presenza di una leadership che coordinasse le attività della forza-‐ lavoro femminile, educasse le donne al pensiero maoista e proteggesse i loro interessi e la loro salute riproduttiva.127
122 ANDORS, The Unfinished Liberation…, cit., p. 71. 123 YANG Jisheng, Mubei:Zhongguo liushi…,cit., p. 101. 124 MANNING, “Making a Great Leap Forward?...”, cit., p. 144.
125 Nelle campagne questo disturbo era chiamato “allungamento dell’intestino” , dove la parola
“intestino” andava in realtà ad indentificare l’utero. YANG Jisheng, Mubei: Zhongguo liushi…, cit., p. 101.
126 Ibid.
In molti casi, però, le cellule di partito enfatizzavano l’etica maoista rivoluzionaria basata sulla “lotta fisica e il sacrificio”.128 Questo tipo di approccio affondava le sue radici nei discorsi precedenti al 1949, durante la permanenza del PCC a Yan’an e la guerra sino-‐nipponica. Fin dalla sua fondazione, infatti, il PCC si era adoperato per definire con precisione il ruolo della donna e dei suoi compiti nell’organizzazione del partito. Il movimento di emancipazione femminile diventava parte integrante della rivoluzione e della lotta di classe che avrebbero dovuto portare alla vittoria finale. Eroici sacrifici in nome della causa rivoluzionaria venivano richiesti a uomini e donne indistintamente.129 Mao Zedong attribuiva, infatti, alla forza di volontà del popolo un’importanza cruciale al fine di raggiungere qualsiasi obiettivo.130 Idee di questo genere si collocavano però in completa antitesi rispetto alla priorità che il PCC conferiva, fin dalla sua nascita, alla tutela delle caratteristiche fisiologiche della donna. Tale conflitto, nel periodo precedente al 1949, si affermò in modo particolare a livello popolare, tra le attiviste legate al partito, trasformandosi in uno sdegno verso l’idea dell’innata “debolezza” del sesso femminile. Secondo questo punto di vista la cura dei particolari interessi della donna avrebbe portato il PCC a trascurare la causa rivoluzionaria, che richiedeva a uomini e donne coinvolgimento fisico ed emotivo.131
La partecipazione attiva delle donne nella guerra civile negli anni precedenti la fondazione della RPC, portò molte attiviste a sviluppare una profonda avversione per i compiti tradizionalmente di competenza femminile, a rifiutare la maternità e rinnegare, in alcuni casi, la propria “femminilità”.132Così, mentre il PCC chiedeva alla leadership dell’ACWF a livello locale di prendersi cura dei particolari bisogni delle donne e dei loro bambini, molte di esse, a causa della propria esperienza nell’organizzazione del partito, disprezzavano i ruoli
128 Ibid.
129 Kimberley Ens MANNING, “The Gendered Politics of Woman-‐Work: Rethinking Radicalism in
the Great Leap Forward”, in Modern China, vol.32, no 3, luglio 2006, p. 357.
130 Cfr. LIEBERTHAL, Governing China…, cit., pp. 63-‐64. 131 MANNING, “The Gendered Politics…”, cit., p. 357. 132 Ibid., p. 358.
tradizionali della donna e ogni tipo di attenzione che potesse distogliere il partito dall’ obiettivo prioritario della rivoluzione.133
La fede cieca nel maoismo rivoluzionario, che numerose donne condividevano prima del 1949, continuò a sopravvivere nelle aree rurali durante gli anni tumultuosi del Grande Balzo in Avanti. Sebbene a livello nazionale l’ACWF si facesse portavoce, come già analizzato, di una mobilitazione delle donne nel lavoro accompagnata da una cura della salute e della maternità, molte attiviste continuavano a considerare la protezione del corpo femminile come un ostacolo alla causa della rivoluzione.134
Nelle interviste compiute da Kimberley Manning a ex attiviste a livello locale, si possono riscontrare ricordi, idee e opinioni diverse e contrastanti riguardanti la vita nei villaggi durante il Grande Balzo in Avanti. Per molte donne che aderirono alla campagna, dare il proprio contributo nel lavoro fuori dalle mura domestiche costituiva un’occasione unica di sacrificio eroico per la patria, ma anche un modo per raggiungere una vera uguaglianza tra i sessi e, quindi, la “liberazione” della donna. Nella contea di Gaoshan (Jiangsu), nel 1958, tre ragazze furono poste a capo della brigata Mu Guiying e incarnarono alla perfezione questo modo di agire e pensare. 135 Il loro compito principale, in quanto leader di un team di produzione, era quello di distribuire il lavoro, tenere un resoconto di quanto ogni singolo individuo lavorasse quotidianamente e, se necessario, assegnare alle donne compiti più leggeri durante i giorni di ciclo mestruale o in caso di gravidanza.
Il desiderio principale di Yang (vent’anni), Fan (diciannove anni) e Lin (ventisette anni) era quello di dimostrare la capacità di poter gestire una brigata di produzione, nonostante i limiti imposti dall’età e dal sesso. Yang confidava pienamente nelle abilità soggettive della donna, in grado di raggiungere e superare le capacità maschili:
133 Ibid. 134 Ibid.
Non credevo che le donne fossero inferiori agli uomini. Dovevi solo dimostrare agli uomini che potevi fare dei lavori, e nessuno alla fine era più forte dell’altro. Confidavo fermamente nella capacità soggettiva di andare avanti, e svolgevo il mio lavoro secondo questo principio. A quel tempo c’era così tanto da fare! Ad esempio, nella mia comune vi erano diciannove brigate, e io ero l’unica donna a ricoprire il ruolo di segretario di partito a capo di una brigata. Quando il comitato di partito ordinò di svolgere un determinato compito in tre giorni, io lo portai a termine in due. Volevo un obiettivo per cui combattere, dovevi essere determinato e avere una tua iniziativa che ti permettesse di continuare ad andare avanti.136
L’esperienza di Yang e di altre leader locali intervistate da Kimberley Manning, mette in luce un profondo orgoglio per i compiti svolti durante gli anni della collettivizzazione e per i passi avanti fatti dalle donne cinesi rispetto al periodo precedente la fondazione della RPC. Lin, 27 anni, impegnata con Yang nell’organizzazione delle attività della brigata Mu Guiying, sosteneva fieramente che, nella loro brigata “erano le donne a detenere il potere”.137 Le tre ragazze a capo della brigata dimostravano di tenere particolarmente alla salute delle donne poste sotto la loro tutela, seguendo fedelmente il compito che l’ACWF, dall’alto, affidava ai comitati di livello inferiore.138
Al contrario, molte donne che rivestivano incarichi di responsabilità nella gestione della produzione nelle comuni, mostravano totale devozione alla rivoluzione e al superamento dei propri limiti, tanto da arrivare a compromettere la propria salute. Una donna leader di una brigata di lavoro femminile nella contea di Wenhe (Henan) ricorda di aver continuato a lavorare duramente nei campi fino alle ultime fasi della propria gravidanza.139
136 Ibid. p. 48. 137 Ibid., p. 49.
138 MANNING “Making a Great Leap Forward?”, cit., p. 150. 139 MANNING, “The Gendered Politics…”, cit., p. 361.
Nonostante l’estenuante lavoro e le difficoltà che le donne dovettero affrontare in questo periodo, alcune di esse ricordano con nostalgia e gioia gli anni di mobilitazione di massa della forza-‐lavoro femminile. Così, quei momenti vengono ricordati oggi come un periodo d’oro, un “tempo di gioia” nella vita delle attiviste. Emblematico in questo senso è il racconto di Huang, intervistata da Kimberley Manning nel 2001 nel villaggio di Xi Cun (contea di Huoyue), Secondo Huang durante il Grande Balzo in Avanti le donne cinesi erano riuscite ad ottenere l’uguaglianza di genere e una reale emancipazione da pregiudizi tradizionali sull’inferiorità del sesso femminile. Per questo sostiene con fermezza: “Come potevo non essere felice?”140 I ricordi positivi della donna, però, riflettono, come evidenzia Manning, la sua esperienza di attivista e membro di una famiglia legata al PCC. Il marito, infatti, era un quadro di partito e, in quanto tale, godeva, insieme alla sua famiglia, di particolari privilegi che non interessavano altri abitanti del villaggio.141
Non per tutte le donne che vissero gli anni del Grande Balzo in Avanti lavorando nelle campagne cinesi il periodo dovette essere così positivo. Molte di esse, infatti, sperimentarono sofferenze atroci e carichi eccessivi di lavoro, a causa, nella maggior parte dei casi, dell’atteggiamento dei superiori. Gli standard di produzione sempre più alti da raggiungere e la fede cieca nel pensiero di Mao e nella causa rivoluzionaria, spinsero molte donne leader a costringere operaie e contadine a sforzi sovrumani. A Xi Cun, alcune donne che di recente hanno raccontato le proprie esperienze a Kimberley Manning, ricordano con terrore gli atteggiamenti di Zhang, arrivista e fervente comunista a capo di una brigata della comune.142 Secondo le parole di alcune operaie alle sue dipendenze, Zhang
140 MANNING, “Making Maternalism…”, cit., p. 92.
141 Kimberley Manning svolse nel villaggio di Xi Cun interviste collettive a diverse donne del
villaggio che avevano vissuto le trasformazioni del Grande Balzo in Avanti. In occasione di uno di questi incontri, quando Huang affermò che durante questi anni l’uguaglianza tra uomo e donna era stata raggiunta, Zhou, un’altra donna affermò: “E’ naturale che tu parli così, tuo marito era un quadro e queste cose le capiva!”. Questo episodio permette alla Manning di spiegare come la situazione fosse ovviamente più semplice per le donne che appartenevano ad una famiglia legata al PCC. Per la maggior parte delle donne, i cui mariti erano semplici contadini o braccianti quasi sempre analfabeti, risultava impossibile affermare indipendentemente i propri diritti, poiché pregiudizi sulle capacità femminili e sulla superiorità dell’uomo continuavano a rimanere radicate nei villaggi. Cfr. MANNING, “Marxist Maternalism…, “cit., p.93.
costringeva molte donne a lavorare in condizioni estreme, senza badare alla tutela della salute delle donne incinta, spinte ad affaticarsi senza sosta nei campi fino agli ultimi giorni di gravidanza.143
L’esempio di Zhang non fu l’unico nel panorama politico della Cina del Grande Balzo in Avanti. L’ACWF nel 1960 pubblicò un rapporto di ricerca sull’operato delle attiviste a capo delle brigate di lavoro, criticandone l’operato di molte di esse.
Dalla nostra ispezione risulta che la stragrande maggioranza dei quadri della Federazione si è calata con grande coscienziosità e diligenza tra le masse e sta svolgendo un buon lavoro. Ci sono anche casi di leader esemplari che, portando a compimento le politiche del partito, si oppongono con fermezza alle “cinque tendenze dannose”144. Ne sono buoni esempi il capo della sezione femminile
Zhu Wenhua che nello Shanxi gestisce in modo democratico, diligente e parsimonioso la sua comune, e Zi Huixian, a capo del team di produzione delle studentesse nella comune Deng Jiang, nello Yunnan. Ma, allo stesso tempo, la nostra analisi rivela che a differenti livelli persistono ancora casi di “tendenze dannose”. Vi è poi anche una ristretta minoranza di quadri della nostra Federazione che compie gravi errori.[…] La tendenza all’esagerazione dei quadri locali
143 Dalle interviste emerge comunque che, anche in questo caso, il legame tra una persona e la
leadership locale del PCC fosse una condizione fondamentale nella vita dei villaggi rurali. Zhang, infatti, sebbene fosse un capo di brigata spesso crudele e intransigente, adottava atteggiamenti di riguardo nei confronti delle donne sposate o imparentate in qualche modo con quadri di