Il disastro del grande balzo in avanti: illusioni e limiti di una
4.1 Premessa: il fallimento del grande balzo in avanti, una tragedia umana
Il Grande Balzo in Avanti era stato lanciato sulla base dei progetti utopistici di Mao Zedong, secondo il quale la Cina sarebbe entrata nell’ultima fase del comunismo prima di ogni altra nazione al mondo. L’Unione Sovietica aveva annunciato che sarebbe diventata finalmente comunista in un lasso di tempo pari a dieci o vent’anni; la Cina, secondo Mao, ce l’avrebbe fatta in un anno o due.1
L’impazienza del Grande Timoniere di raggiungere un tale obiettivo si accompagnava all’entusiasmo che, nei primi mesi dal suo inizio, la campagna aveva suscitato nell’intera popolazione. Ai contadini cinesi, abituati da millenni ai patimenti, alla fame, alla lotta quotidiana per la sopravvivenza, era stato promesso cibo in abbondanza e ricchezza. Ten Zhenling (1902-‐1983), ministro dell’agricoltura, aveva descritto alla popolazione le meraviglie che l’entrata nel comunismo avrebbe comportato:
Il comunismo significa: cibo, abiti, alloggio, trasporti, intrattenimento culturale, istituti di ricerca scientifica, cultura fisica. La somma di tutti questi servizi, ecco cos’è il comunismo.2
Secondo Teng, sotto il comunismo, il cibo sarebbe stato sempre in grande abbondanza e ad ogni pasto i contadini avrebbero mangiato carne di pollo, di maiale o di manzo e le uova non sarebbero mai venute a mancare. Ogni tipo di abito sarebbe stato a disposizione e dopo le ore di lavoro, ogni cinese avrebbe indossato vestiti in seta e pellicce. Le comuni popolari, infatti, avrebbero allevato volpi che a poco a poco sarebbero cresciute di numero e si sarebbero moltiplicate in modo da permettere a ogni contadino di poter riscaldarsi con le loro pregiate pellicce. Le case sarebbero state ovunque costruite seguendo il modello dei palazzi urbani, e tutti avrebbero abitato in altissimi grattacieli dotati di ogni comodità. Le comunicazioni, poi, sarebbero state sempre più veloci: il servizio di trasporto aereo, portato al massimo dell’efficienza, avrebbe potuto collegare ogni contea.3 Secondo Mao Zedong, dopo pochi anni di duro lavoro, ognuna di queste innovazioni sarebbe stata a portata di mano per l’intera popolazione cinese.
Sull’ondata entusiastica del movimento del Grande Balzo in Avanti, si pianificò la composizione e la raccolta in volumi di “nuove canzoni popolari” (xin minge) con lo scopo di glorificare la nuova campagna e le sue infinite possibilità di crescita e ricchezza. Anche queste poesie e ballate popolari, proprio come i prodotti agricoli e industriali, in particolare il grano e l’acciaio, durante gli anni del Grande Balzo in Avanti, sarebbero state create in grande quantità.4
Anche altre forme artistiche dovevano esaltare le innovazioni economiche che si stavano diffondendo nel paese. Nel settembre del 1958, prima di essere
2 Citato in Roderick MACFARQUHAR, The Origins of the Chinese Cultural Revolution, Vol. 2: The
Great Leap Forward, New York, Columbia University Press, 1983, p. 83.
3 Ibid.
4 Richard KING, “Romancing the Leap…”, cit., p. 52. L’appello della campagna di produzione di
“nuove canzoni popolari” portò alla composizione di milioni di canzoni solo nella città di Shanghai. Cfr. Lars RAGVALD, “The Emergence of ‘Worker-‐Writers’ in Shanghai” in Christopher HOWE (a cura di), Shanghai: Revolution and Development in an Asian Metropolis, Cambridge, Cambridge University Press, 1981, p. 320.
chiamati a lavorare al fianco dei contadini nelle campagne cinesi, i pittori legati all’Accademia Centrale delle Belle Arti di Pechino avevano prodotto moltissime opere celebrative del Grande Balzo, tra cui 138 murales. 5
Nello stesso anno lo scrittore Zhou Libo6pubblicava il romanzo “Grandi cambiamenti in un villaggio di campagna” (Shanxiang ju bian), il cui protagonista, il quadro comunista Deng Xiumei, era inviato nel villaggio di Qingxi per promuovere il movimento di collettivizzazione. Egli tuttavia si trova a dover affrontare e combattere la mentalità dei contadini della vecchia generazione, molto critici nei confronti del nuovo sistema. Per riuscire a convincere anche i più scettici, il funzionario descrive i vantaggi che la collettivizzazione e l’entrata nel comunismo avrebbero portato: “con la luce elettrica, i telefoni, i camion e i trattori, si potrà vivere meglio che nelle città, perché noi abbiamo un bel paesaggio e l’aria fresca. Ci saranno fiori tutto l’anno, e più frutti di quanti ne potremmo mangiare”.7
Le conquiste e le grandi innovazioni promesse nelle aree rurali cinesi si sarebbero realizzate grazie alla costruzione e allo sviluppo delle comuni popolari, veri e propri “ponti dorati” verso il comunismo.8 L’esaltazione della comune popolare e dell’abbondanza che essa avrebbe garantito ai contadini cinesi, fu uno degli strumenti principali utilizzati dalla propaganda del partito per coinvolgere le masse nel Grande Balzo in Avanti.
In uno studio sul sistema delle comuni popolari, Zhang Letian mette in evidenza il grande potenziale di seduzione esercitato dai messaggi lanciati dal governo per rafforzare la visione utopica che stava alla base delle comuni:
5 Julia F. ANDREWS, Painters and Politics in the People’s Republic of China, London, University of
California Press, 1994, p. 211.
6 Pseudonimo di Zhou Shaoyi (1908-‐1979), nato nel villaggio di Yiyang, nello Hunan. Si unì alla
Lega degli scrittori di sinistra nel 1934, lo stesso anno in cui divenne membro del PCC. I suoi romanzi sono profondamente legati alle campagne economiche promosse dal partito. “L’uragano”(Baofeng zhouyu), del 1948, tratta della riforma agraria attuata in quegli anni nelle campagne cinesi; “Colata d’acciaio”(tieshui benliu), del 1954, descrive la vita di alcuni operai di un’acciaieria esaltando la nuova spinta industriale. “Grandi cambiamenti in un villaggio di montagna”, primo romanzo completamente consacrato alle campagne dello Hunan, è raccolto in due volumi, pubblicati, rispettivamente, nel 1958 e nel 1960. Cfr. Xiaomin GIAFFERRI-‐HUANG, Le Roman chinois depuis 1949, Paris, Presses Universitaires de France, 1991, p. 112.
7 Citato in BECKER, Hungry Ghosts…, cit., p. 61.
8 Frank DIKOTTER, Mao’s Great Famine, London, Bloomsbury Publishing, 2010, p. 49.
Quando furono istituite le comuni popolari, il governo dipinse per i contadini una bellissima descrizione del nuovo villaggio socialista: palazzi a più piani, luce elettrica, telefoni, condizioni di vita ottimali, una società egualitaria e armoniosa.9
Tuttavia, a un anno dalla loro nascita, le comuni si dimostrarono incapaci di garantire l’entrata del popolo cinese nel tanto atteso “paradiso della felicità” (xinfu leyuan). Invece di assicurare alla popolazione rurale ricchezza e grande abbondanza di cibo, il “sistema delle grandi comuni” (dagongshe zhidu) causò una “diffusa carestia” e l’ideale utopico promosso con il lancio del Grande Balzo in Avanti “iniziò a dissolversi” a causa dell’economia di villaggio “sempre più stagnante”.10 Gli abitanti dei villaggi, fin dalla prima fase del sistema delle comuni, “provarono il sapore della fame”. Zhang Letian riporta alcune testimonianze, tra cui quella di una donna di mezza età:
In quel periodo nella mia famiglia c’erano quattro bambini. Prendevo ogni giorno della zuppa dalla mensa comune, perché dovevo nutrire prima i bambini, che non potevano stare senza cibo. Io mangiavo un poco di zuppa, del riso, e nei momenti più difficili mi nutrivo delle cortecce degli olmi o di radici di erbe acquatiche. Le radici erano troppo amare e le cortecce erano difficili da digerire e potevano
9 ZHANG Letian 张乐天, Gaobie lixiang: Remnin Gongshe zhidu yanjiu, 告别理想:人民公社制度
研究 (Addio ideali: un’analisi del sistema delle comuni popolari), Shanghai, Dongfang chuban zhongxin, 1998, p. 74.
10 Ibid. Zhang Letian sostiene, inoltre, che il sistema delle grandi comuni costituisce la causa
principale della carestia che ha colpito la Cina durante il periodo del Grande Balzo. Secondo le parole dello stesso autore: “la logica dell’economia di villaggio e dell’evoluzione sconfisse i bei discorsi [riguardanti il successo del comunismo], spingendo il governo ad un compromesso. Per tale motivo il sistema delle grandi comuni è stato poi modificato in un sistema di piccole comuni”. Secondo Zhang, il Grande Balzo in Avanti fu un’idea errata che portò alla costruzione di un sistema sbagliato. Le grandi comuni, infatti, non tenevano conto delle difficoltà e del tempo necessario a modificare ed allargare le strutture tradizionali dei villaggi cinesi. Per tale motivo il governo centrale si trovò costretto, già nel 1959, a fare un passo indietro e ridimensionare la grandezza delle comuni, ritornando a un sistema simile a quello delle cooperative della metà degli anni Cinquanta.
causare gravi forme di edema. In quel periodo nel villaggio molti avevano la pelle gonfia.11
Da quanto sopra evidenziato, si evince che il sistema delle grandi comuni e l’utopia del Grande Balzo in Avanti comportarono grandi sofferenze per la popolazione cinese.
Quando, agli inizi degli anni Sessanta, divenne palese che il sogno del “paradiso della felicità” non era stato realizzato, i vari mezzi di propaganda a disposizione del governo centrale, iniziarono a definire il periodo trascorso come “ tre anni di calamità naturali” (san nian ziran zaihai).12 Secondo la versione ufficiale del PCC, infatti, la mancanza di cibo e le numerose morti erano state causate in particolare dai fenomeni naturali che in quegli anni avevano arrecato gravi danni ai raccolti.13 Questo tipo di interpretazione continuò ad essere dominante in Cina fino alla morte di Mao. Susanne Weigelin-‐Schwiedrzik, nel suo studio sull’approccio al Grande Balzo in Avanti della storiografia cinese, evidenzia lo stretto rapporto tra mito e tabù. Con la sopravvivenza del mito dell’entrata nel comunismo e della costruzione socialista durante l’epoca maoista, infatti, il governo centrale doveva continuare a tacere sulla tragedia della grande carestia.14 I manuali di storia del partito stampati nei primi anni Settanta con la riapertura delle università, classificavano il Grande Balzo in Avanti come il primo grande successo del PCC sotto la guida di Mao Zedong. La Cina agli inizi degli anni Cinquanta si trovava schiacciata dalle pressioni che insistevano sull’imitazione del modello politico ed economico dell’Unione Sovietica. Mao,
11 Ibid., p. 76. 12 Ibid., p. 77.
13 Non fu però questo, sostiene Zhang Letian, il caso delle contee di Yanguan e Haining, situate
nella provincia del Zhejiang, dove si concentra la sua ricerca. Queste aree sono soggette a cambiamenti climatici, forti abbassamenti delle temperature in inverno e, nella stagione estiva, si verificano spesso fenomeni di siccità. Nonostante ciò, le calamità naturali sono molto rare. Nel 1985, riporta Zhang, sulla base dei dati raccolti dalla “divisione distrettuale agricola di Haining”(Haining nongye quhua), durante i “tre anni di calamità naturali”, nel distretto di Haining non si verificarono fenomeni metereologici di grave entità. Cfr. ZHANG Letian, Gaobie…, cit., p. 77.
14 Susanne WEIGELIN-‐SCHWIEDRZIK, “ Re-‐Imagining the Chinese Peasant: The Historiography
on the Great Leap Forward”, in MANNING, Kimberley Ens e WEMHEUER, Felix (a cura di), Eating…, cit. pp. 28-‐29.
dopo aver analizzato le circostanze, si convinse che il cammino verso il socialismo della nazione cinese doveva essere profondamente diverso da quello della Russia e delle sue aree d’influenza. Secondo il Grande Timoniere lo sviluppo economico doveva basarsi essenzialmente sulla forza lavoro dei contadini che, sostenendo con convinzione il nuovo sistema di collettivizzazione, avrebbero permesso una riorganizzazione delle campagne molto più efficiente rispetto a quella dell’URSS. Per questo motivo il Grande Balzo in Avanti poteva essere considerato il primo vero passo importante della RPC nel trovare una sua strada verso il comunismo.15
Con la morte di Mao Zedong avvenuta nel 1976 e la fine della Rivoluzione Culturale, i discorsi sul Grande Balzo in Avanti e le sue drammatiche conseguenze subirono un cambiamento. La campagna economica cominciò ad essere vista come il risultato di una visione troppo radicale ed estrema riguardo lo sviluppo del socialismo in Cina.16
La “Risoluzione su alcune questioni riguardanti la storia del Partito dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese”, approvata nel 1981 dal Comitato Centrale del PCC in occasione del sessantesimo anniversario della fondazione del partito, infatti, si apre con queste parole:
Nel 1958, la seconda sessione plenaria dell’ottavo Congresso del PCC fece passare la risoluzione sulla costruzione del socialismo e su altri punti fondamentali. Essa rifletteva correttamente il desiderio e la forte richiesta delle masse di cambiare la condizione economica arretrata del nostro paese. Il loro errore fu quello di sottovalutare il ruolo e l’importanza delle leggi economiche. Allo stesso tempo, però, a causa di una scarsa esperienza nella costruzione socialista e una
15 Ibid., p. 29. L’autrice fa notare come il modo di interpretare la storia del partito in questi anni
sia molto simile a quello sviluppato nel periodo precedente il 1949. Alla sua nascita il PCC era infatti molto dipendente dal Comintern e dalle sue decisioni sul futuro della rivoluzione cinese. Dopo la rottura del Primo Fronte Unito, tuttavia, il PCC iniziò a intraprendere un proprio personale percorso. Solamente basandosi sulle teorie Marxiste-‐Leniniste e sulla consapevolezza delle particolarità della situazione cinese si poteva raggiungere la vittoria. L’abilità attribuita al PCC è quella di aver compreso le potenzialità della forza contadina cinese e di aver combinato con successo questo fattore alla dottrina Marxista-‐Leninista.
mancata conoscenza sia della situazione della Cina sia delle leggi economiche e, soprattutto, poiché il compagno Mao Zedong e molti quadri a livello locale e nazionale in seguito alla nostra vittoria si rivelarono arroganti e sicuri dei propri mezzi, diventammo impazienti nella ricerca del successo, sopravvalutando il ruolo della volontà soggettiva.17
La Risoluzione continuava, poi, sostenendo che Mao Zedong compì un errore nel criticare e nell’epurare Peng Dehuai dalla carica di ministro della Difesa, poiché questo episodio contribuì a scatenare dannose lotte interne al partito.
Sebbene cominciassero ad essere ufficialmente riconosciute alcune responsabilità politiche di Mao Zedong e dei quadri a livello nazionale e locale, tuttavia alle gravi conseguenze del Grande Balzo in Avanti si faceva solo un semplice accenno:
Tra il 1959 e il 1960 l’economia del nostro paese andò incontro a molti problemi. Sia lo stato che la popolazione hanno dovuto subire ingenti perdite a causa degli errori commessi durante il Grande Balzo in Avanti e la campagna anti-‐destrista, cui si aggiunsero forti calamità naturali e, soprattutto, il tradimento dell’Unione Sovietica che perfidamente ruppe il patto di alleanza con il nostro paese.18
17 Guanyu jianguo yilai dang de ruogan lishi wenti de jueyi” 关于建国以来党的若干历史问题的
决议 (Risoluzione su alcune questioni riguardanti la storia del Partito dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese), originariamente raccolto in Guanyu jianguo yilai dang de ruogan
lishi wenti de jueyi zhushiben, 关于建国以来党的若干历史问题的决议注视本 (Raccolta di
risoluzioni prese dal partito a partire dalla fondazione della RPC su alcune questioni storiche), Zhong-‐gong zhongyang wenxian yanjiushi 中共中央文献研究室 (Ufficio Centrale di ricerca di documenti sulla storia del PCC), Beijing, Renmin chubanshe, 1985, accessibile online:
http://news.xinhuanet.com/ziliao/2002-‐03/04/content_2543544.htm.
18 Nel 1952 l’Unione Sovietica aveva siglato con la Cina un trattato di amicizia, che prevedeva
per la RPC un sostegno economico e il rifornimento di tecnologia militare moderna. Tuttavia, nella seconda metà degli anni Cinquanta l’emergere di divergenze politico-‐ideologiche e le critiche da parte di Chruscev alle misure portate avanti durante il Grande Balzo in Avanti, con particolare riferimento alle comuni popolari, causarono crescenti tensioni tra i due paesi. Nel 1960, quando l’attrito tra le due potenze raggiunse il suo apice, l’URSS ordinò il ritiro nota immediato di militari e, soprattutto, di ricercatori e scienziati che lavoravano in Cina alla
Il Grande Balzo in Avanti era presentato come il risultato di “errori di sinistra” (zuo qing cuowu) che, combinati all’inesperienza nella costruzione socialista, avevano trasformato in tragedia una campagna economica nata con le migliori intenzioni. Sull’onda del fanatismo, infatti, la leadership avrebbe commesso degli errori, sottovalutando le vere condizioni economiche del paese. In un discorso sulla storia del PCC che ebbe luogo nel 1980, Deng Xiaoping dichiarò che egli stesso insieme a Mao Zedong, Liu Shaoqi, Zhou Enlai e altri membri del PCC, durante il Grande Balzo in Avanti si era fatto prendere dall’entusiasmo diventando una “testa calda” (tounao fare).19
Negli anni successivi il partito è ritornato sulla questione e ha ammesso con maggiore decisione i propri errori. Il Grande Balzo in Avanti cessò di essere considerato il grande successo del PCC nel trovare una propria strada verso il socialismo e iniziò a essere criticato come un grave errore che portò alla popolazione cinese enormi sofferenze.20 Con l’avvio delle riforme economiche era impossibile per il partito continuare a mantenere il silenzio sulle numerosissime morti avvenute in quegli anni.
Nel 1991 Li Chengrui, allora direttore dell’Ufficio Statistico Nazionale (Zhonghua
Renmin Gongheguo guojia tongji ju), pubblicò uno studio sulle ricerche fatte fino
realizzazione di progetti industriali. Le dichiarazioni ufficiali di Mao e della leadership comunista nel corso degli anni Sessanta e Settanta attribuirono al tradimento sovietico le maggiori responsabilità del fallimento del Grande Balzo. La mancanza di aiuti economici e l’impossibilità di un’efficiente ricerca scientifica e industriale furono determinanti, secondo Mao, nella crisi che il paese affrontò tra il 1959 e il 1961. Cfr. MEISNER, Mao…, cit., pp. 227-‐ 228-‐ 229.
19 Citato in Felix WEMHEUER, “Dealing with Responsabilities for the Great Leap Famine in the
People’s Republic of China”, in China Quarterly, no. 201, 2010, p. 180. Nel suo articolo Wemheuer prende in analisi tre documenti fondamentali per comprendere l’approccio del PCC alla questione della grande carestia: il discorso tenuto da Liu Shaoqi nel 1962 davanti a settemila quadri di partito; la già citata Risoluzione del 1981 e il volume a cura di Bo Yibo (1908-‐2007) del 1993, “Riflessioni su alcune importanti decisioni ed eventi” ( 若干中大决策与 事件的回顾, Ruogan zhongda juece yu shijian de huigu). Nei tre documenti, secondo Wemheuer, il problema principale affrontato non è quello della carestia e delle sofferenze patite dal popolo cinese, ma quello degli errori e delle divisioni all’interno del partito che hanno portato al fallimento del Grande Balzo. Tutti e tre rientrano nello schema tipico della storiografia di Partito di tipo Marxista-‐Leninista stabilita con l’opera “Breve storia del Partito Comunista in Unione Sovietica” che, nel 1938, era divenuto il manuale di riferimento per l’interpretazione corretta degli avvenimenti storici in Unione Sovietica. Sulla base di questo modello, la storia del PCC è descritta come una lotta tra la linea corretta del governo centrale e le pericolose tendenze di destra o di sinistra. Cfr. anche Arup BANERJI, Writing History in the Soviet Union: Making the Past Work, New Delhi, India Orient Longman, 2008, pp. 134-‐180.
a quel momento in Cina e all’estero sul numero delle vittime causate dalla grande carestia.21 Li sosteneva che negli anni del Grande Balzo in Avanti non fossero state rispettate fondamentali leggi economiche, fossero stati imposti target di produzione molto alti e fornite indicazioni spesso contraddittorie, che contribuirono ad alimentare comportamenti arroganti e gravi errori da parte delle autorità locali.22 Tuttavia il suo articolo non aveva come obiettivo principale quello di trovare responsabilità e cause di una simile tragedia, ma quello di definire un metodo il più corretto possibile per calcolare il tasso di mortalità degli anni che vanno dal 1958 al 1961 e di confrontarsi con i primi studi fatti all’estero negli anni precedenti.23
Le prime stime fornite dagli studiosi occidentali sul numero delle vittime della grande carestia, risalgono agli anni Ottanta e si basano su informazioni piuttosto limitate. Fornire un quadro preciso e attendibile riguardante le nascite e le morti in un paese vasto come la Cina e, soprattutto, in un periodo di difficoltà economica e politica come quello del Grande Balzo in Avanti, costituiva ancora un’operazione molto complessa. I fattori che rendono conto di tale complessità sono diversi. Molti documenti sono andati perduti nel periodo della Rivoluzione Culturale, altri sono stati volontariamente distrutti o manomessi.24 Tra il 1949 e il 1982, inoltre, in Cina sono stati realizzati solamente tre censimenti (1953, 1964 e 1982).25 Durante gli anni del Grande Balzo in Avanti, infatti, l’Ufficio Statistico Nazionale, nato nel 1952, aveva smesso di operare. Professionisti e studiosi legati a questo settore erano impegnati in altre occupazioni a sostegno