costruzione socialista
2.2. La Federazione Nazionale delle Donne Cinesi: verso un coinvolgimento di massa delle
2.2.2. la federazione nazionale delle donne cinesi, il pcc e la costruzione socialista: da
primi anni cinquanta al grande balzo in avanti
L’ACDWF e le donne che a essa facevano riferimento erano coinvolte ora in prima linea nelle diverse questioni politiche, sociali ed economiche che, negli anni successivi la fondazione della RPC, il PCC si trovava ad affrontare: la campagna per la Legge sul matrimonio, lo studio politico, lo sviluppo agricolo e industriale, l’educazione.
La nuova Legge sul matrimonio, promulgata nel maggio del 1950, estendeva all’intera nazione i principi già presenti nelle leggi dei soviet del 1931 e del 1934. Il primo e il secondo articolo del Codice, di carattere generale, sostenevano nuovamente con fermezza la necessità di combattere gli elementi feudali ancora presenti nella mentalità comune. L’abolizione di pratiche tradizionali come quelle dei matrimoni combinati o del concubinato si accompagnava all’introduzione di norme specifiche in favore della donna. Ne sono un esempio la possibilità per entrambi i coniugi di poter scegliere il proprio lavoro e le proprie attività sociali (Articolo 9), il diritto per la moglie di poter gestire, al pari del marito, le proprietà della famiglia (Articolo 10) e quello di poter dare ai figli il proprio nome (Articolo 11) 61.
Il coinvolgimento delle donne cinesi nelle campagne di massa della neonata RPC iniziò con il movimento per implementare la legge matrimoniale, lanciato nel
1950 e che raggiunse il suo culmine nel 1953.62 A esso aderirono le differenti leghe come quella della Gioventù o la Federazione degli Studenti, ma soprattutto L’ACDWF, che aveva il compito di combattere atteggiamenti ostili ancora molto diffusi nei confronti della nuova legge con racconti, performance artistiche, discussioni e meeting.63 Gli argomenti utilizzati per diffondere la nuova legge si basavano su discorsi socialisti riguardanti l’amore e il matrimonio, ma in cui il romanticismo lasciava il posto all’importanza delle idee politiche e alle passioni rivoluzionarie che marito e moglie dovevano condividere.64 Allo stesso tempo il coinvolgimento nella produzione continuava a essere una priorità per il PCC nell’affrontare la questione femminile. Il secondo Congresso Nazionale dell’ACDWF, tenutosi dal 15 al 23 aprile del 1953, pur affrontando altre questioni come la necessità delle donne cinesi di supportare l’esercito nella guerra di Corea o la diffusione di organizzazioni femminili tra le minoranze etniche, poneva particolare enfasi sul lavoro delle donne e sulla loro partecipazione nello sviluppo di un’economia socialista.65 Il discorso tenuto da Deng Yingchao in tale occasione insisteva particolarmente sul lavoro femminile, sull’opportunità per le donne di contribuire attivamente all’economia cinese e riassumeva le conquiste ottenute sotto la guida del presidente Mao e del PCC.66 Tuttavia è da notare come i discorsi ufficiali continuassero a ricordare il ruolo fondamentale della Federazione nell’“educare” le donne “a rispondere attivamente all’appello del PCC per la costruzione della madrepatria allevando bene i figli e svolgendo al meglio i lavori domestici”.67
Dopo la fondazione della RPC, il PCC aveva dovuto affrontare il problema della disoccupazione nelle aree urbane, che sarebbe rimasto piuttosto serio fino
62 Per un’analisi dettagliata del rapporto tra la Federazione e la campagna per la diffusione della
legge matrimoniale cfr. JOHNSON, Women, the Family…, cit., pp. 138-‐153.
63 Xu, From Marriage Revolution …, cit., p. 203. 64 Ibid., p. 196.
65 DAVIN, Women-‐work…, cit., p. 65. 66 Ibid.
67 “Guanyu jinhou quanguo funü yundong renwu de jueyi” 关于今后全国妇女运动任务得决议
(Risoluzione sui futuri compiti della Federazione Nazionale delle Donne Cinesi) 23 aprile 1953, in Zhongghua quanguo funü lianhehui sishi nian (Quarant’anni della Federazione Nazionale delle Donne Cinesi), Zhongghuo Funü chubanshe, 1991, accessibile dal sito ufficiale della Federazione Nazionale Donne Cinesi:
all’inizio del Grande Balzo in Avanti, rendendo indispensabile incoraggiare le donne a ricoprire ruoli tradizionali, piuttosto che cercare un lavoro in industrie che non avevano i mezzi per assorbire un’ingente forza-‐lavoro femminile.
La rivista Nuove Donne Cinesi, ad esempio, nel 1954, pubblicò una serie di articoli dal titolo “Come le casalinghe possono servire il Socialismo”.68 Secondo le parole dell’organo ufficiale di stampa della Federazione, le donne, se non riuscivano a trovare un lavoro, potevano comunque sentirsi parte di una comunità e partecipare attivamente alla costruzione socialista svolgendo i propri lavori domestici con cura e attenzione.69 Anche la partecipazione attiva alle neonate organizzazioni di vicinato nelle aree cittadine, potevano costituire un modo per le casalinghe di sentirsi parte della comunità socialista. Queste organizzazioni, pressappoco dei comitati di quartiere, erano composte da volontari, e ognuna di esse rappresentava gli interessi di circa duecento o trecento abitazioni o nuclei familiari. La Federazione Nazionale delle Donne Cinesi, collaborando con questo tipo di istituzioni, dava modo alle donne di partecipare a meeting settimanali di quartiere in cui si discutevano questioni riguardanti il benessere familiare, l’igiene, l’educazione dei figli, ecc. Queste iniziative permettevano anche alle casalinghe cittadine di sentirsi parte di una comunità, e non più di una singola famiglia.70 La partecipazione al lavoro di gruppo e alla cooperazione tra le casalinghe nei comitati di quartiere si accompagnava al movimento dei “cinque buoni comportamenti”(wu hao), lanciato nel 1956 al fine di legare profondamente il lavoro domestico e la costruzione di una nuova società socialista. I “cinque buoni comportamenti” erano:
68 Ibid.
69 Wang Zheng analizza il ruolo della Federazione nelle aree urbane, dedicando particolare
attenzione alle organizzazioni femminili che coinvolgevano le casalinghe residenti a Shanghai. Dopo la fondazione della Federazione Nazionale delle Donne Cinesi nel 1949, si cercò di unificare il movimento femminile nella città e fu fondata l’Associazione delle casalinghe di Shanghai, che aveva come obiettivo principale quello di liberare le donne dalle posizioni di subordinazione, organizzare le casalinghe e prepararle dal punto di vista intellettuale e tecnico (Cfr. WANG Zheng, “State Feminism?”…, cit., pp. 522-‐523).
70 Ibid.
70 CROLL, Feminism…, cit., p. 256.
1. Promuovere il reciproco aiuto nel vicinato. 2. Fare bene i lavori di casa.
3. Educare bene i figli.
4. Appoggiare la famiglia nella produzione, nello studio e nel lavoro. 5. Lavorare con il massimo impegno.71
I toni della propaganda che il PCC indirizza e ha indirizzato alle donne, sono stati spesso analizzati come una conseguenza delle decisioni in campo economico e politico del governo cinese.
Non bisogna però credere che le esponenti del movimento femminile in Cina fossero state sempre completamente d’accordo con ogni iniziativa promossa dal PCC nella “liberazione” della donna. Nonostante una generale adesione della Federazione alle politiche del partito, furono molte le occasioni di confronto con la leadership comunista. Mao, in occasione di un incontro con le esponenti di maggior spicco della Federazione nel novembre del 1952, aveva chiaramente mostrato di voler sottomettere l’organizzazione al potere del PCC. Nella gestione dei rapporti egli aveva consigliato ai capi dell’ACDWF:
yi song, per prima cosa sottomettere le questioni ai diversi livelli di comitato
del partito; er cui , in secondo luogo sollecitare una risposta; san maniang, se i due metodi precedenti non hanno portato ad alcun risultato, non si può far altro che imprecare.72
I contrasti tra la neonata ACDWF e il PCC furono evidenti nel 1953, durante la campagna di diffusione della legge matrimoniale, quando molte attiviste furono accusate di voler tramutare il codice in una legge formulata esclusivamente per affermare i diritti delle donne o in uno “strumento di oppressione degli uomini
71 Citato in ANDORS, The Unfinished Liberation…, cit., pp. 37-‐38. Anche nelle zone rurali era stato
lanciato un movimento delle “cinque buone condotte”, che andavano applicate a questi doveri: patriottismo, amare la cooperativa, lavorare in modo produttivo; badare alla casa con parsimonia e gestire denaro e cibo; promuovere il mutuo aiuto con le famiglie vicine; guidare gli anziani, prendersi cura dei giovani, educare i bambini; studiare e aiutare i propri cari nello studio e nel lavoro. Citato in DAVIN, Women-‐work…, cit., p. 152.
72 Citato in WANG Zheng, “Dilemmas of Inside Agitators: Chinese State Feminism in 1957”, The
China Quarterly, Vol.188, dicembre 2006, raccolto in Julia STRAUSS (a cura di), The History of the People’s Republic of China: 1949-‐1976, The China Quarterly special issues no.7, Cambridge, Cambridge University Press, 2006, p. 60.
da parte delle donne”.73 Dall’altra parte la leadership dell’organizzazione femminile denunciava a gran voce le ingiustizie e i metodi “feudali” ancora adottati dai quadri del PCC nei villaggi nei confronti di mogli e figlie.74 Critiche di questo genere continuarono anche negli anni immediatamente seguenti: Cai Chang e Deng Yingchao, ad esempio, in occasione dell’ottavo Congresso del partito tenutosi nel 1956, accusarono il PCC di aver trascurato gli interessi delle donne e l’attività dell’ACDWF.75 Episodi come questi dimostravano la capacità della Federazione, almeno, nella fase iniziale della RPC, di continuare a rivendicare i propri ideali di uguaglianza, pur rimanendo sotto la leadership del PCC.
La situazione tuttavia era destinata a cambiare. Come ha evidenziato Delia Davin il terzo Congresso dell’ACDWF, svoltosi nel settembre del 1957, pose “un enfasi senza precedenti sulla famiglia e sui lavori domestici”, una tendenza, del resto, annunciata dallo slogan ufficiale dell’incontro: “Costruire economicamente la patria, badare con parsimonia alla casa, combattere per la costruzione socialista”.76 In questa occasione, dunque, l’appello al contributo della donna nel lavoro domestico e nella cura dei figli “sotto la guida del Partito Comunista Cinese” per “costruire il socialismo” e “conseguire successi ancora più brillanti”, si faceva ancora più forte.77
Perché, nonostante le lotte portate avanti fino a quel momento, la Federazione adottò una linea così “regressiva”, che confinava la donna nel suo ruolo tradizionale e sembrava dimenticare la richiesta di una vera emancipazione dal dominio maschile?
73 CROLL, Feminism …, cit., p. 237. 74 Ibid. p. 235.
75 DENG Yingchao, CAI Chang, “Discorso all’ottavo congresso del partito”, citato in CROLL,
Feminism…, cit., p. 257.
76 DAVIN, Women-‐work…, cit., p. 66.
77 “Guanyu “qinjian jianguo, qinjian chijia, wei jianshe shehuizhu fendou” de baogao de jueyi”, 关
于 “ 勤 俭 建 国 , 勤 俭 持 家 , 为 建 设 社 会 主 奋 斗 (Resoconto sul rapporto “Costruire economicamente la patria, badare con parsimonia alla casa, combattere per la costruzione socialista), 20 settembre 1957, raccolto in Zhongghua quanguo funü lianhehui sishi nian, zhongghuo funü chubanshe, 1991, accessibile all’indirizzo:
A questo interrogativo risponde Wang Zheng in un articolo che analizza a fondo il rapporto tra il PCC e l’ACDWF alla vigilia del Grande Balzo in Avanti.78 La ricerca compiuta da Wang parte dal ritrovamento di alcuni appunti, datati 22 ottobre 1957, di Liu Qiong (1911-‐2006), vice presidente del Comitato Centrale dell’ACDWF. Tali documenti si riferivano a conversazioni avvenute tra la leadership della Federazione e i vertici del PCC. Wang inoltre evidenzia come, nelle memorie di Liu Qiong pubblicate nel 2000, la donna, ricordando gli avvenimenti del 1957, mostrasse la sua profonda gratitudine nei confronti di Deng Xiaoping (1904-‐1997) e dei suoi consigli.79
La campagna anti-‐destrista, che imperversava negli ambienti politici in quei mesi, aveva messo in crisi l’esistenza stessa dell’ACDWF. Fino a quel momento il PCC aveva avuto bisogno nella rivoluzione e nella costruzione socialista della partecipazione femminile ma ora, in un clima molto teso, era impossibile criticare anche minimamente l’opera del governo. Con la campagna anti-‐ destrista, dunque, l’ACDWF non avrebbe più assolutamente potuto denunciare l’esistenza di oppressioni nei confronti delle donne. Tuttavia, sostenere che le donne avessero ormai, grazie al PCC, raggiunto la completa “liberazione”, equivaleva a mettere in dubbio l’utilità stessa dell’organizzazione. Nei mesi precedenti il terzo Congresso, Cai Chang e Deng Yingchao avevano a lungo discusso sul titolo da adottare per il discorso d’apertura del meeting. La quarta bozza preparatoria proponeva come tema del congresso “Lottare con maggiore forza per raggiungere l’uguaglianza tra uomo e donna”. Cai Chang, ben comprendendo come in quel periodo fosse impossibile parlare apertamente di lotta per la “liberazione” della donna, aveva deciso di concentrarsi sul bisogno della parità di diritti tra i sessi nella mobilitazione per la costruzione socialista.80
Dopo aver inviato al Comitato Centrale del PCC le bozze del terzo Congresso, Luo Qiong fu convocata dai maggiori leader del partito per discutere della
78 WANG, “Dilemmas of Inside Agitators…”, cit., pp. 59-‐78.
79 LUO Qiong e DUAN Yongqiang, Interview with Luo Qiong, Beijing, Chinese Women Press, 2000,
citato in WANG, Dilemmas of Inside Agitators…,cit., p. 63.
questione, insieme a Cai Chang, Deng Yingchao e Zhang Yun (1905-‐1995).81 Il documento elaborato dall’ACDWF fu profondamente criticato perché metteva in dubbio la presunta uguaglianza di genere raggiunta grazie all’azione del governo cinese, affermando che le donne dovessero combattere per la parità tra i sessi.
Fino a quel momento, pur mantenendo ancora una certa autonomia, l’ACDWF aveva sempre assecondato e promosso le campagne del PCC, comprese quelle che non avevano nulla a che fare con i diritti delle donne. Arrivati al culmine della collettivizzazione e della nazionalizzazione del commercio e dell’industria, per la leadership dell’ACDWF il terzo Congresso avrebbe dovuto finalmente costituire un punto di svolta per spostare l’attenzione sull’uguaglianza tra i sessi.82 Ciononostante, la campagna anti-‐destrista contribuì a dissolvere queste speranze e a insinuare il dubbio di una soppressione della Federazione. La svolta nell’incontro tra i vertici del PCC e quelli dell’associazione femminile arrivò con l’intervento di Deng Xiaoping, l’unico a non aver apertamente criticato la bozza del discorso. Il Segretario generale del partito propose come slogan per il terzo Congresso il già citato “costruire economicamente la patria, badare con parsimonia alla casa, combattere per la costruzione socialista”.83 Il nuovo obiettivo che la Federazione avrebbe dovuto raggiungere non riguardava più la lotta per la liberazione delle donne, ma contribuiva a consolidare una divisione del lavoro basata sul sesso che sarebbe diventata molto evidente durante il Grande Balzo in Avanti.
L’articolo di Wang Zheng contribuisce a far comprendere come i problemi emersi nell’estate del 1957 tra il partito e la leadership della Federazione riguardassero fondamentalmente l’esistenza stessa dell’organizzazione delle donne. Grazie all’intervento di Deng Xiaoping la Federazione delle Donne Cinesi continuò il suo operato ma, ora come non era ancora accaduto in precedenza, sembrava dipendere completamente dalle direttive del PCC. Nel settembre del
81 Zhang Yun, segretario generale della Federazione Nazionale della Donne Cinesi, era stata
incaricata di trascrivere le bozze dei discorsi per il terzo Congresso del 1957.
82 WANG, Dilemmas of Inside Agitators…, cit., p. 69.
1957, il terzo Congresso vide il cambiamento del nome della federazione da “Federazione Democratica Nazionale delle Donne Cinesi” a “Federazione Nazionale delle Donne Cinesi” (ACWF) e della rivista “Nuove Donne Cinesi” a “Donne Cinesi”(Zhongguo Funu). Tali appellativi apparivano più appropriati al PCC, poiché la democrazia era già stata affermata dal governo socialista.84
Con il lancio della campagna del Grande Balzo in Avanti, probabilmente anche grazie alla fine dell’enfasi posta dal PCC sul ruolo della donna nella sfera domestica, la Federazione accolse con entusiasmo il coinvolgimento delle donne cinesi in ogni campo produttivo e lavorativo.85 Sebbene ci fosse nei discorsi di propaganda destinati alle donne un ritorno ai temi dell’emancipazione femminile tipici delle teorie di Engels, continuò a rimanere forte l’appello alla divisione del lavoro e al ruolo tradizionale della donna nella società e nella famiglia.
L’ACWF, sopravvissuta alla campagna anti-‐destrista, appoggiò pienamente le politiche del Grande Balzo.