La sezione femminile del PCC che era stata creata nel 1923, fin dalla sua nascita aveva cominciato a collaborare con il corrispettivo organo del GMD. In quell’anno, infatti, era nata un’alleanza tra il PCC e il GMD, nota come “il primo fronte unito”. Dovuto alla situazione di instabilità politica e imposto dal Comintern, l’accordo ebbe breve durata, ma, riguardo alla questione femminile, vide un notevole sviluppo delle associazioni di donne a livello nazionale.49Nel 1924, in occasione del primo congresso nazionale del GMD che si svolse a Canton, molte donne presero parte al comitato esecutivo centrale del Partito Nazionalista.50 Tra queste la più celebre fu senz’altro la moglie di Sun Yat-‐sen, Song Qingling (1890-‐1981) che si dimostrò particolarmente attiva nella lotta per i diritti delle donne cinesi. Aveva preso parte all’azione femminista a Shanghai tra le operaie e sosteneva che queste ultime dovessero partecipare alla rivoluzione per “lavorare con gli uomini cinesi nella costruzione di una nazione indipendente“ e per ”la propria libertà”.51 Grazie all’azione di attiviste come Song Qingling, fu possibile una crescita dei movimenti femminili e, addirittura, la creazione nel 1926 di particolari scuole in cui giovani ragazze potessero essere istruite per prendere parte a gruppi che affiancavano la Spedizione verso il Nord dell’armata nazionalista. Furono proprio questi nuclei originari a costituire, come già accennato in precedenza, il primo esperimento rivoluzionario nell’organizzazione delle donne, che porterà alla formazione da parte del PCC di leghe femminili e giovanili nelle cosiddette “basi rosse”.52 Il Fronte Unito tra PCC e GMD si ruppe definitivamente nel 1927 e, l’anno successivo, Mao Zedong pose le basi per la creazione di un’ Armata Rossa, che avrebbe poi portato il Partito Comunista alla vittoria. L’Armata, che in questa fase iniziale era piuttosto sguarnita e senz’altro meno preparata e forte di quella nazionalista, nel 1927 stabilì la sua prima base sui monti Jinggang, al confine tra
49Citato in CROLL, Feminism…, cit., pp. 121-‐122. 50 Ibid.
51 Ibid., p. 123.
Hunan e Jiangxi.53 Nello scontro con il GMD, l’esercito di Mao subì una pesante sconfitta, tuttavia il nucleo dell’Armata resistette e permise ai comunisti nel 1929 di spostare la propria base nel Jiangxi. Qui l’esercito comunista fece nuove reclute tra i contadini e tra i disertori delle milizie dei signori locali e acquisì una maggiore forza. Nell’estate del 1930 le basi controllate dal PCC raggiunsero il numero di quindici, disseminate sui territori delle diverse province.54 I loro confini erano molto instabili, a causa della situazione di guerra civile costante, tuttavia esse permisero al PCC di sperimentare i cambiamenti sociali di cui la Cina aveva necessità e che avrebbero condizionato la futura storia del paese.55 Nasceva la Repubblica Sovietica Cinese, o “Soviet del Jiangxi”, in cui furono lanciate diverse politiche sociali che coinvolsero la popolazione del luogo. Tali misure includevano certamente anche particolari politiche destinate a modificare lo status delle donne includendole nella produzione.56 Il PCC, pur continuando a sostenere l’importanza del coinvolgimento delle donne nel lavoro come presupposto per il raggiungimento di una vera “liberazione”, trovava le proprie motivazioni più nella necessità di organizzare le donne nello sforzo bellico che in un’effettiva volontà di migliorare la loro posizione.57 I documenti redatti nel soviet del Jiangxi riguardanti l’organizzazione femminile contenevano sempre disposizioni lavorative atte ad affiancare l’attività dell’esercito:
Il compito principale del Movimento Femminile è la mobilitazione delle masse di donne nella rivoluzione per resistere all’attacco imperialista e del Guomindang contro l’Armata Rossa e per espandere il potere dei Soviet. Dobbiamo far comprendere alle donne che solo una consolidazione dei confini del Soviet e l’intensificarsi
53 Per un approfondimento su questa fase della storia cinese cfr. “La rivoluzione contadina e
Nazionalismo e rivoluzione sociale”, in MEISNER, Mao e la rivoluzione cinese, cit., pp. 63-‐155.
54 Delia DAVIN, Woman-‐work…, cit., p. 21. 55 Ibid.
56 JOHNSON, Women, the Family …, cit., p. 51. 57 Ibid.
dell’attacco al nemico può proteggere gli interessi acquisiti e ancora da acquisire da parte delle donne nelle nostre basi.58
Il PCC era convinto che il movimento femminile, oltre a divenire parte integrante della rivoluzione, fosse anche indispensabile per lavare e cucire divise, confezionare calzature e preparare cibo per i soldati: erano questi inizialmente i principali compiti delle organizzazioni femminili nel Soviet del Jiangxi.59La difficile condizione di guerra e il continuo bisogno di arruolare nuovi giovani nelle aree rurali, poi, rendeva necessario che le donne sostituissero gli uomini nel lavoro nei campi e in quelle attività che in precedenza erano state di competenza maschile.60Nelle aree del Jiangxi occupate dal PCC tale attività non risultò difficoltosa, dal momento che tradizionalmente in queste zone il tasso di partecipazione delle donne alla produzione agricola era più alto rispetto a quello delle regioni settentrionali e, in alcune contee, la fasciatura dei piedi da tempo non era più praticata. 61 Ciononostante anche per questo compito fu richiesta la partecipazione di leghe femminili affiliate al PCC.
Formalmente, nei territori della Repubblica Sovietica Cinese, esistevano due tipi di organizzazioni femminili: si trattava del Comitato per il miglioramento della condizione femminile e il Congresso rappresentativo delle donne operaie e contadine che dovevano avere una sezione in ogni distretto. In pratica in molti distretti tali gruppi esistevano solo formalmente, o non esistevano affatto. Questa mancanza era probabilmente dovuta alla resistenza di quella che era chiamata “ideologia feudale”, ancora dilagante tra i quadri del PCC e che guardava con diffidenza a molte riforme sociali destinate alle donne nelle zone rurali.62
58 “Plan for Work among Women” tradotto in Marinus Johan MEIJER, Marriage Law and Policy in
the Chinese People’s Republic, Hong Kong, Hong Kong University Press, 1971, p. 38.
59 DAVIN, Woman-‐work…, cit., p. 23. 60 Ibid.
61 JOHNSON, Women, the Family…, cit., p. 52.
I Comitati femminili avevano come compito quello di organizzare delle squadre che diffondessero tra le donne di estrazione contadina le nuove politiche del Soviet e che, soprattutto, permettessero a queste ultime di esprimersi liberamente sulla propria vita per far valere i propri diritti. Grande merito di queste istituzioni fu anche quello di allestire classi per alfabetizzare le donne che, nella larga maggioranza dei casi non erano in grado né di leggere né di scrivere. Non è da mettere in discussione, però, che le varie attività cui le donne dovevano dedicarsi fossero rese necessarie più dalla condizione di guerra che dall’impegno politico della leadership nel garantirne l’emancipazione dall’oppressione nella società tradizionale.
Tuttavia le richieste che prima del 1927 erano state portate avanti da molte attiviste impegnate nella lotta per i diritti delle donne non furono ignorate nella legislazione del soviet del Jiangxi e le politiche che il PCC attuò in questi anni di guerra civile contribuirono ad aumentare le simpatie di molti giovani nei confronti della forza politica in lotta col GMD.63 La costituzione provvisoria promulgata in occasione del primo Congresso della Repubblica Sovietica Cinese nel novembre del 1931, ad esempio, si proponeva di “garantire l’emancipazione delle donne”, riconosceva “la libertà di matrimonio” e metteva in atto “varie misure per proteggere le donne e permettere loro di raggiungere le basi materiali richieste per la liberazione dalla schiavitù domestica e per una partecipazione nella vita sociale, economica e culturale”.64In questa fase di sperimentazione le misure politiche adottate dal PCC che toccavano in particolare gli interessi delle donne erano la Legge agraria, la Legge del lavoro e i codici matrimoniali del 1931 e del 1934.
La legge agraria del soviet promulgata nel 1931, prevedeva la distribuzione ai contadini poveri delle terre confiscate ai latifondisti senza distinzione di sesso, e permetteva anche alle donne appartenenti agli strati sociali più bassi di raggiungere una certa indipendenza economica poiché nelle campagne la principale risorsa era costituita dal possesso della terra. A livello teorico la legge
63 JOHNSON, Women, the Family…, cit., p. 53.
64 “Constitution of the Soviet Republic, November 1931”, tradotto in BRANDT (a cura di) A
agraria conteneva una fondamentale informazione: la concezione di classe doveva trascendere quella di sesso. Tuttavia la situazione della donna complicava in una certa misura la questione delle classi sociali, poiché, dopo le nozze, la moglie, unendosi alla famiglia del marito, poteva cambiare la propria classe. Nel caso di matrimoni contratti dopo la nascita del Soviet del Jiangxi, ad esempio, la sposa, anche se apparteneva ad un’altra classe, si vedeva assegnata la classe sociale del marito. Per quanto riguarda nozze avvenute prima di tale avvenimento, donne di strati sociali più bassi, anche se maritate con un uomo legato ad una classe elevata, riacquistavano il proprio status originario. Donne provenienti da famiglie abbienti sposate con un uomo di modesta estrazione sociale potevano perdere la loro condizione di “borghesi”, qualora avessero lavorato per cinque anni. Per tale motivo molte furono le ragazze provenienti da famiglie ricche che per salvare le proprie proprietà sposarono poveri contadini e braccianti.65
La legge sul lavoro, sempre del 1931, prevedeva provvedimenti favorevoli per le donne ma aveva un’utilità pratica piuttosto ristretta poiché, traendo ispirazione dal codice del lavoro dell’Unione Sovietica promulgato nel 1922 e rivolto in particolar modo ad una classe proletaria urbana, era essenzialmente destinata ai lavoratori nelle industrie, peraltro quasi inesistenti nelle basi rosse. 66 La legge garantiva alle donne “uguale paga per uguale lavoro”, vale a dire la medesima retribuzione degli uomini, numerosi servizi , come quello degli asili nido, ore concesse alle donne per l’allattamento e otto settimane di maternità pagata, ma proibiva ad esse di lavorare nelle miniere, in diversi tipi di industria chimica e metallurgica e di trasportare pesi eccessivi.67
I provvedimenti giuridici che condizionarono e influenzarono maggiormente la vita delle donne furono, tuttavia, quelli riguardanti l’istituzione matrimoniale. Il 28 gennaio 1931, in occasione della prima sessione del Comitato Esecutivo Centrale del PCC, fu promulgata una regolamentazione provvisoria dei rapporti matrimoniali che poneva la “libertà” come “principio base di ogni tipo di
65 DAVIN, Woman-‐work…, cit., p. 27. 66 Ibid., p. 30.
matrimonio”.68In linea con la volontà di combattere le tradizioni passate l’apertura del documento recitava: “Sotto la dominazione feudale, il matrimonio è un’istituzione barbara e inumana. L’oppressione e la sofferenza delle donne è nettamente più elevata di quella patita dagli uomini”.69 La donna, dunque, a causa di gravi sofferenze e del ruolo di inferiorità che ancora ricopriva, era la maggiore beneficiaria della nuova legge che fu promulgata nella sua versione definitiva nel dicembre del 1931. Essa proibiva le nozze combinate o l’interferenza di una persona esterna al legame matrimoniale, permetteva la possibilità di divorzio, sanciva che il principio base di ogni unione dovesse essere la libertà di scelta e che l’età minima per contrarre un matrimonio fosse di 20 anni per l’uomo e 18 per la donna. Inoltre il Codice aboliva la pratica dell’adozione di una sposa bambina,70 la poligamia, la vendita delle donne come future mogli, ogni tipo di matrimonio infantile e le unioni tra consanguinei. Il divorzio, infine, poteva essere richiesto sia dalla donna, sia dall’uomo e la procedura standard consisteva semplicemente nel registrare il divorzio presso la propria contea (xian) o presso il proprio soviet (Art. 10). La maggior parte delle responsabilità, dopo il divorzio, ricadeva sulle spalle del marito il quale aveva solitamente maggiori possibilità economiche in una società in cui la donna stava muovendo ancora i suoi primi passi per raggiungere un’indipendenza lavorativa.71 Un secondo Codice Matrimoniale fu redatto nel
68 Citato in CROLL, Feminism…, cit., p. 194. 69 Ibid.
70 Nella società confuciana i genitori sceglievano per la figlia il futuro compagno di vita quando
questa era ancora bambina e, al momento delle nozze, la sposa si trasferiva a casa del marito. Da questo momento in poi era di “proprietà” della nuova famiglia e, nella maggior parte dei casi, rompeva completamente i rapporti con la famiglia d’origine. Il matrimonio costituiva solitamente una spesa elevatissima per la famiglia della sposa: per questo motivo molto di frequente la nascita di una bambina non era gradita e culminava nell’infanticidio. Per evitare di pagare una cospicua dote, in alcuni casi le famiglie più povere ricorrevano a quello che Arthur Wolf ha definito “matrimonio minore”, in cui la bambina era adottata dalla famiglia del futuro marito. Ciò permetteva di evitare le spese eccessive di una cerimonia di nozze e quelle necessarie per allevare una figlia, considerata nei nuclei familiari meno abbienti come un peso più che una gioia o una ricchezza. Una scelta di questo tipo trovava le sue ragioni anche nella volontà da parte della famiglia adottiva di creare un rapporto più stretto con la futura nuora, che avrebbe considerato la suocera come una madre e non sarebbe stata per essa una minaccia nel rapporto con il figlio. Cfr. Arthur WOLF, Marriage and Adoption in China, 1845-‐1945 Stanford, Stanford University Press, 1980, pp. 82-‐83.
71 “Marriage Regulations of the Chinese Soviet Republic, December 1, 1931” tradotta in MEIJER,
1934, in un periodo di aspre lotte tra il PCC e il GMD che preludeva alla caduta del Soviet del Jiangxi. 72 Due novità caratterizzavano il nuovo Codice Matrimoniale e rispecchiavano le priorità di una Repubblica Sovietica sull’orlo del collasso: le unioni de facto e il divorzio militare. La situazione di guerra rendeva sempre più necessario il reclutamento di uomini nell’Armata Rossa. Molte erano quindi le donne che rimanevano a casa in una condizione di quasi vedovanza. Le notizie dal fronte erano rare e la sicurezza di avere ancora un marito in vita molto labile. L’articolo 11 della legge consentiva ad una donna di chiedere presso il proprio distretto il divorzio che sarebbe stato concesso dopo due anni di mancate notizie da parte del marito nelle zone in cui le comunicazioni risultavano più semplici, e dopo quattro anni nelle zone in cui le comunicazioni risultavano più difficoltose. L’articolo 9, invece, era dedicato alle unioni de facto e prevedeva che un uomo e una donna dovessero essere considerati coniugati nel caso di coabitazione, anche se non avevano formalmente contratto il matrimonio.73
Dopo l’accerchiamento e la sconfitta inflitta dall’esercito nazionalista, l’Armata Rossa abbandonò la base del Jiangxi e stabilì la propria nuova sede a Yan’an, nello Shaanxi settentrionale. Nella sua nuova roccaforte il PCC perfezionò e sviluppò le tecniche di coinvolgimento di massa che erano state sperimentate nella base del Jiangxi, preparando la strada alla vittoria comunista nel 1949. Tali tecniche riguardavano anche la questione femminile: fin dagli inizi le attiviste e il PCC cui erano legate si mobilitarono per creare un movimento femminile in questa regione e coinvolgere le donne locali. Il compito, però, in queste aree si rivelò più arduo: le regioni dello Shaanxi e dello Shanxi erano caratterizzate da un’estrema povertà, la fasciatura dei piedi era largamente diffusa e il 95% delle donne nelle aree rurali era analfabeta.74 La regione di
72 Tra il 1930 e il 1935 l’esercito del GMD attaccò con cinque cosiddette “campagne di
annientamento” l’Armata Rossa. Le prime tre furono contrastate con efficacia dall’esercito comunista, ma la quarta e la quinta ebbero un esito disastroso. L’ultima in particolare , iniziata nel 1933,vide l’utilizzo di un milione di uomini da parte del GMD e costrinse i comunisti ad abbandonare la base del Jiangxi per intraprendere quella “Lunga Marcia” che sarebbe entrata nella leggenda della storia cinese moderna. Cfr. MEISNER, Mao…, cit., pp. 104-‐106.
73 “Marriage Regulation of the Chinese Soviet Republic, April 8, 1934” tradotto in MEIJER,
Marriage Law and Policy, cit., pp. 283-‐284.
confine Shaanxi-‐Gansu-‐Ningxia, era storicamente l’obiettivo di attacchi e teatro di molti conflitti tra signori della guerra. Le donne venivano “protette” dalla violenza dei nemici e dei briganti con l’obbligo di rimanere segregate tra le mura domestiche. Questo costume aveva senza dubbio portato alla posizione di totale subordinazione delle donne, che, abituate da secoli a dover patire ogni tipo di sopruso, inizialmente si mostrarono diffidenti e ostili nell’accogliere l’esercito comunista e i messaggi di emancipazione femminile di cui quest’ultimo si faceva portavoce.
Inizialmente, dunque, il PCC invece di lanciare campagne contro le tradizioni feudali, preferì utilizzare metodi di persuasione incoraggiando le donne a capire la grande innovazione che il partito stava portando e, ad esempio nel caso della fasciatura dei piedi, a togliersi le bende senza che la cosa fosse imposta dall’alto.75 Le donne a poco a poco furono convinte a uscire dalle proprie dimore, partecipare ai meeting, esprimere le proprie idee e avanzare le proprie richieste. La sezione femminile del PCC sponsorizzò le pratiche di “raccontare le proprie sofferenze” e “scambiare le proprie esperienze” che permisero alle abitanti dei diversi villaggi di capire che i loro vissuti erano molto simili a quelli di altre donne.76
Dopo che la base di Yan’an ottenne un riconoscimento ufficiale e fu definitivamente stabilita nel 1937, molte donne istruite provenienti dal mondo urbano si recarono in questa regione e promossero riforme matrimoniali, l’indipendenza economica e la parità tra i sessi.77
Fu fondata l’Università Femminile di Yan’an, dove furono ammesse circa quattrocento studentesse provenienti da differenti classi sociali e motivate nella lotta per l’emancipazione. L’Università addestrava le giovani donne nella partecipazione politica per permettere loro di guidare le organizzazioni femminili locali.78 Tuttavia, quando le attiviste provenienti dalle aree urbane
75 Jack BELDEN, China Shakes the World, London, Gollacz, 1951, p. 82. 76 CROLL, Feminism…, cit., p. 201.
77 WEI Xu, From Marriage Revolution to Revolutionary Marriage: Marriage Practice of the Chinese
Communist Party in Modern Era, 1910s-‐1950s (2011). Electronic Thesis and dissertation paper 232, p. 158.
furono mandate nei villaggi a promuovere le riforme matrimoniali, si scontrarono con la mentalità di molti contadini locali che potevano accettare una maggiore partecipazione della donna all’economia o l’abolizione della fasciatura dei piedi, ma non condividevano le idee di uguaglianza tra i sessi pubblicizzate dalle giovani intellettuali.79 Per questo motivo il PCC si trovò in una posizione ambigua: da una parte incoraggiava le donne del luogo a combattere l’oppressione delle famiglie patriarcali e a cercare di ottenere un’indipendenza economica, dall’altra doveva andare in contro agli interessi dei contadini che costituivano la principale forza di reclutamento per l’esercito comunista.80 Per questo motivo, agli inizi degli anni Quaranta e con l’inasprirsi della Guerra sino-‐giapponese (1937-‐1945), il PCC limitò lo sviluppo delle politiche in favore delle donne con quella che è stata chiamata “Campagna di Rettifica”, iniziata nel 1941. L’opinione pubblica, in questo periodo, si fece molto conservatrice riguardo ai rapporti tra i sessi, il matrimonio e l’amore, tanto che la società che si stava venendo a creare a Yan’an risultò piuttosto “puritana”. Fu per questo motivo che l’attenzione si spostò dalle questioni matrimoniali e dai rapporti tra i sessi alla partecipazione delle donne alla produzione e al reclutamento militare.81
Le attività economiche in cui esse potevano essere coinvolte erano senza dubbio l’agricoltura e la tessitura. Per questo ultimo compito l’associazione femminile del PCC istituì delle piccole cooperative in cui le donne confezionavano abiti, soprattutto divise e calzature per l’esercito.82 Il lavoro e la produzione divenivano, dunque, il principale obiettivo da raggiungere e ogni altra problematica che coinvolgesse le donne e la questione femminile cadeva in secondo piano. Nel febbraio 1943 il Comitato Centrale del PCC promulgò una risoluzione sul lavoro femminile nelle basi di guerriglia anti-‐giapponese che perseguiva in maniera risoluta questo tipo di politica. La produzione doveva essere l’unico obiettivo dei diversi gruppi: piccole cooperative andavano a sostituire le associazioni femminili nei villaggi e diventavano le uniche forme di
79 WEI Xu, From Marriage Revolution…, cit., p. 160. 80 Ibid.
81 Ibid., pp. 164-‐170.
organizzazione e incontro per le donne locali. La propaganda e l’educazione dovevano avvenire attraverso la produzione e le canzoni che parlavano di lavoro erano caldamente sponsorizzate (punto VII). All’oppressione del sesso