CAPITOLO 1. L’ECOMUSEO COME MOTORE DI SVILUPPO LOCALE
1.3 Nuovi approcci per lo sviluppo turistico culturale
1.3.7 Gli ecomusei per lo sviluppo locale
‘Lo sviluppo locale è come una pianta: perché cresca bene il seme può essere internazionale, ma la terra deve essere locale’. Su Donghai70 Da qualche anno, si sviluppata una nuova coscienza civica verso il patrimonio culturale considerato bene sociale e il riconoscimento dei benefici che apporta al turismo da parte della comunità locale, garantisce uno sviluppo basato sulla sostenibilità.
A tal proposito, un interessante studio, ha affermato che la partecipazione da parte delle comunità allo sviluppo locale intesa come, partecipazione ai processi decisionali e partecipazione ai benefici del turismo, crea situazioni di sviluppo, che altrimenti non si creerebbero.71 Molto spesso infatti, accade che politiche calate dall’alto, ostacolano lo sviluppo turistico, in aree dove le comunità locali si sono sentite da esse minacciate.
Una conferma alle considerazioni sopra riportate, arriva proprio dalla nascita degli ecomusei (che ha visto, in Italia, la Regione Piemonte capofila in queste iniziative) che in uno scenario di profonda trasformazione del mondo
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Su Donghai è uno dei più accreditati museologi cinesi che ha introdotto ed esportato il modello eco museale europeo anche in Cina. Tratto da: Maggi M.; Murtas D., in Ecomusei. Il Progetto, IRES Torino, 2004. p. IV.
71 Un esempio è Uluru National Park, Australia, dove si è raggiunto una relazione di reciproco vantaggio tra il
turismo e la comunità degli aborigeni: Heritage e turismo, Dallen j. Timothy, Stephen W. Boyd, 2007, Edizione italiana a cura di Bonadei R.
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museale, anche se l’ecomuseo non è l’unica forma di intervento a favore del territorio72 resta in un’ottica di network delle relazioni, un soggetto interessante e dinamico per la creazione di trame relazionali a favore della pianificazione territoriale.
Inoltre, l’esaltazione della soggettività locale nei confronti del fenomeno della ‘globalizzazione’, ha portato a due differenti reazioni: implementazioni di strategie di difesa73 (Mander- Goldsmith, 1998); mobilitazione delle risorse territoriale in vista di un’opportunità74
(Ohmae- Saxenian, 1994).
Nel primo caso abbiamo la costruzione di una barriera protettiva per tutelare le specificità presenti sul territorio dagli effetti della globalizzazione; nel secondo caso invece, si ha la mobilitazione delle peculiarità locali come risorsa per lo sviluppo e per sfruttare le opportunità offerte dalla rete di relazioni globali in cui il territorio, è ormai entrato75 (Salvelli, 2004).
Questo per dire che a due controverse reazioni, l’ecomuseo può rispondere sia come strumento capace di svolgere una funzione protettiva, che una
funzione proattiva per le identità locali, perché per sua natura, l’ecomuseo si
pone come il museo dell’identità locale e di tutte le sue risorse materiali e immateriali. La valorizzazione del patrimonio culturale in chiave ecomuseale è uno strumento innovativo capace di sensibilizzazione la comunità allo sviluppo del sistema turistico-culturale e stimolare l’attivazione di economie locali basate su strategie di sviluppo responsabile (Bolici, et al. 2009).76
Inoltre, un progetto eco museale, ha portato in casi concreti alla nascita di destinazioni turistiche in cui l’offerta ecomuseale, soddisfa appieno la nuova
72 L’Italia presenta un numero elevato di istituti museali di piccole dimensioni (si parla di un museo e mezzo per ogni
100 metri quadri e uno ogni 13mila abitanti circa), una risorsa importantissima. Nati dopo l’Unità d’Italia, soprattutto al Centro e al Nord, per raccogliere oggetti eterogenei provenienti dal territorio circostante, furono organizzati in forma civica e insediati in edifici anche di grande pregio, costituiscono oggi, la maggior parte dei musei italiani che fanno del nostro Paese, un ininterrotto museo diffuso a cielo aperto (Chastel, 1980), differenziandosi dai grandi stabilimenti museali Sette- Ottocenteschi di Roma, Napoli, Firenze, Venezia, Milano e Bologna.
73 Si tratta del glocalismo protettivo di cui parlano J. Mander, E. Goldsmith, Glocalismo, L’alternativa strategica alla
globalizzazione, Arianna, Casalecchio, 1998.
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Si tratta del glocalismo proattivo di cui parlano K. Ohmae e A, Saxenian, Regional advantage: Culture and Competition in Silicon valley and Route 128, Havard University Press, Cambridge, Mass, 1994.
75 Per approfondimenti: Salvelli A. (2004), Turismo, territorio, identità: Ricerche ed esperienze nell’area
mediterranea, Franco Angeli, Milano.
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Bolici R. , Poltronieri A., Riva R., in Paesaggio e sistemi eco museali. Proposte per un turismo responsabile, Maggioli Editore Santarcangelo di Romagna, 2009
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tendenza turistica mondiale: un nuovo turismo77 definito turismo culturale- esperienziale e di riscoperta del territorio e sempre più attratto dall’autenticità dei luoghi e dallo storytelling dei locali.78
Questo perché l’ecomuseo è capace di offrire il territorio in tutte le sue peculiarità:
ingloba musei di ogni specie, non solo omogenei;
condivide le esperienze con altri ecomusei in un’ottica di co-opetition79
(spesso visti come competitors);
si muove attivando enti diversi (scuole, università, centri studio, imprese varie specializzate in turismo, restauro, editoria, etc.), con forme di contracting- out;
ha origine dai musei definiti del territorio, quindi valorizza in modo globale l’identità locale;
nasce nella maggior parte dei casi da iniziative di enti locali, gruppi o associazioni di cittadini, dove il coinvolgimento democratico della comunità locale avviene fin da subito
stimola un’accoglienza turistica diffusa;
agisce sotto forma di networking attivando una serie di attori, sia a livello locale (istituzioni locali, associazioni locali, istituti di formazione, produttori locali e privati), sia a livello extra-locale (istituzioni pubbliche, associazioni esterne, imprenditori in un’ottica di reti lunghe di collaborazione e privati in generale).
In un’ottica di medio- lungo periodo gli ecomusei come driver di sviluppo e competitività del territorio, può seguire strategie e modelli di intervento di tipo adattativo o evolutivo- progettuale (Maggi, 2000).
Nel modello adattivo, l’azione si concentra sulla visibilità del territorio e dei suoi attrattori, raccogliendo sotto un unico ombrello le risorse già esistenti. Gli interventi sono incentrati quindi sulla riformulazione dell’offerta, attraverso la riorganizzazione delle sue componenti.
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Oggi i turisti che viaggiano paragonano i luoghi, i servizi, i costi e la formula emozioni senza filtri, condividono in tempo reale e con il mondo intero la loro esperienza, un fenomeno favorevole per l’Italia se si ci prepara per affrontarlo e trovare una metodologia che faccia da collante tra aspetti ambientali, culturali, economico-territoriali.
78 Per approfondimenti si veda fonte on line: Bollo A, Tecnologia e storytelling per valorizzare il patrimonio culturale.
Il progetto MP3, Mondovì:http://www.fitzcarraldo.it/ricerca/pdf/mp3mondovi_sintesi.pdf
79 Letteralmente il termine si compone di due termini che richiamano due concetti opposti: “cooperative” e
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Nel modello evolutivo- progettuale, l’azione si focalizza sull’ attivazione di un processo di trasformazione profonda e una rivitalizzazione del patrimonio culturale locale, che richiedono tempi medio lunghi e gli obiettivi sono fondati sulle modalità di interazione, più che sui risultati esterni che un territorio può offrire nell’immediato.80
Figura 3:Caratteristiche del modello adattivo e del modello progettuale
Fonte: adottato da Maggi, 2000 p. 31