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Le tracce della seta a Lucca e le risorse attive

CAPITOLO 3. LUCCA: ANALISI DI CONTESTO

3.2 Cosa fare in una logica ecomuseale a Lucca?

3.2.3 Le tracce della seta a Lucca e le risorse attive

Gli aspetti storico-culturali, emersi nel paragrafo precedente, sottolineano l’importanza che l’industria serica ha rivestito, nel corso dei secoli, per l’economia della città. Lucca veniva infatti considerata263 la “Lione del

Medioevo” (Otto von Falke, 1913), per l’imporantanza assunta nella

produzione e nel commercio serico e tessuti in generale.264

La ricerca sulle tracce della seta, guidata da fonti storiche265, interviste, e analisi empiriche, ha individuato all’interno del patrimonio locale, una serie di risorse materiali e immateriale che presentano, in termini turistico- culturali,

261 Elaborato da: Morosi e A.Sereni U (a cura di), La città industriosa. Lucca alla fine dell'Ottocento, 2000, p. 31 262Tognetti S., ‘Drappi di seta’ in ‘Il Rinascimento Italiano e l’Europa’, Vol. IV, Commercio e cultura mercantile (a

cura di) Franceschi F., Goldthwaite R. A., Mueller R.C., 2007 p. 170.

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Martinelli G., in Mostra del costume e sete lucchesi, (a cura di ) Devoti A., 1967, p. 8.

264 Von Falke O., in Kunstgeschichte der Seidenweberei, Berlino, 1913.

265 Tra i più importanti studi sulla storia della mercatura che hanno guidato gli studi successivi, si ricordano quelli

condotti dal Mazzarosa, dal Frediani, dal Bini e dal Bongi. Lazzareschi E., in Vie d’Italia, rivista periodica Touring Club Italiano, Gennaio 1929.

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un alto potenziale di sviluppo da attivare attraverso lo strumento ‘ecomuseo’.

L’incessante movimento di mercanti lucchesi all’estero e quelli stranieri in città, ha caratterizzato l’identità economica, culturale, artistica e sociale di Lucca, un fattore che risulta interessante ai fini del processo di valorizzazione ecomuseale.

Inoltre, lo studio dell’organizzazione e la divisione degli spazi cittadini in funzione dell’industria serica, è utile a progettare la valorizzazione ecomuseale in situ.

Sono state infatti individuate le aree di produzione e di commercio del centro storico. La zona adiacente alla Chiesa di San Pier Cigoli detta anche Santa Maria del Carmine e Sant’Andrea in Pelleria, prima luogo di lavorazione delle pelli, vide un’alta concentrazione di mercanti di seta e panni. Così come la zona adiacente a San Frediano e San Cristoforo, fu sede di molti mercanti e filatoi. Lo scambio di drappi di seta avveniva all’interno delle mura medievali, sulle maggiori vie di traffico, tra le area più importanti era sicuramente l’area intorno alla Chiesa di Cristoforo, su Via Fillungo dove poi si insediò la stessa Corte dei Mercanti,266 e davanti alla Cattedrale di San Martino, che esponeva il Volto Santo, tappa principale della Via Francigena.267

Le altre aree di produzione si concentravano vicino alla Chiesa di San Matteo, di Santa Maria Corteorlandini e di San Quirico dell’Ulivo, e nel XIII secolo i Ricciardi possedevano, vicino al monastero di San Giorgio un edificio adibito a ‘tiratoio’ della seta.

Le testimonianza di quel periodo sono date dai numerosi palazzi cittadini, caratterizzati da alti torri (dette anche: case-torri) costruiti dai mercanti- imprenditori arricchiti dal commercio della seta, e le numerose ville, tra cui Villa Bottini in città e quelle dislocate nel contado Lucchese.

All’epoca di Paolo Guinigi, maggiore esponente di una famiglia di mercanti lucchesi, nonché Signore di Lucca agli inizi del’400, si costituì nell’area tra la

266 La Corte dei Mercanti aveva sede nel centro cittadino, su Via Fillungo. E si occupava di dirimere le controversie

in campo commerciale e industriale, con particolare attenzione a quello relativo alla seta, de Roover, 1993, p. 20.

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Porta dei Borghi e Porta San Gervasio (lungo l’antica cinta muraria), un vero e proprio comparto artigiano-industriale per la produzione serica, di cui oggi si conservano singolari tracce.

Oggi l’area, costeggiata da un canale, presenta tratti davvero affascinanti della produzione serica lucchese: considerata già in passato, una delle strade più belle d’Italia268

apprezzata da viaggiatori italiani e stranieri, costituisce il più importante esempio, a livello europeo, di un sito produttivo specializzato nella produzione serica, conservato quasi per intero.

La Via dei Fossi269 conserva intatte le tracce materiali della manifattura serica, attraversata dall’antico canale, a ridosso delle antiche mura, appartenente al Condotto pubblico.270

Il Condotto, fu un’importante opera idraulica del XII e XIII secolo, che consisteva nella deviazione del fiume Serchio e nella costruzione di canali che apportassero in città l’acqua utile alle botteghe e alle tintorie dei setaioli, spinta dalla necessità di rendere la produzione serica continua.

Numerosi regolamenti emanati dalla Repubblica di Lucca, testimoniano l’importanza della gestione delle acque per l’industria locale. 271

I caratteri di quel periodo, sono visibili nell’architettura delle case, che dal lato del ‘fosso’ presentano altane aperte ai piani alti, usate come stenditoi e grandi vani coperti con volte a crociera su pilastri al piano terra, creando un impianto distributivo adatto a vari usi, e sul lato di Via San Nicolao, presentano invece, accessi rialzati dal manto stradale che creano vani seminterrati utili alle attività manifatturiere o all’installazione di macchine per la presa dell’acqua dal canale adiacente (Bedini, 2004).272

Molte delle testimonianze storico-artistiche della seta, si conservano all’interno di alcune chiese cittadine, come la già citata Chiesa di San Cristoforo, sede a lungo tempo della Corte dei Mercanti, o la Chiesa di San

268 Fannelli G., Via del Fosso, ‘Critica d’Arte’, anno XVIII, Nuova serie, fascicolo 118-120, Luglio- Dicembre, 1971. 269 Oggi l’intera strada è detta Via dei Fossi ma prima degli interventi urbanistici dell’800 si divideva in: Via dei Fossi

di San Jacopo, da Porta San Jacopo fino alla Madonna dello Stellario; Via dei Fossi della Fratta, adiacente alle mura duecentesche fino a porta San Gervasio; Via dei Fossi al Giardino, da Porta san Gervasio fino all’Orto Botanico; Via dei Fossi di Piaggia, dal Baluardo San Regolo fino a Corso Garibaldi, dettoo anche Via dei Fossi coperti (dopo gli interventi dell’800), Bedini G., 2004, p. 75.

270 Per approfondimenti si veda: Petroni G., Il condotto pubblico di Lucca, Maria Pacini Fazzi, 2011. 271

Romiti E. in La Via della Seta, Lucca-Hangzhou un lungo viaggio nella storia, 2012, p. 195.

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Francesco, la Chiesa San Pietro Somaldi, la Chiesa di San Frediano e nella Cattedrale di San Martino.

Esistono testimonianze fotografiche, conservate presso l’Archivio Fotografico Lucchese, in cui si conservano immagini dei mercati cittadini di bozzoli risalenti al 1935, che si svolgevano nei pressi di Piazza del Carmine. E tracce davvero interessanti, ai fini della ricostruzione dell’identità serica e della ricerca scientifica, si conservano nell’Archivio di Stato Lucchese: lo stemma e lo statuto dei mercanti di seta, registri mercantili, e registri notarili che attestano l’attribuzione o la vendita in città di fabbricati a mercanti, tessitori e tintori.

Anche i celebri disegni di Christoph Martini273 dedicati alle fasi della produzione della seta e alcuni acquerelli del pittore Vincenzo Barsotti, sono qui conservati. Due acquerelli in particolare, ritraggono, la Compagnia dei Guinigi274 e la Rivolta degli Straccioni275 del 1531.

Figura 60: La Compagnia dei Guinigi e La rivolta degli Straccioni di Vincenzo Barsotti, Archivio di Stato, Lucca

Fonte: adottato da Bietoletti, 2007, p. 70 e p.77 foto su concessione della Biblioteca Statale di Lucca

Lo stesso Archivio sorge nell’area in cui, sin dall’epoca medievale, si svolgevano i mercati della seta e delle tessuti.

Nel precedente dedicato alla storia della seta, abbiamo detto che i prodotti lucchesi venivano commerciati in Europa, nelle fiere francesi, da Lione, alla

273 Martini G. C., Viaggio in Toscana, 1725-1745’, (a cura di) Oscar Trumpy, Pacini Fazzi Lucca, 1990. 274

Bietoletti S., Gli acquerelli di Vincenzo Barsotti, Storia, costume, mondo del lavoro, 2007, pp. 76-77.

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Champagne a Parigi, o in quelle delle Fiandre, a Bruges,276 fino a Danzica e in tutte le città della Lega Anseatica, o vendute in città a prelati e pellegrini di passaggio sulla Via Francigena, per questo motivo ritroviamo collezioni di sete lucchesi in musei e chiese europee, o tessiture alla lucchese in città italiane, dove molti tessitori e tintori lucchesi emigrarono portando con sé i segreti di questa arte. È per questo motivo che a Lucca, oggi, l’unica collezione di sete e tessuti lucchesi, è conservata al Museo Nazionale di Palazzo Mansi.

Nello stesso, si conserva un’altra importante testimonianza dell’identità serica lucchese: il laboratorio Niemack, donato al Museo nel 1975.

Maria Niemack, nata a Milano nel 1892, ma vissuta sempre a Lucca, nel 1950 istituisce un’azienda artigiana denominata Tessiture Rustiche di Lucchesia,277 con l’intento di recuperare e valorizzato l’antica tecnica della tessitura rustica raccogliendo telai e strumenti sul territorio, riproducendo tessuti in filaticcio di seta, canapa, lino e lana.

Figura 61: Laboratorio Niemack, Museo Palazzo Mansi, Lucca

Fonte: elaborazione propria

276A Bruges la compagnia di mercanti lucchesi attiva a Bruges, aveva dedicato all’interno di una chiesa cittadina,

orami distrutta una Cappella al volto Santo. A testimoniare la presenza di mercanti lucchesi a Bruges è il Libro della comunità dei mercanti lucchesi a Bruges, in (a cura di ) Devoti A. Mostra del costume e sete lucchesi, 1967, p. 10.

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Dal 2012, grazie alla donazione Niemack, il Museo in collaborazione con l’Associazione Tessiture Lucchesi ha attivato, all’interno dei locali del museo, un laboratorio di tessitura a scopo dimostrativo. Il laboratorio accoglie turisti e scuole e ha l’obiettivo di sensibilizzare i visitatori alla scoperta dell’identità serica e delle tessiture lucchesi, diffondendone tecniche e conoscenza. Oltre alle testimonianze materiali, alcuni abitanti, portano avanti la tradizione della seta e delle tessiture lucchesi, il savoir faire detenuto da queste persone, risulta davvero interessante ai fini del progetto ecomuseale.

In città sono attive alcune botteghe private, in cui si applicano ancora le tradizionali tecniche di tessitura, o botteghe di restauro sete antiche e alcuni laboratori gestiti da associazioni che svolgono l’attività di tessitura, per fini terapeutici. Inoltre, in città esiste un laboratorio di restauro di antiche sete lucchesi e in località Segromigno in Monte, a pochi chilometri da Lucca, un’azienda svolge ancora la produzione della seta, dalla bachicoltura al prodotto finito.

Com’è evidente, l’identità serica e delle tessiture in generale in città, si manifesta attraverso poche e frammentate risorse che necessitano di una valorizzazione attraverso l’innovativo strumento ‘ecomuseo’.

Consapevoli del fatto che siamo ben lontani dall’affermare che a Lucca esista una volontà decisa ad avviare un processo di sviluppo basato su questa identità, ma la ricerca sul patrimonio locale e le risorse attive, ha dato ottimi risultati in quanto, esistono testimonianze uniche che si prestano allo sviluppo di un ‘prodotto turistico’ capace di conferire alla destinazione Lucca una nuova e interessante lettura del patrimonio locale e avviare quel processo di sensibilizzazione, riappropriazione e di valorizzazione del patrimonio locale attraverso l’ecomuseo.

Quest’ultimo si porrà come attivatore di relazioni, sulla tematica seta e tessiture, tra gli attori del territorio, compresi i turisti, e il patrimonio locale materiale, (musei, monumenti, chiese e botteghe della città) e immateriale (savoir faire locale).

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