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Gli effetti e le ricadute di breve e lungo termine

E’ chiaro che alcune delle legacies della Capitale Europea della Cultura siano ampiamente prevedibili, specialmente quelle relative al comparto turistico. In ogni caso l’eredità dell’evento va opportunamente programmata e, per quanto possibile,

preventivamente descritta lungo le diverse direttive auspicate. Questo lavoro di progettazione è utile per far si che gli effetti a breve termine (aumento dei visitatori ed aumento dell’offerta culturale, per esempio) si prolunghino nel tempo, coinvolgendo i comparti limitrofi e moltiplicando la portata dell’azione.

in linea di massima per quanto riguarda le positività, possono distinguersi risultati nel medio lungo periodo (l’investimento può avere notevoli ripercussioni sul piano sociale, economico e del benessere sociale) e nel breve (qualora siano previsti dei ricavi diretti durante l’evento derivanti, ad esempio, da bigliettazione o affitto spazi, il ritorno dell’investimento può avvenire, dal punto di vista strettamente economico, nell’immediato).

Importante considerare, come mostra Gratton (2000) nel “moltiplicatore proporzionale” applicato agli eventi sportivi, i redditi diretti, quelli indiretti e l’indotto per definire quanta parte della spesa del visitatore ricade sulla città ospitante.

Come già espresso nel Capitolo 1, gli impatti possono essere suddivisi in 4 categorie: • Impatto economico ed infrastrutturale

• Impatto culturale • Impatto sociale

• Impatto simbolico (o politico)

Come dimostrato da più voci (Garcia, Cox 2013; Quinn & O’Hallooran 2006) è complesso misurare la reale portata a lungo termine della Capitale Europea della Cultura: nei casi positivi, l’effetto moltiplicatore delle ricadute è multidirezionale e mediato, rendendo impossibile una attribuzione diretta od indiretta all’evento scatenante. Una basilare forma di identificazione è utilizzare la predisposizione di concrete forme di programmazione post-evento quali primo indicatore di tali risultati: se vi è un sistema di programmazione e controllo, questo vorrà dire che vi sarà la possibilità di modificare ed intervenire in itinere, seguendo il percorso degli impatti nelle diverse direzioni ed evoluzioni.

Secondo un sondaggio ECORYS (2011), l’effetto a lungo concretamente più tangibile fosse il miglioramento del profilo internazionale della città ed un miglioramento dell’offerta creativa sul territorio.

Per quanto riguarda l’impatto culturale, è obiettivo comune quello di continuare sulla scia delle attività culturali proposte nell’anno da Capitale: oltre la mera organizzazione di

eventi, difficilmente eguagliabili quantitativamente, una delle legacy a lungo termine può essere rappresentata dall’inserimento della scena creativa locale all’interno di network sovranazionali, per migliorare la loro capacità e perseguire logiche di sostenibilità economica e di innovazione artistica.

Il cambio dell’immagine e della concezione interna ed esterna della città è un altro dei possibili effetti a lungo termine, in primo luogo deriva dal successo della manifestazione e da interventi radicali ma si deve anche al genere di copertura mediatica e da come viene veicolato il messaggio di candidatura: nel caso di Liverpool 08, la copertura mediatica tra il 2003 ed il 2008 è stata positiva oltre le aspettative, modificando drasticamente la tipologia di articoli e servizi sulla città inglese, presentata come città d’arte e di cultura (Garcia, Cox - pag 123). In questo caso, più che in altri, la programmazione dei contenuti deve essere attentamente studiata affinché il nome della città ed il suo progetto siano veicolati su di un’area quanto più ampia possibile e su di un tempo dilatato: la velocità dell’informazione odierna può portare ad una produzione molto alta ma limitata nel tempo e nello spazio.

La modifica della percezione di una città passa anche attraverso interventi infrastrutturali: Liverpool ha costruito per l’occasione la nuova Arena, Stavanger ha avuto l’occasione per accelerare i tempi per concludere la Concert Hall e tutte le città hanno visto aumentare il numero di posti letto attraverso la costruzione di nuove strutture alberghiere. Questo aspetto, direttamente connesso con l’aumento di presenze turistiche a ridosso dell’anno da Capitale, è il più semplice da osservare ma anche quello che può indurre a lanciarsi verso conclusioni affrettate: mentre gli arrivi in città sono destinati a crescere a ridosso dell’anno designato, non è detto che il trend positivo sia tale anche per i pernottamenti in città (Richards, 2000). Le presenze turistiche tra il 2007 ed il 2008 sono cresciute del 34% a Liverpool ma negli anni seguenti l’incremento rispetto all’anno base è stato più modesto mentre Turku 2011 ha visto un aumento dei visitatori di circa la metà rispetto le previsioni. Basare delle politiche imprenditoriali sui dati dei primi anni è rischioso e dannoso e può rappresentare un fonte di sfiducia per investimenti futuri in qualunque settore.

In caso di partecipazione positiva alla competizione un’ulteriore legacy può essere, tanto per la vincitrice quanto per le perdenti, l’esperienza acquisita durante il processo di candidatura da sfruttare in caso di nuove avventure: nuovi modelli di governance della

cosa pubblica possono affermarsi, cosi nuove policy in ambito culturale. Il problema, in questo settore, è la natura fortemente aleatoria del sistema politico, pronto a distruggere quanto fatto in caso di sconfitta o passato il momento di euforia post-vittoria.

CAPITOLO 3

Conoscere per imparare: tre Capitali Europee della Cultura.

Per evidenziare i tre momenti di vita del programma verranno confrontate le storie di tre Capitali Europee, ciascuna delle quali può essere un riferimento per Matera: per il primo periodo, Copenaghen 1996 rappresenta la Capitale più innovativa sotto il punto di vista del monitoraggio e del lavoro condiviso con la regione circostante, che ha permesso alla capitale danese di tracciare un ponte tra l’Europa e i territori della regina Margherita II. Liverpool 08 è un esempio da seguire per quanto riguarda la ribrandizazzione urbana e di monitoraggio pre e post evento: la città inglese ha provato ad invertire la rotta dopo la de-industrializzazione e la forte crisi che ha colpito il settore. Importanti investimenti hanno permesso nuove infrastrutture culturali e la pesante responsabilità lasciata in capo al tessuto creativo locale è stata ripagata.

Umeå 2014 ha diversi punti in comune con Matera e per questo motivo può esserne un buon caso studio: la città svedese ha triplicato la sua popolazione negli ultimi 50 anni, superando la soglia dei 100.000 abitanti. Il dossier vincitore prendeva la scia di questi dati e si inseriva nel programma Umeå2050, con l’obiettivo di superare quota 200.000 e con una minore età media della popolazione. Considerando che recenti studi stimano un calo della popolazione del 10% in Basilicata per quell’anno, i risultati svedesi possono essere un necessario riferimento per i lucani.

La Capitale Europea della Cultura serviva per rigenerare il tessuto culturale locale e rendere ancora più appetibile la città: per far si che la popolazione aumentasse velocemente ed il target di età fosse quello auspicato si è instaurato una proficua e continuata collaborazione con l’Università, unico vero attrattore di giovani abitanti. Matera non è Copenaghen, non è Liverpool e non è Umeå: tutte le capitali sono diverse, cosi come sono differenti gli obiettivi e i temi programmatici del dossier di candidatura ma si deve guardare alla storia del programma per imparare dagli errori e dalle virtù dei predecessori.

Città Anno Budget Operativo (in milioni di €) Positività Negatività Copenaghen 1996 155 (stima) -Inserimento nel circuito turistico e culturale europeo. -Eccessiva politicizzazione del sistema di governance. Liverpool 2008 12236 -Politica di re- branding e rivitalizzazione della scena creativa e culturale. - Mancato controllo del mercato immobiliare (gentification); errata previsione del budget necessario. Umeå 2014 4537 -Politica a lungo termine con l’obiettivo definito di aumentare il numero degli abitanti. - Il Comitato di gestione era interno all’amministrazion e locale. Ciò ha portato a difficoltà formali.

TAB 3.1: schema riassuntivo delle tre Capitali Europee della Cultura prese come esempio