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Gli elementi positivi dei processi inclusivi deliberativi e partecipativi

Nel documento 1 Tesi di dottorato (pagine 32-35)

CAPITOLO II LUCI ED OMBRE DEI PROCESSI INCLUSIVI

2.4 Gli elementi positivi dei processi inclusivi deliberativi e partecipativi

Nella letteratura diverse sono le argomentazioni a supporto dell’inclusione dei cittadini ed dei portatori di interesse nei processi decisionali, essa migliora il "livello di democrazia" e la qualità delle decisioni politiche, aumenta la trasparenza e l'accesso del pubblico alla pubblica amministrazione (Edelenbos e Klijn, 2005), permette di accedere alla "conoscenza diffusa “ presente nelle comunità locali che porta i decisori a soluzioni migliori perché basate su maggiori informazioni, disinnesca situazioni potenzialmente conflittuali, coinvolge le parti interessate ottenendo il loro sostegno per l’attuazione di politiche percepite come più legittime (Bobbio 2005), infine, le amministrazioni pubbliche possono stabilire rapporti con i loro cittadini (Van den Bosch e Van Riel, 1998) ed ad aumentare il valore dei loro beni immateriali (Coglianese, 2002; Irving e Stansbury, 2004).Inoltre produce:

- Aumento del capitale sociale (Blasutig 2005)

- Virtù civica. La democrazia deliberativa produce cittadini migliori, più informati, responsabili, attivi, capaci di riflettere sui problemi, di valutare gli argomenti, di mutare opinione.

33 - Virtù di governo. La democrazia deliberativa implementa la legittimità delle decisioni e, dunque,

anche la loro efficacia e stabilità

- Virtù cognitiva. La democrazia deliberativa innalza la qualità delle decisioni mediante l’apprendimento di nuove nozioni ed atteggiamenti. Tuttavia il valore epistemologico della democrazia deliberativa è a volte inteso in senso normativo e si riferisce a valori come giustizia, equità, bene comune (Habermas 1992 Cohen 1996 Estlund 1997 Bohman 1998) e a volte in senso cognitivo e fa riferimento ad una prospettiva Deweyana, ossia alla capacità di promuovere la ricerca di ragioni convincenti, di facilitare l’apprendimento e l’elaborazione di soluzioni inedite più efficienti ed efficaci.(Pellizzoni 2005)

In relazione agli effetti positivi sui cittadini, i processi inclusivi fanno sì che essi: - diventino più informati e consapevoli,

- più orientati al bene comune,

- sviluppino un maggiore senso civico,

- aumentino il senso di appartenenza ad una comunità, nel riconoscimento dell’altro, nello sviluppo della capacità di assumere la prospettiva altrui,

- sviluppino una maggiore capacità di ragionamento e di argomentazione, Ulteriori elementi positivi individuati nella letteratura sono:

- il problema della riproduzione delle disuguaglianze viene superato dal fatto che più le persone partecipano più prendono sicurezza ad esporre le proprie opinioni,

- la deliberazione aumenta la legittimità delle decisioni e quindi la loro solidità e validità (Mannarini, 2009:33)

- consente un’alta qualità della governance democratica,

- permette di sviluppare e fornire programmi in modo efficace ed efficiente, - costruisce la fiducia dei cittadini verso le decisioni pubbliche,

- genera una maggiore comprensione delle questioni pubbliche, le preoccupazioni, le priorità e le soluzioni,

- costruisce più ampio supporto per programmi ed iniziative,

- aumenta l'apprendimento reciproco attraverso la condivisione di informazioni, dati ed esperienze, - garantisce che le decisioni e le politiche incorporino conoscenze e competenze che altrimenti

sarebbero trascurate,

- riflette una più ampia gamma di preoccupazioni e valori dei cittadini nel processo decisionale, - identifica rapidamente eventuali aspetti controversi di un problema e contribuisce a riunire diversi

punti di vista,

- permette soluzioni più creative (Quevit 2006)

34 - consente l’apprendimento di nuove informazioni che permettono di modificare il proprio

atteggiamento in senso collaborativo (Forester 1999)

- Effetto ponte (Pellizzoni 2007)Nei contesti della deliberazione viene assegnata una notevole importanza al sapere locale, infatti le dispute non avvengono sulla verità o meno, ma sulla giustizia. Le dispute sulla verità vedono le parti accomunate dal medesimo interesse, ossia all’accertamento della verità nel rispetto dei criteri di correttezza scientifica. Le dispute sulla giustizia affrontano dilemmi sociali, conflitti tra parti, ruotano su interessi e diritti. Le logiche scientifiche e le logiche di senso comune convivono nelle arene deliberative. Un effetto di questa convivenza è l’effetto ponte (Pellizzoni 2007) che si riferisce all’inclinazione, più pronunciata nei cittadini rispetto ad esperti e scienziati, a non tenere analiticamente separati i vari aspetti del problema in discussione, ma a metterli insieme in un’unica argomentazione.

Le arene deliberative hanno una dimensione più psicologica che relazionale, dovuta al fatto che i partecipanti interagiscono tra loro in gruppi ridotti, il piccolo gruppo, infatti, agevola l’interazione e favorisce i prerequisiti affinché tutti i soggetti siano nelle condizioni di accedere alle informazioni nella stessa misura. Per la natura stessa del gruppo ogni partecipante influenza gli altri ed il prodotto che essi sono chiamati ad elaborare , una decisione consensuale, non sarebbe possibile senza il contributo e la coordinazione di tutti. I gruppi delle arene deliberative sono gruppi istituzionali che si formano, non perché i membri si scelgono reciprocamente, ma perché un’istituzione ha deciso in anticipo i criteri d’ingresso; sono gruppi di lavoro con un compito da svolgere e un obiettivo da raggiungere, sono temporanei, senza un passato comune e senza un futuro che si estenda al di là dell’espletamento del compito (Mannarini 2009: 49). Sono simili a tutti gli altri gruppi di lavoro che vengono realizzati in altri ambiti e devono avere un obiettivo chiaro e condiviso, adottare un metodo, decidere i criteri che guidano e organizzano l’attività, garantire la comunicazione, tenere un clima relazionale al di sotto di una certa soglia di conflittualità.

La leadership formale del gruppo,predeterminata dalla presenza del facilitatore, è una leadership di servizio (controllo). Il tema della leadership richiama quello dell’influenza sociale, che costituisce un processo sempre attivo nei gruppi: le forme attraverso cui il potere di influenza si manifesta sono molte, ma derivano tutte dal fatto che, quando le persone sono in gruppo interagiscono, si comportano e pensano diversamente da come farebbero individualmente.

L’essere con gli altri costituisce un elemento trasformativo, capace di modificare i pensieri e le azioni dei singoli e di dare luogo a prodotti cognitivi e affettivi, che sono la risultante della reciproca influenza.

La temporaneità del gruppo presuppone la necessità di una reciproca fiducia, senza avere il tempo per conoscerli e costruire la fiducia basandosi, principalmente, sulle sole informazioni a disposizione: sesso, età, professione e, quindi, su una conoscenza stereotipata.

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