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Valutazione dei processi inclusivi

Nel documento 1 Tesi di dottorato (pagine 48-54)

CAPITOLO II LUCI ED OMBRE DEI PROCESSI INCLUSIVI

2.7 Valutazione dei processi inclusivi

Uno degli elementi più critici, se non il più critico, nell’ambito degli studi sulla democrazia partecipativa e deliberativa, riguarda la valutazione di tali processi al fine di comprenderne l’effettiva efficacia.

Su un piano analitico si possono operare tre distinzioni: procedurale, epistemica e mista (Pellizzoni 2005:24), una quarta ha piuttosto carattere pragmatico, nel senso che muove da una prospettiva di applicazione concreta della democrazia deliberativa.

a) Approccio procedurale: lega la legittimità e la validità della democrazia deliberativa alla qualità della procedura, ossia se tutti gli interessati sono stati invitati, se gli invitati hanno avuto la possibilità di parlare e hanno ottenuto debita considerazione, si valuta come si è giunti alla decisione finale (voto prosecuzione della discussione).

b) Approccio epistemico: guarda alla qualità dei risultati che si producono.

c) Approccio misto: coniuga le prime due prospettive sostenendo che, se una procedura è corretta, anche i risultati sono qualitativamente buoni. Per Habermas, ad esempio, se nella procedura si applicano le regole ricavabili dal funzionamento stesso del linguaggio, esse sono destinate a produrre anche soluzioni migliori. In questo caso le valutazioni si concentrano in modo particolare

49 sull’analisi del dialogo e della deliberazione e sui cambiamenti cognitivi e comportamentali che producono.

d) Approccio pragmatico: concepisce la democrazia deliberativa in termini di problem solving, essa vale nella misura in cui produce decisioni più efficaci ed efficienti. La valutazione dei risultati non è basata su un criterio astratto, ma sulla constatazione della misura in cui un conflitto è stato risolto senza ricorso a coercizione e con reciproca soddisfazione delle parti (Bobbio 2002b).

Diversi sono gli studi che focalizzano la valutazione dei processi inclusivi sui cambiamenti cognitivi.

Vengono di seguito riportati alcuni esempi di ricerche svolte al fine di valutare i processi inclusivi: Discourse qualiy index: DQI 23che trova il suo fondamento teorico nella teoria di Habermas.

Soddisfa quattro criteri: ha una base teorica, attinge a fenomeni osservabili, è generale ed è affidabile. L’indice si basa sulle seguenti variabili:

- Partecipazione al dibattito

- Livello di giustificazione degli argomenti - Contenuto della giustificazione degli argomenti - Rispetto nei confronti di altri gruppi

- Rispetto verso le richieste degli altri partecipanti

- Rispetto nei confronti di controdeduzioni degli altri partecipanti - Cambio di posizione durante il dibattito

Un ulteriore modello di valutazione della deliberazione è stato realizzato da Ernest R. House and Kenneth R. Howe (1999), in cui viene enfatizzato il concetto della cornice in cui avviene la valutazione, poiché essa è una combinazione di fatti e valori. ( House, Howe. 1999: 93)

Secondo gli autori i criteri di valutazione sono tre:

- L’inclusività: tutti gli interessi, valori e punti di vista devono essere rappresentati. - Il dialogo: ci deve essere un dialogo rilevante tra i punti di vista24

.

- La deliberazione: deve essere sufficiente per raggiungere apposite conclusioni Le domande che deve porsi il valutatore sono:

-relativamente all’inclusività:

a) Quali interessi e di chi sono rappresentati?

23

Messo a punto da Marco R. Steenbergen, Andre´ Bächtiger, Markus Spörndli e Jürg Steiner (2003) 24

Una distinzione fondamentale tra questi termini sottolinea che il dialogo ha come risultato fondamentale per il processo la comprensione. Shields e Edwards (2005) Un altro modo in cui il dialogo è concettualizzato enfatizza i giudizi etici e di valore (Meyer, 2004). Così, lo sviluppo di un'etica condivisa o un insieme di norme morali dovrebbe essere l’esito del dialogo. Se partiamo con la definizione offerta da Schudson (1997), poi il dialogo e la deliberazione sono distinti dal fatto che il dialogo sottolinea la comprensione reciproca che ha come fine stabilire un'etica condivisa o un fondamento morale per una giusta società, mentre la deliberazione è incentrato su un problema comune e su come giungere a soluzioni condivise a questo problema

50 b) I principali stakeholder sono rappresentati?

c) Sono stati esclusi stakeholder importanti? -in relazione al dialogo:

a) Gli squilibri di potere possono impedire o distorcere il dialogo e la deliberazione? b) Ci sono procedure per controllare gli squilibri di potere?

c) Come possono essere coinvolti i partecipanti? d) Quanto autentica è la partecipazione?

e) Quanto coinvolgente è la deliberazione? -in relazione alla deliberazione:

a) Quanto la deliberazione è basata sulla riflessione e l’informazione? b) Quanto estesa è la deliberazione?

c) Quanto ben considerata è la deliberazione?

Ulteriori studi ritengono basilari come criteri di valutazione i seguenti elementi:

- -qualità del discorso: quanto informato è il discorso, se esiste una pluralità di argomenti ed in particolare quale grado di razionalità nelle argomentazioni (Habermas 1984)

- inclusività, il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse rilevanti, - rappresentatività, tutti gli interessi in gioco devono essere rappresentati, - empowement: quanto potere decisionale hanno le arene deliberative, - soddisfazione dei partecipanti (Beierle 1998),

- riguardo all’inclusività:

le decisioni legittime richiedono uguaglianza in due sensi: i cittadini devono essere uguali e le loro ragioni devono ricevere uguale considerazione. La deliberazione deve escludere il potere derivante dalla coercizione, ma anche il peso ineguale dei partecipanti, come rappresentanti di organizzazioni di differente dimensione o influenza (Della Porta 2008:26).

Jennifer Stromer-Galley (2007) nella misurazione del contenuto della deliberazione individua come elementi valutativi:

- La razionalità delle argomentazioni - La fonte delle argomentazioni - Il dissenso, 25

- L’uguaglianza tra i partecipanti

25Jennifer Stromer-Galley individua tre ragioni per cui il dissenso è un indicatore importante della deliberazione. La prima è che il disaccordo indica che ci sono diversi punti di vista del gruppo. I partecipanti non sono omogenei, la seconda è che le persone che condividono punti di vista simili sono più propense a polarizzare in il loro credo, cioè, vi sono più probabilità di sviluppare atteggiamenti estremi come risultato delle loro interazioni con le altre persone. In terzo luogo, le persone che differiscono su una posizione sono costrette ad esaminarle più razionalmente e a rafforzarle con affermazioni oggettive.

51 - Il tema trattato26

- Il coinvolgimento

Le ricerche, condotte all’interno della cornice della teoria della governance e delle reti (network theory) Edelbons J. E Klijn E.H. analizzano sei casi di processi inclusivi in Danimarca utilizzando i seguenti fattori di influenza dei risultati dei processi:

- La soddisfazione degli attori coinvolti con i risultati del processo. - La ricchezza della varietà delle proposte.

- L’organizzazione e la gestione del processo inclusivo attraverso l’analisi del grado di formalizzazione dell’organizzazione e rigidità della gestione.

- Il grado di partecipazione, analizzato in due dimensioni: l’ampiezza (il grado con cui a ogni cittadino è data la possibilità di partecipare) e la profondità (il grado con cui ogni cittadino ha la possibilità di determinare i risultati sul processo27).

- La relazione con le istituzioni politiche, le variabili utilizzate sono state: l’attivazione (Chi ha attivato il processo inclusivo?) e la conferma (I risultati del processo inclusivo sono stati trasformati in una decisione formale da parte del consiglio comunale?).

Marian Barnes nell’analizzare due giurie di cittadini attivate nell’Irlanda del Nord sui temi della salute e dei servizi sociali utilizza come elementi di valutazione:

- Le caratteristiche di coloro che prendono parte alle giurie,

- L’impatto del processo su coloro che vengono chiamati come testimoni, - La natura della deliberazione ed il suo impatto sui giurati,

- L’impatto delle giurie sulle decisioni politiche e sul resto dei cittadini.

Nell’ambito delle ricerche condotte in Italia, Anna Carola Freschi e Vittorio Mete hanno analizzato i due “Electronic Town Meeting” tenutisi in Toscana nel 2006 e nel 2007.

Le variabili analizzate sono state:

- L’inclusività, intesa come rappresentazione di tutti gli interessi e posizioni - I risultati ottenuti in termini decisionali: come si è giunti alla decisione finale

- Il significato politico della promozione dei due eventi, ossia la comprensione del significato politico di eventi partecipativi.

26 Jennifer Stromer-Galley fa riferimento a due tipi di argomenti: il primo definito come “strutturato”, stabilito a priori ed al di fuori del momento deliberativo, il secondo definito come “internazionale” è il vero tema affrontato durante la deliberazione.

27 Le variabili utilizzate per valutare la profondità della partecipazione sono state riprese dalla scala di Arnstein (1971:43-449), esse sono: informazione, consultazione, consiglio, coproduzione dei risultati, codecisione. (p 429)

52 Alberto Chiari e Noemi Podestà (2006), nell’analizzare la giuria dei cittadini chiamata a discutere sulle misure per ridurre l’inquinamento del traffico urbano al di sotto dei limiti previsti dalle leggi europee e nazionali a Torino, hanno utilizzato le seguenti dimensioni:

- Intensità della partecipazione: numero di interventi verbali di ciascun giurato diviso nel tempo - Valore aggiunto cognitivo: riguarda trasformazioni significative nel modo di vedere e di metter in

pratica possibilità che non potevano vedere e praticare prima del processo deliberativo (p: 16) - La propensione allo scambio (strategico) negoziale (non strategico) dialogico

- Tipo di lavoro svolto nel sistema (adattivo, decisionale, integrativo, di implementazione del modello latente) (p:21)

Gli esempi sopra riportati indicano, per l’appunto, che non vi è unitarietà nel mondo scientifico per valutare i processi inclusivi deliberativi, ma che, in base alle diverse discipline o in base a ciò che si vuole dimostrare, vengono individuate variabili diverse. Non è pertanto possibile affermare in modo univoco quale processo abbia avuto successo e quale no in modo univoco.

Nonostante i punti di debolezza sovra esposti, rispetto la valutazione univoca dei processi inclusivi, questa ricerca riprende alcune delle variabili sopra elencate tulizzandole in parte nella stesura dell’intervista agli organizzatori e facilitatori dei processi partecipativi, come ampiamente descritto nel Capitolo V, e in parte nel questionario somministrato ai partecipanti, con l’intento di valutare la presenza di dinamiche cooperative e non il grado della deliberazione.

In particolre le variabili utilizzate nelle interviste hanno riguardato gli elementi organizzativi del processo quali:

1) durata degli incontri,

2) intervallo tra un incontro e l’altro, 3) scelta degli stakeholder,

4) mancata partecipazione di alcuni stakeholder, 5) struttura degli incontri,

6) modalità di facilitazione,

6) utilizzo dei mezzi di comunicazione per la diffusione e l’informazione, 7) ulteriore coinvolgimento dei partecipanti dopo i forum.

Queste domande sono state fondamentali per strutturare il questionario.

Nel questionario rivolto ai partecipanti le variabili utilizzate sono state riprese da quanto sopra descirtto, individuando quelle che, come indicato in alcuni articoli sul social learning, rendono maggiormente determinabile l’attivazione di atteggiamenti di cooperazione tra le due parti.

In particolare hanno riguardato:

1) la percezione dei problemi sorti durante il forum,

2) il grado di collaborazione emerso rispetto ad alcuni temi trattati durante gli incontri, 3) il rispetto per gli altri partecipanti,

53 4) l’ascolto di tutte le posizioni e interessi,

5) cambiamento di posizione rispetto alla gestione congiunta dell’area transrontaliera, 6) la nascita di un sentimento di solidarietà tra le persone anche se di lingua diversa 7) soddisfazione per le decisioni prese durante il forum.

Tali variabili sono state poi confrontate con quelle relative al capitale sociale, destritte nel capitolo successivo, per comprendere se e quanto questo influisca sul risultato dei processi partecipativi o se sia più importante l’organizzazione e la conduzione degli stessi.

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Nel documento 1 Tesi di dottorato (pagine 48-54)