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Iniziative di cooperazione sul confine italo-sloveno

Nel documento 1 Tesi di dottorato (pagine 84-88)

CAPITOLO IV - ITALIA-SLOVENIA UN CONFINE LABILE

4.6 L’Europa, la cooperazione transfrontaliera e le regioni di confine .1 Regioni di confine

4.6.4 Iniziative di cooperazione sul confine italo-sloveno

Se, recentemente, il progetto di costituire una Euroregione e di dotarsi di un GECT sono nell’agenda politica regionale (a livello sia provinciale che regionale), numerose e diverse per natura si sono susseguite negli ultimi quarant’anni le iniziative di cooperazione a cavallo del confine italo-sloveno.

Qui di seguito una sintetica rassegna delle maggiori esperienze in materia.

Comunità di lavoro Alpe-Adria (1978)

L’iniziativa Alpe Adria ha costituito un luogo di incontro politico, più che sede di elaborazione di attività tecnico-operative (Coen 2007: 25).

Nata in origine come coordinamento fra tre attori, il Friuli Venezia Giulia, la Carinzia e la Slovenia, Alpe Adria si è poi costituita, nel 197841, come entità composta da nove regioni (con anche Croazia, Veneto, Stiria, Alta Austria, Salisburgo, Baviera) e in seguito di diciassette (con anche Lombardia, Emilia Romagna, Trentino-Alto Adige, Canton Ticino e cinque contee ungheresi: Gyor-Sopron, Vas, Zala, Somogy e Baranya, cfr. Strassoldo 2005: 14).

Raimondo Strassoldo sottolinea come all’allargamento di Alpe Adria sia corrisposta una diluizione dell’efficacia dell’organismo stesso, essendo diventato più problematico il perseguimento di obiettivi concreti, pur mantenendosi efficace la promozione di reciproche conoscenze nello spirito europeista dei paesi aderenti al progetto. Conclude il sociologo sottolineando come l’Alpe Adria, nata come tentativo di ricostruire attorno al Friuli Venezia Giulia “quel tessuto di rapporti che esisteva prima del 1915” (Strassoldo 2005: 16), appaia oggi come “una specie di agenzia di promozione turistico-culturale ed educativa di alto livello” (Strassoldo 2005: 14). Nel suo processo di allargamento, inoltre, ha finito per includere buona parte del vecchio Impero Asburgico, essendo così assimilabile, secondo alcuni, a una “Mitteleuropa in formato ridotto” (ibidem). Nota inoltre Fabbro come Alpe Adria rientri nel novero di iniziative (inclusa l’Euroregione di Illy) che rischiano il fallimento in quanto accordi di vertice su aree molto vaste ed eterogenee (Fabbro 2007: 94).

Ma quali erano e sono i settori di intervento di Alpe Adria? Li elenca ancora il sociologo Strassoldo: 1) la pianificazione regionale e la gestione dell’ambiente, 2) i trasporti, 3) cultura, scienza e sport, 4) economia e turismo, 5) agricoltura, foreste, produzione animale ed economia montana, 6) salute, 8) affari sociali (Strassoldo 2005: 111). Numerose e di diverse tipologie sono state negli anni le iniziative volte a creare cooperazione su questi fronti: di tipo politico, tecnico o promozionale, sottoforma di risoluzioni, suggerimenti, decisioni, progetti, pubblicazioni, mostre, convegni, ecc. all’insegna del perseguimento di tre obiettivi primari: innanzitutto, favorire l’integrazione fra i paesi partner all’interno dell’Unione Europea (e,

41 A Venezia, il 20 Novembre di quell’anno fu firmato il Protocollo d’intesa per costituire la Comunità di lavoro Alpe Adria.

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quindi, supporto alle nazioni in via di ammissione alla stessa) e richiesta di intervento finanziario dell’UE in quest’area; secondo, promozione dell’idea di una Europa delle regioni, per rafforzare il peso delle entità regionali all’interno del sistema politico europeo; terzo, la riduzione delle ineguaglianze sociali ed economiche fra i paesi membri di Alpe Adria, grazie alla collaborazione internazionale e l’aiuto a paesi meno sviluppati (Strassoldo 2005: 115-116).

Interreg

Per sostenere la cooperazione transfrontaliera, l’UE ha disposto molti programmi di finanziamento, fra cui Interreg, di cui ha usufruito anche la cooperazione fra Italia e Slovenia, dal 1989 in poi.

Gli Interreg sono stati i seguenti:

Interreg I - 1989-93: ha interessato le province di Udine, Trieste e Gorizia, col sostegno a diversi progetti. Interreg II – 1994-1999: ha interessato, in Italia, anche il Veneto e l’Emilia Romagna e si è ampliato anche

per quanto riguarda i settori di intervento.

Tre gli assi primari: valorizzazione del territorio, cooperazione istituzionale, cooperazione fra soggetti imprenditoriali. In tale prospettiva, particolare attenzione è stata rivolta a quelle risorse comuni che in passato hanno sofferto della presenza di confini, come ad esempio le risorse idriche di bacini transfrontalieri, le risorse dell’Alto-Adriatico, i gruppi montuosi, il Collio, il Carso (a ciò si aggiungano i beni culturali dell’area di frontiera). Altrettanta rilevanza hanno assunto all’interno di Interreg II i progetti volti a rinforzare il partenariato, a supportare le risorse umane, culturali e imprenditoriali dell’area e a riqualificare infrastrutture esistenti nel rispetto delle compatibilità ambientali.

Il secondo Interreg si è articolato in tre Strand: A) 1999) cooperazione transfrontaliera, B) (1994-1999) completamento di network energetici, C) (1997-(1994-1999) cooperazione nella pianificazione regionale, in particolare nella gestione delle risorse idriche.

(cfr. http://ec.europa.eu/regional_policy/interreg3/inte2/inte2.htm).

Interreg III – 2000-2006. Strand A: cooperazione transfrontaliera per lo sviluppo di centri sociali ed

economici transfrontalieri attraverso lo sviluppo di comuni strategie. In tale Strand, Asse 3, è stato finanziato il progetto Eurego, proposto dalla Porvincia di Gorizia (cfr. più avanti). Gli interreg IIIA erano organizzati in 5 assi:

- Asse 1: Sviluppo sostenibile del territorio transfrontaliero - Asse 2: Cooperazione economica

- Asse 3: Risorse umane, cooperazione e armonizzazione dei sistemi - Asse 4: Sostegno speciale alle regioni confinanti con i paesi candidati - Asse 5: Supporto alla cooperazione

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Strand B: cooperazione transnazionale che coinvolga autorità nazionali, regionali e locali al fine di

promuovere una migliore integrazione all’interno dell’Unione Europea grazie alla formazione di gruppi allargati di regioni europee;

Strand C: cooperazione interregionale al fine di favorire l’efficacia delle politiche e degli strumenti

regionali di sviluppo attraverso lo scambio di informazioni su larga scala e la condivisione di esperienze (network) (cfr. http://ec.europa.eu/regional_policy/interreg3/abc/abc_en.htm).

A seguire, è stato approvato il Programma Operativo per la Cooperazione Transfrontaliera

Italia-Slovenia 2007-2013.

Per una breve descrizione di questo Programma, cfr. più avanti.

Incontri dei quaranta sindaci di confine (dal 1994)

Incontri organizzati per discutere di problematiche dell’area confinaria.

Patto di riconciliazione tra i comuni di Gorizia e Nova Gorica (1996)

Scopo: sviluppare i rapporti socio-economici fra le due realtà confinarie.

Patto territoriale transfrontaliero (1998)

Coinvolse 32 realtà pubbliche e private operanti lungo il confine italo-sloveno. Lo scopo era di armonizzare gli interventi e massimizzare l’utilizzo delle potenzialità della zona (Zago s.d.: 34).

Azione pilota “Spazio alpino” (1998)

Programma di cooperazione (del 1998) fra Austria, Germania e Italia in materia di assetto del territorio nell’area delle Alpi orientali, con la partecipazione di realtà territoriali anche slovene.

Open leader (1998)

Nel 1998 a Pontebba è stata costituita una società consortile a responsabilità limitata, i cui partner erano: la Comunità montana della Valcanale-Canal del ferro, i comuni carinziani di Arnolstein ed Hermagor e quelli sloveni di Bovec e Kranjska Gora. Open leader ha un organismo operativo nel Gruppo di animazione locale (GAL), composto da rappresentanti di settori pubblico e privato (Vespasiano s.d.: 157).

Patto di Castelmonte (1999)

Stipulato fra la provincia di Udine, 16 comuni di confine italiani e sloveni e la Comunità montana delle Valli del Natisone e del Collio, contemplava l’istituzione di un Collegio dei Sindaci e un Comitato tecnico misto italo-sloveno (cfr. http://www.ita-slo.eu/map_ita/246).

La macro-regione “Senza confini” (1999)

Nel 1999 ad Arnoldstein i presidenti delle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Carinzia e il ministro dell’economia sloveno hanno firmato una lettera d’intenti per la costituzione di una società denominata “Senza confini”. Tale progetto nasceva a seguito dell’esperienza della comunità di lavoro Alpe Adria e di quella della gestione operativa di “Senza confini 2002”, l’esperienza di collaborazione di comuni di confine italiani, austriaci e sloveni per la candidatura del territorio a ospitare le olimpiadi invernali del 2002.

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L’intento di costituire una macro-regione aveva come obiettivo la costruzione di “un centro culturale, economico, turistico e sportivo nel cuore dell’Europa” e di rappresentare un interlocutore per l’UE relativamente a programmi e finanziamenti comunitari (Vespasiano s.d.: 153). Aree di comune interesse: ambiente ed energia, infrastrutture e trasporti, sviluppo dell’economia e del mercato del lavoro, scambi culturali e valorizzazione delle risorse umane.

Euregio Alpe-Adria

Con tale espressione ci si riferisce a un accordo di collaborazione transfrontaliera tra le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Udine, Klagenfurt e Lubiana, al fine di offrire consulenza e assistenza su temi di joint venture (Vespasiano s.d.: 154).

Il Programma Operativo Italia-Slovenia (2007-2013)

Come dicevamo poc’anzi, l’UE ha adottato dei programmi per favorire l’abbattimento delle barriere interne all’insieme dei suoi stati membri. Il Programma Operativo Italia-Slovenia 2007-2013 rientra in questa programmazione della CTE. Coordinato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, tale programma ha come obiettivo generale quello di “rafforzare l'attrattività e la competitività dell'area-Programma” e come obiettivi specifici quelli di “assicurare un'integrazione territoriale sostenibile”; “aumentare la competitività e lo sviluppo di una società basata sulla conoscenza”; “migliorare la comunicazione e la cooperazione sociale e culturale, anche al fine di rimuovere le barriere persistenti” e, infine, “migliorare l'efficienza e l'efficacia del Programma”

(cfr.

http://www.regione.fvg.it/rafvg/rapportieuropeinternazionali/dettaglio.act?dir=/rafvg/cms/RAFVG/AT11/AR G9/FOGLIA3/).

L’area interessata da tale programma comprende: i territori delle province di Udine, Gorizia, Trieste in Friuli Venezia Giulia; di Venezia, Padova, Rovigo in Veneto; di Ferrara e Ravenna in Emilia-Romagna; e i territori della regioni della Gorenjska, Goriska, Obalno-kraška in Slovenia42.

Il programma si articola in 4 Assi prioritari, quali:

- Asse 1 – Ambiente, trasporti e integrazione territoriale sostenibile; - Asse 2 – Competitività e società basata sulla conoscenza;

- Asse 3 – Integrazione sociale. - Asse 4 – Assistenza tecnica

42

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4.7 Il GECT (Gruppo Europeo Di Cooperazione Territoriale)

La politica di coesione europea è attuata attraverso alcuni Regolamenti, fra cui quello, approvato nel 2006, che prevede l’istituzione di uno strumento detto GECT, ossia un Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (Del Bianco 2009: 96).

Il GECT è “un nuovo strumento giuridico a livello comunitario che permette alle autorità locali e regionali, appartenenti a stati membri differenti, di istituire gruppi di cooperazione dotati di personalità giuridica”. Attraverso questo strumento, gli enti e i paesi attuatori (autorità regionali e locali, governi centrali, enti basati sul diritto pubblico, associazioni appartenenti almeno a due stati membri) possono dare vita, a seguito della stipula di una convenzione e dietro approvazione delle autorità nazionali competenti, ad azioni di cooperazione transfrontaliera, con o senza contributo della UE. Per esemplificare, si possono citare azioni quali i servizi sanitari transfrontalieri, servizi pubblici in genere, gestione di progetti che rientrano, anche finanziariamente, all’interno dell’Obiettivo Tre o del VII Programma Quadro. Non sono contemplate invece attività legate alla sicurezza, alla giustizia e agli affari esteri. Il fine ultimo di tali attività deve essere la promozione dello sviluppo integrato del territorio di confine

A tutti gli effetti, il GECT costituito dagli stati proponenti (almeno due paesi) è una struttura autonoma, con anche uno staff permanente.

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