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La minoranza slovena

Nel documento 1 Tesi di dottorato (pagine 75-78)

CAPITOLO IV - ITALIA-SLOVENIA UN CONFINE LABILE

4.5 La minoranza slovena

Secondo il rapporto sulle minoranze etniche in Italia redatto dal Ministero degli Interni nel 1994 (Ministero degli Interni 1994), la minoranza etnica slovena in Italia è costituita da circa 80.000 individui, presenti in circa 30 comuni del Friuli Venezia Giulia di tre differenti province. Gli sloveni si insediarono nell’Isontino, sul Carso, nel Collio e nelle valli del Natisone a partire dal VI secolo L'area divenne parte dell'Impero franco sotto Carlo Magno alla fine del secolo VIII e poi parte delle terre degli Asburgo. Sorti diverse ebbero le valli del Torre e del Natisone che passarono al patriarcato di Aquileia dal 1077 al 1420 , poi alla repubblica di Venezia fino al 1797 e al regno d’Italia nel 1866. La parte di Gorizia e Trieste rimasero invece all’impero Austroungarico. Alle terre diventate parte della Repubblica di Venezia e del Regno d’Italia non fu data l’opportunità di ricevere una formazione scolastica come avvenne invece nella parte Goriziana, Carsica e Triestina. " In questa parte dell’Impero, in seguito alle riforme costituzionali degli anni sessanta

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dell'Ottocento, la scolarizzazione elementare passo alle amministrazioni comunali, per gli sloveni del Goriziano e del Carso ciò significò una scolarizzazione nella lingua slovena standard, mentre a Trieste, prevalentemente italiana, l'istruzione fu per l’appunto in lingua italiana, vennero però fondate varie scuole private slovene. Le valli del Torre e del Natisone non ebbero la protezione linguistica di cui godettero le altre due province, anzi subirono una politica di snazionalizzazione e di assimilazione che provocò la perdita di identificazione con gli sloveni (Boileau, Sussi, 1981, pp.72-73)". Questo oltre alla diversa storia delle terre del Torre-Natisone rispetto a quelle slovene contribuì ad un senso di apparente diverso degli Italiani di lingua slava della provincia di Udine dagli sloveni della provincia di Gorizia e Trieste.

La prima guerra mondiale, particolarmente sanguinosa lungo la fascia che va dalle valli del Natisone, il Carso goriziano ed il Carso triestino vide fratelli e amici combattere nei due eserciti, da una parte gli sloveni delle Valli del Torre e Natisone per l’esercito italiano, dall’altra gli sloveni del Carso Triestino e Goriziano combattere per l’esercito austriaco.

Alla fine della prima Guerra mondiale buona parte dei possedimenti dell’impero austroungarico passarono all’Italia : la Venezia Giulia, ampie zone dell’attuale Slovenia, l’Istria, e Zara della Dalmazia.

Tra le due guerre la politica nazionalista di Benito Mussolini portò al tentativo di risolvere la questione della minoranza linguistica slovena con l’uso della forza: contrastando fortemente l’utilizzo della lingua sia nella vita pubblica sia in quella privata. A conclusione della Seconda Guerra Mondiale i confini furono disegnati sulla base del c.d. principio di equilibrio etnico. Ovvero nel 1946 a Parigi la diplomazia internazionale decise come criterio per poter normalizzare i rapporti fra Italia e Jugoslavia quello secondo il quale in territorio italiano (senza comprendere il Territorio Libero di Trieste) dovevano restare all'incirca tanti slavi quanti erano gli italiani (sulla base del censimento del 1910) che restavano in territorio jugoslavo. E così fu fatto.35 L’Italia perse buna parte dei territori ottenuti durante la prima guerra mondiale, in particolare quelli che attualmente appartengono alla Slovenia ed alla Croazia. Nel 1954 Trieste passò all’Italia, ma rimase priva del suo naturale entroterra che invece divenne parte della Jugoslavia. I rapporti politici tra la minoranza slovena in Italia con la Slovenia furono intensi fin dai primi giorni della fine della guerra, con l’obiettivo di raggiungere una convivenza pacifica tra le due nazionalità esistenti sul territorio Italiano e tra i due Stati vicini (Komac M 1992:129)

La tutela delle minoranze linguistiche divenne una questione da affrontare fin dai primi giorni della nascita della Repubblica Italiana, tant’è che la Costituzione, all'articolo 6 afferma che "La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche", Nello Statuto speciale allegato al Memorandum d'intesa di Londra (1954), venne sentita l'esigenza di garantire un uguale trattamento ai due gruppi "etnici", in particolar modo attraverso la pari possibilità di accesso agli uffici pubblici e amministrativi, il pari trattamento nella tassazione e la libertà di uso della propria lingua nei rapporti personali e ufficiali con l'autorità

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amministrativa e giudiziaria. Con il riconoscimento di regione a statuto speciale del Friuli Venezia Giulia, grazie proprio alla presenza del confine e delle minoranze linguistiche, venne inserito nello Statuto regionale, nel suo articolo 3, che "Nella Regione è riconosciuta parità di diritti e di trattamento a tutti i cittadini, qualunque sia il gruppo linguistico al quale appartengono, con la salvaguardia delle rispettive caratteristiche etniche e culturali". La spinta alla tutela da parte dello Stato si è formalizzata con due importanti provvedimenti di legge: la n. 482 del 15 dicembre 1999, "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche", e la n. 38 del 23 febbraio 2001, "Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli-Venezia Giulia". In tempi più recenti, è stata approvata la legge regionale n. 26 del 2007, che si è occupata di "tutelare e valorizzare la minoranza linguistica slovena, come parte del patrimonio storico, culturale e umano", integrando e dando attuazione alle due citate leggi statali. Infine, un'integrazione alla normativa enunciata proviene da tre Dpr (n. 345 del 2 maggio 2001, n. 65 del 27 febbraio 2002 e quello del 12 settembre 2007), che regolano l’attuazione della stessa e l'istituzione nonché il funzionamento del Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena, con l'approvazione dell'elenco dei Comuni (e frazioni) nei quali si applicano le misure di tutela della minoranza slovena. Con la legge n. 38 del 23 febbraio 2001 è stato costituito il "Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena" con sede a Trieste, si è provveduto a tracciare un elenco dei comuni abitati dalla minoranza, estendendo alle Valli del Natisone le norme di tutela, riconoscendo come scuole statali gli istituti bilingui privati. Nel 2007 è stato aperto nel centro di Trieste lo Sportello unico statale per gli Sloveni, al fine di consentire alla comunità di utilizzare la propria lingua nei rapporti con le istituzioni pubbliche. Numerose sono le associazioni culturali e non della minoranza slovena, quasi tutte inquadrate nell'Unione Culturale Economica Slovena (SKGZ - Slovenska kulturno gospodarska zveza), fondata nel 1955, e nella Confederazione delle Organizzazioni Slovene (SSO - Svet slovenskih organizacij) fondata nel 1976, che a loro volta hanno dato vita al Coordinamento delle minoranze slovene in Italia, Austria, Ungheria e Croazia (SLOMAK - "Slovenska manjšinska koordinacija"). A Trieste esiste anche l'Istituto Sloveno delle Ricerche (SLORI - Slovenski raziskovalni inštitut). Nella stessa città viene stampato, dal 1945, il quotidiano Primorski dnevnik, redatto completamente in lingua slovena. Dalla sede regionale RAI vanno in onda numerose trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua slovena. Le comunità slovene di Gorizia e Trieste hanno inoltre la possibilità di ascoltare i canali radiofonici e televisivi della vicina Slovenia, con la quale hanno mantenuto intensi e stretti contatti che si sono rafforzati dopo la proclamazione dell'indipendenza del paese nel 1991, in particolar modo gli avvenimenti culturali e le feste popolari, ma restano comunque alti anche i rapporti plurietnici. (Delli Zotti 1992). Frutto dell’intensificarsi dei rapporti tra le due parti del confine furono i primi Gemellaggi tra i comuni della fascia confinaria della provincia di Gorizia e di Trieste ed i comuni sloveni.

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4.6 L’Europa, la cooperazione transfrontaliera e le regioni di confine

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