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elettronica conforme eIDAS (Sistema Pubblico di Identità Digitale) ha raggiunto 3.4 milioni di abbonati e 4000 Pubbliche Amministrazioni attive. La

centralizza-zione delle anagrafi digitali della popolacentralizza-zione (ANPR) ha visto un’acceleracentralizza-zione

nel 2018, ma la copertura raggiunge solo il 21% dei comuni italiani. Tuttavia vale

anche la pena sottolineare che l’indice DESI non sempre riesce a cogliere la

situa-zione reale, poiché gli indicatori impiegati sono di carattere generale e al loro

inter-no è difficile ricointer-noscere servizi specifici, anche complessi e articolati, offerti dalle

Pubbliche Amministrazioni: ad esempio, in Italia, il servizio offerto dal Ministero

dell’Economia e delle Finanze, relativo alla compilazione on line del 730 sulla base

di un modulo precompilato contenente con tutti i dati di sanità e catasto non è

ri-conoscibile ai fini del calcolo del DESI.

Figura 5 - Servizi pubblici digitali 2014-2019

2.9.2.6. Il Digital Maturity Indexes (DMI)

Sebbene il DESI sia uno strumento molto utile per comprendere l’effettivo stato di digitalizzazione dell’Italia in relazione agli altri Paesi europei, esso presenta alcuni limiti:

 gli indicatori non misurano alcuni fattori chiave per la digitalizzazione dei paesi, come la ricerca e lo sviluppo in tecnologie digitali o la sicurezza informatica delle imprese;  i dati che alimentano il DESI 2019 dovrebbero far riferimento all’anno 2018; ma alcuni indicatori, primo fra tutti quelli relativi al capitale umano, sono calcolati a partire dai dati aggiornati al 2016 e al 2017;

 l’indice DESI non distingue tra fattori abilitanti e risultati ottenuti e fornisce poche indicazioni a chi vuole migliorare il grado di digitalizzazione.

Con l’obiettivo di creare un indice aggiornato e completo che permetta di poter prendere decisioni in termini di digitalizzazione, l’Osservatorio Agenda digitale del Politecnico di Milano ha costituito il Digital Maturity Indexes (DMI), un insieme di 120 indicatori (compresi quelli del DESI), distinti in:

 fattori abilitanti che misurano gli sforzi e gli investimenti fatti per digitalizzare un Paese;

 risultati ottenuti che monitorano l’esito di tali iniziative di digitalizzazione.

Secondo l’ultima valutazione del 2018, l’Italia si colloca al 22° posto su 28 Paesi europei per sforzi fatti nell’attuazione della propria Agenda digitale con un punteggio di 52.5 su 100 contro una media europea pari a 61.6 e al 25° posto per risultati raggiunti con un punteggio di 36.4 contro una media europea pari a 46.9. Ciò dimostra che l’Italia fatica a valorizzare gli investimenti fatti in digitalizza-zione.

Gli indicatori sono raggruppati in quattro aree principali per l’attuazione dell’Agenda digitale: 1. Infrastrutture, che misura la diffusione e l’utilizzo di banda larga e altre infrastrut-ture chiave. In quest’ambito l’Italia è essenzialmente allineata alla media europea. Grazie al Piano Banda Ultra Larga (BUL) la banda larga fissa di base ha ormai raggiunto la quasi totalità degli italiani. Si rimane invece molto indietro sulla copertura a oltre 100 Mbps. Per quanto riguarda i risultati ottenuti in quest’area l’Italia è significativamente sotto la me-dia raggiungendo quasi il peggior Paese in Europa, la Bulgaria. Basti pensare che nel 2017 solo il 12% delle abitazioni italiane utilizzava una connessione oltre i 30 Mbps, la media europea è pari al 34% quasi 3 volte superiore alla nostra.

L’interpretazione di questi numeri deve tener conto del fatto che la copertura di reti oltre i 30 Mbps ha ricevuto un forte impulso solo recentemente e che esiste un gap temporale fi-siologico tra il momento in cui l’infrastruttura è pronta e quello in cui avviene il processo di sottoscrizione e migrazione di linee a maggior velocità da parte degli utenti.

2. Pubblica Amministrazione, che misura la diffusione e l’utilizzo dei servizi di

eGover-nment. L’area Pubblica Amministrazione è quella in cui l’Italia è più vicina alla media

eu-ropea per sforzi di digitalizzazione fatti. È migliorata sul fronte dei servizi pubblici digitali offerti, passando da 16° nel 2016 a 15° nel 2017, in particolare hanno inciso positivamente il forte avanzamento sul fronte degli open data e la gestione digitale di tutte le fasi dei processi di giustizia amministrativa, che ha posizionato l’Italia tra i migliori Paesi europei sul Court

Per quanto riguarda i risultati raggiunti però l’Italia si colloca al 20° posto in Europa. In-cidono negativamente su tale risultato fattori quali: la scarsa percentuale di individui che recuperano moduli da compilare sui siti delle Pubbliche Amministrazioni, l’esigua percen-tuale di individui che spediscono digitalmente tali moduli alle Pubbliche Amministrazioni di competenza, la percentuale di individui che hanno ricevuto un rimborso per almeno una spesa pubblica senza doversi recare a uno sportello, la percentuale di individui che ha preso parte a consultazioni pubbliche per indirizzare questioni civiche o politiche, la scarsa perce-zione di efficacia dei servizi pubblici italiani.

3. Cittadini, che misura la diffusione e l’utilizzo di strumenti digitali, di internet e le competenze digitali. In questo ambito l’Italia si colloca in una posizione sfavorevole rispetto alla media europea, sia con riferimento ai fattori abilitanti che ai risultati ottenuti.

Con riferimento ai fattori abilitanti, i risultati consentono di approfondire i problemi legati alle competenze digitali, soprattutto con riferimento alla gestione di file e di informazioni digitali e alla produzione di contenuti digitali. Inoltre i DMI misurano la diffusione di di-spositivi digitali, per i quali l’Italia si colloca all’ultimo posto in Europa: solo il 73% delle abitazioni italiane possiede almeno un PC contro una media europea dell’84%.

Sul fronte dei risultati ottenuti l’Italia perde una posizione in Europa. I fattori che incidono negativamente su questo risultato sono: l’utilizzo quotidiano di Internet, la ricerca di un’oc-cupazione sul web, l’uso di servizi di storage online.

4. Imprese, che misura la diffusione e l’utilizzo di tecnologie digitali nei processi di produzione e vendita di prodotti e servizi. Questa è l’unica area dei DMI in cui l’Italia è sostanzialmente allineata, anche se leggermente sotto alla media europea, sia per sforzi di digitalizzazione fatti sia per risultati ottenuti. Tali posizionamenti sono probabilmente il risultato dei piani Industria 4.0 e Impresa 4.0, che hanno consentito di rendere le imprese italiane più competitive sul panorama internazionale.

Con riferimento ai risultati ottenuti i fattori che contribuiscono a collocare l’Italia sotto la media europea sono: la vendita e l’acquisto grazie a canali digitali e le collaborazioni strut-turate di filiera esclusivamente tramite canali digitali.

2.9.2.7. Un framework per la Pubblica Amministrazione

Gli indicatori introdotti nei paragrafi precedenti, largamente interconnessi tra loro, non sono nati per rappresentare il livello di digitalizzazione nazionale all’interno della Pubblica Amministrazio-ne, ma hanno un carattere europeo (nel caso del DESI e dell’eGovernment Benchmarking) e/o inter-vengono in aree anche private (nel caso del DESI e del DMI). Basti pensare che all’interno del DESI sono inclusi indicatori che di anno in anno vengono considerati statisticamente significativi a livello europeo, ciò ha comportato che nella valutazione del DESI 2019 l’indicatore relativo alle fatture elet-troniche è stato eliminato.

All’interno della Strategia per la Crescita Digitale sono stati introdotti degli indicatori per monito-rare lo stato di avanzamento, calcolati a livello nazionale e confrontati con i risultati europei. Essi sono distinti in:

attività avviate nell’ambito delle singole azioni della strategia;

2. KPI di risultato, che permettono di ottenere una misurazione dei risultati che le azio-ni oggetto della Strategia possono generare sulla Programmazione Nazionale 2014-2020; 3. KPI di impatto, che derivano dal DESI e sono in grado di fornire una misura dell’im-patto delle azioni della Strategia in termini di potenziali effetti economici e sociali delle sin-gole azioni e della Strategia per la crescita digitale nel suo complesso.

I KPI, per i quali è stato definito un valore base di partenza (baseline a fine 2013/ inizio 2014) e i valori obiettivo da raggiungere nel 2018 e nel 2020, riguardano i seguenti temi:

 Azioni infrastrutturali trasversali: Sistema Pubblico di Connettività e predisposizione wifi tutti edifici pubblici, Digital Security per la PA, razionalizzazione del patrimonio ICT, consolidamento data center e cloud computing, servizio pubblico d’Identità Digitale,  Piattaforme abilitanti: Anagrafe Popolazione Residente, pagamenti elettronici, fattu-razione elettronica PA, E-procurement, open data, sanità digitale, scuola digitale, giustizia e legalità digitale, turismo digitale, agricoltura digitale,

 Programmi di accelerazione: Italia login, la casa del cittadino, le competenze digitali,

smart city & communities

Con l’obiettivo di definire una metodologia utile a monitorare le Agende digitali regionali e gli in-terventi di trasformazione digitale che permetta inoltre di individuare criticità ed eventuali azioni correttive, all’interno del Piano Triennale AgiD ha inoltre avviato un’attività di ridefinizione delle modalità di calcolo degli indicatori attualmente presenti nella Strategia per la crescita digitale. Le azioni previste di maggior impatto in tal senso sono quelle che riguardano:

 la definizione di nuovi indicatori per monitorare, con maggiore incisività, le iniziative strategicamente rilevanti per AgiD;

 la definizione di una metodologia univoca per la raccolta dei dati utili alla misurazione dei diversi indicatori individuati.

Sarebbe auspicabile implementare e investire in una piattaforma nazionale unica che consente alla Pubblica Amministrazione da un lato di collezionare dati che alimentano gli indicatori e dall’altro di fornire uno strumento che dia la possibilità di seguire direttive per migliorare il livello di tali indicatori. L’obiettivo è quello di consentire alla Pubblica Amministrazione, non solo di fornire dei numeri, ma anche di avere dei ritorni in termini di performance. È necessario ribadire che tale obiet-tivo deve essere perseguito considerando anche gli obiettivi e le linee di azione riportate nel Piano Triennale per l’Informatica della PA.

2.9.3. La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione

2.9.3.1. Lo stato di attuazione del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD)

Il Codice dell’Amministrazione Digitale è un testo unico che riunisce e organizza le norme riguar-danti l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione nei rapporti con i cittadini e le imprese. Istituito con il decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, è stato successivamente modificato e integrato prima con il decreto legislativo 22 agosto 2016 n. 179 e poi con il decreto legislativo 13 dicembre 2017 n. 217 per promuovere e rendere effettivi i diritti di cittadinanza digitale. L’articolo 2, comma 1 del CAD stabilisce le finalità e l’ambito di applicazione del CAD che rappresenta la norma di riferimen-to per la trasformazione digitale.

Con l’ultimo intervento normativo il CAD è stato ulteriormente razionalizzato nei suoi contenuti. Si è proceduto a un’azione di deregolamentazione, sia semplificando il linguaggio, sia sostituendo le precedenti regole tecniche con linee guida, a cura di AgID, la cui adozione risulterà più rapida e reattiva rispetto all’evoluzione tecnologica.

Inoltre, come evidenziato dalla relativa relazione illustrativa del decreto legislativo n. 217/17:  è stata sottolineata con maggior forza la natura di carta di cittadinanza digitale della prima parte del CAD con disposizioni volte ad attribuire a cittadini e imprese i diritti all›identità e al domicilio digitale, alla fruizione di servizi pubblici

online e mobile

orien-ted, a partecipare effettivamente al procedimento amministrativo per via

elettroni-ca e a effettuare pagamenti online;

 è stata promossa l’integrazione e l’interoperabilità tra i servizi pubblici erogati dalle

Pubbliche Amministrazioni in modo da garantire a cittadini e imprese il diritto a

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