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Il livello di digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana nel confron- confron-to internazionaleconfron-to internazionale

a cura di Mario Collevecchio, SPISA

3.2.3. Innovazione nella PA, e-government e sistema dei pagamenti pubblici

3.2.3.1. Il livello di digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana nel confron- confron-to internazionaleconfron-to internazionale

La Commissione Europea, al fine di misurare sinteticamente i progressi nei processi di digitalizza-zione dei vari paesi dell’Unione, elabora da qualche anno un indice sintetico denominato Digital

Economy and Society Index (DESI), che aggrega una serie d’indicatori relativi a cinque dimensioni di

analisi interconnesse: connettività (sviluppo e qualità dell’infrastruttura disponibile per le comunica-zioni in “banda larga”), capitale umano (disponibilità di competenze necessarie per trarre vantaggio dalle possibilità offerte dalla società digitale), uso di internet (gamma di attività che i cittadini di un paese effettuano in rete), integrazione della tecnologia digitale (disponibilità di tecnologia digitale per supportare le imprese a migliorare l’efficienza, ridurre i costi, procurarsi nuovi clienti e partner, al-largare i mercati di riferimento), servizi pubblici digitali (capacità di erogare servizi pubblici attraverso contenuti online).

Il dato più attuale, relativo al 2019, mostra l’Italia al quintultimo posto tra i paesi dell’Unione, davan-ti solo a Polonia, Grecia, Bulgaria e Romania. L’Italia si pone a un livello inferiore alla media UE per tutti gli indicatori e in modo particolarmente accentuato per il capitale umano.

110. Cfr. Comunicato della Commissione del 20 agosto 2019,

https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/policies/ego-vernment.

111. Cfr. Piano triennale per l’informatica nella PA,

Grafico 1 – Digital Economy e Society Index

Secondo i dati raccolti dalla Commissione, solo il 44% degli individui tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (57% nell’UE). La percentuale degli specialisti ICT rimane stabile, seb-bene questi abbiano una minore incidenza sulla forza lavoro rispetto all’intera UE (2,6% rispetto al 3,7% nell’UE). Per quanto riguarda i laureati in possesso di una laurea in ICT, l’Italia si posiziona ben al di sotto della media UE con solo l’1%. Tra le donne che lavorano solo l’1% è specializzato in ICT. Focalizzando l’attenzione alla disponibilità di servizi pubblici digitali, la situazione italiana mostra un leggero miglioramento, tuttavia insufficiente a compensare il ritardo rispetto alla media dei paesi europei: l’indice sintetico, infatti, riporta un valore pari a 58/100, a fronte di una media europea pari a circa 62/100.

Grafico 2 – Servizi pubblici digitali

Dall’analisi delle singole variabili che concorrono a formare l’indice, emerge un quadro in chiaroscu-ro. Da un lato, la copertura dei servizi offerti online dalle PA italiane appare in linea con la media dei paesi dell’Unione: in tale campo l’Italia si colloca al 12° posto, con un indice pari a 91/100 (mentre la media dell’Unione si ferma a 87/100); per quanto riguarda la disponibilità di servizi online per le

mprese, si colloca al 18° posto, con un indice in linea con quello della media dell’Unione (85/100)112. 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Utenti seervizi egov disp. servizi onlinne per cittadini disp. servizzi online per imprrese

Grafico 3 – Disponibilità dei servizi on line

Tuttavia, i dati relativi all’utilizzo di tali servizi da parte dei cittadini mostrano una situazione di gran lunga al disotto della media europea: solo il 37% dei cittadini, infatti, ha utilizzato nell’ultimo anno i servizi online della PA (a fronte di una media europea del 64%), ponendo il paese al penulti-mo posto davanti alla sola Grecia113.

Le analisi della World Bank tratteggiano un quadro sovrapponibile. In base all’indice di sviluppo dell’e-government, calcolato per il 2018, l’Italia si pone al 24esimo posto, dietro i principali paesi dell’U-nione Europea e del mondo occidentale, peraltro con un peggioramento di due posizioni rispetto alla rilevazione condotta due anni prima. L’indice è costruito sintetizzando indicatori da tre impor-tanti dimensioni di analisi, relative alla disponibilità d’infrastrutture di telecomunicazione, alla di-sponibilità di capitale umano, alla didi-sponibilità di servizi online. L’Italia presenta un ritardo rispetto ai paesi comparabili in tutte e tre le componenti.

Lo iato esistente tra disponibilità di servizi on line ed effettivo utilizzo degli stessi suggerisce la pre-senza di carenze nella fruibilità di tali servizi, un concetto che può essere scomposto in molteplici variabili: la semplicità di utilizzo, l’accessibilità tramite smartphone, il livello di conoscenza dell’e-sistenza di tali servizi da parte dell’utenza, la disponibilità di servizi di pagamento elettronici per completare il processo completamente online.

L’analisi della situazione, inoltre, dovrebbe tenere conto della situazione peculiare della PA italiana dove, per effetto del decentramento amministrativo, sono le amministrazioni e gli enti locali a essere maggiormente coinvolte nell’erogazione di servizi ai cittadini. I comuni, le regioni e le ASL rappre-sentano, infatti, i punti di contatto per l’erogazione di una gamma di servizi più ampia di quanto non 112. Tale indicatore è costruito sulla base della quota di operazioni relative ai principali eventi della vita (per i cittadini) o ai principali step necessari per avviare e condurre affari (per le imprese) per i quali, accanto ai canali tradizionali, sono anche disponibili canali online. Per elaborare l’indice, la Commissione ha fatto uso di mistery shoppers, personale addestrato a ri-cercare online e valutare la disponibilità dei servizi in modalità egovernment. I risultati dei risultati dei mistery shoppers sono

poi stati condivisi e validati con i rappresentanti degli Stati membri. Cfr. 2018 eGovernment Benchmark report (https://

ec.europa.eu/newsroom/dae/document.cfm?doc_id=55487), pagine 22-25.

113. Quest’ultima, peraltro, ha visto un 36% di utenti usare i propri servizi online, a fronte un livello di disponibilità degli stessi significativamente più basso che in Italia (in particolare per i servizi alle imprese).

siano le amministrazioni centrali. L’eterogeneità di tale mondo induce a condurre approfondimenti sul livello di maturità dell’e-government nelle amministrazioni centrali e nelle amministrazioni locali.

3.2.3.2. Il livello di digitalizzazione delle amministrazioni centrali: una valutazione dei

servizi offerti all’utenza e del rapporto tra ente e tesoriere.

Il quadro che emerge dall’analisi sul livello di digitalizzazione delle amministrazioni centrali risulta particolarmente eterogeneo. Diverse aree facenti capo all’amministrazione centrale hanno raggiunto punte di eccellenza e consentono la gestione online della quasi totalità dei procedimenti ammini-strativi di propria pertinenza: si fa riferimento in particolare all’Agenzia delle Entrate, all’Inps e all’Agenzia delle Dogane che rappresentano esempi concreti di un’efficace interazione con cittadini e imprese attraverso i propri siti web. In particolare, la maggiore autonomia organizzativa e contabi-le di cui sono dotati alcuni enti pubblici, accompagnata dalla possibilità di avvacontabi-lersi di competenze e risorse tecnologiche adeguate, ha consentito lo sviluppo di livelli dei servizi di front-office parti-colarmente avanzati e integrati con gli altri sistemi informativo-contabili generando in tal modo i presupposti per lo sviluppo di servizi al pubblico “nativi digitali” che presentano elevati gradi di fruibilità.

Discorso a parte merita l’amministrazione centrale “in senso stretto” ovvero quella costituita dai Ministeri e dagli organi periferici degli stessi (prefetture, sovrintendenze, ambasciate, scuole, etc). Tali realtà, pur molto eterogenee tra loro, sono accomunate dall’essere soggette al Regolamento di contabilità generale dello Stato e alle Istruzioni sul servizio di tesoreria; dal riferimento costante al bilancio dello Stato che si esplica in un’intensa attività di coordinamento svolta dalla Ragioneria Ge-nerale dello Stato; dalla gestione dei propri flussi finanziari attraverso il servizio di tesoreria statale svolto dalla Banca d’Italia.

Per comprendere il livello d’informatizzazione delle procedure di pagamento delle amministrazioni statali e il livello d’integrazione con i sistemi informativi e contabili di tali organizzazioni è sicura-mente utile separare la descrizione delle procedure di spesa da quelle d’incasso.

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