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L’epidemiologia è lo studio della diffusione di un disturbo o di una condizione nella popolazione, in relazione al tempo (intervallo di osservazione) e allo spazio (area geografica considerata).

Oscar Hill, in un suo saggio di carattere epidemiologico, osservava come, fino a prima degli anni Settanta, l’anoressia fosse considerata una curiosa rarità. 40

Nel 1963 ad esempio, un editore americano rifiutò di tradurre il libro di Mara Selvini Palazzoli dal titolo Anoressia Mentale, sostenendo che avrebbe potuto interessare un numero troppo limitato di specialisti.41

Anche Hilde Bruch, in Patologia del comportamento alimentare, del 1973, definisce l’anoressia come una patologia rara: «La ricerca inflessibile della magrezza, per cui l’individuo si autocondanna all’inedia, anche fino alla morte, è davvero rara, ma ha sempre suscitato grande interesse da parte dei medici; un interesse del tutto sproporzionato alla sua scarsa frequenza, generato probabilmente dalla tragica vista di una giovane che, nel fiore degli anni, cerca

40 Hill Oscar, ‘Epidemiological aspects of anorexia nervosa’, in Advances in Psychosomatic Medicine, 1977, pp. 48-62

41 Il libro della Selvini Palazzoli, pubblicato in Italia nel 1963, fu tradotto in Inghilterra nel 1974 con il titolo Self - Starvation e negli Stati Uniti nel 1978 da Jason Aronson, New York. Ancora oggi, questo libro, che per primo prese atto dell’aumentare del fenomeno anoressico in Italia, è considerato un classico della letteratura clinica sull’argomento.

la soluzione dei suoi problemi esistenziali attraverso il rifiuto del cibo, azione contraria ad ogni esperienza umana.» 42

Tuttavia, solo cinque anni più tardi, la Bruch si renderà conto della crescente diffusione di questa malattia, definendola, in un libro intitolato La gabbia d’oro, come «un serio problema che riguarda le scuole superiori e i collegi universitari. Si può parlare di una vera epidemia, per la quale non esiste però un agente contagioso; la diffusione del morbo deve essere attribuita a fattori socio-psicologici.»43

In effetti, oggi purtroppo questa patologia è piuttosto diffusa ed è considerata una vera e propria epidemia sociale, che riguarda principalmente gli adolescenti del mondo occidentale, in particolare di sesso femminile.

La prima documentazione ufficiale di un aumento dell’incidenza44 del disturbo anoressico apparve negli anni Settanta, all’interno di un elegante ed accurato studio pubblicato da uno psichiatra svedese, Stean Theander, che trasformò l’anoressia da disturbo raro ad importante patologia.

Theander, esaminando gli archivi di tutti i dipartimenti medici e psichiatrici delle due maggiori cliniche della Svezia, per il periodo compreso tra il 1930 e il 1960, stabilì che i casi di anoressia erano 11 nel primo periodo considerato (dal 1933 al 1939), 25 nel secondo (dal 1940 al 1949) e 58 nel terzo (dal 1950 al

42 Bruch H. (1973), Patologia del comportamento alimentare, Feltrinelli, Milano, 1977, p. 15

43 Bruch H. (1978), La gabbia d’oro. L’enigma dell’anoressia mentale, Feltrinelli, Milano, 1983, p. 12

44 L’ incidenza indica il numero dei nuovi casi riscontrati in una certa area geografica in un dato periodo di tempo.

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1959), dimostrando una potenziale quintuplicazione dell’incidenza del disturbo lungo un arco di tempo di circa trent’anni.45

Negli anni Ottanta, Jones46 e altri collaboratori condussero un’analisi sui registri clinici della città di Monroe Country, New York. Essi rilevarono che nel periodo 1960-1969 il tasso di incidenza47 media annuale di anoressia era pari a 0,37 su 100.000 abitanti, ma esso raddoppiava nel periodo 1970-1976, passando a 0,64 su 100.000 abitanti.

Secondo Gordon, i dati ricavati in questo modo possono risultare ingannevoli, in quanto la stragrande maggioranza dei soggetti anoressici è costituita da donne di età compresa tra i 13 e i 25 anni. Perciò, potremmo farci un’idea più corretta delle reali dimensioni di questo disturbo valutando il numero di persone malate nella popolazione reputata a rischio.

In effetti, all’interno della stessa ricerca condotta da Jones, se si considerava la popolazione femminile appartenente a quella fascia di età, l’incremento era ancora più evidente: si passava infatti da 0,64 a 3,3 su 100.000 abitanti.

Sulla base dello stesso criterio, Arthur Crisp48 ha condotto una ricerca sulle studentesse delle scuole inglesi superiori.

Da questo studio, emerge un caso di anoressia ogni 150-200 ragazze e ciò è coerente con altri studi compiuti sulle studentesse dei collegi americani.

45 Theander Stean, ‘Anorexia Nervosa: a Psychiatric investigation of 94 female patients’ , in Acta Psychiatrica Scandinavica Supplement, 214, 1970, pp. 1-194

46 Jones D. J. et al. (1980), Epidemiology of Anorexia Nervosa in Monroe Country, New York, 1960-1976, in ‘Psychosom. Med.’, 42, pp. 551-558

47 Il tasso di incidenza calcola il numero di casi ogni 100.000 abitanti.

48 Crisp Arthur, ‘How common is anorexia nervosa? A prevalence study’, in British Journal of Psychiatry, 128, 1976, pp. 549-554.

Anche se i dati riportati in letteratura presentano delle discordanze, gli esperti calcolano che si ammali di anoressia una percentuale compresa tra lo 0,5 e l’1%

circa dei soggetti di età compresa tra i 13 e i 25 anni, anche se vi sono casi ad esordio tardivo, intorno ai 20 o 30 anni. L’età media in cui insorge il disturbo è tra i 14 e i 18 anni e in più del 90% dei casi ad ammalarsi è una ragazza. 49

In Italia, i dati a disposizione evidenziano che il fenomeno anoressico ha una distribuzione relativamente uniforme sul territorio: Nord 0,36%, Centro 0,4%, Sud 0,2%.50 Attualmente, si calcola che nel nostro paese i casi conclamati siano 65.400 e che questo numero aumenti ogni anno di 8.500 nuovi casi. L’elevato numero delle persone che non si sottopongono a nessun trattamento lascia pensare tuttavia che i dati reali possano essere più drammatici.51

Gordon sostiene che, se si tiene conto della gravità e dei possibili effetti nel lungo periodo di questo disturbo, oltre al fatto che esso colpisce un segmento di popolazione generalmente immune da seri problemi di salute, queste cifre non possono che apparire significative e allarmanti.

Lucas52 ha svolto interessanti riflessioni sulla variazione dell’incidenza dell’anoressia nel corso degli anni, prendendo in esame la popolazione di Rochester (Minnesota) attraverso lo screening dei registri clinici della Mayo Clinic per il periodo 1935-1984. Secondo tale indagine, l’incidenza dell’anoressia era relativamente alta nel periodo 1935-1939, tendeva poi a

49 La fonte di questi dati è il DSM- IV p. 629.

50 Stagi Luisa, La società bulimica, Franco Angeli, 2002, p. 15.

51 Queste informazioni sono contenute in ‘Riza psicosomatica’, febbraio 2005, numero 288, p.

38 e hanno come fonte dati ABA ed Eurispes.

52 Lucas A.R. et al., ’50 years trends in the incidents of anorexia nervosa in Rochester, Minnesota: a population-based study’, in American Journal of Psychiatry, 148, 1991, pp. 917-922

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diminuire nel corso degli anni Cinquanta e cominciava a risalire intorno agli anni Sessanta, per raggiungere il suo picco all’inizio degli anni Ottanta.

In base all’analisi dei dati, egli ipotizza che il manifestarsi del fenomeno anoressico possa essere soggetto ad un andamento ciclico in relazione al fluttuare dei canoni estetici femminili. In particolare, le fasi di più acuta incidenza della malattia si verificherebbero in quei periodi in cui è particolarmente in voga un modello di donna sottile, dalla curve poco accentuate.

Lucas utilizza come misura della magrezza la variazione del rapporto busto/vita nelle modelle, che è passato da un valore relativamente basso negli anni Venti e Trenta ad un valore maggiore negli anni Cinquanta, per poi subire nuovamente una diminuzione negli anni Settanta e Ottanta. Per questo motivo, egli afferma che le variazioni nei tassi di anoressia nervosa vadano comprese alla luce delle pressioni socio-culturali relative all’immagine corporea ideale femminile.