Capitolo Quarto
4.4 Il valore attribuito al successo personale e alla bellezza
Un’altra caratteristica delle famiglie delle ragazze anoressiche messa in luce dalla Bruch è una forte spinta al successo e alla riuscita personale.
Benché non necessariamente ricche, queste famiglie sono guidate per lo più da un sistema di valori che premia l’ascesa sociale e il rendimento.
Una buona percentuale di esse è riuscita a salire notevolmente nella scala sociale rispetto alla generazione precedente e spesso i genitori ricordano alle figlie gli sforzi e i sacrifici fatti per riuscire a raggiungere questa posizione.
Inoltre, di solito, quando i genitori parlano delle figlie, lo fanno in termini di risultati scolastici, illustrando i loro voti eccellenti, il loro costante impegno e le grandi soddisfazioni che hanno ricevuto nel vedere i brillanti risultati ottenuti da loro.
Anche se spesso inespressi, questi ideali di forza, di iniziativa personale e di successo si traducono in sentimenti ansiogeni che incidono profondamente sulla futura anoressica, la quale sente di dover ottenere dei buoni risultati non tanto per se stessa, ma per dimostrare agli altri e in particolare ai genitori di valere qualcosa. Come già più volte sottolineato però, pur andando bene a scuola, nelle attività sportive ecc, queste ragazze si sentono prive di valore.
La Bruch fa notare che l’ambiente familiare di queste ragazze, se da una parte esalta il successo e la riuscita personale come valori dominanti, dall’altra
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impedisce di fatto alle figlie di manifestare comportamenti autonomi o di sviluppare le proprie doti individuali.
Perciò, quando la ragazza entra nell’adolescenza, non è preparata ad affrontare i problemi evolutivi tipici di quest’età, che richiede una maggiore indipendenza e una maggiore autonomia nelle scelte.
La Bruch afferma che, proprio per questo motivo, molte sue pazienti nutrono la fantasia inconscia di essere dei maschi. A volte, questa fantasia potrebbe rappresentare il desiderio di essere il figlio maschio che il padre non ha mai avuto, oppure da cui è stato deluso, ma nella maggior parte dei casi esprime il desiderio di avere il potere percepito nei ragazzi, amici o fratelli che siano, e di cui l’anoressica sente fortemente la mancanza. Per alcune di queste ragazze, la snellezza e la perdita delle curve rappresentano una vittoriosa trasformazione della figura femminile in quella di un preadolescente.
Molte di loro per tutta la vita hanno sentito che l’essere femmine è stato un ingiusto svantaggio ed hanno sognato di farsi onore in campi considerati più meritevoli e degni di rispetto perché di pertinenza maschile.
La loro figura sottile, le ottime prestazioni sportive e la perseveranza fino all’esaurimento danno loro l’orgogliosa convinzione di non essere da meno di un uomo.
Alcune pazienti arrivano ad esprimere apertamente il loro rancore per aver subito gli svantaggi dell’essere donna. La Bruch ad esempio parla di Fawn, la quale diceva di aver sempre patito il fatto che a lei, in quanto femmina, venivano vietate delle cose che erano invece permesse al fratello, sostenendo che «se
nasci femmina sei svantaggiata in partenza. Non c’è modo di spuntarla; hai torto prima di cominciare» 105
Anche Joice sentiva che la sua magrezza le dava un aspetto simile a quello di un uomo e quindi aveva la sensazione di essere più forte e persino più indipendente, perché in grado di controllare perfettamente il proprio corpo, in un modo che la rendeva speciale, perché nessun altro poteva riuscire ad astenersi dal cibo come lei.
Oltre che al successo, i genitori di queste ragazze danno molta importanza anche alla bellezza e all’aspetto fisico. Spesso, si preoccupano in modo esagerato del proprio corpo, controllando il proprio peso attraverso la pratica di una dieta.
La Bruch descrive il comportamento della madre di Gertrude, quasi quarantenne quando mise al mondo la figlia, la quale era molto preoccupata perché temeva che i suoi tessuti non fossero più abbastanza sodi e lisci.
Nell’intento di cancellare questi segni dell’età, si serviva di ogni rimedio reclamizzato e obbligava la figlia quattordicenne a controllare se tali cure avessero avuto effetto ripristinando l’aspetto giovanile.
In queste famiglie, l’importanza attribuita all’aspetto esteriore non di rado è manifestata anche dai padri, che spesso esortano le figlie a controllare il loro peso e anche a mettersi a dieta, se le giudicano un po’ ingrassate. Sono molto numerosi i casi di ragazze ammalatesi di anoressia nel tentativo di raggiungere un aspetto che potesse piacere al padre.
105 Il caso di Fawn è riportato in Bruch H. (1978), La gabbia d’oro, Feltrinelli, Milano, 1983, p.81
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Una paziente della Bruch ricorda che quando era piccola la si vestiva appositamente, in modo che il papà fosse orgoglioso di portare fuori la figlia e di farla vedere in giro, anche se gli abiti non la facevano sentire a suo agio e di solito non la riparavano abbastanza dal freddo.
Quando, all’epoca della pubertà, la ragazza cominciò ad ingrassare fu un vero disastro. Il padre la esortava spesso a stare attenta al suo aspetto, dimostrando la sua superiorità mangiando molto poco e criticando la gente incapace di controllarsi. La famiglia era ricca e c’era sempre cibo in abbondanza; attenersi ad una dieta in mezzo all’abbondanza era considerato dal padre come un segno di distinzione e di temperanza. La ragazza sentì che l’essere magra era per lei un dovere, data l’elevata posizione sociale della famiglia.
Dopo essere divenuta anoressica, riassunse l’esperienza della sua vita dicendo di non aver mai meritato ciò che i suoi genitori le davano. Sentiva di non aver saputo ripagare pienamente i genitori per tutti i vantaggi che le avevano sempre assicurato e pensava che l’unico modo per dimostrare di essere in qualche modo meritevole fosse quello di limitare il suo peso, visto che essi tenevano così tanto all’aspetto fisico e all’esteriorità.
L’ambizione eccessiva, il livello di aspirazioni del tutto irrealistico che i genitori esprimono e che la figlia legge nel loro orgoglio vengono interiorizzati e divengono la meta che queste ragazze sentono di dover raggiungere a tutti i costi.
Le storie dettagliate ricostruite dalla Bruch durante l’inchiesta psicoterapica rivelano che la maggioranza delle sue pazienti ha deciso di intraprendere la dieta che a poco a poco si è trasformata in un vero e proprio rifiuto del cibo, con
l’intento di fare qualcosa di grandioso, di assolutamente speciale, qualcosa che le rendesse uniche e quindi particolarmente degne di rispetto.