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In seguito ad un’iniziativa delle organizzazioni della società civile, sostenuta da alcuni partiti politici, l'Assemblea Nazionale ha votato il 27 marzo 2007, la legge nr. 23/2007 che modifica l'articolo 146 del Codice elettorale (che stabilisce la parità nella lista dei candidati). La nuova disposizione obbliga i partiti politici ad inserire sulle liste elettorali alternativamente, un uomo ed una donna. È stato tentato un ricorso al Consiglio costituzionale, in cui si afferma che:

 qualsiasi discriminazione fondata sul sesso è espressamente esclusa;  la qualità di cittadino, che dà diritto alla candidatura alle elezioni

politiche, è indivisibile;  i candidati sono tutti uguali;

 i principi di valore costituzionale si oppongono a qualsiasi divisione in categorie dei cittadini eleggibili;

 la legge che impone una distinzione tra i candidati a causa del loro genere è contraria alla Costituzione.

Le circostanze nelle quali è stato introdotto tale legge, non hanno permesso di garantire il principio di parità.

Conclusione

In relazione al peso economico, politico e sociale delle donne in Africa, una migliore considerazione della dimensione di genere nelle leggi sul decentramento è necessaria. Un tale sviluppo metterebbe in pratica la volontà politica più volte affermata nei discorsi ufficiali dei partiti politici, ma finora non sufficientemente attuata, di rafforzare la partecipazione delle donne al processo decisionale. In questa prospettiva, l'attuazione delle riforme di alcune disposizioni locali e di altre disposizioni legislative, contribuisce alla creazione di un quadro istituzionale per favorire una più equa rappresentanza delle donne negli organi decisionali degli enti locali.

Il miglioramento del quadro giuridico e normativo non basta per guidare i cambiamenti auspicati, in quanto vi sono altri fattori sociali e culturali, che

accentuano l'emarginazione delle donne e che dovrebbero essere presi in considerazione nello sviluppo delle strategie da attuare.

Tali strategie dovrebbero includere:

 La formazione potrebbe contribuire a ridurre la mancanza delle conoscenze delle regole formali del gioco politico nelle sue varie componenti: tecniche elettorali, contenuti dei mandati elettorali e testi che disciplinano le istituzioni.

 Una maggiore diffusione di testi sul decentramento.

 Un sviluppo di pratiche innovative, alcune delle quali sono all’origine di ulteriori progressi per migliorare l'accesso delle donne alle fonti di potere ed alle risorse naturali. Ne è un esempio la convenzione locale di Ndour Ndour, nel dipartimento di Fatick, che contiene tre disposizioni principali che fanno delle donne le principali beneficiarie di porzioni di risai, sottolineando che tutte le donne del villaggio hanno il diritto a queste porzioni.

 Il rafforzamento del sostegno alle organizzazioni di donne attive nella promozione delle donne negli organi decisionali. Ciò porterebbe alla creazione di coalizioni volte al miglioramento della partecipazione delle donne in politica.

 La stabilizzazione, la continuità e la trasversalità delle istituzioni responsabili dell’integrazione di genere. Infatti, l'instabilità istituzionale ed il confinamento delle questioni relative alle donne in un unico dipartimento, è pregiudizievole per la creazione di qualsiasi politica di sviluppo.

“Credo che sia giunto il tempo delle donne. Non contro gli uomini, ma per gli uomini e le donne. Bisogna correggere questa anomalia che ha fatto sì che le donne fossero a lungo escluse dall’esercizio del potere. Dobbiamo fare in modo che le cose siano più equilibrate. L’obiettivo è lontano. In effetti, da qualche tempo, si nota l’aumento del potere delle donne in politica. Da Nord a Sud e da Est a Ovest, si assiste ad una vera rivoluzione che porta al crollo di alcuni pregiudizi a danno delle donne ed al cambiamento radicale del loro status. Donne presidenti, donne Primi Ministri, donne segretari di Stato, cancellieri… In Irlanda,

in Canada, in Perù, nelle Filippine, in Sri Lanka, nelle Figi, la magistratura suprema è attualmente esercitata da donne. In passato, cittadini secondari, oggi, esse sono sempre più ascoltate, indipendenti e determinate. Esse parlano, non più solo nella cucina, ma nelle tribune, a voce alta ed imponente. Meglio organizzate collettivamente. Vogliono, ora, il controllo del proprio destino, e non accettano più di essere trattate come oggetti, cittadini di second’ordine classe, o come figure. Il nostro secolo sarebbe per le donne? Le donne sono sempre presenti, svolgono da sempre i loro compiti, ma il loro contributo allo sviluppo delle famiglie, delle comunità, del paese è sempre stato impercettibile, perché mai valorizzato. Parlo di queste grandi signore che camminano nel loro paese e nel mondo per essere la bocca di coloro che non hanno bocca, parlo anche delle donne anonime che, giorno dopo giorno, superano ostacoli che sembrano insormontabili, risolvono problemi per lo più sconosciuti, spesso con null’altro che la loro fantasia, il loro dinamismo ed il loro coraggio. Le strategie utilizzate finora per gestire il nostro pianeta sono miseramente fallite. I leaders africani, nella stragrande maggioranza uomini, non sono riusciti a portare la pace nel nostro mondo, a porre fine ai conflitti che decimano intere comunità. Non hanno saputo evitare l'emarginazione delle donne. Essi non sono stati neanche in grado di salvaguardare le conquiste e prevenire le regressioni parziali o locali in materia di diritti delle donne. Hanno fallito nella creazione di una società più giusta e più umana, dove le relazioni tra uomini e donne non si basano sulla disparità dei rapporti di potere ma sulla complementarità e l'uguaglianza. Ponendo dei limiti alle donne, delimitando i loro orizzonti, confinandole alla sfera privata, e solo alla sfera privata, abbiamo peccato e impedito l'accesso delle donne alle risorse materiali e finanziarie, a posizioni di responsabilità, alla formazione e all’istruzione formale per migliorarne l'efficienza, la redditività e la sostenibilità delle loro attività. Abbiamo calpestato dei diritti umani fondamentali e ritardato, di molti secoli, il progresso e lo sviluppo del nostro pianeta. Come abbiamo fatto a non capire in precedenza che voler sviluppare il nostro mondo senza le donne era come voler far volare un uccello con un'ala sola?

Proviamo pertanto, un'altra strategia. Torniamo alle donne. Per almeno tre ragioni: 1) Riparare ad un’anomalia secolare;

2) Liberare la metà silenziosa della società, alla quale per secoli, è stato impedito di fornire la propria creatività;

3) Utilizzare, infine, questo formidabile potenziale che è stato per troppo tempo poco utilizzato.

Il mondo sarebbe diverso per il beneficio di tutti: questo mondo dominato da ogni tipo di violenza, individualismo ed intolleranza alle conseguenze incalcolabili sia sul piano umano ed economico, che ambientale. Le capacità, il coraggio, la tolleranza ed il senso di condivisione acquisiti durante secoli di sofferenza da parte delle donne, sono valori che ci interpellano e che possono aiutare il nostro pianeta a diventare nuovamente umano, a riscoprire il senso del sacro. Dapprima legate alla vita in quanto sono loro a donarla, le donne hanno maggiore flessibilità, equilibrio, comprensione, compassione. Il loro ritorno va incoraggiato perché esse rappresentano ed incarnano la pace, perché esse lottano per creare “il mondo delle grandi opportunità”. Tuttavia, va detto, il percorso per arrivarvi è ancora ricco di ostacoli: pregiudizi negativi, analfabetismo, mancanza di fiducia in se stesse, esclusione e dipendenza. Io non sono a favore di una discriminazione positiva, anche se, a volte, essa aiuta a ripristinare l’equilibrio quando la differenza è troppa. Si tratta principalmente di dare alle donne i mezzi per competere su un piano di parità con gli uomini, di godere delle loro stesse opportunità. Per raggiungere questo obiettivo, sono tre le cose assolutamente necessarie: istruzione, autonomia, responsabilizzazione”116.

Conclusioni, questioni, raccomandazioni

1 Aspetto qualitativo e quantitativo del coinvolgimento delle donne in politica. È importante garantire le quote rosa ma al contempo rafforzare il ruolo della donna sia da un punto di vista qualitativo (formazione, accesso all’informazione) che relazionale e di coinvolgimento con tutte le donne.

2 Limiti e meccanismi specifici per migliorare e accrescere la partecipazione delle donne in politica. Le quote-rosa, i regolamenti, le strutture dei partiti politici, le politiche nazionali di genere riconoscono e costituiscono tutta una serie di buone

116

Céline Magnéché Sika, in Plaidoyer pour un leadership féminin, nella rivista Seg Taaba, Bulletin régional sur l’analyse et l’influence des politiques de décentralisation, volume 2007 nr. 1.

pratiche e principi che concretamente non sono poi applicati. Si raccomanda di creare meccanismi di controllo affinché le ‘best practices’divengano effettive. 3 Importanza di creare delle reti di donne leader, intellettuali e appartenenti alla piattaforma della società civile per operare in sinergia, sensibilizzare l’elettorato sui diritti della cittadinanza, sull’importanza del voto e di consolidare la cultura democratica. È da porre l’accento sui fattori che limitano la presenza delle donne in posizioni di leadership: educativi, finanziari, culturali.

4 In altri settori le donne sono impegnate attivamente e il loro ruolo dovrebbe essere rafforzato in riferimento ai settori educativo, società civile, imprenditoria e media.

5 La partecipazione delle donne al processo decisionale è un cammino legittimo e democratico che deve essere rivendicato.

6 Le donne possono partecipare al processo decisionale candidandosi alle elezioni o creando delle associazioni della società civile. Attraverso questi canali le donne possono accedere a tutte le informazioni necessarie che permetteranno di valutare il contesto politico del paese e proporre misure correttive. Troppo spesso però il loro ruolo all’interno dei partiti politici non è considerato con il giusto peso. Le donne incontrano enormi difficoltà nell’accedere all’informazione e questo costituisce un limite nella loro capacità di influenzare il contesto politico.

7 È necessario puntare sulla formazione e sull’informazione delle donne se si vuole creare una classe dirigente capace di influenzare il processo decisionale. 8 Le organizzazioni e associazioni sensibili a queste tematiche hanno fatto pressione sulla Commissione Africana, affinché venisse istituito un meccanismo specifico in grado di promuovere e proteggere i diritti delle donne in Africa. Esempi sono il Protocollo della Carta Africana relativa ai diritti delle donne e la nomina di una Rapporteure Speciale su diritti delle donne in Africa.

In particolare, il Protocollo della Carta africana relativa ai diritti delle donne ha subito numerose modifiche nelle sue varie fasi di elaborazione. Il protocollo adottato nel luglio 2003 enuncia un certo numero di diritti che mirano a favorire la promozione e la protezione delle donne africane.

Le donne africane possono fare riferimento a questo protocollo per tutelare i loro diritti civili e politici.

La partecipazione delle donne nei governi locali è stata rafforzata dai quadri istituzionali attuali e giuridici che hanno corretto le disparità. La migliore politica adottata da alcuni governi africani è stata quella che consiste nell’esigere che sia riservata alle donne una percentuale minima dei membri del governo locale. Questa politica è comunemente nota col nome di “sistema delle quote”.

I processi attuali di trasformazione dei governi locali in spazi sensibili alla questione di genere rappresentano sia opportunità che sfide. La loro realizzazione richiede che i consigli locali garantiscano le creazioni di un ambiente in cui si accordi ad uomini e donne l’occasione di partecipare allo sviluppo delle loro comunità a livelli diversi. Essa richiede inoltre, che i governi locali si sforzino di avere più responsabilità, efficacia e serietà nelle prestazioni fornite. Solo in questo modo si potrebbero garantire benefici equi sia agli uomini che alle donne117.

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