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Esperienze di Digital Storytelling

2.3. Digital Storytelling e I-learning

2.3.1. Esperienze di Digital Storytelling

Ho già accennato nel paragrafo precedente ai molteplici utilizzi connessi alla narrazione, qui è possibile trovare un’evoluzione di questi ragionamenti che trovano la loro essenza nel racconto digitale, consentendo di unire alla narrazione un ulteriore elemento di emotività dato da immagini e suoni.

La diffusione delle tecnologie di Rete e la semplicità dei tool necessari alla realizzazione di prodotti che uniscono video, immagini e audio ha fatto sì che la pratica del digital storytelling si diffondesse ampiamente in diversi contesti.

Attualmente la valenza educativa del DST è largamente confermata dalle numerose esperienze avviate anche a livello internazionale. A titolo esemplificativo, nelle pagine che seguono ne illustrerò alcune che ritengo particolarmente significative.

55 L'espressione “nativi digitali” indica la generazione di chi è nato e cresciuto in corrispondenza

con la diffusione delle nuove tecnologie digitali: si tratta quindi di persone che non hanno avuto alcuna difficoltà a imparare l'uso di queste tecnologie. Esiste anche un'altra espressione, è quella di “immigrati digitali”, che indica una condizione assai diversa: gli immigrati digitali sono le persone che, quando queste nuove tecnologie si sono diffuse, erano già adulte e quindi hanno avuto maggiore difficoltà, a familiarizzare con la conoscenza e l'uso di questi nuovi ambienti. Le due espressioni, nativi digitali e immigrati digitali, si sono diffuse anche nella lingua italiana dopo il 2001, anno in cui è stato pubblicato in lingua inglese, da Marc Prensky, il testo Digital Natives, Digital Immigrants.

103 Un primo esempio è quello allestito dal Dipartimento dell’Educazione dell’Università di Huston che propone un sito web dedicato agli usi educativi del Digital Storytelling. Il sito56

è particolarmente interessante perché, essendo progettato nell’ambito di un ente che si occupa di tematiche inerenti il mondo dell’Educazione, suggerisce approfondimenti sia in merito allo strumento in sé, sia alla sua valenza educativa e alle soluzioni tecnologiche più adeguate per realizzarne.

La galleria di DST presenti nel sito mostra un’ampia gamma di prodotti afferenti a diverse tematiche che spaziano dalle tecnologie all’arte e arrivano a toccare argomenti quali la costruzione di identità, le differenze culturali e anche tematiche connesse alla medicina.

Un’altra interessante esperienza in ambito educativo è il progetto della Khan Academy: nato ad opera di Salmon Khan, è un portale57

in cui sono disponibili numerosi video ed esercitazioni, il progetto nacque quando il suo ideatore iniziò a impartire brevi lezioni di matematica per aiutare una sua giovane parente, l’efficacia delle modalità utilizzate consentirono a quella piccola esperienza “domestica” di crescere: oggi questa realtà propone percorsi formativi di diverse materie e parte dei contributi proposti sono tradotti in altre lingue per favorirne una sempre più ampia diffusione.

Sempre connesso alla dimensione dell’identità culturale, possiamo trovare un interessante esempio nell’esperienza di Pixel Fable58

: in questo ambiente online è presente una raccolta di racconti animati e interattivi che hanno come oggetto miti e leggende africani. L’ideatore di questa piattaforma è nato in Nigeria e dopo aver vissuto un periodo in Giappone si è trasferito a New York, si occupa di digital design e ha voluto creare questa piattaforma per diffondere parte della propria

56 Il sito è raggiungibile al seguente indirizzo http://digitalstorytelling.coe.uh.edu/index.cfm . 57 Il sito è raggiungibile al seguente indirizzo https://www.khanacademy.org/about

104 cultura d’origine attraverso il racconto delle favole che vengono tradizionalmente raccontate ai bambini africani, favole popolate da demoni e eventi soprannaturali che nella trasposizione digitale fatta dall’autore sono accompagnate da illustrazioni dai toni variopinti.

Sul tema della conservazione dei ricordi e dell’importanza di tramandare storie alle generazioni future, un interessante progetto è Memoro59

, si tratta di un progetto italiano vuole connotarsi come una sorta di Banca della Memoria a cui vengono affidati racconti di epoche passate raccontate da persone anziane che raccontano in qualità di testimoni privilegiati, stralci di quotidianità del “loro tempo”. I racconti sono organizzati in brevi video in cui le persone raccontano qualcosa della loro storia.

Un altro esempio di breve digital storytelling può essere rintracciato nei Doodle60

che Google propone sulla propria Home page in occasione di particolari ricorrenze. Si tratta di brevi sequenze animate che vengono proposte al posto del logo “Google” in occasioni particolari, hanno lo scopo di commemorare o celebrare particolari festività, eventi e ricorrenze.

Nelle pratiche dell’I-learning gli studenti sono chiamati a progettare ed elaborare in gruppo i propri DST, favorendo la pratica di una scrittura collettiva tipica dei percorsi di apprendimento costruttivisti.

La scrittura collettiva è una pratica spesso adottata in ambiti educativi particolarmente attenti al contesto, al rispetto delle varie intelligenze degli studenti.

Si rintracciano numerose esperienze che confermano l’importanza didattica di questa pratica, uno trai più noti esempi è quello della scuola di Barbiana creata dal Don Lorenzo Milani:

59 Il sito del progetto è raggiungibile al seguente indirizzo http://www.memoro.org/it/index.php 60 L’archivio dei diversi Doodle pubblicati è consultabile al seguente indirizzo

105 […]Lei arrivò quando cominciavano i primi esperimenti di scrittura collettiva. «Sì. Don Lorenzo abolì l'io a favore del noi. Anche la Lettera a una professoressa fu scritta così. Se al mattino mi veniva un' idea, lasciavo un bigliettino sul tavolo dove i ragazzi lavoravano. Ognuno di noi lasciava la sua idea, il suo bigliettino. Anche don Lorenzo aveva i suoi. I foglietti venivano poi raccolti in capitoli e i capitoli venivano organizzati secondo un ordine logico. Quando si passava alla stesura definitiva, su mezza colonna si scriveva il testo e sull'altra mezza colonna si annotavano le osservazioni. Solo alla fine veniva corretto lo stile». Lei osserva che, senza il contributo dei ragazzi, don Milani l'avrebbe scritta in modo diverso, perché «in altri suoi scritti», lei dice, «ogni tanto ci trovo un po' di retorica». «Sì, mi ricordo di averglielo anche detto. I ragazzi erano più severi nel limare la retorica».61

Utilizzare lo strumento del DST all’interno di percorsi formativi progettati secondo il modello dell’I-learning risulta quindi coerente e rispondente a quanto già raccontato nel Capitolo 1: abbiamo infatti visto come questa pratica solleciti le dimensioni affettive e cognitive necessarie all’apprendimento e allo sviluppo umano; inoltre, la multimedialità che lo caratterizza favorisce negli studenti lo sviluppo di competenze digitali utili a una partecipazione attiva a molti dei processi sociali e culturali che vengono oggi mediati dalla Rete.

61 Il racconto è tratto da un’intervista ad Adele Corradi rilasciata al quotidiano La Repubblica nel

Luglio del 2012. Adele Corradi è stata una delle maestre della scuola di Barbiana, ha lavorato a stretto con tatto con Don Lorenzo Milani. L’intervista è consultabile all’indirizzo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/07/10/adele-corradi-originale- difficile-il-vero-don.html

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SECONDA PARTE

METODOLOGIE E STRUMENTI DELLA

RICERCA

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CAPITOLO 3

Metodologia di ricerca

In questo capitolo presenterò la metodologia di ricerca che ho scelto di utilizzare nel corso di questo lavoro. Inizierò presentando riflessioni di carattere generale relative alla ricerca in ambito pedagogico per poi presentare nel dettaglio la metodologia della ricerca-azione e alcuni elementi di Grounded Theory che ho utilizzato, indicando di volta in volta il perché delle mie scelte e spiegando come queste siano state utilizzate nello specifico della ricerca che presento in questa sede. Le riflessioni proposte nelle prossime pagine saranno di carattere generale, nel capitolo successivo descriverò nel dettaglio gli strumenti e le modalità operative scelti per la mia ricerca.