Il nuovo scenario formativo descritto richiede una particolare attenzione al tipo di pensiero che bisogna sviluppare per governare le tante dinamiche informative,
34 Ranieri [2006, pp. 73-79] individua, in proposito, tre tipi di pensiero che possono risultare utili:
il pensiero abduttivo15, che risulta utile per gestire l’imprevisto e l’inatteso in cui ci si può imbattere navigando online;
il pensiero critico, essenziale per comprendere pienamente il senso delle informazioni reperite, per riconoscere se queste provengano da una fonte attendibile o meno e per comprendere il senso di un dato all’interno del contesto in cui viene reperito;
il pensiero multidimensionale, necessario in quanto la Rete si avvale di diversi codici comunicativi e le informazioni possono apparire frammentate: è importante imparare a sviluppare un tipo di pensiero in grado di cogliere e filtrare i dati per poi sintetizzarli e riutilizzarli quando servono.
Un ulteriore atteggiamento efficace nell’approccio alla Rete è quello della serendipity16
, che indica la capacità di riconoscere elementi utili trovati
15 Solitamente si individuano tre tipi di ragionamento logico:
- Il ragionamento deduttivo che, partendo da una regola generale, fa derivare un caso particolare (ad es. Tutti i libri della biblioteca hanno l’etichetta con la collocazione – Questo libro è della biblioteca – Questo libro ha l’etichetta con la collocazione)
- Il ragionamento induttivo, che esaminando singoli casi, arriva a definire una regola generale ( ad es. Tutti i libri della biblioteca visti finora hanno l’etichetta con la collocazione – Tutti i libri della biblioteca hanno l’etichetta con la collocazione)
- Il ragionamento abduttivo che, partendo da una regola e da un’osservazione relativa a un caso particolare, azzarda un’ipotesi (ad es. Tutti i libri della biblioteca hanno un’etichetta con la collocazione – Questo libro ha l’etichetta con la collocazione – Questo libro è della biblioteca)
La deduzione porta a una conclusione certa, mentre l’induzione porta a una conclusione di tipo probabilistico, perché fa riferimento a quanto verificato fino a un dato momento e potrebbe verificarsi un caso diverso che porti a rivedere il ragionamento. L’abduzione, invece, è più flessibile, non si basa su regole generali ma cerca di trarre conclusioni e interpretazioni a seconda delle specifiche situazioni. [Di Giovanni 2007, pp. 220-221].
35 casualmente senza una ricerca appositamente mirata e di riuscire a utilizzarli in modo appropriato.
In favore di una nuova centralità del discente e della sua partecipazione attiva al processo di costruzione del sapere, le nuove tecnologie di Rete offrono la possibilità di avviare processi comunicativi a distanza, tali processi devono essere progettati e realizzati con particolare attenzione nella consapevolezza che esistono notevoli differenze tra la comunicazione in presenza quella online:
la presenza fisica non è più necessaria, e la comunicazione in Rete può avvenire in qualsiasi momento e tra persone fisicamente distanti; questo aspetto che porta evidenti vantaggi, può anche creare fraintendimenti: non ci si può avvalere infatti del canale non verbale della comunicazione, ed è opportuno utilizzare espedienti come le emoticons e curare la relazione interpersonale17
;
vi è la possibilità di avviare comunicazioni molti-a-molti e non soltanto uno- a-uno: questa maggiore coralità delle conversazioni richiede una particolare competenza per evitare gli eventuali conflitti;
abituati all’immediatezza che caratterizza i processi digitali ci si aspetta che l’interlocutore risponda in tempi brevi, se questo non accade, può nascere ansia, perché non si sa come interpretare il silenzio di un interlocutore, che tra l’altro non è possibile vedere18
.
16 […] serendipity può significare trovare qualcosa di prezioso mentre si cerca qualcosa di
completamente diverso, oppure trovare qualcosa che si andava cercando, ma in un luogo o in un modo del tutto inaspettati. [Merton 1992, p. 8].
17 Approfondirò questi aspetti nel paragrafo 5.2 di questo lavoro, quando presenterò alcuni esempi
di comunicazione efficace estratti dai Forum dei casi studiati.
18 Il primo assioma della pragmatica della comunicazione, postulato da Watzlawick [Watzlawick,
Helmick Beavin, Jackson 1997] recita che non si può non comunicare, e in effetti siamo abituati a interpretare ogni atteggiamento anche non verbale per attribuire significato alle azioni di chi ci circonda. L’esempio che segue è utile a chiarire l’importanza della comunicazione non
36 Le potenzialità del Web 2.0 possono offrire utili contributi anche all’attuazione di percorsi formativi pensati in un’ottica di lifelong learning19
, ma è necessario tenere in considerazione alcuni aspetti caratteristici di questa nuova situazione.
Innanzitutto è importante ragionare intorno alla possibilità di distinguere diversi tipi di competenze: infatti, se alcune sono facilmente formalizzabili e identificabili, altre tendono a rimanere nell’ambito dell’informale ed è più facile
verbale.Quando entriamo in una carrozza di un treno e salutiamo, le persone presenti con molta probabilità ricambieranno il saluto; può capitare poi che qualcuno inizi a intavolare un discorso generico, sul tempo o sulla qualità dei treni, e in questo caso si può decidere di rispondere rilanciando la conversazione; in alternativa qualcuno inizierà a sentire la musica dal proprio i-pod, oppure a leggere un giornale o il proprio tablet: questa persona pur non pronunciando parole, comunica con efficacia la propria volontà di non essere coinvolta nel discorso, e probabilmente gli altri ospiti della carrozza comprenderanno la sua esigenza e non le rivolgeranno altre attenzioni. Nell’esempio descritto il silenzio porta una chiaro messaggio, che comunemente siamo in grado di decodificare. Nella comunicazione online la situazione è un po’ diversa, perchè potrei aver ricevuto un messaggio o una e-mail mentre sono impegnato in una riunione di lavoro, o sono a casa con la febbre oppure al supermercato a fare la spesa: gli strumenti come smartphone e tablet mi rendono raggiungibile in qualsiasi momento e in qualsiasi posto, ma non ogni momento e ogni posto mi consentono di rispondere in tempo reale. Il silenzio online può non essere un atteggiamento intenzionale ma una conseguenza del contesto.
19 Negli ultimi decenni l’idea di un apprendimento che debba svilupparsi durante tutto il corso
della vita è diventata sempre più evidente e la prospettiva del lifelong learning è ormai considerata una chiave di lettura necessaria per interpretare la realtà e situare interventi formativi adeguati per gli uomini e le donne che vivono oggi nelle nostre società.
L’importanza di questo concetto può essere considerata secondo due principali accezioni:
- la prima vede il lifelong learning come risposta alla rivoluzione tecnologica in atto, che richiede una riconversione del concetto stesso di lavoro, con il declino dei sistemi produttivi standardizzati. L’emersione di nuovi sistemi di lavoro organizzati in reti produttive e di economie sempre più fondate sul dominio delle informazioni; [Alessandrini 2004, p.42.];
- la seconda riguarda la dimensione dell’apprendimento lungo il corso della vita come nuovo diritto a ricevere un’adeguata istruzione e formazione nell’arco della propria esistenza [Alberici 2002, p. 3].
37 che si sviluppino in contesti specifici lavorativi: vi sono infatti professioni che richiedono competenze più manuali che linguistiche o relazionali e, a seconda delle diverse situazioni, si dovranno immaginare differenti soluzioni didattiche. Quando si parla di adulti in formazione è poi necessario prestare particolare attenzione agli aspetti motivazionali e alle caratteristiche personali, che come è noto hanno forti ricadute sul processo di apprendimento: l’aspetto autodiretto dell’apprendimento deve essere sollecitato, e si può immaginare che le soluzioni formative organizzate secondo impostazioni tradizionali non risultino sufficientemente adeguate. È necessario inoltre tenere in considerazione gli aspetti informali dell’apprendimento, quelli che si sviluppano casualmente e al di fuori di contesti propriamente formativi. Proprio alla luce di queste riflessioni Calvani [2008] indica una possibile via praticabile in una prospettiva lifelong nell’integrazione di tre dimensioni formative: e-learning formale, e-learning informale20
e formazione tradizionale in presenza.
Gli interventi formativi istituzionali, progettati in un’ottica di formazione continua, dovrebbero pertanto essere in grado di leggere e interpretare tale integrazione, in modo da favorire un apprendimento significativo lungo tutto il corso della vita.
In merito a queste distinzioni, è importante sottolineare alcuni aspetti di criticità che se non tenuti nella giusta considerazione, possono ostacolare uno
20 La distinzione proposta tra e-learning formale e informale indica le differenze che esistono tra
percorsi di e-learning appositamente allestiti in contesti formativi istituzionali e la possibilità di sviluppare apprendimento partecipando in maniera autonoma e casuale alla vita delle comunità che abitano il Web. In particolare l’autore indica con l’espressione e-learning formal, quello basato sulla distribuzione di materiali e scambi comunicativi tra pari allestito appositamente per sviluppare apprendimenti particolari, e con l’espressione e-learning informal quello che porta allo sviluppo si apprendimenti casuali attraverso pratiche di social netoworking e partecipazione a comunità professionali o di interessi.
38 sviluppo virtuoso di queste pratiche apprenditive: l’autore ne individua quattro, di seguito descritti.
• Il primo aspetto riguarda le caratteristiche dei discenti 21
in termini di:
attitudini tecnologiche: prima di proporre un corso di e-learning è opportuno verificare quale tipo di familiarità abbiano i destinatari con le tecnologie anche in relazione al livello di competenza tecnologica richiesta e sollecitare nell’individuo un’apertura alla curiosità e all’adattamento;
livello di autogesione: le proposte veicolate attraverso il Web 2.0, come abbiamo accennato sollecitano percorsi apprenditivi autodiretti, pertanto è opportuno che il soggetto possieda o sviluppi capacità di autogestione e un alto livello metacognitivo;
esperienze pregresse: il livello di esperienza e padronanza delle modalità di azione attraverso le tecnologie proposte, ha ricadute notevoli sui percorsi di apprendimento; poichè l’apprendimento nell’e-learning si basa molto sull’interazione tra pari, più alta è la padronanza dei mezzi e delle modalità di comunicazione, maggiori saranno le probabilità che si sviluppino apprendimenti significativi: è quindi utile sollecitare gli individui a mettersi in gioco e prevedere pratiche didattiche che consentano loro di prendere padronanza con l’ambiente di Rete prima di intraprendere il percorso formativo.
• Un secondo aspetto riguarda il tipo di settore professionale coinvolto: secondo Calvani, una proposta di e-learning risulta più adatta per sviluppare competenze in settori professionali dinamici e aperti, orientati alla progettualità e all’innovazione.
• Il terzo aspetto afferisce al tipo di comunità e organizzazione proposti: per garantire la fiducia degli attori coinvolti e mantenere alto l’interesse e la
21 Nell’ambito della ricerca presentata in questa tesi, tali aspetti sono stati esaminati con la
39 partecipazione, risulta utile fare riferimento a un’immagine istituzionale, e la possibilità di convertire le attività informali in crediti certificabili e riconosciuti dai percorsi istituzionali diventa fondamentale al fine di integrare i percorsi formali e informali; il coinvolgimento dei discenti negli scambi comunicativi dovrebbe essere sollecitato con particolare cura per diminuire il numero delle persone che partecipano passivamente alla vita delle comunità virtuali, limitandosi a leggere i contributi degli altri senza proporre nulla di proprio22
. • L’ultimo aspetto sottolineato fa riferimento alla tecnologia in sé: è importante
generare funzioni e interfacce facilmente accessibili, in grado di ridurre al minimo gli effetti di disturbo provenienti dall’esterno, ed è utile pensare a strumenti in grado di esplicitare e sintetizzare le reti di significato man mano che si sviluppano, ad esempio in forme grafiche come le mappe concettuali; da ultimo, è opportuno riflettere su modalità valutative in grado di considerare anche la qualità della partecipazione alla comunità di apprendimento da parte dei soggetti coinvolti.
Nei percorsi formali e istituzionali, come quelli proposti in ambito universitario, si dovrebbero prevedere soluzioni in grado di preparare le persone ad agire consapevolmente anche in contesti diversi da quelli tradizionali, a riflettere in maniera critica e a sviluppare atteggiamenti costruttivi e proattivi nei confronti delle possibilità che nascono dalle comunità in cui sono inserite.
In questo senso, appare necessario riflettere sulla differenza esistente tra una formazione attraverso le tecnologie e una formazione alle tecnologie; molto spesso infatti si considerano le risorse digitali come meri strumenti a supporto delle tradizionali pratiche didattiche, e li si utilizza solo per proporre verifiche o fornire informazioni, tralasciando di riflettere su quali ricadute lo strumento
22 Questo fenomeno è chiamato “lurking”, e indica proprio il comportamento di coloro che, ad
esempio, sono iscritti ad un web forum, ma che raramente o mai partecipano alla discussione inviando propri contributi [Ranieri 2006, p 109]
40 tecnologico possa avere nel processo formativo e nel rapporto tra docente e studente. Frequentemente, in modo del tutto errato, si vede l’opportunità di avvalersi di tecnologie in ambito formativo
in maniera quasi magica. Lo strumento digitale è il deus ex machina che può da solo risolvere le eventuali problematiche inerenti il proprio ruolo di docente.[Sarracino 2008, p. 62]
In effetti lo strumento in sé non può essere sufficiente, nello specifico si può propendere per una soluzione di tipo blended, che alterni momenti in presenza con momenti a distanza, in cui le attività didattiche proposte si combinano per valorizzare al meglio le potenzialità di entrambe le situazioni (in presenza e a distanza), riducendo i limiti che caratterizzano l’uso esclusivo delle due modalità didattiche.
In questo modo diventa possibile aiutare gli studenti a sviluppare capacità di autodirezione in modo da favorire le loro possibilità di apprendimento autonomo e consapevole.