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Nelle pagine precedenti ho presentato alcune riflessioni circa l’importanza del contesto, delle relazioni e degli scambi comunicativi ai fini dello sviluppo di un apprendimento significativo e della costruzione di identità.

E’ un dato di fatto che oggi le persone sono sempre più immerse e connesse all’interno di reti sociali digitali: i cosiddetti social network e i vari mezzi di comunicazione, che si avvalgono delle tecnologie maggiormente diffuse, hanno profondamente modificato il modo in cui avvengono gli scambi relazionali e comunicativi.

Chiunque si occupi di processi formativi è quindi chiamato a interrogarsi su quali siano le caratteristiche che definiscono il contesto sociale e culturale all’interno del quale tali scambi vengono situati. Credo che in particolar modo chi si occupa di pratiche di apprendimento che si rifanno al modello dell’I-learning debba tenere in attenta considerazione i differenti mezzi attraverso cui gli individui sono soliti comunicare e gestire le proprie relazioni.

Ho già ragionato sull’importanza della relazione all’interno dei processi formativi: queste riflessioni devono tener conto che ai nostri giorni le persone di tutto il mondo sono inserite all’interno di un sistema di reti sociali (social network), accessibili con pochi click da qualsiasi luogo in qualsiasi momento.

I media – quelli del passato come quelli più recenti – incidono da sempre sulla quantità e sulla qualità delle nostre esperienze: contribuiscono a definire le modalità di archiviazione, riproduzione e creazione della conoscenza. La produzione di pensiero e sapere non è indipendente dalle tecnologie o dalle macchine che utilizziamo: comunicazione e educazione sono processi complessi le cui forme sono socialmente e storicamente costruite, e hanno a che fare con differenti ecosistemi mediali. [Pireddu 2014, p.2]

76 E’ quindi importante analizzare quali sono gli elementi principali che definiscono il fenomeno dei social network.

Alla base di questo fenomeno vi è il concetto di rete sociale [Ceron et Alii 2014], con cui generalmente si indicano quelle strutture che comprendono un insieme di persone e/o organizzazioni e le loro rispettive relazioni. Tali reti possono essere sia formali che informali e possono essere rappresentate come insiemi di “nodi” che identificano gli attori che agiscono all’interno di una determinata rete e di collegamenti tra questi nodi, la cui intensità è definita dal tipo di relazioni sociali che essi descrivono.

Le relazioni sociali possono essere esplicite, quando fanno riferimento a relazioni chiaramente definite, come ad esempio quelle che intercorrono tra compagni di classe o tra parenti; oppure implicite, quando si è in presenza di relazioni dai contorni più sfumati, come nel caso delle amicizie; le relazioni sociali, come è noto, esistono anche online, oltre che nell’esperienza quotidiana della presenza fisica.

In questo contesto può essere letto il fenomeno dei social media, espressione con cui si indicano gli ambienti virtuali che permettono di creare, pubblicare e condividere contenuti creati dagli utenti: tali social media possono assumere le forme di reti sociali (intese propriamente come social network) oppure no.

Un social media, per essere considerato anche social network, richiede la presenza di tre condizioni minimali [Ceron et Alii 2014] che favoriscono la presenza della rete che connette; in particolare, devono esistere:

- utenti specifici di tale medium;

- collegamenti tra gli utenti di questo medium;

- possibilità di comunicazione interattiva tra questi utenti.

Alla luce di questa definizione, Wikipedia, che è evidentemente un progetto collaborativo di Rete largamente diffuso, non può essere considerata come un social network; ambienti come Facebook e WhasApp invece sì.

77 I social media vengono solitamente descritti come ambienti "dinamici", "interattivi", "democratici", "user-centered": infatti, mentre la prima generazione41 della tecnologia Internet è stata caratterizzata da una situazione di sostanziale passività da parte dell'utente, che si limitava ad accedere e a utilizzare le risorse disponibili, la seconda generazione si caratterizza per la possibilità dell'utente di produrre e condividere con facilità contenuti di ogni genere: foto, filmati, documenti, video.

Il mondo digitale al giorno d’oggi non è più un’esperienza che avviene in determinati momenti, per determinati scopi specifici: esso è ormai radicato in modo indissolubile alle nostra quotidianità, integra e ridefinisce le nostre abitudini.

Come dice Maragliano assistiamo alla presenza di

[…]comportamenti tra gli umani e modelli di comportamento che si sono imposti in un periodo così rapido, così profondamente da dover essere considerati quasi naturali, di qui la necessità di pensare più che alle macchine ai nostri comportamenti tramite le macchine.[…] [Maragliano - Videoblog Parlo Digitale “Pensare i Social” 42

].

E’ una questione di nuovi atteggiamenti e comportamenti, di nuove modalità di comunicazione e partecipazione: in termini educativi e pedagogici, questo ha profonde ed evidenti ricadute, in quanto è nota la connessione ricorsiva tra comunicazione, educazione e apprendimento.

E’ ancora ampiamente diffusa, però, un’opinione negativa sui social network che porta a reazioni di chiusura e “paura” nei confronti di questi nuovi ambienti della Rete: paura da parte di numerosi formatori e insegnanti che, parlando di questi nuovi scenari, descrivono un mondo in rovina, in cui scompaiono i valori e si assiste a una dissoluzione del sapere [Pireddu 2014, p. 6].

41 Sull’evoluzione di Internet si veda la Nota 9 proposta nelle precedenti pagine.

78 E’ utile problematizzare con maggiore accuratezza la tematica, riflettendo su quali possano essere i possibili benefici o le probabili difficoltà legate all’uso dei Social Media in ambito educativo. Generalmente le caratteristiche distintive di questi strumenti richiamano l’idea di socializzazione di massa e partecipazione collettiva, tale situazione può essere considerata secondo tre prospettive [Selwyn 2012]: quella dei discenti, quella dell’apprendimento e quella dell’integrazione con le tradizionali pratiche educative istituzionali.

Per quanto riguarda la prospettiva dei discenti, si sta ormai diffondendo l’idea secondo cui, offrendo forme di coinvolgimento e partecipazione più alte rispetto ad altre situazioni educative, l’uso dei social media possa portare benefici per gli studenti i quali sarebbero quindi impegnati a sviluppare forme di apprendimento più significative e pubblicamente più rilevanti. Se da un lato, quindi vi sono evidenti elementi di potenzialità connessi all’impiego di questi strumenti in ambito educativo, l’autore suggerisce che, contrariamente a un’opinione di senso comune che vede in questi strumenti il luogo privilegiato di scambio da parte degli studenti di oggi, in realtà i discenti potrebbero non essere così aperti a queste nuove soluzioni in ambito didattico: è opportuno considerare che vi sono aspetti connessi alla sfera dei social media che potrebbero portare gli studenti a non apprezzarne il loro utilizzo in contesti educativi. In particolare vi sono moltissimi utenti che ne fanno un uso non pienamente consapevole e possono essere preoccupati per gli aspetti connessi alla propria privacy. Una soluzione che veda l’utilizzo di social media in ambito educativo, dovrebbe realizzarsi in seguito a un’accurata riflessione sul contesto in cui si situa e dovrebbe porsi come obiettivo anche lo sviluppo di un approccio critico e consapevole da parte degli studenti affinchè possano sfruttare al massimo le potenzialità di questi nuovi strumenti.

Relativamente ai possibili benefici connessi all’apprendimento, è sicuramente possibile rintracciare elementi di vicinanza tra alcuni princìpi d’uso dei social media e le interpretazioni sociocostruttiviste dell’apprendimento: è quindi possibile immaginare che forme di apprendimento personalizzate e socialmente

79 situate possono originarsi da attività realizzate attraverso i social media. Ad ogni modo è opportuno considerare che nonostante le potenzialità siano alte, non è una conseguenza certa che la partecipazione a Social Media contribuisca alla costruzione di conoscenze e di apprendimenti. Molto spesso gli utenti di queste piattaforme assumono atteggiamenti piuttosto “passivi”, consultano e cercano informazioni ma sono meno inclini a produrne di nuove o ad arricchire quelle già esistenti. Anche in questo caso risulta evidente che le potenzialità dello strumento vanno adeguatamente sfruttate per sollecitare negli studenti una partecipazione effettivamente significativa in termini di apprendimento.

Sull’ultimo punto, relativo ai benefici che potrebbero derivare per l’offerta formativa in sé, dalle riflessioni precedenti risulta evidente che i Social Media possono avere implicazioni positive nella predisposizione di percorsi formativi, per la loro natura di strumenti di partecipazione collettiva, di produzione di contenuti e di socializzazione, ma è opportuno che questi vengano usati in maniera appropriata: il loro utilizzo dovrebbe sfruttare le loro potenzialità socializzanti in maniera consapevole ed efficace, altrimenti il rischio è quello di perpetuare i tradizionali modelli didattici non tenendo nella giusta considerazione le potenzialità connesse alle tecnologie disponibili.

E’ accaduto più volte, che l’affermazione di un nuovo medium o la diffusione di nuovi fenomeni culturali siano stati accompagnati da reazioni di chiusura, in cui la “paura” del nuovo ha prevalso sulla curiosità di scoprirne caratteristiche e potenzialità. Soprattutto in ambito educativo, questi atteggiamenti possono generare situazioni conservative che preferendo rimanere ancorate agli strumenti utilizzati “da sempre” rischiano di non risultare più adeguate ai destinatari e al contesto in cui si situano.

Siamo ossessionati dall’educazione formale e trascuriamo le molte forme di apprendimento che avvengono in canali informali, quasi sempre caratterizzate dall’interazione sociale. Comprendere il valore di queste interazioni sociali – delle diverse forme di social learning– serve allora

80 per imparare a comprendere una realtà in continua trasformazione. [Pireddu 2014, p.6]

Questi atteggiamenti di velata ostilità fanno sì che i social media siano ancora tenuti lontani e separati dal sistema educativo, nonostante la pervasività che hanno nella quotidianità degli studenti e sempre più spesso anche dei docenti.

Una combinazione di fattori, tra cui visioni pedagogiche, motivazioni e valori, sembra portare gli insegnanti a preferire metodi di insegnamento faccia a faccia o tradizionali piattaforme di e-learning, piuttosto che strumenti di social media. A questo si deve aggiungere una percezione ancora incerta sulle attuali aspettative degli studenti, a volte accompagnate da una rappresentazione dei Social Media deterministicamente orientata in senso negativo [Manca, Ranieri 2014, p.111].

Ad ogni modo per quanto le percezioni possano essere negative, e la volontà di tenere a distanza dall’educazione formale ogni tipo social media resti alta, è necessario prendere atto che questi strumenti sono sempre più in grado di mediare l’accesso alle informazioni, quindi:

[…]la vera sfida è quella di capire meglio quali sono le pratiche e le percezioni più comuni e quali i maggiori ostacoli connessi ad essi, in modo da fornire guida e supporto per l'insegnante nella selezione delle soluzioni tecnologiche e didattiche più adeguate43.

Partendo dalla centralità della relazione come leva che favorisce la creazione di un clima favorevole per costruire apprendimenti significativi, in questo lavoro

43 Manca S, Ranieri M., Social media in higher education How Italian academic scholars are

using or not using Web 20 tools, in Atti del convegno SiremSiel2014, Apertura e flessibilità nell'istruzione superiore: oltre l'e-learning? Perugia 13, 14, 15 novembre 2014, p. 111. (http://www.sie-l.it/index.php/8-report-di-eventi/171-atti-del-convegno-siremsiel2014-perugia-13- 14-15-novembre-2014.html) . La traduzione è di chi scrive.

81 ho voluto indagare anche la dimensione relazionale dei Social Media, in particolare di Facebook e Whatsapp.

Nelle esperienze di I-learning svoltesi negli ultimi due anni abbiamo notato come gli studenti, talvolta, organizzassero autonomamente gruppi Facebook o Whatsapp, per scambiare informazioni e tenersi in contatto per la realizzazione del project work.

Questa parte di processo però non poteva essere guidata e monitorata dagli I- tutor, per cui eventuali decisioni o comunicazioni fuorvianti non potevano essere corrette e gestite tempestivamente. Si è deciso quindi che gli I-tutor si facessero promotori di questi gruppi, proponendoli per primi, in modo da favorire scambi comunicativi virtuosi ed efficaci anche al di fuori della piattaforma. Si è inoltre cercato di favorire un’integrazione tra i vari strumenti, ad esempio cercando di riportare in piattaforma sintesi parziali relative alle decisioni prese durante le conversazioni sui social media.

Questa “nuova” impostazione vuole raggiungere diversi obiettivi tra cui: sollecitare gli studenti a un uso consapevole degli strumenti Social; favorire l’integrazione tra le potenzialità presenti nella piattaforma Moodle44

e strumenti comunicativi maggiormente rispondenti alle esigenze degli studenti; da ultimo, cercare di riportare nei percorsi di formazione progettati secondo il modello dell’I- learning la forza della componente emotiva che viene impegnata nella gestione delle relazioni attraverso i Social Media.

Come verrà presentato nell’ultimo capitolo di questa tesi, attraverso gli strumenti della ricerca ho voluto approfondire questi argomenti, partendo dalle suggestioni ricevute dagli studenti coinvolti nei casi studiati.

44 Moodle è una piattaforma di e-learning open source ampiamente utilizzata a livello

internazionale, le esperienze studiate in questo lavoro hanno riguardato contesti in cui la parte online del percorso è sviluppata su Moodle. Nel Capitolo 4 verrà descritta nello specifico in termini di funzionalità e potenzialità.

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