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Al di là di nostalgici e impossibili tentativi di ricostituire la Democrazia Cristiana, ci sono le condizioni per evitare la fine dei “polli di Renzo” e riunire le molte espressioni della cultura cattolico-democratica che si ispi-rano alla dottrina sociale degli ultimi papi impegnandosi per il ritorno della prevalenza della politica sull’economia e la finanza e per una legge elettorale proporzionale con sbarramento e preferenze.

N

ella grave crisi di sistema che stiamo vivendo, è acuta l’afonia della cultura politica cattolico democratica e cristiano sociale, salvo alcune voci che si rincorrono sul tema della costruzione del nuovo centro della politica italiana. È divisiva e fuorviante la discus-sione sulle alleanze che, da alcuni esponenti e gruppi, viene svolta senza tener conto della legge elettorale che, alla fine, governo e Parlamento decideranno di adottare e senza un confronto serio sui contenuti di un programma politico economico, sociale e finanziario all’altezza della situazione locale e delle attese dei ceti medi produttivi e delle classi popolari. All’altezza, cioè, delle attese di quell’oltre 50% di renitenti al voto, altra espressione della grave crisi della democrazia italiana.

Non mancano tentativi di ricomposizione politico organizzativa, co-me quelli che dal 2012 si stanno svolgendo, per dare pratica attuazione alla sentenza della Cassazione n. 25999 del 23 dicembre 2010, secondo cui: «la Dc non è mai stata giuridicamente sciolta», come quelli che Federazione Popolare Dc, Insieme, Rete Bianca e altre numerose as-sociazioni, movimenti e gruppi, stanno svolgendo, ispirati dalle stesse motivazioni ideali.

Ci sono poi alcuni che, molto sbrigativamente, sostengono l’impos-sibilità o impraticabilità di tentare questa strada, quasi che ci fosse in

bonalberti molti la velleitaria pretesa di ricostruire tal quale la Dc finita politica-mente nel 1993. Appare condivisibile il giudizio di Bodrato: «la Dc era come un cristallo che si è rotto, frantumandosi in mille pezzi non più ricomponibili»; ma questo non porta a demordere e si continua a per-seguire il progetto di ricomposizione di un’area politico culturale che si ritiene, anche oggi, indispensabile per superare la crisi di sistema.

A chi chiede quali sarebbero le motivazioni per tale impegno, si risponde che, come nei tempi più importanti della storia politica nazionale ed europea, anche nell’età della globalizzazione, spetta ai cattolici il dovere di impegnarsi in politica per tradurre nella città dell’uomo gli orientamenti pastorali indicati dalla dottrina sociale della Chiesa, così come espressi nelle ultime encicliche sociali: dalla Centesimus Annus di papa san Giovanni Paolo ii, Caritas in veritate di papa Benedetto xvi e Laudato si’ e Fratelli tutti di papa Francesco. Se la Rerum Novarum fu la pietra miliare dell’impegno politico dei catto-lici, quale risposta alla questione sociale posta dalla prima rivoluzione industriale, le ultime encicliche sono quelle che hanno affrontato in maniera più rigorosa i temi posti dalla globalizzazione e i drammatici problemi delle crisi energetica e ambientale del nostro tempo.

Avvilente è constatare come, di fronte a queste eccezionali emergenze economiche, finanziarie e climatico-ambientali, che stanno metten-do in gioco non solo le democrazie, ma la stessa sopravvivenza della nostra specie e del pianeta, la vasta e complessa realtà di quest’area politico-culturale continui nella diaspora, rischiando di fare la fine dei polli di Renzo. Non solo si continuano a coltivare le divisioni tra le di-verse casematte costruite nei vent’anni che separano dalla fine politica della Dc, ma, all’interno delle stesse, si consumano quotidianamente diatribe e scontri espressione di una diffusa stupidità, come descritta da Carlo Cipolla : stupido è colui che con i suoi comportamenti fa del male e se stesso e agli altri.

Due sono le principali questioni alle quali, alla luce dei principi ispira-tori della dottrina sociale cristiana, si dovrebbe porre attenzione, che si aggiungono a quelli etici non negoziabili: il tema del superamento del noma (Non Overlapping Magisteria) assai ben descritto dal pro-fessor Zamagni; ossia del prevalere della finanza sull’economia reale e sulla stessa politica, ridotta a un ruolo ancillare e servente agli interessi dei poteri finanziari dominanti; e il tema della crisi di sistema, da affrontare sulla base dei principi di solidarietà e sussidiarietà, tenen-do conto del ruolo dell’Italia nel quadro geopolitico mediterraneo, europeo e internazionale.

In merito alla crisi di sistema, riproponendo una tesi già esposta

come i polli di renzo?

all’inizio della seconda repubblica, ossia della necessità di convocare un’assemblea costituente attraverso la quale procedere con metodo democratico ai necessari adattamenti della nostra Carta costituzio-nale, si ritiene indispensabile avviare un dibattito sulla nuova legge elettorale da adottare per le prossime elezioni politiche. E sarebbe opportuno sostenere una legge proporzionale con sbarramento e preferenze, per superare il bipolarismo forzato dimostratosi, dalla riforma Segni in poi, corresponsabile dell’ingovernabilità. Una de-mocrazia retta dal 50% di non partecipanti non è dede-mocrazia. De Gasperi diceva che la democrazia muore se non vi è partecipazione.

Una legge elettorale di tipo proporzionale con preferenze è il modo efficace per risanare istituzioni in super critica sofferenza e restituire una classe dirigente diversa e rappresentativa di interessi reali della società. La legge elettorale, infatti, è, per buona parte, la madre per un’articolazione istituzionale democratica popolare.

Molto opportunamente, come scrive la professor Campus, sarebbe il caso di costruire un movimento di opinione che sostenga il tema:

bipolarismo forzato all’italiana = no-democrazia, anche al fine di evi-tare che le modifiche sulle leggi elettorali restino un make-up della politica e degli attuali partiti che, con il rosatellum, hanno espresso “il parlamento dei nominati”, oggetto del rifiuto di quasi il 60% degli elettori italiani. Evitiamo, dunque, di fare la fine dei “polli di Renzo”

e attiviamoci seriamente a sostegno della riforma della politica eco-nomica e finanziaria e di una legge elettorale proporzionale di tipo tedesco, con sbarramento e preferenze.

Ettore Bonalberti, presidente Alef e direzione nazionale Dc

Odoardo Borrani, Mietitura a San Marcello. La raccolta del grano sull’Appennino, 1861, olio su tela, cm 54x126,5, Viareggio, Istituto Matteucci