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Inizia con Francesco III una trilogia che ripercorre le vicende storiche dei Lorena che hanno governato la Toscana dal momento in cui, con la morte dell’ultimo Medici, Gian Gastone, la dinastia che aveva fatto grande Firenze e la Toscana si era estinta.

E

ssendo il granduca Gian Gastone de’ Medici senza figli come la sorella, l’Elettrice Anna Maria Luisa vedova di Guglielmo Elettore Palatino, con la Costituzione toscana che escludeva le donne, si poneva il problema della successione. Cosimo iii aveva fatto approvare dal Senato fiorentino nel 1713 un atto che annullava la Costituzione, ma la quadruplice alleanza tra le grandi potenze d’Europa, Francia, Inghilterra, Austria e Germania, non aveva rico-nosciuto valido tale atto.

Nel 1718, Francia, Inghilterra, Austria e Germania si riunirono a Lon-dra e tra le altre decisioni si arrogarono il diritto di decidere della suc-cessione all’estinzione della famiglia Medici; non ammettendo quella della principessa Anna Maria Luisa, decisero di assegnare la Toscana a Carlo di Spagna, figlio diciassettenne di Filippo v e di Elisabetta Farnese, che essendo bisnipote di Margherita dei Medici, figlia di Cosimo ii, aveva reclamato il diritto a succedere a Gian Gastone per il figlio Carlo. E Carlo, con una numerosa Corte, venne a visitare il suo futuro Granducato nel dicembre del 1731; sbarcando a Livorno si ammalò di vaiolo, e poi, per sua fortuna guarito, visitò Pisa e Firenze, dove fece un ingresso trionfale.

Ma il re di Francia Luigi xv e l’imperatore di Austria Carlo vi, nel 1735, con un trattato segreto, assegnarono la Toscana a Francesco iii di Lorena che, nel febbraio del 1736, sposò Maria Teresa d’Austria

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futura imperatrice. A Carlo di Spagna fu assegnato il Regno delle due Sicilie e al suocero di Luigi xv, il principe polacco Stanislao Leszczynski, ex re di Polonia, la Lorena, che alla sua morte sarebbe passata alla Francia.

Alla morte di Gian Gastone grande fu la delusione dei toscani che, come scrive il Muratori, «s’erano lusingati di poter tornare a repub-blica!», e «restarono senza i principi medicei, che tanta gloria e rispetti avevano sin qui procurato a Firenze e alla Toscana, ma venivano a restare sottoposti ad un sovrano […] obbligato da’ suoi interessi a far la residenza sua fuori d’Italia».

Il 24 gennaio 1737 veniva emanato il diploma di investitura del duca Francesco di Lorena a cui veniva assegnato definitivamente il Gran-ducato di Toscana. Subito dopo il nuovo futuro granduca mandò in Toscana, come suo rappresentante, il principe Marco di Craon, che giunse a Firenze il 3 giugno 1737 e a cui fu assegnata come residenza il palazzo del Buontalenti in via Larga e, per facilitare l’ingresso, fu lastricato il tratto tra piazza San Marco e la Compagnia dello Scalzo, oggi via Cavour.

Il 12 febbraio 1736 Francesco di Lorena sposava Maria Teresa d’Austria e il 4 maggio del 1736, dopo le nozze, veniva firmato il trattato tra Carlo vi imperatore d’Austria e Francesco di Lorena, in base al quale questi rinunciava alla Lorena e in cambio riceveva il Granducato di Toscana, ufficialmente il 24 gennaio 1737.

Francesco e Maria Teresa ebbero sedici figli, di cui solo quattro maschi e sei femmine raggiunsero l’età adulta, tra le quali la penultima, Maria Antonietta, futura moglie del re di Francia Luigi xvi, ghigliottinata a trentotto anni nell’ottobre del 1793 durante la Rivoluzione francese.

Nel 1731 Francesco era stato iniziato alla massoneria a Vienna dall’am-basciatore inglese Philip Stanhope; qualche anno dopo a Londra ve-niva fatto maestro massone.

Alla morte di Gian Gastone, il 9 luglio del 1737, il principe di Craon rappresentante di Lorena, insieme al conte Emmanuel Richecourt, dichiarò nuovo granduca di Toscana Francesco iii di Lorena che prese il titolo di Francesco ii di Toscana, essendo stato il primo granduca di tale nome Francesco i, figlio di Cosimo i; ma dopo alcuni mesi volle mantenere il titolo di Francesco iii.

Consapevoli che il problema fondamentale era costituito dall’efficien-za dello Stato, Craon e Richecourt, i due responsabili della reggendall’efficien-za, con un’analisi dei mali effettivi della Toscana, proponevano un piano di cambiamenti da fare in Toscana, in otto punti, di cui i principali erano rimettere in ordine l’esercito, vendere i beni allodiali per

pa-gare i debiti dello Stato, alienare i beni di alcuni luoghi pii laici, cambia-re e ridurcambia-re tutte le ma-gistrature e rifare le leggi del Paese, con il compito fondamentale di dal 1737 al 1765, sino alla venuta del secondo

affisso l’atto di investitura sul canto di via Martelli, di fronte al bat-tistero, che iniziava con tutti i titoli del nuovo granduca: «per grazia di Dio duca di Lorena e Bar, re di Gerusalemme, duca di Calabria, di Gheldria, di Monferrato, di Teschen in Slesia, principe di Char-leville, marchese di Pont a Mousson e Nomey, conte di Provenza, di Vaudemot, di Blamond, di Zutphen, di Saarwerden, di Salm, di Falckenstein»; ma dopo tutta questa tiritera di titoli si minacciava di far pagare quattrocento marchi d’oro puro a chi avesse a trasgredire o violare l’editto. Nello stesso giorno, in Palazzo Vecchio, il Senato dei Quarantotto e il Consiglio dei Duecento giurarono fedeltà al nuovo sovrano, ottavo granduca di Toscana, e dalle finestre del palazzo cen-tinaia di scudi d’argento furono gettati al popolo. Il 27 luglio sulla porta di Palazzo Vecchio fu tolta l’arma dei Medici per sostituirla con quella dei Lorena, dipinta su tela e della dimensione ovale di circa due metri; il nuovo granduca un anno dopo fece cambiare l’iscrizione e al

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posto di Francesco ii fece mettere Francesco iii duca di Lorena e di Bar, granduca di Toscana, perché non voleva rinunciare all’origine.

Per i debiti del Granducato, che avrebbe dovuto pagare lui alla morte di Gian Gastone, volle che al momento opportuno passassero in sua proprietà tutti i beni patrimoniali di Casa Medici che erano in pos-sesso di Gian Gastone e della sorella Anna Luisa Elettrice Palatina.

Scrive Giuseppe Conti nel suo libro Firenze dopo i Medici che «Fran-cesco iii era così avaro e cupido di danaro che non ebbe vergogna di farsi negoziante e fornitore del proprio esercito, in armi, vesti e cavalli»; e non aveva qualità militari ma era abile negli affari, tanto che diresse per molti anni le finanze austriache.

Uno dei primi provvedimenti del nuovo granduca fu l’imposizione di una tassa che interessava anche gli ecclesiastici e i luoghi pii per sostenere le spese occorse nel passaggio di governo e per le truppe spagnole che erano presenti in Toscana.

La principessa Anna Luisa, prevedendo la rapacità di Francesco, fece una convenzione con l’imperatore Carlo vi per la quale rinunciava ai suoi beni allodiali in Toscana e fuori Toscana, «a condizione espressa»

che il nuovo granduca si impegnasse a osservare che «di quello che per ornamento dello Stato, per utilità del pubblico, e per attirare la curiosità dei forestieri, non ne sarà nulla trasportato e levato fuori della Capitale e dello Stato del Granducato».

Francesco di Lorena, più che un condottiero si dimostrerà sempre un buon affarista, anche nella guerra tra l’Austria e la Prussia di Federico ii, durante la quale fu il fornitore dell’esercito austriaco, pur essendo il marito dell’imperatrice d’Austria. Nel testamento, tuttavia, lasciò il suo patrimonio privato di 60 milioni di fiorini alla moglie Maria Teresa, che probabilmente servirono per estinguere i debiti di guerra.

Il granduca Francesco partì da Vienna il 26 dicembre 1737 con l’ar-ciduchessa Maria Teresa e, giunto nello Stato veneto, fu costretto a fare sosta nel territorio di Verona a causa di una pestilenza scoppiata nell’Ungheria e nella Serbia, ma non volle fare la quarantena, con grande scontento della Repubblica di Venezia.

Finalmente, il granduca Francesco iii, con la granduchessa Maria Teresa, entrò in Firenze il 20 gennaio del 1738. Carlo Ginori, quando si era avuta la certezza dell’arrivo del granduca, aveva voluto fare il progetto di un arco trionfale fuori della porta San Gallo in memoria del solenne ingresso; un progetto molto costoso, a spesa pubblica, per il quale vennero arruolate quattromila persone che lavorarono giorno e notte. Dopo alcuni anni, nel 1740, sopra l’arco di trionfo di San Gallo fu posta la statua equestre di Francesco iii di Lorena,

i lorena e la toscana. francesco iii

opera di Vincenzo Foggini, voltata verso via Bolognese e non verso la città. Attraversati l’arco e la porta San Gallo e fermatosi in duomo fu accolto dall’arcivescovo di Firenze (e da quello di Pisa) «il quale fece la funzione della coronazione, attraverso il ponte alla Carraia giunse a Palazzo Pitti, dal quale mandò a Vienna le ricchezze della casa dei Medici, tutto quello che potette prendere, compreso il contante dalle casse pubbliche». Il 27 aprile del 1738 tornò a Vienna e non ritornò più in Toscana, avendo istituito la reggenza, che durò ventotto anni, rifiutata dall’Elettrice Palatina e pertanto affidata ai suoi consiglieri di Stato.

Nel 1741 Francesco e Maria Teresa richiesero all’Elettrice Palatina tutti i gioielli dei Medici, tra i quali il famoso rubino di Cosimo i, stimato ventimila scudi, e il famoso diamante giallo di Ferdinando i, stimato oltre mezzo milione; i gioielli tutti, stimati oltre venti milioni, furono portati a Vienna.

Quando il principe di Craon tornò in Lorena nel maggio del 1749, gli subentrò a governare la Toscana il conte di Richecourt, che con-tinuò a tassare pesantemente lo Stato riducendolo in gran povertà.

Per esempio, il 3 dicembre 1741 appaltò a una compagnia francese, per nove anni, tutte le rendite del Granducato, svuotando lo Stato di una grandissima somma di danaro.

Solo nel 1764, un anno prima di morire, Francesco, con un motu pro-prio, proibì al reggente maresciallo Botta Adorno di mettere nuove tasse che avrebbero dovuto rimediare alle grandi spese per l’acquisto di grano in occasione della grave carestia che aveva colpito la Toscana in quell’anno.

Nel 1749, Francesco riformava il calendario, fissando l’inizio dell’an-no al primo gennaio mentre prima era al 25 marzo.

Francesco, imperatore del Sacro Romano Impero e granduca di To-scana, moriva a Innsbruck il 18 agosto del 1765 per un colpo apopletti-co, all’età di cinquantasei anni, otto mesi e dieci giorni; gli succedeva nel Granducato di Toscana il figlio secondogenito Pietro Leopoldo.

Fonti

L. A. Muratori, Annali d’Italia, vol. xii, Pasquali, Milano 1749.

G. Conti, Firenze dopo i Medici, R. Bemporad e Figlio, Firenze 1921.

P. E. Sestan, Età moderna, vol. ii, in Studi di storia medievale e moderna, L. S.

Olschki, Firenze 1980.

Piero Cioni, medico