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Il serrato confronto fra tre figure femminili protagoniste di altrettanti ro-manzi epistolari del Romanticismo ne mette in risalto analogie e differenze.

Tre romanzi epistolari alle soglie del Romanticismo

È

noto che per l’Ortis il Foscolo si è ispirato al Werther di Goethe e che entrambi fecero riferimento alla Nouvelle Héloïse. Tut-tavia, il romanzo di Rousseau ha caratteristiche assai diverse dagli altri due. In tutti e tre i casi un amore infelice, un padre tiran-nico che usa la tecnica della dolcezza per farsi obbedire e un marito che prende il posto del padre e diviene un ostacolo insormontabile per i giovani innamorati. Ma le differenze sono subito evidenti. Nel Werther e nell’Ortis sono loro che soffrono per amore, le due donne appaiono soprattutto come oggetto di desiderio e non tentano di sot-trarsi al matrimonio imposto dalla famiglia. Invece Julie, la Nouvelle Héloïse, è un’amante appassionata fin dalle prime pagine. Ciò è reso più evidente perché in Rousseau sono i due giovani che si scambiano le lettere e quindi possono manifestare i propri sentimenti. Invece, nei due successivi romanzi, i protagonisti scrivono a un amico e mentre si soffermano sui loro sentimenti sono parchi su quelli delle due donne che evidentemente hanno un atteggiamento cordiale ma prudente.

Julie, al contrario, scongiura spesso Saint-Preux di abbandonare ogni tentativo di seduzione, di non metterla alla prova, ma si capisce quan-to egli abbia fatquan-to breccia nel suo cuore.

Il barone d’Etange, padre di Julie, è autoritario nel difendere le di-stinzioni di classe, arriva a schiaffeggiare la figlia ma poi la implora, si getta ai suoi piedi. Il padre di Teresa le fa pesare il fatto che sposando

parenti Odoardo egli sarebbe stato al riparo dalle persecuzioni degli austriaci.

Nel Werther, invece, il padre non esercita una particolare pressione perché la scelta di sposare Albert è di Lotte, che vuole mettere al sicuro la sua numerosa famiglia.

In tutti e tre i casi, se il genitore si fosse imposto in modo autoritario, forse le fanciulle non si sarebbero arrese (il forse riguarda soprattutto Teresa). Cedono quando i genitori, invece di minacciare, implorano1. Anche nelle quasi simmetriche scene del bacio che segnano una svolta nei tre romanzi ci sono importanti differenze. Per quanto riguarda la Nouvelle Héloïse, questo episodio è narrato nella lettera xiv. L’incipit è rivelatore e un po’ inquietante: «Che hai fatto, ah! Che hai fatto o mia Julie? Volevi ricompensarmi e mi hai perduto», esclama Saint-Preux2. Rivelatore perché si capisce che, almeno secondo la percezione di Saint-Preux, l’iniziativa è tutta di Julie. Inquietante perché egli sem-bra attribuirle la responsabilità di quella relazione clandestina ma potrebbe essere anche un artificio retorico per far risaltare la sua pas-sione. Afferma di essere «ebbro o piuttosto impazzito» e dichiara che i suoi sensi erano alterati, tutte le sue facoltà turbate da quel “bacio mortale”. Poi rincara la dose: «Volevi alleviare il mio dolore! Crudele!

lo inasprisci. È veleno che ho raccolto sulle tue labbra»3. Quindi parla di ricordo immortale, di un istante d’illusione, di delirio e d’incan-to… Quasi desse per scontato che sarebbe stato un amore impossi-bile4 (scrive anche: «tormento e felicità della mia vita»).

L’inizio dell’episodio, quando si incamminano nel boschetto di Cla-rens, è ancora più sintomatico perché Saint-Preux ha la sensazione che sia stata Julie a prendere l’iniziativa con un atteggiamento allu-sivo. «Scorsi non senza una segreta emozione, i vostri segni d’intesa, i vostri sorrisi reciproci, il colorito delle tue gote prendere un nuovo splendore»5. Da notare l’affermazione che fino ad allora viveva in un’apparente tranquillità («Mi ero coperto gli occhi con un velo»).

Giunge il biglietto di Julie e corre a Clarens. Da quel momento la lettera procede non per sensazioni: «un dolce fremito… la tua bocca di rosa… posarsi, premere la mia, e il mio corpo stretto tra le tue braccia». Ma quando «il fuoco esalava dai nostri sospiri e dalle nostre labbra brucianti e il mio cuore moriva sotto il peso della voluttà… a un tratto ti ho visto impallidire, chiudere i begli occhi, appoggiarti a tua cugina e svenire». «Così», commenta, «lo spavento estinse il piacere e la mia felicità fu solo un lampo»6. E la prega di custodire i suoi baci, «troppo acri, troppo penetranti; trafiggono, bruciano fino al midollo»7.

julie

La pruderie di Teresa

È stato necessario soffermarsi sull’episodio della Nouvelle Héloïse, per-ché è più complesso e suscettibile di differenti interpretazioni. Gli altri due, invece, sono più lineari.

La Teresa dell’Ortis è la “divina fanciulla” figura di donna angelicata che richiama alla tradizione stilnovistica8 e Giulio Ferroni osserva che la sua bellezza fisica e spirituale è il simulacro di un’armonia assoluta ma possiede, al contempo, anche «una più moderna e segreta sensua-lità controllata e come repressa dalle convenzioni sociali»9.

Jacopo scrive di sentire ancora le labbra rugiadose del suo bacio quan-do lei lo abbracciava «tutta tremante»10. Ma poi si era staccata quasi atterrita, ed era fuggita via dopo aver detto con voce accorata «non posso essere vostra mai» lanciando un’occhiata con cui pareva rim-proverarsi e compiangersi.

Jacopo afferma di avere rimorso non tanto per la sua virtù quanto per il timore di aver suscitato la sua passione nel suo cuore innocente.

Teresa, dunque, eroina romantica, fanciulla delicata che interiorizza e nasconde la sua infelicità.

Lotte, invece…

Lotte pronuncia parole quasi analoghe ma con diversa intonazione.

Quando Werther, dopo la lettura dei canti di Ossian, d’impulso, tenta di baciarla, lei lo respinge con fermezza. Eppure anche Lotte aveva sentito il turbamento dei sensi: «essa strinse le mani di lui se le premette al seno, si chinò con un gesto di appassionato dolore verso di lui e le loro guance infuocate si sfiorarono». Lui allora la prende fra le braccia, «se la strinse al petto e coprì le sue labbra tremanti di baci furiosi»11.

Ma a questo punto: «Werther! – gridò lei respingendolo con voce soffocata», e lo scosta da sé, con una debole pressione della mano. Poi, ripreso appieno il controllo, assume un tono autoritario. E quando il giovane cade ai suoi piedi, lei, sebbene sconvolta e angosciata, dice:

«Questa è l’ultima volta! Werther! Lei non mi vedrà mai più»12. Poi corre via con uno sguardo traboccante d’amore per quello sventurato.

Da notare che – come ha rilevato Enzo Neppi – Foscolo scrive nei Pro-legomena che Lotte è «più reale di Teresa», ma che proprio per questo

«le manca molta bellezza ideale» (lxxiii)13. Ancora Neppi sottolinea che per Foscolo il «raziocinio freddissimo» di Lotte lo fa sospettare

parenti che il suo entusiasmo per Werther fosse una «vampa passeggera»,

«ostentata», «per vanità femminile», e non vera passione14.

Addirittura, secondo Foscolo, Lotte è «una civetta», «una donna vol-gare» (lccvi)15, che inganna a causa della sua «amabilità» e del suo

«candore apparente» . Considera, invece, la sua Teresa «severa e co-stante nella virtù» (xlix) che mai dissimulerebbe le proprie passioni16. Il giudizio del Foscolo è icastico, forse troppo drastico. Se Lotte appare allumeuse, penso che lo fosse per carattere, che considerasse Werther una sorta di cavalier servente. Certo che, quando gli chiedeva «ver-rà domani, vero?» oppure lo esortava a non bere troppo dicendogli

«pensi a Lotte», avrebbe dovuto accorgersi che egli voleva considerare ogni suo atteggiamento come un implicito messaggio17.

Tenera, coraggiosa, fragile Julie

I sentimenti di Lotte e di Teresa li conosciamo solo attraverso le lettere di Werther e di Jacopo ai rispettivi amici e da esse appare che sono sentimenti riposti o appena intuiti. Invece nella Nouvelle Héloïse, è fit-to il carteggio fra i due amanti. Julie rivela una forte passione appena velata dal proposito di non cedere. E questa corrispondenza diretta consente di conoscere la psicologia della protagonista femminile.

Dapprima Julie si comporta come se fosse una donna già sposata che prega un suo corteggiatore di non metterla alla prova. Nella quarta lettera avverte quello che sta accadendo ed esclama: «Uomo abile! è molto più il mio amore che il tuo che fa la tua audacia»18.

Parlando di un amore che corrompeva i suoi sensi e la sua ragione19 dichiara di non aver trascurato nulla per fermare il progresso di quella passione fatale. Ma poi esclama che «tutto alimenta l’ardore che mi divora; tutto mi abbandona a me stessa, anzi tutto mi consegna a te;

[…] tutti i miei sforzi sono vani, ti adoro mio malgrado […] mi sento trascinata nell’abisso»20.

Julie, ad un tempo timida e coraggiosa, passionale e pudica, si ribella alla prevaricazione paterna ma non fino al punto da mettere da parte i pregiudizi sociali. Infatti, in varie lettere rimprovera a Saint-Preux di averla indotta a portare il disonore su di sé, sulla sua famiglia e su lui stesso.

Resiste al barone suo padre e gli dice che è padrone della sua vita, non del suo cuore, ma quando egli arriva alla violenza fisica e lei perde il bambino che aveva in grembo, si determina una svolta.

Consuelo Ricci ha osservato che la lettera lxiii della Nouvelle Héloïse

julie

costituisce uno snodo drammatico fondamentale che anticipa l’evo-luzione psicologica di Julie dalla ribellione contro la legge del padre alla sua accettazione21.

Quando il barone alza le mani su di lei, non è il momento della de-finitiva rottura bensì della riconciliazione. Julie scrive che «ici finit le triomphe de la colère et commença celui de la nature»22.

Dopo la violenza, d’Etange si getta in ginocchio, la implora, piange.

E Julie, dopo aver subito le percosse, cerca addirittura il perdono del padre. Anzi, afferma che non c’era trattamento così duro che non potesse essere cancellato da una sola delle sue carezze23.

Proiezione del suo desiderio inconscio di tornare nell’ordine costi-tuito? Dopo alcuni anni Saint-Preux torna a Clarens chiamato da Julie e da suo marito come precettore dei loro figli. Ormai l’amore è divenuto affettuosa amicizia; la morte della donna nel tentativo di salvare uno dei suoi bambini sarà la sublimazione definitiva.

Dolce, coraggiosa, fragile Julie, prigioniera in un mondo ormai al tra-monto ma archetipo di pregiudizi e barriere che sarebbero continuati anche nella società borghese.

1 Per la Nouvelle Héloïse, E. Neppi, L’Ortis e la Nouvelle Héloïse, in L’Ortis e la Francia.

Approcci e prospettive, sous la dir. de S. Béarelle, Bruxelles, pie Peter Lang, 2014, p.

66, sottolinea che Julie si era rifiutata di sposare Wolmar, ma cede quando vede ai suoi piedi le plus sévere des peres attendri et fondant en larmes e dice Ah! veux-tu donner la mort à toute ta famille?

2 J.-J. Rousseau, Julie ou La nouvelle Héloïse, http://www.bibliopolis.fr, Lettre XIV à Julie, p. 26, Qu’as-tu fait, ah! qu’as-tu fait, ma Julie? tu voulais me récompenser, et tu m’as perdu.

3 Ibidem.

4 Ibidem. O souvenir immortel de cet instant d’illusion, de délire et d’enchantement, jamais, jamais tu ne t’effaceras de mon âme; et tant que les charmes de Julie y seront gravés, tant que ce coeur agité me fournira des sentiments et des soupirs.

5 Ibidem. En approchant du bosquet, j’aperçus, non sans une émotion secrète, vos signes d’intelligence, vos sourires mutuels, et le coloris de tes joues prendre un nouvel éclat.

6 Ivi, p. 27.

7 Garde tes baisers, je ne les saurais supporter […] ils sont trop âcres, trop pénétrants;

ils percent, ils brûlent jusqu’à la moelle.

8 G. Ferroni, Storia della letteratura italiana, vol. 9, Milano 2006, p. 165.

9 Ibidem.

10 U. Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, Mondadori, Milano 1986, p. 56.

11 J. W. Goethe, I dolori del giovane Werther, Bompiani, Milano 1986, p. 107

12 Ivi, p. 108.

13 E. Neppi, L’Ortis e la Nouvelle Héloïse, cit., p. 75.

14 Ibidem.

parenti

15 Ibidem.

16 Mi riferisco sempre al testo di Neppi, pp. 49-78 con le citazioni in numeri romani dei Prolegomena.

17 J. W. Goethe, I dolori del giovane Werther, cit., p. 82.

18 J.-J. Rousseau, Julie ou La nouvelle Héloïse, Lettre iv de Julie p. 9.

19 Dès le premier jour que j’eus le malheur de te voir, je sentis le poison qui corrompt mes sens et ma raison; je le sentis du premier instant, et tes yeux, tes sentiments, tes discours, ta plume criminelle, le rendent chaque jour plus mortel.

20 J.-J. Rousseau, Julie ou La nouvelle Héloïse, http://www.bibliopolis.fr.

21 C. Ricci, Violenza e repressione autoritaria: l’impossibile emancipazione del corpo nella Nouvelle Héloïse in: «lea - Lingue e letterature d’Oriente e d’Occidente», n.

7 (2018), pp. 279-298 doi: http://dx.doi.org/10.13128/lea-1824-484x-24418.

22 Ivi, p. 289.

23 Ivi, p. 291, je serais trop heureuse d’être battue tous les jours au même prix,et qu’il n’y a point de traitement si rude qu’une seule de ses caresses n’efface au fond de mon coeur.

Gabriele Parenti, saggista e giornalista

Silvestro Lega, Alla villa di Poggio Piano, 1888-1889, olio su tavola, cm 34x60,5, collezione privata