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Per “un'Europa sociale”: il Pilastro europeo dei diritti sociali

Il dilagare in Europa della crisi economico-finanziaria, fenomeni quali la massiccia immigrazione degli ultimi anni e il terrorismo di matrice politico-religiosa, hanno imposto all'Europa una risposta sempre più importante, per scongiurare il fallimento del modello sociale europeo e della tenuta dell'assetto sociale degli Stati membri172.

Gli ultimi anni hanno così visto una crescente necessità di risposta delle istituzioni europee sul versante di una politica di coesione sociale ed economica, per “ricreare un processo di convergenza, sia tra gli Stati membri che all'interno della società, che sia imperniato sulla produttività, la creazione di posti di lavoro e l'equità sociale”173, 171 G. Guiglia, op. cit., pag. 20

172 A. Ciancio, Verso un “pilastro europeo dei diritti sociali”, Fasc. 06/2016, in www.federalismi.it; pag. 2 173 Discorso del Presidente della Commissione europea Juncker sullo “Stato dell'Unione” del 2015, in

affermando in tal modo anche la volontà di dar vita ad un “Pilastro europeo dei diritti sociali”, tenendo conto dei cambiamenti non solo economici, ma anche sociali all'interno della società europea. Tale pilastro ha visto la luce il 17 novembre 2017, in occasione del summit di Götenborg, ovvero il vertice sociale per l'occupazione equa e la crescita. Esso è concepito come guida per un nuovo processo di convergenza per migliori condizioni di vita e di lavoro all'interno dell'Unione europea e si basa su venti principi e diritti essenziali in materia di:

– pari opportunità;

– accesso al mercato del lavoro; – condizioni di lavoro eque; – protezione e inclusione sociale.

Questi obiettivi si inseriscono all'interno di un quadro più ampio sulla dimensione sociale dell'Europa e sulla gestione della globalizzazione, ovvero sulle possibilità di rafforzare e aggiornare il modello sociale europeo, tenendo conto dei cambiamenti fondamentali, quali le nuove tecnologie, la globalizzazione e l'invecchiamento demografico174. La realizzazione dello stesso pilastro è sempre stata concepita come

un impegno politico ed una responsabilità non solo tra le istituzioni di ogni livello, ma anche attraverso il coinvolgimento della società civile.

Detto pilastro si inserisce, quindi, in una rete più ampia di obiettivi, come precisato dalla stessa Commissione europea, tra cui:

– la promozione di un dialogo sociale che impegna la Commissione a collaborare con le parti sociali, ad ogni livello;

– una proposta di direttiva volta a migliorare la trasparenza e la prevedibilità delle condizioni di lavoro, che migliora l'informazione dei lavoratori in merito ai loro diritti e allo stesso tempo stabilisce nuovi requisiti minimi per migliorare le condizioni di lavoro;

– nuove proposte legislative per modernizzare il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, per garantire ai lavoratori che si avvalgono del loro diritto alla libera circolazione di non perdere i loro diritti di sicurezza sociale;

www.europa.eu; in A. Ciancio, op. cit., pag. 6

174 Vd. “Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo”. Monitorare l'attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali. In www.europa.eu

– diversi interventi per garantire l'accesso tempestivo ad un'assistenza sanitaria sostenibile, preventiva e curativa di qualità, ad esempio le reti di riferimento europee che consentono alle persone colpite da malattie rare di accedere a diagnosi e trattamenti in tutta l'Unione;

– il rafforzamento e l'attuazione della garanzia per i giovani, per aiutare i giovani a entrare rapidamente nel mondo del lavoro o ad accedere a corsi di istruzione o di formazione.

Questo programma è da estendere a tutti gli ambiti della Commissione, che usufruirà di tutti gli strumenti necessari al fine di conseguire gli obiettivi sopra riportati, strumenti che potranno variare a seconda del settore strategico ed in funzione della natura e della portata delle competenze dell'Unione europea, cercando di migliorare l'applicazione del diritto dell'Unione europea negli Stati membri, sostenendo il dialogo con tutti i Paesi e monitorando costantemente i progressi compiuti.

La maggior parte delle competenze e degli strumenti necessari per realizzare il pilastro europeo dei diritti sociali resta tra i compiti degli Stati e dei livelli substatali, oltre che della società civile. Anche le organizzazione non governative, in particolare quando forniscono servizi sociali, sono di fondamentale importanza, elaborando soluzioni diverse caso per caso e Paese per Paese, nel rispetto delle diversità del sistema e della situazione socio - economica175.

Tuttavia, il profilo delineato è ancora tutto da verificare, nonostante si siano voluti sottolineare gli sforzi in ambito sovranazionale per una maggiore caratterizzazione e maggiore forza da riservare a tali diritti ed alla loro effettività.

La decisione di proteggere i diritti sociali, insomma, è una decisione politica fondamentale, soprattutto alla luce dei fenomeni sociali ed economici ai quali si sta assistendo, ricordando sempre che i diritti sociali nascono per tentare di assottigliare le differenze esistenti in natura all'interno di ogni società, integrando soprattutto i soggetti più deboli, con l'impegno dei Paesi più forti di aiutare quelli più deboli176.

Certamente la crisi e le misure di austerità che da essa derivano hanno eroso lo

175 Vd. “Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo”. Monitorare l'attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali. In www.europa.eu

spazio dei valori sociali non solo nazionali, ma europei, ma forse proprio in questo periodo è necessario fare di più. La crisi può, anzi, deve diventare un volano per l'espansione dei diritti, anche sociali e generare un ripensamento su un efficace taglio agli sprechi, ai privilegi ed alle clientele, ripartendo, perché no dal dettato dell'articolo 3 della Costituzione italiana, ovvero rimuovere efficacemente gli ostacoli che impediscono la piena partecipazione alla vita economica, sociale e politica dell'Europa di tutte le persone, anche le più deboli177, rimettendo al centro

della scena un processo di integrazione, non solo squisitamente politico e giuridico, ma anche e soprattutto sociale, in grado di rendere dignitosa la vita dei concittadini europei e di tutti coloro che, provenienti da Paesi terzi, approdano in uno Stato membro, in modo da agevolare una piena inclusione e dare un' eguale possibilità a tutti gli individui di accedere al sistema di godimento dei diritti ed anche agli obblighi di solidarietà sociale, contribuendo ad una più equa redistribuzione delle risorse ed incidendo in misura sempre minore sui sistemi delle prestazioni sociali.

CONCLUSIONI

L'attenzione nei confronti dei diritti della persona è, come noto, tornata prepotentemente sulla scena politica e sociale dell'attuale momento storico, non solo in considerazione della necessità di risposta alla crisi economica, ma anche nell'intento di rispondere in modo idoneo alla crescente immigrazione, intesa come banco di prova della capacità di integrazione dei sistemi nazionali e sovranazionali. L'impatto della crisi economico – finanziaria ha contribuito ad accentuare la già complicata situazione dei diritti, in particolare dei diritti sociali, non solo in termini nazionali, ma anche nel contesto europeo, che, come osservato, solo recentemente ha intensificato il lavoro in merito agli strumenti di tutela per la protezione di detti diritti, non solo dei cittadini europei, ma anche a vantaggio degli stranieri provenienti da Paesi Terzi.

Gli Stati hanno così dovuto provvedere a rivedere le loro politiche sociali, restringendo la portata delle prestazioni a vantaggio dell'applicazione di misure di austerità, con il risultato di veder indebolite le misure di sostegno alla persona proprio nel momento in cui la posizione dei soggetti appare più vulnerabile. Questo è evidente soprattutto per quanto riguarda gli stranieri, che in quanto “ultimi arrivati” molto spesso, anche se regolarmente presenti sul territorio, non hanno possibilità di accesso al sistema delle prestazioni sociali.

In un contesto così delicato il concetto da cui muovere dovrebbe, quindi, tornare ad essere la dignità della persona ed il processo di integrazione con il quale è possibile tornare a scoprire se stessi e gli altri, riconoscendo similitudini e differenze in termini di inclusione e non più, come sta avvenendo, di esclusione, ridando valore a

quanto affermato dalla Costituzione italiana, ricordando l'importanza del principio di uguaglianza e del riconoscimento dei diritti inviolabili ad ogni individuo, in quanto essere umano e l'impegno della Repubblica a rimuovere gli ostacoli ai fini di una piena realizzazione della persona umana, in termini individuali e collettivi. Forse questo potrebbe essere il punto di svolta, come più volte evidenziato anche dal lavoro della giurisprudenza costituzionale, che impegna tutti i livelli di governo ad un corretto bilanciamento tra interessi costituzionalmente protetti senza oltrepassare mai il limite della dignità della persona. In questo senso sembra si stia andando anche nel contesto giuridico europeo, per cui sempre più spesso ci si affida alle raccomandazioni del Comitato europeo dei diritti sociali ed agli sforzi compiuti in linea dell'affermazione del principio di non discriminazione.

Dalle considerazioni che si possono trarre dall'analisi compiuta nel testo, pare evidente il momento di confusione con il quale si sta affrontando la gestione delle politiche di welfare, ma i diritti non dovrebbero mai diventare un appesantimento delle casse dello Stato, bensì valori dai quali ripartire per costruire una società unita, dove le differenze diventino motivo di inclusione e riconoscimento dell'altro, quindi un obiettivo di crescita e non, al contrario, motivo di involuzione sociale e politica. Valori che servono ad ogni individuo per vivere una vita dignitosa e libera, realizzabili solo attraverso un sistema di giustizia sociale, per cui: “non vi può essere una vera giustizia sociale senza libertà, come non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale”178.

178 Discorso in occasione del giuramento del Presidente della Repubblica Alessandro Pertini, alla Camera dei Deputati, il 9 luglio 1978, in www.quirinale.it

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