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La sua evoluzione rivela invece la complessità, la con flittualità e l’instabilità delle interazioni tra gli attor

privati e i politici a diversi livelli.

I primi non dispongono di risorse sufficienti per formalizzare e difendere, da soli, la mobilitazione. L’assunzione della causa da parte dei secondi è diventata una delle condizioni di successo della candidatura e, al tempo stesso, un fattore della sua rimessa in discussione.

Una discontinuità nella candidatura marsigliese interviene nel gennaio 2007, quando la municipalità manifesta la sua intenzione di lanciarsi nella corsa al titolo. Per gli attori economici che hanno animato la fase di pre-candidatura, il sostegno degli eletti diventa indispensabile perché l’accesso ai fondi è riservato alle istituzioni pubbliche locali. Tuttavia l’entrata in gioco di attori politici è percepita come una fonte di perturbazione, soprattutto considerato il fiasco rappresentato, nel 2003, dalla candidatura della città a ospitare la Coppa d’America 2007, pilo- tata dalla municipalità e fortemente criticata dagli imprenditori11.

Lo sforzo costante degli imprenditori di mettere a distanza la politica si è tradotto, in particolare, nella scelta, nel dicembre 2006, di Bernard Latarjet come direttore operativo della candidatura. La coppia Latarjet-Pfester – quest’ultimo resta presidente del comitato organizzativo – ha come obiettivo costruire un consenso percepito come il solo fattore capace di dare unità al territorio. L’associazione Marsiglia-Provenza 2013 (mp2013) è stata creata nel gennaio 2007 allo scopo di salvaguardare la posizione dominante degli attori privati all’interno della struttura tecnica e di fornirle un’indipendenza giuridica, rendendo ammissibili per la struttura le sovvenzioni pubbliche e attribuendo la maggioranza dei voti ai rappresentanti delle collettività locali. Questa scelta ha preservato il ruolo chiave degli at- tori economici nel processo decisionale, assicurando loro il controllo della governance, di fronte a ciò che essi possono percepire come ‘ingerenze politiche’12.

Maisetti

Queste ultime, tuttavia, non sono mancate a monte del lancio di ‘Capitale della cultura euro- pea’. Basti ricordare la volontà della municipalità marsigliese di organizzare al suo interno uno ‘sportello unico’ per verificare le richieste di sov- venzione e di utilizzo del logo, contrariamente alla metodologia sapientemente costruita dal comitato organizzatore (marzo 2009); il ricatto dell’esecutivo di Aix-en-Provence, che ha subor- dinato la propria partecipazione al progetto alla concessione della sede unica dell’Università, esito della fusione tra le facoltà del territorio (dicem- bre 2010); il ritiro della città di Tolone dal tavolo finanziario (febbraio 2011).

Tali conflitti testimoniano la frammentazione degli attori e le dinamiche di un cambiamento che dovrebbe assumere la forma di un’integrazione metropolitana. Il progetto immaginato dagli attori economici doveva favorire una mutualizzazione tra le istituzioni pubbliche del territorio, invece esso ha portato a calcoli egoistici sulle ricadute economiche. Ogni collettività ha così vagliato l’opportunità di partecipazione non rispetto al livello metropolitano, ma al livello di ciascuno dei suoi ‘frammenti’13. Tale atteggiamento è ben illu-

strato dalla domanda di un esponente politico di un comune di medie dimensioni che partecipa al progetto, durante le negoziazioni riguardo il rim- borso del deficit dell’operazione (circa tre milioni di euro): ‘Ma perché si dovrebbe pagare per qualcosa che non è stato qui da noi?’. Se il personale politico ha perfettamente interiorizzato l’imperativo del ritorno sull’investimento delle attività culturali, ha però insufficientemente integrato il problema del coordinamento metropolitano in questo calcolo, proprio quando si negoziano i profili istituzionali della futura metropoli.

La metropoli Aix-Marsiglia, un affare di Stato di fronte all’impossibile cambiamento istituzionale Il primo gennaio 2016, malgrado l’opposizione del sindaco di Aix-en-Provence, presidente della co-

munità d’agglomerazione del Paese d’Aix, come pure di un certo numero di piccoli comuni, la me- tropoli Aix-Marsiglia sarà cosa fatta. Sostituirà le sei istituzioni di cooperazione intercomunale del dipartimento. Essa costituisce il punto di arrivo del lungo processo di metropolizzazione o una delle sue fasi, che ne evidenzia l’impossibilità di realizzazione?

Nella seconda metà del xx secolo, l’assenza di cooperazione intercomunale su scala diparti- mentale si spiega con l’asimmetria economica tra una città-centro che declina e delle periferie dinamiche, in particolare sulla linea esterna por- tuale dell’agglomerazione. Sul piano politico, il sindaco di Marsiglia tra il 1953 e il 1986, Gaston Defferre, rifiuta di allearsi con i suoi omologhi comunisti (Aubagne, Gardanne, Martigues e La Ciotat) in ragione dell’alleanza, che ha creato attorno a sé, tra socialisti moderati e destra liberale.

Un’analisi storica dell’impossibile metropolizza- zione svela un’impressionante stabilità delle po- sizioni14. Da un lato, la città d’Aix e una parte delle

collettività periferiche esprimono la paura di un presunto imperialismo metropolitano che aumen- terebbe il peso di Marsiglia sul destino dei piccoli comuni, a cui si aggiunge l’argomento del rifiuto ‘di pagare per i poveri e i delinquenti marsigliesi’. Dall’altro, gli esponenti politici marsigliesi non hanno smesso di chiedere una ‘condivisione degli incarichi di centralità’ a sostegno dell’ingiunzione alla competizione internazionale dei territori – che implicherebbe il raggiungimento di una taglia criti- ca per essere ‘influenti’ e ‘attrattivi’.

All’inizio degli anni novanta, viene creato un ‘Club di scambi e riflessioni dell’area metropolitana marsigliese’ – per impulso della prefettura della Regione –, animato da universitari, ingegneri, pianificatori urbani e urbanisti locali. Constatan- do l’assenza di una riflessione approfondita e condivisa sulle questioni relative al governo del territorio, allo sviluppo economico, sociale e cul- turale su scale territoriali pertinenti, gli animatori

13 M. Olive, J.P. Oppenheim, «La Communauté urbaine de Marseille: un fragment métropolitain»,

in F. Baraize, E. Négrier (a cura di), L’invention politique de l’agglomération, L’Harmattan, Parigi 2001, pp. 31-66.

Sulle trasformazioni urbane del xxi secolo

del Club tentano di promuovere la costituzione di una zona amministrativamente fittizia, ma che

illustra le ambizioni di una militanza di esperti che afferma di lottare contro15 lo stallo politico.

15 P. De Roo, «L’aire métropolitaine marseillaise ou la métropole éclatée», Livre blanc de la Mission de l’aire métropolitaine marseillaise, datar, 1992; J. Viard (a cura di), La Métropole inachevée – Les ferments d’une démarche de prospective partagée, Editions de l’Aube, La Tour d’Aigues 1994; E.

Chouraqui, P. Langevin (a cura di), Aire métropolitaine marseillaise, encore un effort, Editions de l’Aube, La Tour d’Aigues 2000.

L’assenza di sinergie istituzionali ed economiche tra la

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