con una successione di fallimenti.
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Alla fine degli anni sessanta, il progetto di rico- struzione del quartiere della Borsa viene rimesso
in discussione dopo la scoperta di reperti archeo- logici. Poi, negli anni settanta, il progetto, che
Sulle trasformazioni urbane del xxi secolo
avrebbe dovuto rilevare le funzioni portuarie che abbandonano la città, viene volto ad assicurare i servizi amministrativi e le sedi sociali delle impre- se terziarie superiori. Queste diverse iniziative, a dispetto delle attese iniziali, non hanno arrestato la fuga degli impieghi industriali e hanno interes- sato solo le imprese pubbliche regionali. Queste impasse spingono lo Stato a prendere la guida delle iniziative locali.
Nel 1992, la prospettiva che il tgv arrivi a Marsiglia costringe lo Stato a valutare gli effetti di un afflus- so stimato quindici milioni di viaggiatori l’anno. Per di più, lo sviluppo della crocieristica nel Medi- terraneo obbliga le autorità portuali a rinnovare le attrezzature d’accoglienza de ‘La Joliette’. Infine, l’iscrizione nell’agenda politica nazionale della ri- generazione urbana si traduce per Marsiglia in una serie di sperimentazioni. Tale situazione porta alla costituzione di una missione interministeriale in- caricata di studiare l’opportunità di un’operazione di riqualificazione urbana a Marsiglia. Consegnate nell’agosto del 1993, le conclusioni di questa ‘Mis- sione Masson’, dal nome dell’ingegnere che l’ha diretta, prospettano una ridefinizione della posta in gioco rispetto ai progetti fino ad allora pensati dagli attori locali. Non si tratta più ormai di organizzare un semplice quartiere d’affari, ma di creare un pro- getto urbano che lasci ampio spazio ai dispositivi di finanziamento pubblico-privato delle operazioni. Non si tratta più soltanto di rafforzare la centralità economica di Marsiglia, ma di restituire ai quartieri interessati una funzione sociale, favorendo l’habitat e la vivacità urbana, largamente assenti nei progetti precedenti di centro direzionale. È su queste basi che viene istituita, con il decreto del 13 ottobre, l’agenzia pubblica di sviluppo ‘Etablissement public d’aménagement urbain e de développement écono- mique Euroméditerranée’ (epaem), alla quale è affi-
data la gestione operativa del progetto considerato di ‘interesse nazionale’.
Questa operazione è stata oggetto di numerosi lavori. Una parte di essi si concentra sulla produzio- ne dell’azione pubblica5 e insiste sulla diversità di
scale e di aree della negoziazione, sottolineando il potere della regolazione e delle iniziative statuali e il ricorso massiccio alla contrattualizzazione pubbli- co-privato6. Una seconda parte di questa letteratura
riguarda gli effetti sociali dell’operazione che si traducono in forme di partecipazione pubblica che vanno dall’inclusione degli abitanti nel dibattito fino alla contestazione7.
Noi qui ci interesseremo a uno degli elementi e degli spazi di intervento dell’operazione Euromé- diterranée che esprime in modo più spettacolare il cambiamento: il fronte mare del porto. Quest’ul- timo è il ‘segno distintivo’ della nuova Marsiglia. I geografi hanno sottolineato quanto gli spazi urbani di fronte al mare rappresentino il caso più idealtipico dell’articolazione tra azione pubblica e rinnovamento dell’immagine territoriale. Il fronte mare mette in scena una presentazione della città immediatamente visibile sia per i residenti sia per i turisti8. Situato nel cuore cittadino, vi si concen-
travano le attività industriali ed è ormai oggetto prioritario della riconversione post-industriale. La grande torre eretta sul fronte marittimo che ospita la sede della terza compagnia marittima del mon- do – cma-cgm – e i cantieri che ne prefigurano altri dovrebbero mostrare a chi li osserva, dal crocieri- sta all’investitore, il profilo di una città attrattiva. Grazie al lavoro dell’architetto e dell’urbanista, gli interventi di riqualificazione urbana nel fronte mare materializzano la ricomposizione fisica della città ed esprimono il modo in cui la città affronta il suo pas- sato industrial-portuario e il suo avvenire nel nome dell’imperativo di attrattività.
5 B. Bertoncello, J. Dubois, Marseille Euroméditerranée, Accélérateur de métropole, Parenthèses-
PUCA. Marsiglia-Parigi 2010.
6 J. Dubois, M. Olive, «Euroméditerranée: Négociations à tous les étages État, promoteurs et pro-
priétaires dans une ville en crise», Annales de la recherche urbaine, n. 97, 2004, pp.103-111.
7 P. Fournier, S. Mazzella (a cura di), Marseille entre Ville et ports. Les destins de la rue de la République, La Découverte, Parigi 2004; J.S. Borja, M. Derain, V. Manty, Attention à la Fermeture des portes – Citoyens et habitants au cœur des transfomations urbaines: l’expérience de la rue de la République à Marseille, Éditions Commune, Marsiglia 2010.
8 P. Esinger, «The Politics of Bread and Circuses. Building the City for Visitor Class», Urban Affairs Review, vol. 3, n. 35, 2000, pp. 316-333.
Maisetti
Nel marzo 2015, durante il Salone internaziona- le dei professionisti del settore immobiliare, il prestigioso mipim Award ha qualificato la ‘Cité de la Mèditerranée’ (tra il viale del litorale e il piazzale J4) come ‘migliore progetto di rigene- razione urbana’. Essa fa parte delle sette opere realizzate dall’epaem. In questa zona di 60 ettari, che corrisponde al fronte mare del porto della città, Euroméditerranée prevede e sta attuando la costruzione di 150mila m2 di uffici, 47mila m2
di attrezzature pubbliche, 2.500 alloggi – di cui il 20% di edilizia sociale –, per un totale di 420 milioni di euro d’investimenti. A partire dalla fine degli anni novanta, un certo numero di attrez- zature pubbliche è oggetto di negoziazioni tra le autorità del Porto (proprietari fondiari) e l’epaem. Tali discussioni marginalizzano gli attori locali, dal momento che queste due strutture sono finanziate in larga parte dallo Stato. Un ‘Docu- mento Città-Porto’, firmato nel 2012, associa tut- tavia le collettività locali (città, agglomerazione, dipartimento, regione) alle riflessioni relative alla riconversione post-industriale di questi spazi, per allestire la vetrina economica che mostri la ritro- vata attrattività.
Nel 2010, una sala per spettacoli, il Silo, viene inaugurata nel perimetro di una vecchia fabbrica. Alcuni mesi più tardi, l’archistar Zaha Hadid firma la Torre cma-cgm. Successivamente, nel 2013, in occasione dell’anno ‘Capitale europea della cultu- ra’, il piazzale del J4, vicino a Fort Saint-Jean e allo svincolo del Porto Antico, si arricchisce di due im- ponenti strutture culturali: la Ville Mediterranée, finanziata dal Consiglio regionale (60 milioni di euro), e il primo museo nazionale decentrato, il ‘Musée des civilisation d’Europe et de la Médit- erranée’ (mucem, 160 milioni di euro finanziati per lo più dallo Stato). Il mucem è stato la nave ammiraglia della candidatura e, successivamen- te, dell’organizzazione di ‘Marsiglia-Provenza Capitale della cultura’ nel 2013.
La ‘Capitale europea della cultura’ e la questione dei rapporti pubblico-privato nella riformulazione delle politiche urbane
La gestione di un progetto come quello di ‘Capitale europea della cultura’ è istruttiva per comprendere le condizioni di esercizio del potere urbano e delle sue ricomposizioni. Questo progetto di rigenerazio- ne dell’economia locale è un momento di redistri- buzione delle risorse di potere tra gli attori pubblici e privati.
L’iniziativa della candidatura marsigliese è stata presa dapprima da attori privati riuniti nella Camera di Commercio e dell’Industria di Marsiglia-Proven- za (ccimp). Essa testimonia la volontà delle élite economiche di interrompere il declino della città, sia in termini d’immagine sia di capacità di attrarre investitori internazionali. Nel 2003, la Délégation Interministérielle à l’Aménegement du Territoire et l’Action Régionale (datar) compila una classifica delle città europee in cui Marsiglia occupa il venti- treesimo posto, giudicato ‘deludente’ dai dirigenti della ccimp9. Questa classifica si rivela un’ottima
occasione per gli imprenditori che continuamente denunciano l’assenza d’integrazione metropolitana, percepita come freno all’attrattività. È in questo contesto che, nel 2004, Jacques Pfister diventa presidente della ccimp e lega la propria candidatura all’‘Ambizione Top 20’. Ovvero, scalare tre posizioni in questa ‘Champions League delle città’. Fin dalla sua elezione, il presidente Pfister fonda un ‘Club Ambition Top 20’, che riunisce una quarantina d’imprenditori dell’agglomerazione, dandosi come obiettivo l’ideazione di nuovi progetti che permet- tano di migliorare le performance del territorio e di avanzare, così, nella classifica delle città. Essi considerano la cultura come un elemento sul quale è possibile agire.
Come indica il nome stesso, il progetto ‘Marsi- glia-Provenza Capitale europea della cultura 2013’ non riguarda solo la città di Marsiglia, ma una regio-
9 P. Cicille, C. Rozenblat, Les Villes européennes. Analyse comparative, La Documentation
Française-datar, Parigi 2003.
10 B. Grésillon, Marseille-Provence 2013: un enjeu ‘Capitale’, Éditions de l’Aube, La Tour d’Ai-
Sulle trasformazioni urbane del xxi secolo
ne metropolitana che riunisce 97 comuni e 1,8 milio- ni di abitanti su un territorio di 4.600 km2. Questo
ambizioso progetto è presentato come un’espe- rienza inedita nella storia del territorio e una base per l’azione pubblica in altri settori10. La costruzione
del perimetro Marsiglia-Provenza si è tradotta nella creazione di un territorio d’azione pubblica. Il fatto che degli imprenditori locali siano arrivati a coinvolgere nel progetto i rappresentanti eletti dal territorio poteva rientrare nella logica dell’integra- zione metropolitana. La candidatura non è stata concepita solo come un’opportunità per organizzare
la cooperazione a scala della regione urbana. Consi- derata dai promotori della ccimp come un progetto ‘strutturante’, il suo obiettivo era integrare in un unico progetto attori e settori d’azione pubblica diversi (infrastrutture, turismo, trasporti, sviluppo economico ecc.). La mobilitazione per aggiudicarsi il titolo mirava a consolidare un ‘progetto di territorio’ all’interno del quale l’oggetto culturale si ritiene possa fare da volano a più ampie trasformazioni. Nella sua fase iniziale, la candidatura era sotto il segno dei fattori economici delle trasformazioni urbane.
10 B. Grésillon, Marseille-Provence 2013: un enjeu ‘Capitale’, Éditions de l’Aube, La Tour d’Ai-
gues 2011.
11 A. Cometti, V. Dulac, «La candidature de Marseille pour l’accueil de la Coupe de l’America
2007 à travers une grille d’analyse de la gouvernance urbaine», Science et motricité, vol. 3, n. 65, 2008, pp. 43-55.
12 N. Maisetti, Opération culturelle et Pouvoirs urbains. Instrumentalisation économique de la culture et luttes autour de Marseille-Provence Capitale européenne de la culture 2013,
L’Harmattan, Parigi 2014.