ciali, artigianali o industriali), le ricadute sul tessuto ur-
bano circostante, spesso date per scontate, in realtà ne-
cessitano ancora di essere opportunamente indagate
8.
•
Anche in questo caso, come i makerspace, gli spazi di coworking sono oggetto di crescente interesse da parte dei media, ma risultano trattati soltan- to marginalmente dalla letteratura accademica. Finora, studi sugli spazi di coworking sono stati prevalentemente condotti da sociologi, più che da economisti, geografi o urbanisti. Inoltre, ciascuna di queste categorie indaga il fenomeno da un punto di vista differente:
• i sociologi descrivono gli spazi di coworking come risposta organizzativa collettiva rispetto
alla attuale congiuntura e studiano le potenzia- lità di sviluppo delle carriere professionali dei coworker o il ruolo innovativo che possono rico- prire nelle politiche del lavoro9;
• gli economisti privilegiano l’analisi della per- formance economica dei coworker rispetto a lavoratori free lance o a piccole imprese che non condividono i loro spazi di lavoro10;
• i geografi si concentrano sulla descrizione del fenomeno, analizzandone i caratteri distintivi, la localizzazione e le politiche pubbliche di supporto11;
Mariotti, Di Vita, Limonta
• infine, gli urbanisti studiano la molteplicità degli spazi urbani (appositamente dedicati o spontaneamente utilizzati) in cui gli individui, grazie alla diffusione delle ict, possono svolgere le loro attività lavorative, delineando profili che associano luoghi, persone e modalità di lavoro12.
La rappresentatività dei processi di rigenerazione e innovazione socio-economica e spaziale offerti dalla città di Milano
Nel contesto territoriale italiano, Milano (intesa sia come territorio comunale della città centrale sia come Città Metropolitana) rappresenta un campo di studio privilegiato del fenomeno osservato, poi- ché è la città italiana che ospita il maggior numero di spazi di coworking13. Come dimostra l’elevato
e crescente addensamento di attività creative in alcuni ambiti della città – per esempio, Isola-Por- ta Garibaldi-Porta Nuova, Bovisa-Dergano, Porta Genova-San Cristoforo, Ortles-Lorenzini-Quaranta (Porta e Scalo Romana), Molise-Lombroso-Mece- nate14, in parte coincidenti con le zone di maggiore
concentrazione di attività del Fuorisalone durante la Milano design week15 –, il dinamismo dei sistemi
socio-economici e spaziali della città resta sostenu- to, seppur in un contesto di crisi16.
Il capoluogo lombardo continua a confermarsi come la principale città globale italiana, benché dal confronto con altre città europee emergano i limiti della sua consistente trasformazione degli ultimi tre decenni: dalle annose carenze nella dotazione infrastrutturale e nella qualità urbana, alle recenti difficoltà di attuazione e completamento di molte
grandi operazioni di valorizzazione immobiliare, attualmente penalizzate dagli effetti della grande contrazione17. Se queste criticità hanno portato
allo sviluppo di una metropoli incompiuta18, nume-
rosi sono però i segnali di rinnovamento. A fronte dell’annullamento o del rallentamento di molti progetti rilevanti della trasformazione dello spazio urbano, che hanno spesso subÌto una ridefinizione al ribasso dei loro obiettivi (con l’esito di numerosi cantieri infiniti, spazi indefiniti e recenti quartieri privati della prevista dotazione di attrezzature collettive), nell’attuale congiuntura maggiori poten- zialità di sviluppo vengono riconosciute in iniziative minori a bassa mobilitazione di risorse (come le ristrutturazioni edilizie e i relativi adeguamenti tecnologici) o legate al soddisfacimento dell’elevata domanda di innovazione economica e sociale19, di
cui la diffusione degli spazi di coworking rappresen- ta una delle possibili opportunità.
Certamente, gli esiti di questi progetti, prevalente- mente attivati dal basso, non possono essere dati per scontati e i loro effetti sui processi di rigenera- zione socio-economica e spaziale della città vanno approfonditamente indagati. È comunque innega- bile la discontinuità rispetto al passato. A Milano, infatti, le forme di condivisione di beni e servizi, nonché di disponibilità e capacità personali, sono significativamente aumentate negli ultimi anni, anche (ma non solo) in relazione all’Esposizione universale del 2015: in questo senso, va per esempio rilevata l’iniziativa Cowo4Expo, a cui hanno aderito 44 spazi di coworking italiani, offrendo una posta- zione di lavoro gratuita per una giornata ai visitatori dell’Expo muniti di biglietto20.
12 M. Di Marino, K. Lapintie, E-merging Workplaces…, cit.
13 A tal proposito, si rimanda al sito internet della Rete Co-Wo, http://www.coworkingproject.com. 14 A. Bruzzese, L. Tamini, Servizi commerciali e prodizioni creative. Sei itinerari nella Milano che cambia, Bruno Mondadori, Milano 2014.
15 A.D. Cuman, Fuori Salone: una storia di design, media e città, Mimeo, 2015. 16 G. Pasqui, «Milano e il suo nuovo ciclo di sviluppo», Abitare, n. 543, 2015.
17 S. Di Vita, «La metamorfosi della città tra terziarizzazione e neo-industrializzazione: riflessioni
per un’agenda urbana della nuova Città Metropolitana di Milano», in F.D. Moccia e M. Sepe (a cura di), viii Giornata di Studi inu. Una politica per le città italiane, speciale di Urbanistica Informazioni
Online, n. 257, 2014.
18 M. Bolocan Goldstein, B. Bonfantini, Milano incompiuta: interpretazioni urbanistiche del muta- mento, Franco Angeli, Milano 2007.
19 M. Bolocan Goldstein, G. Dapri, E. De Angelis, S. Di Vita, G. Paganin (a cura di), «Milano. La pro-
duzione di ambiente costruito tra crisi e opportunità», Rapporto Conoscitivo per le Organizzazioni
Sindacali Feneal-cisl, Filca-uil, Fillea-cgil, Politecnico di Milano, 2014.
20 A questo proposito si rimanda al sito internet della Rete Co-Wo http://www.coworkingpro-
Nuovi processi di governo
In particolare, va sottolineato il frequente ri- corso a forme di incentivazione economica, nell’ambito delle quali dal 2013 sono stati per esempio messi a disposizione 500mila euro per il sostegno alle attività e il miglioramento degli spazi di coworking registrati in appositi elenchi qualificati, in relazione a requisiti appositamen- te stabiliti21.
Con riferimento a questo contesto, vengono di seguito proposte alcune riflessioni sui fattori di attrattività della città di Milano verso i nuovi spazi di coworking, supportate da un’analisi descrittiva condotta alla scala micro-urbana, al fine di indivi- duare le determinanti localizzative dei luoghi dedi- cati al lavoro condiviso22.
I fattori di attrattività della città di Milano verso gli spazi di coworking
L’attrattività della città di Milano verso realtà dalle dimensioni circoscritte ma diffuse in am-
biti eterogenei del tessuto urbano (centrali o periferici, residenziali/commerciali o industriali/ artigianali), come nel caso degli spazi di cowor- king, può essere osservata in relazione ai carat- teri del tessuto urbano di prossimità, a partire dai Nuclei di identità locale (nil): 88 unità mini- me in cui il territorio comunale è stato suddiviso dal Piano dei servizi del Piano di governo del territorio (pgt) del 2012. I nil contengono infatti un’analisi dei servizi esistenti e della domanda di servizi aggiuntivi condotta alla micro-sca- la, consentendo di rilevare le potenzialità e le criticità del sistema in relazione alle proiezioni demografiche e al confronto con i cittadini e le loro esigenze.
L’osservazione proposta viene quindi fondata su una serie di variabili corrispondenti alle carat- teristiche dei nil23, nonché ad alcune proprietà
riconducibili a un contesto più ampio rispetto a cui per esempio si misura il livello di accessibi- lità offerto dalla rete del trasporto pubblico lo-
21 Per un approfondimento si veda il contributo di S. Di Vita, C. Morandi, «ict, nuove modalità
di produzione e processi di rigenerazione urbana. I fablab a Milano», pubblicato sul presente numero di Imprese & Città.
22 L’indagine nasce dall’esperienza di Didattica sul campo, svolta nell’ambito del corso di Geogra-
fia economica e spazio urbano (docenti: Matteo Bolocan Goldstein e Ilaria Mariotti; collaboratori alla didattica: Stefano Di Vita e Giorgio Limonta) del Corso di laurea di primo livello in Urbanistica della Scuola di Architettura e società del Politecnico di Milano, afferendo al programma Poliso- cial, promosso dalla Fondazione Politecnico. L’obiettivo è quello di offrire un contributo alle attivi- tà di ricerca multidisciplinari previste nel nuovo hub Innovazione, produzioni e spazio urbano del Dipartimento di Architettura e studi urbani dello stesso Politecnico sulle trasformazioni dei luoghi di produzione e consumo (anche legate all’innovazione tecnologica) e sulle relative ricadute spaziali e sociali.
23 Per esempio, la quota degli edifici residenziali, produttivi, commerciali, direzionali, ricettivi o
per servizi sul totale della città di Milano; la presenza di università o istituti di ricerca; la quota di stranieri sul totale della popolazione di un nil e sul totale degli stranieri residenti a Milano; infine, la quota delle unità locali di imprese e dei relativi addetti sul totale della città di Milano.