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2.1 Considerazioni introduttive

Il settore dell’energia elettrica presenta alcune peculiarità. La produzione può, infatti, es- sere svolta e organizzata in qualsiasi luogo. Ciò significa che anche un paese privo di mate- rie prime o di condizioni atmosferiche o geologiche idonee può sempre produrre sul pro- prio territorio l’energia elettrica, importando le materie prime necessarie oppure ricorrendo alla tecnologia nucleare. Ciò implica che è tecnicamente possibile introdurre la concorrenza di mercato nel segmento della produzione, come sta avvenendo in Italia in conseguenza dell’attuazione delle direttive europee in materia e del decreto Bersani. Per lo stesso princi- pio è possibile introdurre il mercato concorrenziale anche nel segmento della vendita agli utenti finali.

Per la produzione di gas ciò non è possibile poiché il gas è una risorsa naturale. Inoltre, a differenza di altre materie prime, il gas è difficilmente trasportabile su strada o via mare per lunghe distanze. È quindi necessario servirsi di gasdotti che trasportino il gas naturale dai luoghi di estrazione a quelli di consumo. Peraltro, mentre per i paesi ricchi di giacimenti di gas il problema può essere gestito entro i confini nazionali, per gli altri paesi, come l’Italia, che non possiedono cospicue scorte di tali risorse, l’approvvigionamento costituisce un nodo fondamentale che coinvolge anche questioni più generali di politica estera, la solu- zione delle quali non sempre è conciliabile con gli obiettivi di efficienza economica interna o anche internazionale. Pertanto, l’unica fase nella quale è possibile introdurre concreta- mente la concorrenza nel settore del gas è l’attività di vendita.

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La fase del processo produttivo che condiziona invece la liberalizzazione di questi setto- ri a livello locale è quella della distribuzione. Tale fase, insieme a quella di trasmissione, ne- cessita di infrastrutture a rete e, in questo senso, crea i presupposti per la sostenibilità di condizioni di monopolio naturale.

Appare, quindi, utile all’indagine soffermarsi sull’analisi del settore dell’energia elettrica e del gas naturale all’interno dell’Unione Europea. In particolare, dopo aver descritto le carat- teristiche tecniche ed economiche delle singole filiere, il presente capitolo evidenzia il grado di liberalizzazione dei suddetti settori e, infine, delinea il quadro complessivo dell’industria energetica a livello europeo.

2.2 La filiera dell’energia elettrica

La filiera dell’energia elettrica può essere divisa in cinque fasi produttive, logicamente di- stinte, che possono costituire altrettante aree d’affari. Le fasi sono quelle di generazione, di- spacciamento, trasmissione all’ingrosso (linee ad alta tensione), distribuzione su scala locale (media e bassa tensione) e vendita al consumatore finale (allacciamento delle utenze e ge- stione dei rapporti con la clientela1, come illustra la Tavola 2.1.

TAVOLA 2.1 – La filiera elettrica

Fonte: Economia e management delle imprese di pubblica utilità, 2005

La fase della generazione consiste nella produzione di energia elettrica ad alta tensione mediante la trasformazione di fonti primarie. Gli impianti termoelettrici impiegano combu- stibili fossili (olio combustibile, gas naturale, carbone) o nucleari, quelli idroelettrici tra- sformano l’energia cinetica incorporata nell’acqua che attraversa dislivelli; inoltre si sta e- spandendo, anche per effetto di politiche di incentivazione finalizzate alla protezione

1 Cfr. DALLOCCHIO M.,ROMITI S.,VESIN G.(2001), Public Utilities: creazione del valore e nuove strategie, Egea,

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dell’ambiente, la produzione da impianti che utilizzano fonti rinnovabili, come l’energia eo- lica, quella solare e quella ottenibile dalla combustione dei rifiuti. La scala di produzione ot- timale varia a seconda della fonte energetica considerata, ma resta in genere piuttosto ridot- ta rispetto alla dimensione del mercato. Peculiari di questa industria sono le fluttuazioni del- la domanda energetica sia nel corso di una giornata sia a livello stagionale: per questo moti- vo una costante dei sistemi di generazione è il significativo eccesso di capacità produttiva, giustificato dall’estrema indesiderabilità di giungere al razionamento della domanda.

Ai fini della minimizzazione del costo totale di generazione è quindi ottimale l’utilizzo di impianti con diverse tecnologie, che sono caratterizzati da un diverso rapporto tra costi fissi e variabili, questi ultimi determinati sostanzialmente dai combustibili impiegati2. Dato il

profilo del carico, il parco di generazione ottimale comprende impianti a basso rapporto tra costi variabili e costi fissi, attivati per il più elevato possibile numero di ore all’anno a coper- tura della domanda di base, e impianti ad elevato rapporto tra costi variabili e costi fissi, at- tivati per un numero ridotto di ore per anno a copertura dei picchi di domanda.

Il dispacciamento rappresenta l’anello di congiunzione tra la generazione e la trasmissione, consiste nella determinazione istante per istante dell’insieme di impianti di generazione che devono immettere energia elettrica nella rete. La sua funzione è garantire il bilanciamento continuo tra la domanda proveniente dalla rete e l’offerta: è infatti caratteristica fondamen- tale dell’energia quella di non essere stoccabile. La non stoccabilità, congiuntamente alla va- riabilità della domanda, assegna un ruolo cruciale al dispacciamento nel buon funzionamen- to di un sistema elettrico.

La trasmissione è il servizio di trasporto dell’elettricità dal generatore fino ai nodi periferici prossimi all’utenza finale attraverso una rete di cavi ad alta tensione che copre l’intero terri- torio nazionale, ed ha le caratteristiche di un monopolio naturale a livello nazionale. Una volta immessa sulla rete, l’energia si distribuisce secondo regole fisiche non controllabili: il rapporto tra generatore e utente finale è pertanto del tutto anonimo, nel senso che non è possibile stabilire da dove provenga l’energia elettrica assorbita in un certo punto della rete. Inoltre, lungo la rete hanno luogo delle perdite di energia poiché l’elettricità immessa nella rete si disperde parzialmente a causa dell’imperfezione dei conduttori, e tali perdite sono inversamente proporzionali alla distanza che intercorre tra gestore ed utente. Quindi si può ridurre la dispersione di energia attraverso l’immissione di nuova elettricità in un luogo prossimo all’utenza finale, riducendo in tal modo la distanza media percorsa dall’energia.

La distribuzione è una fase intimamente connessa alla trasmissione perché la sua funzione è trasportare l’energia della rete ad alta tensione all’utenza finale. Questo collegamento ri- chiede la trasformazione della tensione dell’energia, che si configura come monopolio natu- rale di ambito locale, in quanto il frazionamento del territorio può essere effettuato senza particolari controindicazioni di natura tecnica.

La vendita di energia elettrica è una attività sostanzialmente commerciale, consistente nell’offerta agli utenti finali del servizio elettrico. Ciò comporta la definizione di opzioni ta-

2 La diffusione della tecnologia delle turbine a gas a ciclo combinato sta modificando sensibilmente la

struttura dei costi della generazione termoelettrica. Questo tipo di impianto presenta infatti una scala ottimale minima sensibilmente inferiore a quella dei tradizionali impianti termoelettrici a condensazione, tempi e costi di installazione contenuti e rendimenti tali da renderne economico l’utilizzo come impianti di base.

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riffarie rivolte alle diverse tipologie di utenti, l’assunzione di responsabilità nei confronti dell’utente circa la disponibilità di energia elettrica nei tempi e alle condizioni prestabilite, la misurazione della grandezza oggetto del contratto, la fatturazione e le attività commerciali connesse. È una fase logicamente distinta dalla distribuzione, che può essere svolta da un’impresa specializzata in attività di intermediazione, i cosiddetti traders di energia.

Il modello tradizionale di fornitura dell’elettricità è basato su un monopolio legale oriz- zontalmente e verticalmente integrato in tutte le fasi della filiera produttiva. Tale modello è stato adottato, in tutta Europa, dal secondo dopoguerra alla metà degli anni Ottanta del se- colo scorso, e il processo finalizzato al suo abbandono in favore di un modello concorren- ziale – avviato a livello di Unione Europea dalla direttiva 96/92/CE sul mercato unico dell’energia elettrica – in molti paesi è ancora in fase di sviluppo.

La revisione del modello di fornitura del servizio elettrico, e più in generale di tutti i ser- vizi di pubblica utilità, ha coinciso con uno spostamento di enfasi negli obiettivi perseguiti attraverso l’intervento pubblico nel settore. Tradizionalmente, sono stati considerati priori- tari il sostegno dell’accumulazione di capitale in un settore considerato strategico per lo svi- luppo del paese e una serie di obiettivi sociali, tra cui si segnalano: la disponibilità del servi- zio su tutto il territorio nazionale, il sostegno del consumo di particolari categorie di utenti, il sostegno delle industrie nazionali produttrici di fonti primarie e di impianti. Negli anni più recenti, il fuoco dell’intervento pubblico nel settore elettrico è stato invece posto sulla minimizzazione dei costi di fornitura. In tale ambito, l’introduzione della concorrenza nelle fasi della filiera produttiva non caratterizzate da condizioni di monopolio naturale è stata considerata come lo strumento più efficace per promuovere l’utilizzo efficiente delle risorse del settore3.

Le fasi di generazione e vendita si prestano ad essere organizzate competitivamente, mentre l’utilizzo di reti fisse, la cui duplicazione sarebbe diseconomica, conferisce alle fasi di trasmissione e distribuzione caratteristiche di monopolio naturale, seppure su scala locale nel caso della distribuzione.

È questione aperta quale sia la scala ottimale minima nella generazione di energia elettri- ca. Dal punto di vista strettamente tecnico le economie di scala possono considerarsi esau- rite a livello di impianto, cioè ad ordini di capacità produttiva dell’ordine delle centinaia di MWh. D’altra parte, anche le stime formulate facendo riferimento ad imperfezioni nei mer- cati finanziari e in quelli dei servizi di manutenzione degli impianti, che tengono altresì in considerazione la riserva di potenza e il mix di fonti primarie impiegate, considerano esauri- te le economie di scala nella generazione per capacità produttive dell’ordine delle poche mi- gliaia di MW4. Per quanto concerne la vendita, trattandosi di un’attività sostanzialmente

3 Nei diversi assetti organizzativi che l’industria elettrica può assumere varia la visibilità delle diverse fasi

della filiera elettrica. Ad un estremo, nei tradizionali assetti monopolistici verticalmente ed orizzontalmente integrati tutte le fasi sono gestite dall’unico fornitore presente sul mercato. All’estremo opposto, negli assetti maggiormente de-integrati, in ciascuna delle cinque fasi sono presenti uno o più soggetti separati dal punto di vista proprietario Si vedano in merito CERVIGNI G.,D’ANTONI M.(2001), Monopolio naturale, concorrenza, rego- lamentazione, Carocci, Roma.

4 Si osserva che i concetti di energia e potenza sono spesso confusi tra di loro. A tal riguardo, si ricorda

che l’energia è l’attitudine di un corpo a produrre lavoro, e può quindi essere intesa come l’ammontare di la- voro compiuto in un determinato periodo di tempo, mentre la potenza è definita come una “prestazione po-

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commerciale, l’unica fonte potenzialmente rilevante di economie di scala è costituita dalla presenza di rischi per il fornitore, principalmente collegati alle variazioni di prezzo dell’elettricità all’ingrosso, e dall’imperfezione dei relativi mercati. Riguardo alla trasmissio- ne, l’interconnessione delle reti su scala anche continentale presenta vantaggi in termini di sicurezza e di riduzione della capacità di generazione di riserva necessaria. Ciò si è storica- mente dimostrato compatibile con il coordinamento tra esercenti operanti in modo indi- pendente su scala nazionale. Inoltre, nei paesi dove il processo di liberalizzazione è più a- vanzato, alla base degli assetti organizzativi in fase di attuazione, vi è la convinzione che la separazione tra la proprietà delle infrastrutture di rete, ripartita anche tra più soggetti cia- scuno operante su scala regionale, e il loro esercizio, affidato ad un gestore unico su scala nazionale, non sia fonte di diseconomie. Rispetto alla distribuzione, l’esistenza di economie di scala dipende fortemente dalla distribuzione degli utenti sul territorio, in quanto condi- ziona la tipologia ottimale delle reti; in sistemi maturi e a concentrazione relativamente ele- vata di utenti sul territorio, le economie di scala nella distribuzione si ritengono normal- mente esaurite intorno a poche centinaia di migliaia di utenti.

D’altra parte le consuete nozioni di efficienza applicate alla generazione di energia elet- trica consentono di mettere in evidenza specifiche esigenze di coordinamento. L’efficienza di breve periodo è ottenuta con il dispacciamento degli impianti in modo da minimizzare, dato il parco di generazione, i costi variabili totali di produzione istante per istante. L’efficienza di lungo periodo richiede l’adeguatezza al soddisfacimento della domanda – per tecnologia, tipo di combustibile utilizzato e dimensione del parco di generazione – al costo minimo totale. Un’ulteriore dimensione di adeguatezza della capacità produttiva deriva dalla natura aleatoria della domanda nel tempo, per cui assume rilevanza la capacità del sistema di far fronte in modo non traumatico a picchi di carico. In generale, in un orizzonte tempo- rale in cui lo stock dei beni capitali sia variabile, la minimizzazione del costo totale di produ- zione richiede simultaneamente l’ottimalità della localizzazione sul territorio degli impianti di generazione rispetto alla domanda, per la minimizzazione delle perdite di trasmissione di energia, e della configurazione del sistema di trasmissione rispetto alla localizzazione della domanda e delle centrali di generazione.