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2.5. Il settore europeo del gas »

2.5.5. L’industria italiana del gas naturale »

Come il settore dell’energia elettrica, anche il settore del gas naturale, è stato oggetto di una progressiva liberalizzazione, sia sul lato della domanda, sia sul lato dell’offerta. Negli ultimi anni infatti, sono stati numerosi gli interventi legislativi, a livello comunitario e na- zionale, finalizzati alla liberalizzazione e alla creazione di un mercato unico europeo. In se- guito a ciò, la struttura produttiva verticale dell’ex monopolista pubblico, l’Eni, è stata di- sarticolata, distinguendo i servizi di rete e di stoccaggio dalle attività produttive e commer- ciali, le prime soggette a regime regolamentato, le seconde destinate alla liberalizzazione.

Il processo di apertura al mercato e alla concorrenza delle fasi di produzione, approvvi- gionamento e vendita del gas naturale non ha tuttavia consentito il ridimensionamento del potere di mercato dell’incumbent nazionale. Il controllo dell’Eni è infatti ancora dominante

59 Si noti che, nel luglio 2008, con l’approvazione da parte degli azionisti dei due gruppi, è divenuta opera-

tiva la fusione tra Gas de France e Suez. In base agli accordi intercorsi, la fusione è avvenuta su basi presso- ché paritarie, infatti l’amministratore delegato di Suez Gérard Mestrallet ha conservato la stessa carica nella società nata dalla fusione, mentre Jean-François Cirelli, presidente di Gaz de France ha assunto l’incarico di direttore generale del nuovo gruppo. Il gruppo GDF SUEZ si pone quindi tra i principali fornitori di energia nel mondo, è infatti attivo in tutta la catena del valore dell’energia elettrica e del gas naturale, a monte a valle. Inoltre GDF SUEZ, che nel 2007 ha raggiunto ricavi per € 74,3 miliardi, è quotato nel listino delle borse va- lori di Bruxelles, Parigi e del Lussemburgo, ed impiega circa 196.500 persone in tutto il mondo. Tuttavia si segnala che, al debutto in borsa, il 22 luglio 2008, il nuovo colosso energetico francese, terzo per capitalizza- zione dopo Total e Edf, ha registrato un calo del 4,02%, in controtendenza rispetto al comparto delle utility in Europa. In compenso, però, la divisione acqua e servizi ambientali Suez Environnement, che era stata scor- porata da Suez per favorire la fusione e che è sbarcata anch’essa sul listino parigino, è balzata in avanti di oltre il 40%. Si osserva infine che, nonostante lo scorporo, GDF SUEZ ha mantenuto il pacchetto azionario di controllo di Suez Environment (pari al 35,41% del capitale), inoltre è uno dei sette azionisti firmatari del patto di sindacato quinquennale, che garantisce a Suez Environment il consolidamento strategico del gruppo. Gli altri membri del patto di sindacato, che detengono, nel complesso, l’11,75% del capitale, sono principalmente gruppi finanziari francvesi, ovvero Groupe Brussels Lambert, Caisse des Dépôts et Consignations, Areva, CNP Assurances, e Sofina.

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in tutte le fasi della filiera produttiva a partire dall’approvvigionamento (dove Eni detiene il 64,4% della capacità di importazione ed una quota maggioritaria (86,2%) della seppure con- tenuta produzione nazionale) per finire al mercato all’ingrosso e al dettaglio, di cui detiene circa il 44%.

Per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas, la maggior parte del gas importato in Italia proviene da diversi paesi produttori, tra i quali spiccano l’Algeria (33,2%), la Russia (30,7%), la Libia (12,5%), l’Olanda (10,9%) e la Norvegia (7,5%). È da segnalare che tutti i gasdotti rientrano nella sfera di controllo di Eni, direttamente ed, in parte, indirettamente. Infatti, Snam Rete Gas (che è al 50,4% di proprietà di Eni60) possiede e gestisce tutti i ga-

sdotti di trasporto. Eni possiede anche il 100% della proprietà di Stogit, la società che pos- siede e gestisce gran parte dei centri di stoccaggio.

La fase finale di distribuzione e vendita all’utenza finale avviene tramite reti locali diffuse sul territorio nazionale, a bassa e media pressione fino agli allacciamenti dei clienti finali. In questi ultimi segmenti intervengono direttamente gli enti locali, trattandosi di attività rego- late che possono essere esercitate su concessione dell’ente locale e le cui tariffe, sono fissate dall’Autorità di settore. Tuttavia, la presenza del principale operatore nazionale è molto si- gnificativa anche nella fase della distribuzione all’utenza finale: il controllo del mercato da parte di Eni, attraverso Italgas61 (al 100% di proprietà di Eni), è relativo al 33% della distri-

buzione complessiva. La parte restante dell’offerta è invece distribuita per lo più tra opera- tori privati (per una quota del 30%), comuni (che attraverso le gestioni in economia con- trollano circa il 7% del mercato) e le imprese pubbliche locali (che controllano il restante 30%), la cui presenza è ancora frammentata fra una moltitudine di operatori. Anche la pro- prietà della rete di distribuzione è estremamente frammentata; vi sono attualmente circa 430 operatori, che operano su scala locale62, la maggior parte dei quali possiede anche le in-

frastrutture di rete.

Il mercato della vendita al dettaglio è dominato da due colossi: Eni (44%), Enel (16,4%), seguiti da Edison ed Energie Investimenti (controllata per il 60% da Gaz de France e per il 40% da Camfin) con una quota del 3,1% ciascuno, a cui si affiancano le principali local utility

60 Va rilevato comunque che la normativa impone che dal 1 luglio 2007 nessuna società operante nel set-

tore del gas naturale potrà detenere una quota superiore al 20% in società proprietarie di reti di trasporto. L’applicazione della norma per la dismissione delle quote Eni eccedenti il 20% del capitale di Snam Rete Gas è stata però rinviata dalla legge finanziaria 2007, che stabilisce nuovi tempi previsti entro 24 mesi a far data dall’entrata in vigore del DPCM che dovrà definire i criteri di privatizzazione di Snam Rete Gas.

61 Italgas è la società leader in Italia nel settore della distribuzione di gas naturale in ambito urbano. Dal

2003 Italgas è controllata direttamente (al 100%) dal gruppo Eni, e rientra nella sfera di attività di direzione e coordinamento della capogruppo Eni SpA Più in dettaglio, Italgas fa parte della divisione Gas&Power del gruppo Eni, relativa alle attività di approvvigionamento, trasporto, distribuzione e vendita di gas naturale oltre che alle attività di produzione e vendita di energia elettrica, e svolge l’attività di distribuzione di gas, ovvero il trasporto di gas naturale attraverso reti locali di gasdotti prevalentemente a bassa pressione per la consegna ai clienti finali del settore civile, del terziario e della piccola industria in ambito urbano.

62 La penetrazione di gas naturale in Italia è molto elevata, con una fornitura di gas per usi civili per l’85%

della popolazione. Questa diffusione capillare ha prodotto una proliferazione del numero di imprese operanti a livello locale. Cfr. ROMBALDONI R.(2003), “Lo stato dei servizi pubblici locali: una valutazione economica”, in L.R.PERFETTI e P.POLIDORI, a cura di, Analisi economica e metodo giuridico. I servizi pubblici locali, Cedam, Padova.

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italiane, tra cui spiccano Hera Group (2,8%) ed A2A (2,5%), e alcuni player internazionali, quali E.On e Gas de France, con una quota di mercato rispettivamente del 2,5% e dell’ 1%.

2.6 Considerazioni conclusive

Definita public utility ogni società, ente o azienda pubblica, o qualsiasi altro tipo di istitu- zione che fornisce servizi di pubblica utilità, ossia servizi ritenuti di interesse rilevante per la comunità63, si può certamente affermare che i settori dell’energia elettrica e del gas naturale

rientrano nell’industria delle public utility64. In questo quadro è possibile evidenziare i princi-

pali elementi strutturali che caratterizzano l’industria dell’energia elettrica e del gas naturale, che sono i seguenti:

• la struttura a rete, da cui deriva la definizione di network industry65, determinata dalla necessaria connessione fisica tra azienda produttrice e utente finale;

• la forte concentrazione finanziaria e la tendenza all’integrazione del processo, de- terminate dalla complessità e dall’ampiezza dei processi produttivi;

• l’elevato livello di autofinanziamento;

• la particolare struttura dei costi, caratterizzata dall’incidenza dei costi fissi comuni66; • la struttura dei prezzi di vendita, che sono genericamente multipli, vale a dire diffe-

renziati per tipologia di utente, e sottoposti al controllo dalla pubblica amministra- zione, cui sono affidati compiti specifici di regolazione67.

Inoltre, i prezzi di vendita dei servizi di pubblica utilità sono stati sottoposti per lungo tempo ad un regime vincolistico che ha avuto l’effetto di sottrarli alla libera ed autonoma determinazione aziendale. Nonostante le politiche di liberalizzazione del mercato, tuttora in atto, che hanno aumentato i margini di libertà degli operatori nel settore, ancora perman- gono vincoli alla libera determinazione del prezzo, dovuti in massima parte alle carattere universale dei servizi pubblici. Le politiche di differenziazione e discriminazione dei prezzi

63 Cfr. DALLOCCHIO et al. (2001), op. cit.

64 L’industria delle public utility contribuisce con una quota del 6% al PIL e all’occupazione europea. La sua

importanza è dimostrata, oltre che dall’incidenza in termini economici, anche dalla necessità di tutti i settori economici dei servizi da essa forniti. Infatti le public utility operano prevalentemente nel settore energetico (e- lettricità e gas naturale), nel settore delle telecomunicazioni, nel settore idrico, nel settore dell’igiene urbana, del trasporto locale, eccetera.

65 Con questo termine si identificano i settori che forniscono prodotti e servizi ai clienti tramite

un’infrastruttura ramificata a rete, collegando l’offerta a monte con la domanda della clientela a valle.

66 I costi comuni sono quei costi che si riferiscono a fattori utilizzati, congiuntamente o in tempi successi-

vi, in relazione a più oggetti di costo. Sulla contabilità dei costi si vedano, tra gli altri,. BRUSA L. (2000), Siste- mi manageriali di programmazione e controllo, Giuffrè, Milano; e, dello stesso autore, (1995), Contabilità dei costi, Giuffrè, Milano; CINQUINI L. (2003); Strumenti per l’analisi dei costi, vol. I, Fondamenti di Cost Ac- counting, Giappichelli, Torino; SELLERI L. (1999), Contabilità dei costi e contabilità analitica. Determinazioni quanti- tative e controllo di gestione, Etas Libri, Milano; CODA V. (1970), I costi standard nella programmazione e nel controllo della gestione, Giuffrè, Milano; e, dello stesso autore (1968), I costi di produzione, Giuffrè, Milano.

67 Le modalità organizzative attraverso cui si sostanzia tale attività di controllo possono assumere le forme

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tendono quindi ad assumere comportamenti disomogenei, contrastanti, e in ogni caso di- versi da quelli tipici delle imprese di altri settori esclusivamente soggetti alle regole del mer- cato concorrenziale (tra i quali rinveniamo tutte le produzioni di industriali di beni di largo consumo come ad esempio il settore automobilistico o quello dell’arredo; il settore edile; il settore tecnologico, eccetera) negando così il legame fondamentale tra prezzo e costo di e- rogazione del servizio.

In questo contesto, l’analisi condotta sulla struttura industriale del settore dell’energia elettrica e del gas naturale ha permesso di evidenziare alcune caratteristiche comuni ai di- versi paesi europei studiati, ovvero:

a) Eterogeneità degli attori per dimensioni e ambito di business. L’attuale struttura industriale è composta da una realtà eterogenea di attori, che possono essere classificati, in prima approssimazione, in:

1. energy company: imprese integrate verticalmente ed orizzontalmente nei soli ser- vizi energetici – che operavano come monopolisti nel vecchio regime – leader calanti nei mercati nazionali, ma crescenti nei mercati internazionali;

2. conglomerate: imprese diversificate in attività non correlate, nate da aggregazioni finanziarie tra colossi monosettoriali preesistenti o da operazioni di salvataggio industriale, con l’ambizione di diventare operatori di ambito internazionale at- traverso importanti processi di dismissione e concentrazione nel core business; 3. local utility (o aziende e enti di servizi pubblici locali): imprese di piccole/medie

dimensioni, attive a livello locale, che offrono servizi congiunti su uno stesso territorio.

In ragione del loro ambito operativo, le public utility possono essere suddivise in local player, operatori di piccole o medie dimensioni specializzati nella fornitura di uno o più servizi in un’area geografica limitata – solitamente ai confini regionali o nazionali – e in national ed international player, imprese di grandi dimensioni operanti attraverso la fornitura di una varietà di servizi in ambiti nazionali e/o internazionali. b) Elevata concentrazione. Le caratteristiche tecnico-produttive ed economiche dei settori in esame favoriscono la tendenza alla concentrazione dell’offerta. Come dimostrano le operazioni compiute in questi anni, più che ad un ridimensionamento degli incum- bent, si sta assistendo ad un riassetto dei maggiori operatori su base europea. Per ef- fetto dei processi di liberalizzazione, l’area dell’Unione Europea è sempre più per- cepita come un’unica arena competitiva dai grandi player nazionali e internazionali, i quali tendono a definire le proprie quote di mercato su base europea68. Tuttavia, in

alcuni paesi europei prevale una frammentazione dell’industria con numerosi opera-

68 Nell’ampliamento del raggio territoriale di operatività in senso multinazionale, le imprese fanno leva sul-

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tori locali di piccole/medie dimensioni, in altri predominano i grandi operatori (spesso ancora in mano pubblica), detentori di ampie quote di mercato.

c) Crescente numero delle operazioni di fusione e acquisizione. Dall’inizio del processo di libera- lizzazione si è registrata un’ondata significativa di fusioni ed acquisizioni, oltre che di alleanze strategiche, che hanno contribuito a rendere i mercati del gas naturale e dell’elettricità particolarmente dinamici. Tali operazioni stanno portando alla costi- tuzione di pochi operatori di grandi dimensioni in grado di agire come player a livel- lo nazionale e, soprattutto, internazionale e capaci di rispondere alle sfide imposte dalle maggiori imprese.

d) Crescente dinamismo strategico e varietà dei percorsi di sviluppo perseguiti. La liberalizzazione ha enfatizzato un’ulteriore caratteristica del settore dell’energia: una crescente varie- tà delle opzioni di sviluppo perseguite dalle imprese. L’evoluzione normativa ha spinto le public utility a ripensare il proprio posizionamento strategico sul mercato, e, conseguentemente, le strategie da adottare per adeguarsi al nuovo ambiente di rife- rimento. Sin dall’inizio del processo di liberalizzarazione, molte utility hanno cercato opportunità di business in nuovi settori di attività e/o in nuovi mercati geografici, al- lo scopo di contrastare il prevedibile calo dei margini di profitto dovuto alla cre- scente competizione.

Tale ultima caratteristica è alla base di una pluralità di percorsi di sviluppo intrapresi dal- le public utility. In tali aspetti ci soffermeremo, in modo più approfondito, nel capitolo quar- to del presente lavoro.

CAPITOLO TERZO

Liberalizzazione e regolazione del mercato europeo

dell’energia elettrica e del gas naturale

SOMMARIO: 3.1. Considerazioni introduttive – 3.2. La liberalizzazione del mercato –3.3. La regolazione