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La filosofia “tra la miseria e il sole”

Nel documento Autenticità di un pensiero relazionale (pagine 168-171)

di Paolo Nepi

«La miseria mi ha salvato dal credere che tutto vada bene sotto il sole e il sole mi ha insegnato che la storia non è tutto» (Albert Camus) Commemorare Armando Rigobello significa ricordare una persona che non è più fisicamente con noi, ma che continua ad essere una presenza morale viva e ancora capace di trasmetterci il senso di un pensare che diventa autentica esperienza di vita. Non essendosi fatto una famiglia propria, aveva in tanti anni di attività costruito una famiglia di amici, senza distinzione di età, che andava dai colleghi più anziani ai più gio- vani allievi. Oltre che con lui, questa famiglia diventava un luogo di amicizia anche per coloro che via via si aggiungevano.

Difficile sintetizzare in poche righe i nuclei speculativi più impor- tanti della sua riflessione filosofica. Un suo pregio importante – a mio avviso – è stato quello di non avere un unico autore o una sola corrente di riferimento, come spesso succede agli studiosi. Sia nella ricerca che nell’attività didattica aveva il merito di far dialogare i grandi filosofi, da Socrate a Pascal, da Platone a Heidegger, da Agostino a Ricœur, trovando in ogni pensatore qualcosa che potesse arricchire le possibi- lità del pensiero. Tutto questo senza peraltro venir meno al dovere di indicare sempre anche i lati oscuri, le contraddizioni, ma riconoscendo sempre al suo interlocutore, sia che si trattasse di uno studente a lezio- ne oppure di un illustre collega in un Convegno di studio, il diritto e la la libertà di trarre le proprie conclusioni.

In questo mio personale ricordo di Armando Rigobello mi sono rifatto al titolo del suo saggio su Albert Camus. Nella prima edizione del 1963 il titolo era semplicemente Albert Camus, mentre il nuovo titolo, Camus tra la miseria e il sole, si riferisce alla nuova edizione del

1976. Lo stesso Camus, del resto, ha più volte indicato nel collocarsi tra la miseria e il sole lo stigma costitutivo della sua visione del mondo.

Debbo quindi spiegare il significato di questo confronto, apparente- mente molto discutibile. Prevengo (e prevedo) infatti la legittima obie- zione: che rapporto può esserci tra un pensatore (Camus rifiutò tra l’altro l’appellativo di filosofo) ateo e un pensatore che fa della fede, come rite- neva Kierkegaard, il pungolo del pensare filosofico e viceversa?

Nonostante questa profonda diversità, mi pare infatti che l’im- magine della filosofia situata “tra la miseria e il sole”, con le dovute differenze, rappresenti il paradigma dello stesso percorso filosofico di Rigobello. Si potevano scegliere, per caratterizzare tale percorso, altri autori, ad esempio Socrate, Mounier, o, specialmente negli ultimi anni della ricerca di Armando Rigobello, Ricoeur. Ho scelto l’immagine di Camus consapevole della relativa arbitrarietà di ogni scelta. Ma questo pendolarismo tra la miseria e il sole mi pare che esprima molto bene l’idea di filosofia che Rigobello ha praticato dall’inizio alla fine del suo itinerario speculativo.

Armando Rigobello ci lascia un’opera molto vasta, con alcuni testi ormai introvabili e che dovremmo impegnarci a raccogliere attraverso la pubblicazione dell’opera omnia. Tra queste opere, frutto della sua compiuta maturità intellettuale, mi piace ricordare Perché la filosofia, edita da La Scuola di Brescia per la prima volta nel 1979, e che ha avuto moltissime ristampe, tra cui va ricordata la quinta del 1997, in quanto contenente alcune interessanti aggiunte rispetto alla prima edizione. In questo testo, dove il “perché” non è significativamente espresso in forma dubitativa ma assertiva, si trova condensato il senso compiuto della ricerca filosofica, come l’ha intesa e praticata Rigobello. Di questo testo, ricco e molto articolato, mi piace mettere in evidenza il rapporto tra la filosofia e altre forme dell’esperienza umana e della conoscenza.

Filosofia e scienza. La scienza per Rigobello è una forma importante nel-

la vita dell’uomo, sia nel suo versante cognitivo che in quello pratico. Il limite della scienza è dato, tuttavia, dal fatto che essa non conosce il significato per l’uomo delle sue scoperte, a meno che il significato delle conoscenze scienti- fiche non sia da intendere semplicemente come coincidente con il progresso.

Filosofia e politica. Dalla vita di Socrate, un pensatore a cui Rigo-

bello ha dedicato una delle sue prime pubblicazioni, e che ha rappre- sentato un costante punto di riferimento della sua ricerca intellettuale, emerge il significato più autentico del rapporto tra il filosofo e il po- tere. Tra l’ideale aristocratico del pensatore disimpegnato e la figura dell’“intellettuale organico”, Socrate rappresenta il versante del pen-

siero critico, ovvero della coscienza morale che si chiede provocatoria- mente: è meglio subire o commettere ingiustizia? Per questo Socrate si autodefiniva il “tafano”, il cui compito è quello di pungolare Atene perché non si addormenti su qualche falsa sicurezza.

Filosofia e religione. Rigobello lascia una ricca eredità. Di que-

sta ricca e multiforme eredità occorre sottolineare infine la sorgente spirituale, fatta di tensione speculativa e di autentica testimonianza di impegno morale. Senza dimenticare che tutto questo derivava da un’intensa e sincera vita di fede capace di convivere con una altrettanto appassionata ricerca intellettuale. Su questo tema non poteva mancare l’approfondimento speculativo, ad esempio sul tema del rapporto tra cristianesimo e filosofia e, quindi, sul concetto di “filosofia cristiana”.

Alcuni si chiedono se ci sarà un futuro per la filosofia, oppure se del pensiero filosofico rimarrà soltanto la storia, gloriosa quanto si vuo- le ma pur sempre destinata a concludersi. E questo poiché altri saperi, soprattutto quelle conoscenze riconducibili a quel macrosapere costi- tuito dalla tecnoscienza, risolveranno tutti i problemi che la filosofia ha posto lasciandoli tuttavia irrisolti.

A questo proposito Rigobello ricordava spesso questo pensiero di Fritz Waismann: «Un filosofo è un uomo che percepisce, per così dire, dei crepacci nascosti nella struttura dei nostri concetti, laddove altri ve- dono solo il levigato sentiero dei luoghi comuni davanti a loro». Allora il compito della filosofia non verrà mai meno, finché ci saranno donne e uomini in grado di non fermarsi alla contemplazione della superficie delle cose, ma sappiano esercitare quello sguardo capace di vedere, oltre le luccicanti apparenze, anche il lato nascosto e talvolta opaco, e in un certo senso enigmatico, della realtà.

Paolo Nepi

SOMMARIO

Anche se originariamente riferita ad un filosofo ateo, l’epressione “tra la miseria e il sole” può caratterizzare lo stile di Armando Rigobello e il suo modo di considerare in maniera critica il rapporto tra la filosofia e gli altri campi dell’esperienza umana: scienza, politica, religione.

SUMMARY

Although originally referred to an atheist philosopher, the expression “between mis- ery and the sun” can qualify Armando Rigobello’s intellectual style and the way he analysed the relationship between philosophy and other fields of human experience: science, politics, religion.

Nel documento Autenticità di un pensiero relazionale (pagine 168-171)