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Riflessioni sul pensiero di Armando Rigobello

Nel documento Autenticità di un pensiero relazionale (pagine 56-63)

di Aurelio Rizzacasa

1. I limiti del trascendentale

La filosofia di Armando Rigobello, collocata tra il pensiero italiano e quello tedesco, si inserisce nella cultura contemporanea attraverso un itinerario personalistico, esistenziale, fenomenologico ed ermeneutico. I concetti fondamentali di questo percorso ricco e aperto alle diverse istanze teoretiche ed etiche del pensiero religioso, ma suscettibile di accogliere anche le sfide del nichilismo, sono la “persona”, il “trascen- dentale” e il “mondo della vita”. Di fatto se consideriamo l’intera trat- tazione del suo pensiero filosofico ci accorgiamo che questi tre concetti costituiscono tre modelli filosofici da porre a confronto in una metodo- logia ricoeurianamente improntata al “conflitto delle interpretazioni”. Rigobello, rifiutando l’utopia e non accettando l’irenismo sterile della mediazione, contribuisce a vivacizzare la nostra cultura in una com- presenza delle diversità che finiscono per dar luogo all’armonia olistica della complessità sistemica del sapere, suscettibile di aprirsi al futuro, valorizzando e integrando le differenze delle varie posizioni culturali. Relativamente al trascendentale, egli ritrova i limiti e le possibilità e problematizza concentrandosi sulle tre domande ancora kantiane: Cosa possiamo conoscere? Cosa dobbiamo fare? Cosa possiamo sperare?

In questo incontro, anziché orientarsi in senso ricoeuriano ad un trascendentale che ci abbandona, valorizza il trascendentale stesso come un “luogo non luogo”, in cui la metafisica tradizionale trova i suoi limiti senza però negare la possibilità di un riferimento fondativo di carattere ontologico. Ciò è possibile attraverso un’analisi interrogativa del trascendentale di Kant, elaborato dal filosofo tedesco nella situazio-

ne cognitiva dell’individuazione fondativa del giudizio determinante. Così il trascendentale stesso si presenta come una dimensione ineludi- bile della conoscenza umana aperto al rifiuto dello scetticismo sia pure collocato inevitabilmente a comprenderne una semantica caratterizzata dall’ombra del nichilismo. In questa direzione viene espressa la fedeltà al principio kantiano proprio della filosofia critica per cui il pensare prende le mosse dalla consapevolezza dimostrata nelle sue implicazioni dei limiti del conoscere.

Quindi, il mondo fenomenico si apre al mondo noumenico e il tra- scendentale, epistemologicamente riferito all’orizzonte della conoscen- za scientifica, diviene compossibile rispetto ad un’apertura all’ulterio- rità, anche se poi quest’ultima viene intuita nel mondo del conoscere e trova i suoi luoghi specifici nell’etica, nella religiosità e nell’estetica. Pertanto, commentando il pensiero di Rigobello, possiamo dire che egli propone filosoficamente un itinerario nel quale da Kant si va oltre Kant. Ciò comporta una valorizzazione del primato etico che, come vedremo, trova la sua enfatizzazione in una morale i cui principi si ra- dicano nel mondo della vita, proprio per trovare in questo l’esigenza concreta di un’ulteriorità aperta alla trascendenza. Ciò accade natural- mente ed inevitabilmente in un orizzonte che si colloca oltre la cono- scenza. Così la fenomenologia della conoscenza approda al recupero di un limite oltre il limite. Sono pertanto evidenti le radici speculative di un pensiero che trova in Agostino, Pascal e Kierkegaard le sue ra- dici fondative. In tal modo, il superamento di Kant si trova nel rifiu- to di un’universalità realizzata soltanto sul piano di un trascendentale che conduca eminentemente ad una logica del formalismo. Questa è l’intuizione che conduce Rigobello ad un’apertura al trascendentismo strutturata in un’argomentazione filosofica che non ritorna in modo pieno alla metafisica del realismo filosofico cristiano tradizionale. In questa chiave interpretativa il noumeno kantiano viene ulteriormente analizzato nel senso di evidenziarne una forma positiva, che proietta la pensabilità all’ulteriorità, e una forma negativa che, conducendo al nichilismo, manifesta la sua contraddittorietà.

2. Oltre il trascendentale

È evidente che il concetto filosofico di “persona”, nel passaggio dall’ontologia tradizionale all’etica contemporanea, gioca un ruolo ermeneutico fondamentale poiché attraverso le posizioni combinate

di Stefanini e Mounier, Rigobello riesce a riattualizzare il pensiero di Agostino in una situazione in cui la persona stessa, in luogo di risolversi nell’intimismo della coscienza interiore soggettiva, si apre alla testimonianza. Ciò in una situazione sociale che permette di consolidare le riflessioni etiche tanto nel mondo dell’azione politica quanto nell’orizzonte ineffabile dell’apertura mistica di una spiritualità cristiana di impronta ecclesiale. Così l’ideologia viene trascesa dialogicamente nell’etica e la testimonianza religiosa viene valorizzata nell’incontro intersoggettivo dell’altro, che diviene prossimo nell’accoglienza e nel dono. Su questo piano occorre infatti tener conto dell’importanza storiografica di evitare la fusione ermeneutica degli orizzonti storici. Ciò in quanto metodologicamente occorre tener conto dell’apporto proprio della posizione storicistica che, rispettando la relatività delle culture, contribuisce ad un miglioramento dell’oggettività del messaggio che giunge a noi dalle epoche precedenti. Questo è vero anche se il nostro pensatore riconosce che il passaggio dalla tradizione all’oggi spesso apre lo spazio alle suggestioni. Egli infatti valorizza l’aspetto creativo insito nelle suggestioni stesse, le quali contribuiscono all’innovazione speculativa del pensiero filosofico. Comunque la questione del trascendentale viene superata attraverso un itinerario morale che, abbandonando le questioni teoretiche dell’ontologia, apre lo spazio della via etica della testimonianza. Il suo pensiero dunque si apre allusivamente all’ulteriorità.

Così il riferimento all’impegno esistenziale delle scelte etiche va- lorizza il carattere della testimonianza che rappresenta il non rappre- sentabile, avventurandosi nell’orizzonte problematico ma affascinante del non dicibile, dove la coerenza dell’impegno apre l’itinerario che incammina il pensiero verso i valori senza rimanere prigioniero della conseguenzialità oggettiva delle deduzioni logico-dimostrative. Que- sta posizione permette un’apertura verso l’autentico come più proprio dell’originario, in quanto la meraviglia della via filosofica supera la di- stanza degli inizi a favore di una penetrazione nel mondo recondito e misterioso delle essenze. Uno degli argomenti che appartengono a questo orizzonte in parte teoretico e in parte etico, destinato ad og- gettivare l’ulteriorità, viene desunto da Rigobello dalle considerazioni fenomenologiche di Husserl, allorché nelle sue Meditazioni Cartesiane tematizza il concetto di “estraneità interiore”, con il quale viene su- perato il solipsismo e viene integrato il limite proprio del concetto di empatia. Questa via fenomenologica prelude alla successiva posizio- ne ermeneutica nella quale Rigobello stesso propone il “pensare nella

differenza come prossimità”. Così, sempre attingendo al patrimonio esistenziale della testimonianza viene consolidato il ruolo della trascen- denza sul piano dell’interiorità personale. Quindi emerge la persona nella coscienza soggettiva interiore. Ciò in quanto, anche la ripresa della coscienza intenzionale di impronta fenomenologica si apre all’a- scolto del senso. Così l’oggettività del mondo viene autenticata dalla comunicazione intersoggettiva.

A tal riguardo sono evidenti i riferimenti all’illuminazione interio- re desunti da un agostinismo di base del nostro pensatore. Del resto non va in ogni caso dimenticato che la persona assume una posizione centrale in merito al significato degli atti intenzionali e delle prospet- tive interpretative. Si tratta di estendere dal piano ontologico a quello metodologico il concetto di persona come una vera e propria ipotesi di lavoro che permette di esistenzializzare il trascendentale ma anche di interiorizzare i valori etico-religiosi, il che viene compiuto senza tra- scurare la situazione della cultura filosofica odierna che valorizza la pluralità delle interpretazioni. Pertanto, sempre su una base fenome- nologica, il nostro filosofo tematizza, integrandolo con il concetto di persona, la centralità della corporeità che a partire dalla consapevolez- za soggettiva del corpo proprio si apre alla relazione intersoggettiva del mondo della vita in tutte le sue istanze situazionali. Infatti se è vero che il proprio e l’estraneo si contrappongono è anche altrettanto vero che le due posizioni esistenziali di tipo prospettico sono anche destinate a completarsi. Pertanto è possibile su questo piano il passaggio esisten- ziale dal solipsismo alla comunione. Quindi va ribadito che la persona è di fatto un’istanza etica con un’esigenza fondativa. Si tratta di un “trascendentale esistenzializzato”. Ciò in quanto non possiamo dimen- ticare che l’essenza della persona è la sua attività intenzionale. Queste conclusioni permettono a Rigobello di superare la fragilità teoretica dei presupposti propri dei due personalismi di Stefanini e Mounier. 3. Legge morale e mondo della vita

Il prodotto teoreticamente più solido del pensiero di Rigobello è quello nel quale la fenomenologia gli ha permesso, attraverso il concetto di mondo della vita, di stabilire un legame profondo di natura etica tra la persona e il trascendentale. Così possiamo parlare di tre modelli posti a confronto dai quali traggono origine le premesse per uno sviluppo er- meneutico della sua posizione filosofica. Questo è quanto accade nella

sua opera fondamentale Legge morale e mondo della vita. In quest’o- pera come vedremo si gettano le basi di una filosofia destinata poi ad ulteriori confronti e a diversi sviluppi, nella quale il personalismo co- stituirà sempre l’elemento portante delle diverse analisi speculative. In questo quadro dobbiamo senz’altro ricordare che i principali autori di riferimento dell’itinerario speculativo sono: Agostino, Kant, Husserl, Scheler, Heidegger, Gadamer e, nell’ambito italiano, Stefanini, Carlini, Pareyson. I presupposti speculativi della sua posizione possiamo tut- tavia trovarli nel pensiero italiano a partire da autori quali Stefanini, Guzzo, Battaglia, Sciacca.

In realtà, Rigobello percorre un itinerario complessivo che dal per- sonalismo giunge all’antropologia fenomenologico-esistenziale. In defi- nitiva nella sua filosofia non possiamo dimenticare il riferimento socra- tico al primato del dialogo. Ciò comporta, nell’insieme dei riferimenti e in base alla molteplicità delle eredità culturali raccolte, una consapevo- lezza della crisi metodologica percorsa dal pensiero contemporaneo in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue implicazioni. È ovvio che il contesto del personalismo di Rigobello è pur sempre un vero e proprio contesto esistenziale. Ciò significa che il confronto dei modelli filosofici si impo- sta nel “conflitto delle interpretazioni”.

Quanto detto rende tale filosofia maggiormente duttile e dialogica predisponendo anche l’orizzonte ermeneutico sul quale si innesteranno le riflessioni degli ultimi anni di ricerca del nostro pensatore. Se com- piamo una contaminazione tra il momento teoretico e quello morale della filosofia di Rigobello troviamo che possiamo giungere senz’altro alla conclusione in base alla quale nell’etica l’universale è uguale al tra- scendentale. Ciò comporta che è proprio l’esistenzializzazione del tra- scendentale a permettere una tematizzazione dell’universale in una via diversa da quella obbligata e formale evidenziata dalla logica nelle sue diverse espressioni. Quanto detto valorizza un significato della filosofia che lo allontana dal suo legame con il pensiero scientifico. Infatti Rigo- bello privilegia una componente sapienziale che stabilisce un equilibrio tra il pluralismo delle norme. In questo quadro si delinea un persona- lismo nel quale la dialettica dell’etica coinvolge i tre elementi costituiti dalla coscienza, dalle norme e dai valori. Di fatto, è proprio il mondo della vita che impone un discorso al limite, il cui confine fragile, inde- finito e non determinabile è proprio il mistero dell’ulteriorità. In que- sto quadro le riflessioni filosofiche si avventurano alla ricerca dei modi specifici per incontrare l’umanità. Così il codice dei valori abbandona la sua astrattezza predisponendo le condizioni per una tematizzazione

delle diverse forme ed espressioni dei diritti umani. In questo senso sono le scienze umane che istaurano delle forme di collaborazione con la filosofia, la quale le supera ponendosi al vertice della cultura.

Il problema etico polarizzato sulla coscienza personale esige per una sua oggettivazione il coinvolgimento dell’interiorità per ricavare le condizioni di una certezza morale, il che lega le riflessioni di Rigo- bello alla tradizione delle filosofie della pratica proprie del pensiero cristiano. Tuttavia i suoi legami con la fenomenologia gli permettono di stabilire una forma di oggettività capace di coinvolgere le relazioni intersoggettive insieme alla situazionalità della storia e della collocazio- ne nell’ambiente. Ciò pone al centro delle questioni il mondo della vita nella sua duplice forma husserliana di “mondo già dato” e di “mondo ancora da tematizzare”. In questo quadro, il significato della vita viene ad essere una vera e propria espressione filosofica della meraviglia che ci sorprende nello stupore e che ci coinvolge nell’ammirazione secon- do le diverse enfatizzazioni semantiche del contenuto del verbo greco

thaumazein. Del resto esistenzialmente per Rigobello il mondo della

vita è il mondo dell’uomo: è proprio la vita come enigma e come pro- blema non risolto che chiede un significato e quindi suscita nel filosofo una forma del pensiero interrogativo che heideggerianamente coinvol- ge l’interrogante e di ciò Rigobello non si dimentica.

Su tale linea il dubbio antropologico apre il sospetto sull’universa- lità dei valori. Così si tematizza una forma di certezza diversa sul mon- do della vita. Da un punto di vista storico però il mondo della vita non assume solo il significato posseduto nel quadro della fenomenologia husserliana, poiché si articola in una serie di posizioni che dal fisica- lismo giunge alla semantica speculativa. In questo quadro molteplice e poliedrico si colloca l’interpretazione della condizione umana. Del resto, come riconosce Rigobello, la nostra cultura vive una situazione di frontiera intesa come solitudine nella città. Così, come già detto, è proprio la certezza morale che si colloca nel mondo della vita con le sue diverse modalità espressive. In ogni caso, va ribadito che l’uomo è un essere in cammino guidato dall’autenticità come fedeltà al più proprio di se stesso.

In conclusione, va ricordato che l’ipotesi di lavoro formulata da Rigobello segue, per suo stesso riconoscimento, questi maestri del pen- siero contemporaneo: Freud, Marx, Nietzsche, Lévi-Strauss, Husserl. Naturalmente, su questa base, il suo pensiero sapienziale fonda un’er- meneutica diretta al superamento degli autori citati. Ci auguriamo che le presenti riflessioni possano contribuire al chiarimento di alcuni nodi

fondamentali del pensiero di Rigobello, in una prospettiva metodolo- gica di natura interrogativa che possa contribuire all’incremento di un futuro possibile per la filosofia in Italia.

Aurelio Rizzacasa

SOMMARIO

I tre concetti di persona, di trascendentale e di mondo della vita costituiscono nella

filosofia di Rigobello tre modelli ermeneutici suscettibili di interpretare il reale sia da un punto di vista teoretico sia in una prospettiva morale. Inoltre, il suo itinerario filosofico così caratterizzato consente di dare una risposta significativa ai problemi del nostro tempo senza cadere nel nichilismo o nel relativismo scettico.

SUMMARY

The three concepts of “person”, “trascendental” and “world of the life” constitue in the philosophy of Rigobello three hermeneutical models to interpret the reality in theoretical and moral perspective. Besides his philosophical itinerary so character- ized, it allows to give a meaningful answer to the problems of our time without falling in the nihilism or sceptic relativism.

Nel documento Autenticità di un pensiero relazionale (pagine 56-63)