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dei testi tomisti sulla persona

Nel documento Autenticità di un pensiero relazionale (pagine 124-131)

di Lorella Congiunti

1. Avventure tomiste

In questo mio breve contributo sulla figura del prof. Armando Ri- gobello – docente di Filosofia Morale nella Facoltà di Filosofia di Tor Vergata, durante i miei anni di studio – vorrei concentrarmi su un suo testo poco conosciuto, interessante per la originalità della impostazione e per la concentrazione di tematiche: la persona uma- na, l’interpretazione, il rapporto con Tommaso d’Aquino. Il testo, inoltre, ha una sua rilevanza perché si colloca entro un evento par- ticolarmente importante per la vita filosofica, ovvero la celebrazione del Settimo Centenario della nascita di Tommaso d’Aquino, orga- nizzato dai Padri Domenicani con l’intento di sottolineare la vitalità del pensiero di San Tommaso. Il Congresso, non una celebrazione storica ma un evento di riflessione, ebbe luogo a Roma e a Napoli dal 17 al 24 aprile 1974, e vi parteciparono tutti i grandi teologi e filosofi del momento, e tra questi anche Armando Rigobello con un intervento intitolato Possibilità di una “seconda lettura” dei testi to-

misti sulla persona 1. Rigobello aveva allora cinquant’anni, ed era nel

pieno della sua lunga carriera universitaria. Il 1974 è l’anno di pas- saggio tra la docenza perugina (dal 1963 al 1974, negli anni in cui nella stessa Facoltà insegnavano anche Cornelio Fabro e Francesca

1 Cfr. A. Rigobello, Possibilità di una “seconda lettura” dei testi tomisti sulla persona, in

Tommaso d’Aquino nel suo settimo centenario. Atti del Congresso Internazionale, Edizioni Do-

menicane Italiane, Napoli 1975, vol. 7, pp. 333- 339. I riferimenti alle pagine di questo articolo saranno nel seguito poste direttamente nel testo, tra parentesi.

Rivetti Barbò) e quella romana (alla “Sapienza” dal 1974 al 1982 e a “Tor Vergata” fino al 1996).

Rigobello non è mai stato propriamente un filosofo tomista, anche se fu sempre legato al pensiero di san Tommaso e partecipe delle inizia- tive culturali a lui legate. Fu infatti tra i soci fondatori della Società To- mista che proprio dal Convegno del 1974 prese avvio grazie all’impul- so decisivo di Karol Wojtyla e da cui nacque la Società Internazionale Tommaso d’Aquino il 27 maggio 1978 a Santa Sabina a Roma. L’Atto di Fondazione venne firmato da dodici soci fondatori, di cui l’unico laico è proprio Armando Rigobello.

Rigobello partecipò in seguito a numerose iniziative della SITA, prendendo parte ad incontri e Congressi 2.

2. La seconda lettura

L’intervento di Rigobello del 1974 inaugura una modalità interpretati- va, appunto la “seconda lettura” che subito viene dichiarata essere una questione ermeneutica: «La “seconda lettura”, di un testo è evidente- mente un problema ermeneutico» (p. 333). Sono ben noti gli interessi di Rigobello verso l’ermeneutica e verso i suoi principali esponenti, ma appare di rilievo che egli stesso proponga una sorta di nuova questione ermeneutica, una modalità interpretativa che si dà come “seconda”. L’essere seconda presuppone una lettura che è prima, ma tra la prima e la seconda non si dà semplicemente un rapporto di prima e dopo, e neanche di letterale e figurato: «Leggere in “seconda lettura” richiama l’idea di uno iato, di un distacco dalla “querelle” ermeneutica prece- dente, quasi il risultato di una presa di coscienza radicale, di una rottu- ra con la stessa tradizione interpretativa. In questa prospettiva “Prima lettura” viene ad acquisire un significato più ampio di quello di una semplice lettura letterale dei significati espliciti ed abbraccia la stessa sfera interpretativa; all’incirca è coestensiva allo “status quaestionis”. La «seconda lettura intenderebbe invece inserirsi come elemento nuo- vo nell’interpretazione di un testo, rivedendo radicalmente i canoni ermeneutici finora usati sì da creare una nuova ermeneutica piuttosto

2 Tra gli interventi pubblicati, cfr. A. Rigobello, Responsabilità e cultura, in «Atti del III Congresso Internazionale della SITA. Etica e società contemporanea», LEV, Roma 1992, vol. II, pp. 7-17; Id., Il circolo maieutico: alterità, estraneità, persona, in D. Ols (a cura di), Sanctus Tho-

mas de Aquino Doctor Hodiernae Humanitatis. Miscellanea offerta dalla SITA al suo Direttore p. Abelardo Lobato per il suo LXX genetliaco, LEV, Roma 1995, pp. 512- 514.

che inserirsi, sia pure con originalità, nel contesto ermeneutico prece- dente» (pp. 333-334). La seconda lettura consiste dunque in una er- meneutica nuova, certo non facile, volta a mettere in rilievo elementi rimasti inespressi, mediante una nuova interpretazione: «il discorso che discende dalla “seconda lettura” dei testi muove da una virtualità e si sviluppa mediante una intenzionalità. Nell’intervallo speculativo tra i due termini si disegna l’apporto di considerazioni e di metodi fenome- nologici, esistenziali, storicistici, trascendentali, a volte come contributi costruttivi, a volte come termini di un confronto polemico» (pp. 337- 338). La peculiarità di questa interpretazione ermeneutica la rende ap- plicabile solo a testi particolarmente densi di significati, tanto da poter travalicare la prima lettura.

3. Seconda lettura dei testi tomisti sulla persona

Rigobello sceglie di applicare la seconda lettura ad alcuni testi tomisti dedicati alla persona umana. Il profilo della persona umana è uno degli interessi dominanti della ricerca esistenziale, fenomenologica ed erme- neutica di Rigobello. Egli sceglie tali testi per «la profondità e la pe- rennità della concezione cristiana dell’uomo che è sottesa al testo di S. Tommaso e che insieme anima, consapevolmente o inconsapevolmen- te, la gran parte della meditazione filosofica contemporanea» (p. 334).

Il primo testo preso in considerazione è estratto dal capitolo 59 del II libro della Summa contra Gentiles “Quod intellectus possibilis hominis non

est substantia separata”. La tematica, che affonda nella complessa antropo-

logia tommasiana, ha una prima lettura in dialogo critico con la filosofia di tradizione platonica: «Se l’intelletto possibile fosse una sostanza separata e si unisse in forma accidentale all’intelletto umano, l’uomo risulterebbe conosciuto intellettualmente da un intelletto, ma non sarebbe una real- tà intelligente»; la seconda lettura va oltre il contesto linguistico e teorico del dibattito medievale e ne fa discendere «la irriducibilità della persona non solo al processo dell’astrazione intellettiva, ma pure dell’universalità concreta di una storia intesa nel senso idealistico-trascendentale» (p. 334). Dunque l’argomentazione tommasiana della singolarità dell’unione tra “intelletto universale” e “puntualità esistenziale” del singolo, viene colta al di là della filosofia del XIII secolo, e va a collegarsi alla ricerca novecente- sca sulla singolarità della persona: «La struttura stessa del pensare qualifica la persona come emergente dalla riduzione del pensiero stesso alle forme impersonali di una trascendentalità comunque intesa» (p. 334).

Il secondo testo è il capitolo 69 preso anch’esso dal II libro della

Summa contra Gentiles: “Solutio rationum quibus supra probatur quod substantia intellectualis non potest uniri corpori ut forma”. La prima

lettura, in dialogo con Aristotele e i suoi interpreti, argomenta che corpo ed anima non sono due sostanze esistenti in modo autonomo perché l’uomo è la sostanza complessa in atto, nella sua unità psico-fi- sica. La seconda lettura, in chiave fenomenologica, si pone in dialogo con la distinzione husserliana di Leib e Körper: Leib è in analogia al corpo animato, mentre Körper si connette al corpo separato dall’ani- ma, in ultima istanza il cadavere, anche se non si identifica con esso: «Il corpo nella sua datività autonoma è qualcosa di disumano, anti- cipazione di una dissoluzione che la morte rende attuale. Potremmo riassumere la “seconda lettura” di questo secondo passo citato dal

Contra Gentiles, come uno sguardo fenomenologico sulla corporeità

all’interno di una intuizione dell’attività globale della persona» (pp. 334-335).

Il terzo testo analizzato da Rigobello è l’articolo 1, della que- stione 87, della I parte della Summa theologiae, in cui si affronta se “anima intellectiva seipsam cognoscat per suam essentiam”. Tommaso, in dialogo con sant’Agostino, argomenta che l’anima non conosce immediatamente se stessa, ma si coglie nelle proprie operazioni. Ri- gobello sottolinea la vicinanza della posizione agostiniana alla “ap- prensione dei dati immediati della coscienza”, di grande attualità, ma rileva anche come la posizione di Tommaso sia «forse più vicina al contesto speculativo degli ultimi anni». In questo caso la “seconda lettura” del testo si configura come «enunciazione ed applicazione di un metodo fenomenologico-esistenziale, rivolto a cogliere la inef- fabilità della persona nella pluralità delle sue manifestazioni (delle sue operazioni)» (p. 335). Il testo, letto nella prospettiva auctotica di Giovanni Gentile e dei problemi da essa sollevati, riesce ad argomen- tare la «impossibilità di una conoscenza assoluta, quale l’idealismo trascendentale nelle sue espressioni più conseguenziali ci aveva pro- spettato» (pp. 335-336).

4. Il personalismo di san Tommaso

Armando Rigobello ha dunque portato i testi tomisti al di fuori del loro contesto, li ha allontanati dalla prima lettura, riuscendo a farli parlare nel dibattito contemporaneo sulla persona, e così ha desunto la “irridu-

cibilità dell’atto di pensare ad una universalità impersonale” nel capi- tolo 59 del II libro della Summa contra Gentiles, la “intuizione unitaria dell’attività globale della persona” nel capitolo 69 del medesimo testo, e infine la “verifica in situazione dell’autocoscienza” nel primo articolo della questione 87 della I parte della Summa Theologiae.

Si tratta solo di un «un saggio della traduzione in chiave perso- nalistica del testo in riferimento a passi staccati ma fondamentali» (p. 336). Rigobello è deciso nel sottolineare che non intende caratte- rizzare Tommaso in chiave personalista, nel senso attuale del termi- ne. La peculiarità della seconda lettura genera uno “iato” ma mai un “rovesciamento radicale”. Tuttavia il pensiero di Tommaso è capace di entrare nel dibattito contemporaneo e di risolverne i problemi, per lui in se stessi del tutto estranei: «La posizione di Tommaso rimane sul terreno di una metafisica classica, ma essa contiene – come osserva il Maritain –, sia pure in maniera virtuale, la risposta ad ogni nuovo problema che si presenti: ha la capacità di trascendere ed insieme anticipare i momenti storici particolari dello sviluppo del pensiero moderno» (p. 336).

Rigobello segnala anche, come frutto di questa seconda lettura, un contributo alla “ripetizione” dell’insegnamento spirituale di san Tommaso, esplicitando di «usare l’espressione ripetizione carica di significati kierkegaardiani, nel senso in cui la usa Heidegger: “Per ripetizione di un problema fondamentale intendiamo la rivelazione delle sue originarie e fin qui nascoste possibilità, con l’elaborazione delle quali esso viene mutato e in tal modo mantenuto, nell’unica for- ma possibile, nel suo contenuto problematico” 3» (p. 338). In questo

caso la ripetizione non riguarda un problema, ma un “atteggiamento spirituale”, una nuova espressione di qualcosa già detto prima e che si radica nella peculiarità della povertà domenicana, reinterpretata come «sacrificare le posizioni consolidate, affrontare l’avversario nella certezza che la verità non può che guadagnarci da un confronto aperto» (p. 338).

La “seconda lettura” è esposta al rischio di arbitri interpretativi che possono essere evitati grazie a “un rigore di metodo ed una disciplina intellettuale” e soprattutto “in sede di purificazione interiore”, di cui Tommaso è indubitabile maestro: «“Ripetere il problema” della spiri- tualità di S. Tommaso significa radicare una “seconda lettura” dei suoi testi nella genesi interiore della sua spiritualità» (p. 339).

5. La filosofia cristiana

Appare interessante concludere la lettura del testo di Rigobello, fa- cendo riferimento alle sue riflessioni sulla condizione della filosofia cristiana, esposte in Perché la filosofia, libro sintetico di molto pensie- ro rigobelliano, scritto anch’esso negli anni Settanta. Rigobello pro- pone tre modelli storicamente dati di rapporto tra filosofia e cristia- nesimo: la sintesi tomista, la razionalizzazione hegeliana, la teologia della prassi.

Della sintesi tomista, evidenzia il rapporto di distinzione senza se- parazione tra filosofia e fede religiosa, di cui i preambula Fidei sono em- blematici: «I contenuti specifici del mistero cristiano non entrano nel dominio della filosofia che dà luogo invece ad una conoscenza astratta, valida per ogni uomo che pensi secondo il puro lume razionale» 4.

Nella razionalizzazione hegeliana, invece, vengono utilizzati i contenuti della Rivelazione, ma privati del loro valore di mistero re- ligioso e completamente razionalizzati. Ponendo a confronto i due modelli, Rigobello propone interessanti considerazioni. A rigore, san Tommaso, in quanto filosofo, non è necessariamente cristiano poiché la sua filosofia è filosofia naturale. Hegel invece è filosofo cristiano nel senso che i contenuti del suo pensiero filosofico presuppongo- no necessariamente le verità cristiane. Però Tommaso, la cui filosofia non offre comprensione totale della realtà ed apre verso un sapere superiore, è uomo di fede, mentre Hegel, avendo immanentizzato il messaggio di salvezza entro il suo sistema filosofico, non va oltre la sua stessa metafisica.

Infine nella teologia della prassi, il rapporto tra filosofia e fede si va esaurendo, mentre da una parte la filosofia perde il suo carattere speculativo e dall’altra la teologia assume le metodologie proprie del pensiero filosofico, quali le tecniche analitiche e l’operatività tipica del- la prassi.

Rigobello offre infine una propria proposta di pensiero cristiano «delimitato da un lato dalla distinzione tomista tra pensiero filosofico e Rivelazione cristiana, distinzione fondamentalmente valida, e dall’altro dal dissolversi della filosofia speculativa, al cui posto si pone la chiari- ficazione analitica di contesti di esperienza, tra i quali si inserisce e si intreccia anche l’esperienza religiosa cristiana» 5.

4 A. Rigobello, Perché la filosofia, La Scuola, Brescia 1979, pp. 122-123. 5 Ibid.

Sarebbe interessante operare una seconda lettura di questo testo di Rigobello del 1979 alla luce del dibattito successivo alla Enciclica

Fides et Ratio 6, ma questa seconda lettura per certi versi è già presente

nell’ultima produzione di Armando Rigobello 7.

Lorella Congiunti

SOMMARIO

Armando Rigobello nel 1974 propose una “seconda lettura” dei testi tomisti sulla persona. La seconda lettura è una interpretazione capace di evidenziare caratteri im- pliciti di un testo, grazie alla distanza temporale. In questo caso, la seconda lettura sottolinea il valore attuale del pensiero di Tommaso d’Aquino. Infine, vengono pro- poste alcune riflessioni sulla filosofia cristiana.

SUMMARY

In 1974, Armando Rigobello proposed a “second reading” of thomistic works on human person. The second reading is an interpretation able to explain virtual aspects of a text, thanks to the temporal distance. In this case, the second reading underlines the modern value of Thomas Aquinas’ thought. Finally, some reflections on Christian Philosophy are offered.

6 Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Fides et Ratio, 14 settembre 1998.

7 Cfr, per esempio, A. Rigobello, Il ruolo della ragione, la filosofia dell’essere, la comuni-

cazione della verità. Luoghi speculativi per un confronto tra Fides et Ratio e pensiero contem- poraneo, in M. Mantovani-M. Toso-S. Thuruthiyil (a cura di), Fede e ragione. Opposizione, composizione ?, LAS, Roma 1999, pp. 131-137.

La domanda metafisica richiede

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