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persona e saggezza

Nel documento Autenticità di un pensiero relazionale (pagine 103-110)

di Gaetano Mollo

Il mio vuole essere un piccolo contributo, anzi un tributo di riconoscen- za al professor Armando Rigobello. Quando bussai nel 1967 all’Istituto di Filosofia, di sera, reduce da un primo anno di Giurisprudenza, per sondare la possibilità di passare al corso di laurea in Filosofia, mi aprì la porta una persona dal volto accogliente e dal tono gentile, che mi fece entrare, con un sorriso: era il prof. Armando Rigobello. Mi confidai sulla mia intenzione e chiesi informazioni; mi ascoltò accoglientemente, rispondendo, poi, con garbo e pertinenza. Mi iscrissi il giorno dopo al corso di laurea in Filosofia. Frequentai i suoi corsi, assieme a quelli di altri professori, tenuti da Romano Bacchin, Enrico Berti, Cornelio Fa- bro, Guido Giugni, Edoardo Mirri e altri; lessi alcuni suoi scritti, che mi sembrarono chiari e convincenti. Ne apprezzai, in particolare, il suo modo di trattare con tanto rispetto e partecipazione gli studenti.

Dal punto di vista pedagogico, ciò che mi resta del suo messaggio e della sua visione è essenzialmente ciò che s’intende per “persona”, con riferimento al “cammino di saggezza” che le spetta e la costituisce in quanto tale. Ciò richiede il porsi sul versante dell’interdipendenza dei confini senza frontiere delle scienze umane. Questa indicazione di Rigobello mi sembra estremamente importante. Si tratta di riflettere su linee di confine senza frontiere, dove le problematiche svelano i loro punti di contatto.

1. Persona e comunione

Armando Rigobello partecipa e contribuisce al definirsi e specificarsi della visione del personalismo, volta alla rivalutazione della centralità dell’essere umano. Da qui l’attualità, ancora, del suo contributo: il rap- porto fra persona, comunità e società. Diverso è per lui il relazionarsi

impersonalmente alla società o il creare rapporti interpersonali all’in- terno di una comunità. La comunità si presenta come il luogo ove il singolo, nel contesto dei rapporti intersoggettivi, si realizza e si qualifi- ca pienamente come persona. Nella società, invece, il singolo partecipa prevalentemente come individuo.

Nel qualificare la dimensione di ciò che s’intende per “persona” mi sembra che Rigobello tenga presente l’indicazione conciliare della Gau-

dium et Spes, quando invita a “adeguare l’ordine delle cose all’ordine

delle persone e non il contrario”, cercando così di superare l’etica in- dividualistica 1. Da qui la tensione verso la “comunione”, da intendersi

come concetto e “ideale-limite”, dimensione esistenziale che non dis- solve il singolo individuo, dove il rapporto intersoggettivo è condizione intrinseca ai contesti di riferimento.

Tenendo presente questa visione ne deriva quella che potremmo definire come la duplice connotazione dell’esperienza e dei vissuti della comunione. Si tratta della fondazione metafisica della persona stessa e dell’imprescindibile impegno della persona nel mondo. Così Rigo- bello: «Rifiutando una fondazione di natura metafisica della persona, ogni concezione radicalmente antimetafisica dissolve necessariamente l’identità personale» 2. Lo statuto metafisico della persona richiede,

tuttavia, l’imprescindibile esperienza di comunione. «La comunione è un darsi senza perdersi, non un’intimità sfacciata e invadente, ma un atteggiamento fatto di offerta, più che di richiesta; è un dono che ci conserva, un’intimità che ci approfondisce» 3.

Per questo, per Rigobello – sulla scia della visione di Emmanuel Mounier –, la comunione è costituita da tanti “atti originali”, di cui il primo è l’uscire da sé – quale decentrarsi dal proprio egoismo; quindi, l’essere disponibili – attraverso un clima di generosità; infine, va attiva- ta la comprensione – attraverso una comunità personalistica. Tutto ciò attraverso due atteggiamenti pedagogici fondamentali: l’assenza della costrizione e il superamento della distinzione tra vita pubblica e priva- ta 4. Rigobello delinea, in tal senso, un processo di comprensione quale

condizione della comunione. Ogni persona è chiamata a misurarsi con tali atti, detti appunto “originali”, perché solo in forza di essi si può dar

1 Cfr. Gaudium et Spes, cap. II, 26, 1401; 30,1413.

2 A. Rigobello, Società, comunità, comunione, in Id. (a cura di), Lessico della persona uma-

na, Edizioni Studium, Roma 1986, p. 239.

3 A. Rigobello, La comunità come valore, in La comunità scolastica, n. 1-2, gennaio-giugno 1971, p. 11.

origine a situazioni di comunione. Infatti nella comunione «la persona risolve il sentimento psicologico di appartenenza a una determinata co- munità, nel viversi come elemento sì d’una comunità, ma di una comu- nità invisibile, senza strutture e confini determinati» 5.

In tal senso, per Rigobello la comunione è un “ideale regolativo” delle forme umane d’associazione, che implica la complementarietà fra persone 6. Per questo, diventa fondamentale essere in grado di poter

interpretare situazioni esistenziali e relazioni interpersonali, al fine di poter istituire rapporti fa coscienze personali, in un «impegno attivo di rinuncia a ogni affermazione particolaristica di sé» 7.

2. L’interpretazione e la saggezza

Il discorso morale che deriva dalla centralità della comunione, per la perso- na stessa, è del tutto conseguente e lo ritroviamo nel suo testo Legge morale

e mondo della vita. Sono necessari due esercizi: quello logico dell’interpre-

tazione e quello esistenziale della comunione. «L’esercizio dell’interpreta- zione rapporta la norma alla vita e l’interpretazione della vita s’illumina alla luce di una norma che si radichi nell’autenticità della persona. Ossia la persona è la condizione ermeneutica della norma, il cui centro focale è la saggezza» 8. Da qui il senso della responsabilità, che richiede, in quanto

tale, un secondo esercizio, dopo quello dell’interpretazione: si tratta dell’e- sercizio della saggezza, della mediazione, che «umanizza la norma, apre nuove possibilità di individuare forme di rispetto per la sacralità della vita, pur nelle complesse situazioni conflittuali dell’esistenza».

Si tratta di esercizi, ossia di veri e propri atteggiamenti esistenziali suffragati dalla pratica di vita. Ci sembra che, in tal senso, richiamino gli esercizi che Emmanuel Mounier ci prospetta nel suo libro Rivoluzione

personalistica e comunitaria, quando – delineando le tre dimensioni del-

la vocazione, incarnazione e comunione – ce li indica con precisione: «I tre esercizi essenziali, per arrivare alla formazione della persona sono i seguenti: la meditazione, per la ricerca della mia vocazione; l’impegno, l’adesione a un’opera, che è riconoscimento della propria incarnazione; la rinuncia a se stessi, che è iniziazione al dono di sé e alla vita in altri» 9.

5 A. Rigobello, Società, comunità, comunione, cit., p. 250. 6 Cfr. ibid., p. 244.

7 Ibid., p. 240.

8 A. Rigobello, Legge morale e mondo della vita, Abete, Roma 1968, p. 42.

In tal senso per il nostro Autore la precettistica deve essere ri- dotta, per far spazio alla “meditazione sapienziale”, l’unico atteggia- mento che può riportare i dati esistenziali di fronte al senso ultimo dell’essere uomini in cammino. Infatti la «domanda radicale dell’esi- stenza, volta al significato ultimo, trova nella saggezza l’organo di una risposta sul terreno morale» 10. In tale quadro di riferimento, Rigobel-

lo riprende, correggendone il tiro, la prospettiva del vitalismo. Per lui, la vitalità cresce con l’estendersi della significatività, che secondo la sua visione s’identifica con la “moltiplicazione degli orizzonti”. In- fatti vita e significato «sono termini che si richiamano. Significante non è solo ciò che ha senso, che possiede una coerenza logica ma ciò che non isola la coerenza logica in una pura formalità, ma la situa in un contesto vitale» 11.

Da qui, nel suo criticare quella forma di morale che si presen- ta come “precettistica astratta”, la delineazione di una prospettiva di un orizzonte di senso entro il quale fra interpretazione e saggez- za ci deve essere un rimando di congruenza e di coerenza. «Meno – dunque – è articolata la precettistica più si estende l’applicabilità, ma insieme minore è l’applicazione guidata. Più intensa deve farsi allora la meditazione sapienziale che presiede un’interpretazione della Legge» 12.

Le vicende della vita devono poter trovare un significato in un’adegua- ta interpretazione e la saggezza deve poter scaturire da una coerente in- terpretazione. In tale accezione si può capire come la pienezza dell’in- terpretazione sia la “comprensione”, come “partecipazione globale” al “mondo del significato” dato che l’interpretazione in quanto tale «è la discesa, o meglio dire il ritorno significante dei singoli atti della vita di ogni giorno» 13.

Il valore testimoniale della persona è tutto in questo nesso consu- stanziale, che ne prospetta l’autenticità nella dimensione e nell’atto del- la comunione. In tal senso si comprende come – sempre per Rigobello – la “vita consapevole” sia un “rimando continuo e costitutivo fra i sin- goli contenuti e il significato che rivestono”, tale che la “testimonianza” ne rappresenti l’indicazione della trascendenza della tensione etica.

Il sincero e autentico atto della comunione, pertanto, si presen- ta come atto relazionale, basato sul “dialogo personale”, che richiede

91-92.

10 A. Rigobello, Legge morale e mondo della vita, cit., p. 232. 11 Ibid., p. 101.

12 Ibid., p. 232. 13 Ibid., p. 112.

l’atteggiamento dell’“essere-in-esposizione” e la dimensione di “aprir- si-su”. Da qui il fondamentale senso dell’interdipendenza e della di- ponibilità, la cui condizione è l’umiltà radicale, senza la quale si resta estranei e diffidenti. Per questo il «dialogo si fonda sulla profondità inesauribile della persona, che è anche dialogo in interiore homine, ma di un’interiorità itinerante e quindi strutturalmente aperta al rapporto interpersonale» 14. Per Rigobello, infatti, il dialogo personale rappresen-

ta lo sforzo di andare al di là della discussione di un gruppo di persone, nel tendere verso la “trascendenza ontologico-metafisica della verità”, cui tutte le persone possono aprirsi, tale che il dialogo interpersonale ne sia la modalità e l’interpretazione lo strumento. Per questo “la via dell’unità passa attraverso l’approfondimento delle singole posizioni”, che deve poter portare a un “dialogo come maieutica di una spiritualità ecumenica”. Ed è per lui chiaro che il “vero dialogo” può fondarsi solo su di una concezione trascendente della verità.

3. Le mediazioni sapienziali

Rigobello ci prospetta il “virile esercizio di mediazioni sapienziali”. La norma è per la persona e non viceversa, ci dice, richiamando chiara- mente l’esempio evangelico sulla trasgressione della regola del sabato. Da qui la necessità di dover operare una doverosa “essenzializzazione della legge”, per renderla strumento al servizio dell’uomo, tramite la sua “umanizzazione sapienziale” 15. Il richiamo è quello d’iscrivere e

interpretare la legge all’interno di un’esperienza vitale, orientata a un centro primario di significato. A tale riguardo fondamentale è la di- stinzione da lui operata fra la “mediazione normativa” – il cui centro è la logica – e la “mediazione sapienziale”, dove l’elemento meditati- vo prevale su quello logico, senza per questo contraddirlo 16. Da qui,

la necessità di sviluppare ed esercitare un “sapienziale equilibrio”, espressione della comunicazione con ciò che è all’origine del senso etico. Per questo, conseguentemente, la vita morale «non è la mera conformità alla norma univoca o lo smarrirsi nella pluralità delle nor- me e tanto meno il prescindere dalla normatività ma la composizione di un pluralismo normativo, secondo un sapienziale equilibrio che è espressione di un altro tipo di comunicazione globale con l’origina-

14 Ibid., pp. 348-349. 15 Cfr. ibid., p. 234. 16 Cfr. ibid., p. 40.

rio» 17.

Per questo, per Rigobello, basilare è la capacità d’interpretare le si- tuazioni e i diversi livelli di consapevolezza e intenzionalità. Tutto ciò rappresenta un indispensabile coadiuvante della giustizia. Ciò spiega ul- teriormente la sua tesi centrale che la vita morale sia la risultante della formazione di una mentalità capace di considerare il senso della pro- porzione e quello dell’equità. L’uomo, in situazione, deve comporre la pluralità delle leggi con una “meditazione sapienziale”, distaccata dall’a- vere e disponibile all’essere. Su questa linea di pensiero per Rigobello si devono poter formare le abitudini, attraverso una ripetizione paziente e con convinzioni consolidate dall’esperienza. Da tutto ciò può scaturi- re un atteggiamento saggio. Così la giustizia, come valore, «può essere definita in funzione di una saggezza situata nello spazio di una metafisica; come esperienza è, invece, affidata alla dinamica di una coscienza messa in movimento da un’intenzionalità e da una responsabilità» 18.

Il monito che ci viene da Rigobello è la necessità della compresen- za del metafisico e dell’esistenziale, nel configurarsi ontologico dell’au- tentica comunione. Contrariamente, si assiste al disperdersi in tante contingenti e frammentate situazioni di vita o il chiudersi nel proprio individualismo. Armando Rigobello ci lascia come testamento spiritua- le e come genuina testimonianza il fatto che ci si deve educare e for- mare alla comunione, esercitando in essa le continue mediazioni della saggezza. Questo atteggiamento di vita richiede la considerazione ri- spettosa dell’altro ed il riconoscimento obiettivo dell’alterità, al fine di sapersi mettere in relazione con tutta l’umanità con la quale ci si venga ad incontrare. Da qui il necessario impegno e la ricerca della coeren- za nelle varie situazioni dell’esistenza. Per questo, diventa importante considerare, seguendo il suo pensiero, che «le abitudini si formano nel- la ripetizione paziente e con convinzioni consolidate dall’esperienza» 19.

Tale atteggiamento richiede un processo educativo, atto a permet- tere la facoltà di interpretazione e valutazione, tenendo presente da un lato la dimensione virtuosa e dall’altro la situazione esistenziale. Per questo la Legge «più si essenzializza nell’espressione del significato ultimo della vita, più riesce a connettersi col mondo della vita e a re- spingere le pretese di uno scientismo morale» 20. In tal senso possiamo

17 Ibid., p. 39.

18 A. Rigobello, L’educazione alla giustizia, in AA.VV., Educare alla giustizia, Pellegrini, Cosenza 1984, p. 42.

19 Ibid., p. 46.

ricordare con Pietro Ubaldi che nessuna legge, se pur buona, garanti- sce una vita morale, se le persone non sono savie, mentre, se sono savie, qualsiasi legge può servire, a conferma della necessità della saggezza per la vita sociale e politica, volta al bene comune, nel rispetto di ogni singola persona. Da qui la saggezza della comprensione e dell’affra- tellamento, quali antidoti alla separazione e alla sopraffazione 21. Ne

possiamo prendere ad esempio l’ultimo incontro presso la cattedrale luterana di Lund, avvenuto il 31 ottobre 2016 fra papa Francesco e il Vescovo Munib Yunan, firmatari di una dichiarazione congiunta dove viene evidenziato ciò che è comune ad entrambe le Chiese – quale il co- mune servizio al prossimo, il dialogo e la testimonianza – nella convin- zione di aver imparato che ciò che unisce è più grande di ciò che divide. Questo richiede il poter andare oltre i limiti fisici della comunità di appartenenza o delle situazioni esistenziali. Le potenzialità dei nuovi so-

cial network possono trovare in questo un nuovo spazio relazionale, dove

poter manifestare anche quella saggezza che può trasparire solo da un’e- quilibrata interpretazione, alla luce di una serie di convinzioni venutesi a costituire nel corso di una vita vissuta in comunione con gli altri e ricca di mediazioni sapienziali, come lo è stata quella di Armando Rigobello.

Gaetano Mollo

SOMMARIO

Il testo mette a tema il ruolo che la comunione ha avuto nel pensiero e nella testimo- nianza di vita di Armando Rigobello. Con una chiave di lettura pedagogica, viene approfondito il concetto di mediazione sapienziale, collegandolo al dialogo che Rigo- bello ha avuto con il personalismo francese nel tentativo di cucire piano metafisico e piano esistenziale.

SUMMARY

The article contains a thought about the role that the communion has had in the philosophy and in the testimony of life for Armando Rigobello. With a pedagogic key, it is commented on the concept of “mediazione sapienziale”, connecting it to the dialogue that Rigobello has had with the French personalism and the link among metaphysical and existentialist level.

21 Cfr. G. Mollo, Pietro Ubaldi biosofo dell’evoluzione umana, Mediterranee, Roma 2016, pp. 27-34; 57-66.

autenticità di un pensiero

Nel documento Autenticità di un pensiero relazionale (pagine 103-110)