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SAMPIERI

2.2 La storia della città

2.2.7 Fine XIX e XX secolo. Le trasformazioni urbane 121

Verso il finire del secolo, le amministrazioni si so-stituiscono al ruolo individualista detenuto per se-coli da cittadini, nobili e comunità ecclesiastiche, dando precocemente inizio al periodo delle tra-sformazioni urbanistiche, rispetto alla gran parte dei comuni italiani. In quegli anni si infittiva la nor-mativa e si diffondeva la politica igienista volta a ri-solvere le problematiche sanitarie della città; oltre al rendersi necessario di un piano urbanistico che regolasse la rapida espansione che tutte le città europee stavano conoscendo in quegli anni.

“Il livello delle case è a pochi metri, se non a po-chi centimetri, dai sentieri tracciati dell’alveo” dove

121 Le informazioni esposte in questo capitolo, se non specificatamente riportate, vengono tratte da:

TROVATO A., Scicli. La città delle due fiumare, Erre Produzione, Scicli, 2001

Torrente San Bartolomeo - largo Gramsci, 1910, Archivio Santospagnuolo,

In: GUCCIONE P., NIFOSI’ P., L'archivio di Giustino Santospagnolo, Il Giornale di Scicli, Scicli, 1989.

16% a vigna e il restante 1% a diversa coltura.

b) In campo industriale, la progettazione e la co-struzione in contrada Pisciotto di una fornace per laterizi, dotata […] di un forno circolare a ciclo con-tinuo, di modernissima concezione.

La fornace dovette interrompere la produzione nel 1924 a causa di un incendio e con essa si fer-mò anche il settore dell’industria, che non riuscirà mai ad imporsi nell’isola.

c) In campo edilizio, la realizzazione di interi quar-tieri cittadini (S. Nicolò, Logge, Stazione, Oliveto, Trepizzi, Villa)

permise l’adozione di una vasta manodopera, ge-nerando posti di lavoro.

La situazione di benessere consentì il raddop-pio del numero di abitanti, che passò da 16220 a 24390 in trent’anni.

momentaneo benessere che aveva scongiurato i fenomeni di migrazione che stavano interessando altre città del Sud.

A partire dagli inizi del XIX secolo, Scicli vide una serie di interventi edilizi ed urbanistici e opere pubbliche di notevole sviluppo per l’economia:

a) Nel campo agricolo, nel settore dell’orticoltura intensiva, l’avvio della produzione dei primaticci.

A differenza di quanto avveniva nel resto della Si-cilia, dove si registrò una riduzione del 66% sulla produzione granaria eil 50% su quella vitivinicola, a Scicli l’agricoltura vive momenti floridi123 e la su-perficie agraria era costituita da 1930 ettari di cui il 60% destinati a seminativo, il 23% a pascolo, il

123 “La produzione annua era valutata allora in 57250 once, corrispondenti a 729,937 lire. A oggi (periodo della scrittura) corrisponde ad una pensione sociale minima ma all’epoca era una discreta somma se si considera che, nella zona edificabile più ricercata, un metro quadrato di area fabbricabile costava 3 lire, 5 centesimi un giornale, 35 centesimi un chilo di semola e 30 uno di pane”.

Fonte: TROVATO A., Op. cit.

CAPITOLO II. Scicli

Carta catastale dell’abitato di Scicli nel 1875, prima degli interventi di sventramento

tramento si rendevano necessari per una serie di ragioni: il centro cittadino è oltremisura affollato ed è necessario organizzare l’impianto cittadino in relazione alle nuove espansioni; il paese, essen-do attraversato da tre torrenti125, presenta ampi spazi non utilizzati che creano barriere e rotture del tessuto urbano, gli unici spazi di ritrovo sono i sagrati delle chiese che avevano scopo di fornire respiro alle maestose facciate barocche; inoltre i lavori di sventramento furono condizione neces-saria per la realizzazione della rete idrica fognaria e il miglioramento delle condizioni sanitarie.

I finanziamenti, 60mila lire, vennero dall’istitu-zione benefica “l’oro di Busacca”, che concesse un finanziamento in due rate a tasso di interessi agevolato. Il cantiere durò 18 mesi e coinvolse: la demolizione della chiesa di S. M. la Piazza, di cui si effettuò il recupero dei materiali per fini edilizi;

il rialzo ed allineamento del ponte S. Gaetano; la costruzione della strada “Fidone” (tratto iniziale della strada di S. M. la Nova) e il raccordo della strada del corso (odierna via Francesco Mormino Penna) e di via Maestranza vecchia (dove sorge il palazzo Beneventano). Dopo circa 3 anni, quando la via era diventata il centro della vita cittadina, si provvide ai lavori di arredo urbano e all’illumina-zione, che cambiarono gli stili di vita dei cittadini, in quanto precedentemente era addirittura vieta-to alla plebe uscire dopo il tramonvieta-to.

Mentre sono ancora in corso i lavori nello sven-tramento di via Maestranza, viene presentato, nel 1888, il piano di risanamento urbanistico dell’Ing.

Fichera, che descriverà la città:

125 “La storia di Scicli è storia di sottrazioni di aree edificabili agli alvei dei due torrenti”;

Fonte: TROVATO A., Op. cit.

La classe più sofferente era la classe operaia, in quanto la lunga giornata lavorativa (che andava

“di suli ‘nsuli”, ovvero dall’alba al tramonto) non era sufficiente a garantire un salario dignitoso e di conseguenza la popolazione mostrava segni evidenti di malnutrizione e l’organismo indebolito era facilmente dimora di malattia.

Alle generali condizioni di malnutrizioni si som-mavano le cattive condizioni igieniche della città, come denuncia, nel 1876, Serafino Amabile Gua-stella: “quanta sconcezza nelle vie! Quanta umiltà di abitazioni! Quanta deficienza degli agi menomi della vita!”. Inoltre non era presente un sistema di fognatura e “su 3000 famiglie circa 200 usavano il pozzo nero e 2800 usavano il bottino, recipiente in legno che si trovava lungo le strade e che veni-va ricambiato il mattino”124. Le acque bianche e le deiezioni venivano gettate sulle strade non pavi-mentate che le assorbivano o in appositi conteni-tori fuori dal paese.

I tassi di mortalità erano alti e spesso si ebbero delle epidemie; come quelle di colera degli anni 1837, 1855, 1867 e 1887. Fu in seguito a quest’ul-tima epidemia che si decise la dotazione di un pia-no di risanamento sotto il mandato del sindaco Peralta, il cui progetto fu dell’ing. Filadelfio Fichera.

Tuttavia, il dibattito sugli interventi urbani era atti-vo già nel 1862 quando si decise lo sventramento di via maestranza (oggi via Nazionale), progetto accantonato per ragioni economiche e ripreso solamente nel 1879 per generare posti di lavoro mancanti in seguito ad un’infelice produzione ce-realicola.

Oltre alla richiesta di posti di lavoro, i lavori di

sven-124 GUCCIONE P., NIFOSI’ P., L'archivio di Giustino Santospagnolo, Il Giornale di Scicli, Scicli 1989

2.2 La storia della città

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gnatura dinamica, la pavimentazione di 103 strade con superficie 46.220 m2, arginatura e copertura dei torrenti, diradamento dei nuclei abitativi per fa-vorire il ricambio d’aria migliorandone la salubrità, sventramenti organizzati in un percorso anulare per il miglioramento della mobilità urbana.

Le opere verranno suddivise in cinque categorie e realizzate in cinque momenti differenti, subendo comunque dei ridimensionamenti, come la fogna-tura, realizzata solo nel primo dopoguerra, e il si-stema di irrigazione nelle campagne.

I finanziamenti necessari giunsero in parte dall’o-pera benefica “l’oro di Busacca” e direttamente dal governo, sotto il comando di Crispi.

Per risolvere il problema del diffondersi di epide-mia il Fichera predispone un censimento genera-le, catalogando lo stato delle vie della città in base a tre gradi: riusultano 26 strade in buono stato, 28 in mediocre stato e 47 in cattivo stato. Le strade in cattivo stato, ovvero le anguste vie del centro storico che mostravano problemi di aerazione e

“Anzitutto è in parte piano e in parte alpestre; si può guardare dall’alto e dal basso; e ciò dà una varietà dilettevole di paesaggio. I torrenti che lo solcano lasciano in qualche punto un vuoto a van-taggio dell’igiene e dell’estetica, e là si coltivano alberi ed arbusti a scopo utile; e quelle macchie di verde rompono la nota comune dei fabbricati bianchicci, e richiamano il villino, anziché la sem-plice casetta urbana.”126

Per la redazione del piano di Scicli vennero pre-si come riferimento i migliori progetti europei in merito al risanamento urbano. Allo stesso tempo il progetto risolse i problemi di tipo urbanistico della città, che le permise di affrontare l’era della mobilità carrabile senza impedimenti.

Fu un progetto globale, che beneficiò della legge n° 2892 sul risanamento di Napoli del 1885, e pre-vedeva: La realizzazione di un acquedotto con

fo-126 GUCCIONE P., NIFOSI’ P., L'archivio di Giustino Santospagnolo, Il Giornale di Scicli, Scicli 1989

Sventramento di via maestranza. Fonte: TROVATO A., Scicli. Op. cit.

meo, per la quale la copertura si estendeva per 165 metri; la copertura della zona “fiumara”, poi di piazza fontana, dove “ai piedi dell’alta rocca di S. Matteo è venuto a formarsi, infatti, uno spazio urbano di gusto signorile”, situato tra il collegio gesuitico e i due palazzi Penna e Mormino.

Tuttavia, per ragioni economiche, si dovettero at-tendere alcuni anni prima di vedere la realizzazio-ne di questi progetti, realizzati a partire dal primo dopoguerra. La zone di piazza fontana, poi Maria Josè del Belgio, oggi piazza Italia, ad esempio sarà conclusa in circa 70 anni ed ospiterà una fontana, rimossa nel 1931 per ragioni igieniche ed este-tiche. Periodo in cui si realizzò anche il secondo illuinazione naturale, furono inserite con priorità

nel progetto, prevedendone la pavimentazione.

Per ricucire il frammentato tessuto urbano e rica-vare nuovi spazi per la vita sociale e la residenza venne prevista l’arginatura dei torrenti, che più volte avevano causato gravi danni a causa delle esondazioni, la loro parziale copertura e la costru-zione di alcuni ponti.127

Le zone di maggiore interesse furono: il torren-te di S. M. la Nova, per la quale si prevedeva una copertura di 101 metri; il torrente di S.

Bartolo-127 L’arginatura dei torrenti e la costruzione dei ponti era un tema già nei piani dell’amministrazione, che aveva cominciato la costruzione del ponte di S. Bartolomeo; il primo ponte di cui si abbia notizia.

Fonte TROVATO A., Op cit.

Sventramenti del piano Fichera. Fonte: TROVATO A., Scicli. Op. cit.

va “preso la via del mare”, direttrice urbana che attraverserà la piana dell’Oliveto, il cui piano di lot-tizzazione avverrà nel 1899. Via Garibaldi, ex via dell’Oliveto presenta due tratti: uno, che costeggia il torrente e conduce verso il centro storico, la cui prima sistemazione avvenne nel 1871; e una se-conda parte che, attraversato il piano dell’Oliveto, raggiunge il quartiere di Jungi, che si realizzerà a partire dagli anni ’30, anni in cui si stava provve-dendo all’impianto di illuminazione elettrica.131 Nel secondo dopoguerra verranno realizzati i mu-raglioni in corrispondenza delle rupi di S. Matteo e della Croce e le coperture dei torrenti. La defi-nitiva realizzazione della copertura del torrente di S. Bartolomeo avverrà negli anni Cinquanta in se-guito alla violenta piena del 1948 ed è coeva la co-struzione degli argini del torrente di S. M. la Nova che permisero la nascita dell’omonimo quartiere.132

131 CARPENZANO E., MORMINO I., Op. cit.

132 CATAUDELLA B., Op. cit.

tratto128

.

Caratteristici erano anche i curruggi129, due leoni in pietra dalle cui bocche sgorgavano zampilli d’acqua.

Fondamentale fu poi il discorso sugli sventramen-ti e l’impostazione urbanissventramen-tica della città. Il Fichera prevedette un percorso anulare organizzato in forma esagonale irregolare. Uno sventramento, via Maestranza Nuova, era già in corso di realiz-zazione, mentre un secondo importante sventra-mento, corso Umberto I, venne previsto nei quar-tieri Scifazzo e Valverde. Gli altri lati dell’esagono occupavano aree ancora inedificate.

Sventramenti minori si realizzarono negli anni successivi ed ebbero lo scopo di sfoltire il traffico sui collegamenti principali, come nel caso di San Giuseppe e corso Mazzini. Il primo, realizzato in basolato a spina di pesce (oggi sostituito dall’a-sfalto), rettificò leggermente la strada tortuosa che tagliava l’omonimo quartiere: una delle prime zone di espansione dove la gente cercava riparo dalle continue piene del torrente grazie alla sua morfologia leggermente rialzata. Venne succes-sivamente previsto un collegamento con Piazza fontana in quanto, in seguito alle piene del tor-rente, il quartiere rimaneva completamente isola-to per alcuni giorni.

Il secondo permise il facile raggiungimento del mercato pubblico situato alle spalle del collegio gesuitico, che aveva avuto il ruolo do incrementa-re il benesseincrementa-re economico dovuto alla vendita dei prodotti alimentari subito dopo la prima guerra mondiale, e raggiungeva via Maestranza Nuova.

Tale sventramento comportò, tuttavia, la demoli-zione del complesso conventuale dei frati minori Osservanti di S. M. di Gesù del XVI secolo.130 Nei primi anni del XX secolo, mentre il piano Fiche-ra eFiche-ra ancoFiche-ra in cantiere, si iniziò la costruzione dell’ospedale Busacca e del palazzo municipale, previa demolizione del monastero di S. Giovanni.

Da tempo la città scesa dal colle di S. Matteo

ave-128 Il progetto originale prevedeva una pavimentazione in basolato che non verrà mai realizzata a causa dei costi elevati 129 Termine con la quale si indicano le mammelle gravide di latte delle vacche;

Fonte :PLUCHINOTTA M., Op. cit.

130 ABBATE G., CANNAROZZO T., TROMBINO G., Op. cit.

CAPITOLO II. Scicli