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MAPPA DEI VUOTI E PIENI DI SCICLI Fonte: Produzione dell'autore Foto pagina precedente: Autore sconosciuto Fonte: https://mareindaco.it/google-scicli-piu-belli-ditalia/

La storia di questa città presenta una grande mixi-té culturale e la sua ricostruzione lascia ancora molti interrogativi aperti. Infatti, come riportato da P. Militello1 :

“Per interi millenni mancano personaggi e date e bi-sogna accontentarsi di quella storia anonima, prove-niente dalla documentazione archeologica.

A nostro avviso è possibile adottare, dell'interpreta-zione delle testimonianze monumentali archeologi-che di Scicli, due chiavi di lettura:

La prima inquadra le vicende del nostro territorio, una zona spesso ai margini dei grandi avvenimenti che sono avvenuti più a nord verso Siracusa o più ad ovest al limite con il camarinese. In contrapposizione al ruolo secondario svolto durante i conflitti e le inva-sioni, ha fatto riscontro un ruolo più attivo e fecondo nei lunghi momenti di pace parte di un più ampio sistema politico e commerciale.

La seconda chiave di lettura vede invece la storia del nostro comune come il risultato di un continuo bipo-larismo tra territorio e città, tra il prevalere dell'inse-diamento diffuso nelle campagne e l'affermazione di un centro egemone.”

1 LION'S CLUB SCICLI PLAGA IBLEA, Scicli. Com'era, com'è, come sarà., Comune di Scicli, Scicli 1994

Introduzione

Il comune di Scicli presenta le tipiche caratte-ristiche dei comuni del val di Noto: un impianto cittadino composto da un centro storico d’impo-stazione barocca, patrimonio Unesco, alla quale si aggiungono zone di nuova espansione. Il centro storico si dispiega tra i vicoli tortuosi modellati at-torno alla morfologia del territorio, i corsi d’acqua e gli altopiani, e esibisce saltuariamente edifici di pregio architettonico costruiti in periodo succes-sivo al terremoto del 1693.

La morfologia del territorio è composta da un paesaggio collinare frastagliato dalle numerose cave. I costoni rocciosi si elevano tra la vegetazio-ne arboricola e i corsi d’acqua a carattere torrenti-zio che dopo un percorso frenetico si esauriscono fra le onde del mare.

Il litorale si estende per 18 km con la presenza sal-tuaria di ruderi e vede l’alternarsi di arenili scanditi da scogliere, basse o a picco sul mare. Sulla costa, una serie di borgate ospitano la popolazione di turisti e residenti che, fuggendo dal caldo torrido, si trasferisce per il periodo estivo.

La città assiste in questi anni al fenomeno dell’e-migrazione giovanile, che per motivi di studio o lavoro si trasferisce verso centri maggiormente attrezzati. Il settore dell’economia rimane forte-mente legato all’agricoltura, che essendo in forte crisi ha paralizzato gli altri settori.

Per chi rimane, ma d’altronde anche per chi par-te, questo territorio dal ricco patrimonio storico e paesaggistico conserva il suo fascino e imprime le sue tradizioni nell’intimo.

Per comprendere a fondo, e forse anche apprez-zare, questo territorio è necessario scavare nelle sue origini. Ed allora tanti luoghi, termini, piatti ti-pici, etc. assumono un altro significato, un altro sapore.

INTRODUZIONE

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2.1.1 Scicli oggi

Situato nel sud estremo della Sicilia, il comune di Scicli occupa un lembo di terra di forma presso-ché semicircolare di 138, 7 Km2 di superficie2. Cir-ca 27mila abitanti risiedono in questo territorio in forme di insediamento denso, nel centro cittadino e le frazioni marittime, e insediamenti diffusi nelle campagne.

Con i suoi ca. 18 km di costa, Scicli rappresenta il comune della provincia di Ragusa con il litorale di maggior estensione, un dato che evidenzia tutto il suo potenziale in tema di ricettività turistica. La vi-cinanza del mare garantisce un clima mite e ridu-ce le escursioni termiche giornaliere e stagionali.

Il paesaggio è caratterizzato dal saltuario alternar-si di zone collinari e pianeggianti, talvolta lambite da corsi d’acqua a carattere torrentizio che per-corrono le fenditure del suolo. Nella parte occi-dentale, il fiume Irminio (Hyrminos/ ‘Yrmìne)3 ba-gna il territorio sciclitano sancendo il confine con il territorio ragusano; una zona particolarmente ricca in passato, quando il fiume era ancora na-vigabile. La sua foce, situata al confine con la fra-zione Playa grande, ospita flora e fauna protetta

2 https://it.wikipedia.org/wiki/Scicli

3 MICCICHE’ S., Scicli: onomastica e toponomastica, Il giornale di Scicli, Scicli, 2017

nell’odierna “Riserva naturale Macchia Foresta del Fiume Irminio”, istituita nel 1985. Gli altri corsi d’acqua che attraversano il territorio sono a ca-rattere torrentizio: il torrente Modica-Scicli; il tor-rente San Bartolomeo (in cui confluisce il Lavina-ru di S. Marco) e il torrente Santa Maria la Nova.

Entrambi i corsi d’acqua confluiscono nel torrente Modica-Scicli, che ha visto una diminuzione della sua portata d’acqua quando le colline circostanti la città sono state private nei secoli degli antichi boschi che vi si stendevano, portando alla più fa-cile infiltrazione delle acque piovane.4

Il paesaggio mantiene il suo originario carattere rurale e manifesta chiaramente la struttura orga-nizzativa della società; dedita all’agricoltura, alla pesca e all’allevamento, in cui la tradizione indu-striale ha solo sfiorato l’economia agli inizi del XX secolo.

Il territorio è fortemente segnato dall’alternarsi di zone naturalistiche, costoni rocciosi in forte pen-denza, e parcellazioni agrarie in muri di pietra a secco; tipica separazione ottenuta mediante l’in-castro di conci di pietra senza l’utilizzo di leganti.

Tale tecnica, estremamente povera, consentiva la delimitazione delle proprietà mediante materiali facilmente reperibili, permettendo al contempo il filtraggio delle acque piovane e il contenimento dei terreni e delle mandrie.

La città, incastonata tra le alture, presenta un’im-postazione suggestiva definita dall’interazione tra edificato e paesaggio che sarà ispiratrice per alcu-ni letterati italiaalcu-ni del secolo scorso:

- Ne parlerà Elio Vittorini, in “Le città del mondo”:

“Vi fu in Sicilia un pastore che entrò con il figlio e una cinquantina di pecore […] nel territorio della città di Scicli.

Questa sorge all’incrocio di tre valloni, con case da ogni parte su per i dirupi […] ; si annida con diecimila

4 CATAUDELLA B., Scicli. Storia e tradizioni, Editore il Comune di Scicli, Catania, 1970, pp. 17-42

Territorio comunale di Scicli in relazione alla regione Sicilia; Fonte: Prodotto dell’autore

2.1 Il contesto geografico - territoriale

Croce, del Rosario, della Guardiola, di Licozia e le colline Imbastita e Zagarone all’uscita della città;

una configurazione morfologica della quale la cit-tà si avvale quando lentamente, verso la seconda metà del XIV secolo, pare scivolare dal colle di San Matteo, sede del primitivo impianto “incastellato”, per scendere a valle nella porzione di terra deli-mitata da due corsi d’acqua a regime torrentizio (torrente di S.M. la Nova a Nord e S. Bartolomeo a Sud).

I due torrenti attraversano l’odierna città giocan-do con le forme urbane per confluire nel torrente detto Modica-Scicli, che determina il confine est della città e segna il confine tra l’edificato denso e l’edificato disperso.

L’abitato si alterna tra: quartieri arroccati che si arrampicano sul costone di calcare duro, con finestre nere in seno a tutta l’altezza della montagna,

tra fili serpeggianti di fumo e qua e là il bagliore d’un vetro aperto o chiuso, di colpo, contro il sole […] ; con le rampe dei tetti e delle gradinate lungo i fianchi delle alture […]

- Ma cos’è? – domandò. - E’ Gerusalemme?

Forse è la più bella di tutte le città del mondo. E la gente è contenta nelle città che sono belle.”5 - Anche Torquato Tasso, in “Gerusalemme libera-ta”, (canto I, stanza 68):

“L’alta piaggia di Scicli e di Ragusa”; “alta”, in senso di

“inclita”, come fa il motto gentilizio delle città “Inclita et victoriosa”6

L’insediamento urbano si dissolve in corrispon-denza dei colli: San Matteo, Santa Maria della

5 VITTORINI E., Le Città del Mondo, Einaudi, Torino, 1969 6 TASSO T., La Gerusalemme liberata, Rizzoli, Milano, 2009

CAPITOLO II. Scicli

Veduta aerea di Scicli. Fonte: Google maps

in misura secondaria, l’allevamento, la pesca e un’importante vetreria attiva nel XVII secolo di cui ci parla il Carioti.8

L’agricoltura diviene centrale in particolar modo durante la dominazione Araba, a partire dal IX se-colo d.C., quando venne rilanciata anche median-te l’introduzione di nuove tipologie di piantagioni.

La diffusione della coltura di tipo estensiva, con la coltivazione di grano, olivi, mandorli e vigneti, su-birà un’inflessione a partire dagli anni ’60, quando la coltura intensiva e il mercato ortofrutticolo si dimostreranno più redditizi. Andrà allora in deca-denza la produzione degli agrumi e della canapa9 (da cui canapati).

La fascia costiera si dimostra particolarmente ido-nea per la coltivazione in serra e, a partire dagli anni ’60 e ’70, si assiste alla nascita di tante piccole e medie aziende agricole.10

Sfortunatamente il supporto regionale, e naziona-le, al settore è stato carente. Le agevolazioni pre-disposte negli anni ’60 e ’70 hanno trovato scarsa efficacia a causa delle lunghe tempistiche che non permettevano un supporto concreto.11

8 CARIOTI A., Notizie Storiche della città di Scicli, I vol., a cura di M. Cataudella, Scicli, 1994

9 Da questa pianta deriva il termine dialettale “canapati” con cui si indicavano le estensioni di terreno.

Fonte: PLUCHINOTTA M., Memorie di Scicli, La Perello, Scicli 1932.

10 CARPENZANO E., MORMINO I., Scicli, [s. n.], Scicli, 1997 11 Il giornale di Scicli, Quale futuro per l’economia di Scicli, Il giornale di Scicli, Scicli, 1979, p.28

scalinate lapidee in forte pendenza; e quartieri in piano che si dispiegano talvolta in labirintici vicoli tortuosi nel centro storico, nella quale si nascon-dono frammenti di storia e scorci barocchi, o ra-zionali lotti ortogonali nelle zone di ampliamento successive, di cui successivamente verrà spiegata la progressione.

Nel centro storico si consuma il dualismo tra ric-chezza e povertà. Le potenze gareggiarono per imporre la propria egemonia, mediante un segno architettonico, nel periodo post terremoto che rase al suolo la città nel 1693.Proletariato e bor-ghesia convivono, non sempre pacificamente, e si manifestano nell’edilizia del centro storico, segna-to in gran parte anche dalla figura del clero.

Parallelamente è evidente una storia della città che ci racconta molto della cultura locale e la po-vertà che la caratterizzarono; un modo di pensa-re in cui tutto era utile e indispensabile dove la popolazione si serviva di qualsiasi cosa potesse avere nuova vita, nuove forme, e applicava incon-sciamente le forme di sostenibilità più inseguite nel momento storico che stiamo attraversando.

Vediamo come, molto probabilmente, anche i vecchi tracciati verranno riciclati e le macerie si fa-ranno risorsa per ricostruire la città distrutta.

Negli ultimi decenni il ricco patrimonio della città è stato particolarmente rilanciato in seguito al rico-noscimento UNESCO del 2002 e l’utilizzo di diversi siti per le riprese della famosa fiction “il commis-sario Montalbano”.

Con il turismo giunge una maggiore consapevo-lezza del territorio, fortemente sottovalutato, e delle risorse; e con essa una crescente attenzione verso la valorizzazione, sebbene parecchio resti ancora da fare.

“Il dato che ne fa una città unica - dice Paolo Porto-ghesi - è dovuto al suo colloquio con la natura. (…) Valga l'esempio della chiesa di S. Bartolomeo, unica per la bellezza dell'accostamento con lo scenario na-turale: sembra veramente una perla dentro le valve di una conchiglia, un'immagine estremamente sug-gestiva, tra le più belle dell'architettura barocca"7 La storia economica di Scicli è fin dalle origini basata sull’agricoltura, sebbene siano presenti,

7 http://www.scicli.com/scicli/barocco.htm

2.1 Il contesto geografico - territoriale

Chiesa di San Bartolomeo. Fonte: Foto dell'autore, luglio 2018

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Parallelamente all’agricoltura, l’attività edilizia di-viene la seconda attività economica del paese, che a partire dagli anni ’80 vivrà un intenso dina-mismo segnando una rapida espansione urbana.

Precedentemente erano sorte cave di gesso e di asfalto che verranno poi abbandonate nella se-conda metà del XX secolo perché non più reddi-tizie.12

L’attività industriale ha solamente sfiorato l’eco-nomia locale con la Fornace Penna tra il 1909 e il 1924, anno della sua chiusura.

Il settore turistico ha per anni seguito la regola dell’autogestione, con i fenomeni di speculazione edilizia che ne sono conseguiti e ne conseguono tutt’ora, non permettendo difatti il vero e proprio sviluppo del settore.

Inoltre la scarsa diversificazione dell’offerta turisti-ca ha permesso lo sviluppo del turismo legato so-lamente alla fruizione del litorale e di conseguen-za un turismo stagionale.

In questi ultimi anni, in particolare in seguito all’a-pertura dei mercati alle importazioni e al muta-mento delle condizioni climatiche, il settore agri-colo sta vivendo una forte crisi che si ripercuote sugli altri settori, non sufficientemente radicati.

12 CATAUDELLA B., Scicli: storia e tradizioni: compèndio di notizie sulla storia e le tradizioni dell'antica città di Scicli, 1988

nei pressi della foce del fiume Irminio, anticamen-te navigabile, zona florida per il commercio e la pesca.

Nel corso degli ultimi anni, le borgate marittime sono state interessante da fenomeni di specu-lazione edilizia evidenti, ma limitati dal punto di vista dell’impatto paesaggistico. I cittadini, per fug-gire dal caldo torrido del centro città o per fini tu-ristici, costruiscono seconde case lungo la costa, a circa cinque chilometri dal centro stesso.

Una cultura che ci restituisce uno scenario in cui

“paesaggi irreali d'inverno parlano dell' opera del uomo, ma gli uomini vi appaiono di rado.”13 Lungo le coste le attività principali, di tipo non stagionale, sono la pesca e l’agricoltura. Il settore ittico è oggi in forte decadenza, mentre resiste il settore agricolo sebbene la grave crisi che sta at-traversando negli ultimi anni.

Le frazioni presenti oggi lungo la costa sono: Playa Grande, Donnalucata, Arizza, Bruca, Cava d’Aliga e Sampieri; tra cui i centri marittimi più importanti, Donnalucata e Sampieri, sono gli unici ad essere popolati anche nelle stagioni invernali.

13 BELLIA P., Ambiente e Architettura, Il Giornale di Scicli, Scicli, 1998

2.1.2 Le frazioni marittime

La storia dell’insediamento di Scicli è fortemente intrecciato alla presenza di piccoli insediamenti sparsi lungo la costa, caratterizzata da arenili in-tervallati da costoni rocciosi di varie altezze, in cui gli antichi popoli cominciarono ad insediarsi per ragioni di commercio nel mediterraneo.

In seguito alla caduta dell’Impero Romano, questi villaggi verranno abbandonati a causa delle conti-nue incursioni arabe e barbare e le popolazioni si spostarono dell’odierno centro. Nel periodo della dominazione araba dell’isola, grazie alla crescente sicurezza del territorio e l’incremento del settore agricolo, si verifica una progressiva dispersione dell’abitato, servito dal tipico sistema urbanistico ad albero di impostazione araba, che condusse al ripopolamento di alcune frazioni marittime.

Nulla rimane oggi degli insediamenti precedenti al terremoto del 1693 in quanto queste zone furo-no interessate anche dal conseguente maremoto.

La storia di questi luoghi ci viene raccontata allora dalle poche fonti documentarie, comunque suc-cessive al XII secolo, e dai ritrovamenti archeolo-gici che risalgono fino al Bronzo medio, come nel caso della Grotta dei morti di Bruca e altri piccoli insediamenti, come ad esempio la zona costiera

Mappa dei collegamenti viari. Fonte: Elaborazione dell'autore

Playa Grande Donnalucata Arizza Bruca Cava d'aliga Sampieri

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avevano costruito case di villeggiatura. Le case sono generalmente caratterizzate dalla presenza di uno spazio interno recintato (il baglio), destina-to alla vita privata, e un balladestina-toio esterno (la ban-china), per le relazioni sociali.

Alla fine dell’ottocento si conteranno circa 600 abitanti e si segnala la presenza di Villa Mormina Penna in stile neogotico, oggi sede comunale, e la chiesa di S. Caterina da Siena, costruita negli anni 1878-1885.

Oltre a questi due edifici si segnalano alcuni pa-lazzetti di piccole dimensioni come ad esempio il singolare edificio in stile liberty, all’ingresso della borgata, conosciuto come “il garage”, costruito da una ditta tedesca come rimessa per i carichi di pe-sce in partenza per la Germania.

In seguito all’istituzione del Consorzio di irrigazio-ne dell’Agro di Donnalucata irrigazio-nel 1927, fu possibile una migliore organizzazione delle risorse idriche e di conseguenza sviluppare il settore dell’agricol-tura intensiva in serra, fattori che influenzarono la crescita dell’abitato che conta oggi circa 3000 residenti stabili.16

16 ABBATE G., CANNAROZZO T., TROMBINO G., Centri storici e territorio. Il caso di Scicli (Historical Towns and their hinterland. The Scicli case study),Alinea, Firenze, 2010