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1.3 Interazione uomo-città. Nuovi paradigmi di fruizione urbana

1.3.4 Nuove tendenze e mobilities

POPOLAZIONI URBANE

La sociologia urbana ha spesso concentrato la sua attenzione su una morfologia della città basa-ta sulle caratteristiche dei residenti, mentre oggi si è compreso che la città è un fenomeno ben più complesso in cui si alternano figure diverse in fun-zione dei cicli temporali dettati da esigenze lavo-rative, di mercato, turistiche, etc.

Martinotti, nel 199394, suggerisce esistano quattro tipologie di città che hanno modificato il rapporto con le popolazioni urbane:

- La città tradizionale, ovvero le città del passato, vedevano una trasformazione in funzione delle ore del giorno sperimentando l’alternarsi di popo-lazioni diurne e notturne.

- La città di prima generazione, riferita al periodo dell’industrializzazione iniziato negli anni Venti ne-gli USA, si caratterizza dall’afflusso di pendolari in movimento dalle aree periurbane delle metropoli.

- La città di seconda generazione è determinata dall’ingresso della figura dei city users, ed emerge dall’aumento del reddito e la disponibilità di tem-po libero che conducono a flussi turisti e movi-mento per il leisure.

- La città di terza generazione è invece il frutto dell’ingresso dei businessman.

In sintesi ad oggi la città presenta quattro tipi di popolazioni: gli Abitanti, i pendolari, i city users e i businessman.

Il tema della mobilità di queste popolazioni risul-ta oggi un tema fondamenrisul-tale, soprattutto se si considera che la popolazione mondiale impiega mediamente 30 minuti per recarsi al lavoro.

In Italia, secondo i dati ISTAT dell’indagine multi-scopo sulle famiglie e pubblicati nel Rapporto an-nuale (ISTAT 1998) gli italiani che si spostano per motivi di studio o lavoro sono circa 31 milioni, più della metà dell’intera popolazione.

I city users, ovvero abitanti con mobilità extraco-munale e rientro in giornata, per motivi non legati a lavoro o studio (con età maggiore di 6 anni), è mediamente di 13 milioni per trimestre, ovve-ro 23,6% della popolazione. Numericamente ci

94 MARTINOTTI G., Metropoli. La nuova morfologia sociale della città, il Mulino, Bologna, 1993, pp. 145-152

menti sostenibili.

Oggi assistiamo alla rapida evoluzione dei sistemi di trasporto esistenti: trasporto pubblico locale, trasporto privato, car rental, car pooling, ride sha-ring, vehicle sharing. I nuovi sistemi vengono mo-dificati: dall’emergere di politiche di condivisione, sharing, (che non interessa solamente il settore dei trasporti ma anche quello della residenza, del lavoro e dell’energia; con il co-housing, il co-wor-king e le smart grids); l’incremento di veicoli elet-trici o a guida autonoma e l’invenzione di nuovi mezzi di trasporto, come aerei, percorsi sotterra-nei o il futuristico Hyperloop.

La mobilità è oggi certamente più complessa ri-spetto al passato e presuppone cittadini con ca-pacità di elaborazione delle informazioni più svi-luppate.

L’esperienza di viaggio non è più limitata al solo spostamento ma anche a dimensioni di pianifica-zione del viaggio e l’accesso di nuovi servizi.

Allo stesso tempo anche la nostra concezione di spazio e tempo è cambiata incredibilmente con l’avvento delle nuove tecnologie ed è presente un gran numero di applicazioni mobile che per-mettono di potenziare la User experience nell’era della Smart City.

L’invenzione della geolocalizzazione ha profon-damente cambiato il modo di interagire con lo spazio e ha modificato il concetto di luogo, crez-ando un punto di contatto tra il mondo reale e mente più facile concretizzare questo fenomeno

in cui informazioni e luoghi viaggiano insieme alle persone.

Il fenomeno della mobilità 4.0 definito da Arthur D.

Little97, sottolinea la centralità delle nuove tecno-logie, in particolar modo delle IoT, e delle grandi quantità di dati, anche in tempo reale, che ci per-metteranno di rivoluzionare il mondo dei trasporti.

La digitalizzazione sarà uno dei principali condut-tori della mobilità verso un nuovo livello, abbrac-ciando il paradigma delle “Mobility-as-a-Service”.

Nel 2050, ci si attende che il dato sulla richiesta di mobilità raddoppi rispetto al dato attuale, così come un grande incremento sarà registrato nel settore dei commerci e legato all’e-commerce.

Relazione tra la mobilità e le rivoluzioni indu-striali

I sistemi di mobilità di domani dovranno essere intermodali, personalizzati, convenienti e connes-si, e incoraggiare l’uso di metodi più sostenibili di trasporti, associando movimenti efficienti e

movi-97 Arthur D. Little future lab, Future of mobility 3.0, Reinventing mobility in the era of disruption and creativity, 2018

disponibile in: https://www.adlittle.com/futuremobilitylab/

assets/file/180330_Arthur_D.Little_&_UITP_Future_of_

Mobility_3_study.pdf

Fonte: Arthur D. Little future lab, Future of mobility 3.0, Reinventing mobility in the era of disruption and creativity, 2018

zano gli Smartphone, strumento di cui quasi tutti disponiamo, per offrire esperienze partecipative e di esplorazione dei luoghi secondo il principio del SoLoMo (social local mobile); tramite mappe inte-rattive, Radio walk-show (passeggiate radioguida-te), Storytelling, azioni di smart mobe mobtag (Qr Code, RFID Code, etc.).

Alcuni esempi di azioni di Performing media ri-guarda ad esempio il PerformingMediaStorytel-ling di Gravina (2012), che utilizza twitter e la ge-oreferenziazione integrando Web e territorio, con la metafora “piedi per terra e testa nel cloud”per

“scrivere storie nelle geografie”, e il caso delle olimpiadi invernali di Torino del 2006, dove fu in-ventato il geoblog, mappa interattiva per il social tagging, che all’epoca maps non aveva.101

Per concludere, le nuove tecnologie stanno ride-finendo il modo in cui funziona la nostra società e anche il modo in cui ci muoviamo nello spazio, ormai anch’esso in movimento.

Nuovi servizi di mobilità sostenibili ed efficaci do-vranno (1) diventare seamless, ovvero senza cuci-ture, nel senso di fluire continuo, e contempora-neamente offrire una gamma di scelta variegata, (2) introdurre il concetto di Mobility as a service (MaaS) inteso come un sistema di gestione uni-ficato dei trasporti pubblici e privati che pianifi-chino il viaggio in base alle necessità, utilizzando un’interfaccia unica ed un unico service provider.102

101 https://www.urbanexperience.it/lecture-performingmedia/ ; a questo indirizzo si possono trovare altre esperienze di Performing media

102 NUVOLATI G., Op. cit.

il mondo virtuale. Associando un utente ad un luogo geografico, la geolocalizzazione lo mette in relazione con lo spazio prossimale98; Allora anche i luoghi meno conosciuti divengono facilmente padroneggiabili, rendendolo cosciente di luoghi, percorsi, eventi e individui con la quale potrebbe entrare in contatto.

URBAN EXPERIENCE & PERFORMING MEDIA La Urban experience, definita come l’ambito di progettazione culturale e di azione multimediale per “giocare la città” attraverso la creatività sociale delle reti99, sta modificando la relazione tra Web e territorio nello spazio pubblico, e rappresenta un modo nuovo di utilizzare gli strumenti tecnologici per muoversi nelle città.

Secondo Carlo Infante, questo nuovo modo di agire sulla città si basa sui Performing media, rap-presenta una vera e propria innovazione sociale che conduce a fenomeni di rigenerazione urbana, tramite la socializzazione e incremento delle co-noscenze.

Per Performing media (tradotto letteralmente

“strumenti performanti”), termine coniato da Car-lo Infante nel 2001, si intende il campo di ricerca originato dalle culture digitali, l’arte interattiva e la cyberperformance.

I nuovi strumenti, in particolar modo grazie alla loro dimensione mobile, come negli Smartphone e le Wearables technology, determinano un nuo-vo rapporto uomo-macchina, sempre più simbio-tico legato alla performance delle nostre azioni.

Le psico-tecnologie affermano, come spiegato nel capitolo 2.2.2, che stiamo modificando i nostri processi cognitivi incorporando alcune proprietà dei nuovi media, come l’ipertestualità, l’interat-tività e la connetl’interat-tività, modificando le condizioni della prossemica e la natura delle relazioni sociali.

Con Performing media si intende la nuova proget-tazione culturale attraverso le proprietà dei nuovi media.100

Nel caso della Urban experience, nella maggior parte dei casi, azioni di Performing media

utiliz-98 SANTANGELO M., ARU S., POLLIO A., Op. cit.

99 https://www.urbanexperience.it/wp-content/

uploads/2013/12/su-Treccani-UE.jpg 100 http://www.performingmedia.org/

CAPITOLO I. La Smart city, il digitale e i nuovi strumenti per la città

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C A P I T O L O II. :

La rigenerazione urbana sostenibile. Progetti digitali

Introduzione

Con il fenomeno della dismissione industriale, ini-ziato a partire dagli anni ’70, la città “rigurgita” por-zioni di città senza funpor-zioni il cui abbandono com-porta il degrado fisico e sociale di interi quartieri.

Questo scenario angoscioso restituisce la consa-pevolezza della superficialità con cui le trasforma-zioni urbane erano state condotte; nella maggior parte dei casi guidati dalle leggi del profitto dei privati o con attenzione da parte delle ammini-strazioni solamente al settore economico.

Se da un lato non si ritiene sbagliato il fatto di aver favorito l’industria, che per anni è stata il motore dell’economia e che generava ricadute dirette e indirette sul territorio, si ritiene inaccettabile che questo sia avvenuto quasi sempre nella totale assenza di una strategia d’azione che tenesse in considerazione i fattori sociali e ambientali.

Mentre i privati costruivano i centri di produzione, le PA costruivano i quartieri residenziali (quartieri dormitorio) e i collegamenti necessari a favorire il lavoro operaio.

L’approccio urbanistico è quello di agire sul terri-torio cercando di pianificare e normare lo svilup-po. Si sviluppa la tendenza di definire a tavolino, tramite standard e normative, le trasformazioni urbane e sorge l'ansia da indefinito – come se la quantità architettonica fosse sinonimo di qualità architettonica.

Con la dismissione industriale i pianificatori si tro-vano a dover trasformare intere porzioni di città disponendo di capacità finanziarie inferiori. Siamo entrati nella zero-budget age, di cui ci parla M.

Carta1, ovvero i fondi pubblici sono estremamen-te limitati e ogni trasformazione deve tradursi in ricaduta economica-sociale ripagando l’investi-mento iniziale.

Si comprende che lo sviluppo non si può

pianifi-1 CARTA M., Re-imagining urbanism: creative, smart and green cities for the changing times, LISt Lab, Trento, 2014

care e che le normative, seppure forniscano un controllo sul territorio, non forniscono garanzia di qualità e riducono la libertà degli investitori.

Negli ultimi vent’anni assistiamo ad un’inversione di paradigma, la PA diviene un collaboratore e ge-store dei processi di trasformazione anziché uni-co promotore, definendo le strategie sul territorio e fornendo gli strumenti necessari alla loro attua-zione. Gli interventi non si riferiscono solamente al tessuto urbano ma anche a quello sociale, la città non vuole essere solo efficiente e produttiva ma anche vivibile e inclusiva.

In questo contesto si inizia a parlare di rigene-razione urbana; di interventi volti non soltanto a modificare l’aspetto fisico di determinate aree ma anche l’aspetto che queste aree hanno nell’imma-ginario collettivo, soprattutto in relazione al con-testo sociale che le abita.

Gli interventi di trasformazione urbana iniziano fi-nalmente a mettere i cittadini al centro, non solo cercando di offrire più servizi ma anche cercando di coinvolgerli attivamente nel processo di trasfor-mazione, considerato generatore di conoscenza del territorio e di empowerment dei cittadini coin-volti (oltre che strumento politico). Il momento storico che stiamo vivendo ha evidenziato l’emer-gere delle politiche dello sharing e lo sfruttamento delle risorse altrui per raggiungere obiettivi pub-blici e privati. “Insieme, intere comunità e le città di tutto il mondo utilizzano le tecnologie di rete per fare di più con meno: noleggiando, prestando, scambiando, barattando, regalando e condividen-do procondividen-dotti su una scala mai possibile prima.”2 Questo è valido sia per i beni materiali che per quelli immateriali come le conoscenze.

Intervenire nello spazio urbano implica azioni Off-line e On-line, in quanto lo spazio urbano è sempre più uno spazio ibrido dato dall’alternanza di queste due dimensioni.

2 SENN L., Smart city la città si reinventa: strumenti, politiche e soluzioni per un futuro sostenibile, Ediplan, Milano, 2015

Matthew Deutscher Fonte: https://www.playstreetsaustralia.com/#gallery_2-2

Le tecnologie di rete consentono un maggiore coinvolgimento della cittadinanza e allo stesso tempo forniscono strumenti nuovi per la parteci-pazione degli individui e la valorizzazione dei luo-ghi. I cittadini immettono ogni giorno un quantita-tivo enorme di informazioni sulle proprie città; è compito delle amministrazioni rendere gli abitanti consapevoli di questo potere e utilizzare queste informazioni in maniera trasparente. I dati e le in-formazioni prodotte forniscono una conoscenza approfondita di uno spazio e ne indicano le op-portunità di sviluppo.

Agire in ottica Smart preclude l’inizio di una nuo-va era della condivisione; l’idea di incrementare le risorse dei singoli attraverso una condivisione collettiva. Si cerca di perseguire un obiettivo di sviluppo sostenibile nell’uso delle risorse e intel-ligente.

Questi obiettivi devono tenere in considerazione l’ambito sociale, economico e ambientale.